Una ragazza dai lunghi
capelli azzurri se ne stava in ginocchio di fronte ad una strana costruzione:
assomigliava molto ad una tomba. Nessuna foto o nome poteva far identificare a
chi appartenesse, ma lei sembrava davvero legata a quella persona sepolta là
sotto. Il cielo era illuminato da milioni di stelle nonostante ci fossero alcuni
nuvoloni neri che promettevano pioggia.
Dei passi alle sue spalle
la fecero voltare.
- Caldina- sussurrò la
giovane, tornando poi nella posizione in cui si trovava
prima.
- E’ ora di tornare dentro,
fa freddo, e domani dovrai combattere- le disse la donna.
- Non mi importa, io voglio
stare accanto a lui- ribattè la ragazza avvicinandosi ancora di più alla
tomba.
Caldina sbuffò ma, quando
notò il suo viso bagnato dalle lacrime che risplendevano alla luce delle stelle,
sorrise tristemente, portando una mano all’unica tasca del suo corto vestito.
Quello che c’era lì dentro apparteneva alla ragazza, ma lei non aveva mai avuto
il coraggio di darglielo. Forse quello era il momento
buono.
- Vai pure, ti raggiungo
tra poco- disse la giovane.
No, non era il momento
buono. Caldina tacque in assenso, poi si voltò e tornò all’interno dell’enorme
castello che aveva di fronte.
Passarono dieci minuti. Un
quarto d’ora. Mezz’ora. E poi un’ora.
Caldina ritornò nel
giardino, preoccupata di quello che poteva essere successo alla ragazza. Questa
volta toccò a lei lasciar cadere qualche lacrima: il Cavaliere Magico era
sdraiato accanto alla tomba sull’erba soffice. Stava dormendo.
Sì, quello era proprio il
momento giusto. La donna estrasse una busta dalla tasca del vestito. In una
piccola scrittura, sul lato chiuso, c’era scritto: “Per Umi”. Caldina si
avvicinò alla ragazza e le appoggiò la lettera tra le mani, l’avrebbe ritrovata
il mattino dopo quando si sarebbe svegliata. Lei non aveva il coraggio di farla
spostare da lì. Poi tornò nuovamente nel castello, asciugandosi il naso. Si
ricordava a memoria tutto ciò che era scritto su quella lettera. Gliel’aveva
consegnata il suo migliore amico prima di morire e lei aveva promesso di
consegnarla ad Umi. Ormai era passato quasi un anno da quando lui se n’era
andato, ma non c’era mai riuscita. Finalmente l’aveva fatto, e si sentiva
sollevata. L’ultima cosa che doveva fare per lui l’aveva fatta. Questa volta il
sorriso che le salì alle labbra non era di tristezza. Dopo quasi un anno, era di
nuovo felice.
“Cara
Umi,
ora ti chiederai perché mai
ti ho scritto una cosa del genere.
Quando ti ho conosciuto ero
solo un marmocchio a cui importavano solamente i suoi amici mostri. Il problema
è che li utilizzavo per combattere voi Cavalieri Magici. Tu mi hai fatto capire
(a suon di ceffoni) che non era in quel modo che dovevo usarli: gli amici non si
“usano” e, soprattutto, non bisogna fargli del male. Così ho capito che quello
che facevo, cioè stare dalla parte del male, non era giusto.
Poi te ne sei andata, dopo
aver raggiunto il tuo obiettivo. Sei tornata a casa, sulla Terra.
Qui a Sephiro sono passati
alcuni anni, prima che tu e le altre siete ritornate. Io sono cresciuto e,
diventando un ragazzo, sono diventato molto alto (ti ricordi la prima volta che
mi hai rivisto? Eri stupita di come ero diventato e quasi non mi riconoscevi) ma
soprattutto un gran timidone.
Mi vergognavo di parlarti,
di starti vicina, addirittura di guardarti. E quante volte avrei voluto
ammazzare Caldina per le figure che mi faceva fare.
Poi è arrivata Nova. E voi
avete ripreso a combattere. Ma questa volta non eravate sole: tutti quelli che
prima erano stati vostri nemici si sono uniti alla vostra causa, per proteggere
Sephiro. Combattendo accanto a te, non avevo più vergogna, anzi. Mi sentivo
importante, perché avevo un vero obiettivo: ricambiare il favore. Tu mi avevi
salvato dalle tenebre, e io ti avrei salvato da chi ti voleva fare del male.
Ogni volta che mi intromettevo nei tuoi combattimenti ti arrabbiavi con me, come
tuo solito, ma, una volta che ti portavo in salvo, me n’eri grata e mi facevi
sempre arrossire.
Insomma, ti ho scritto per
spiegarti il motivo per cui ero sempre nei dintorni quando eri in pericolo, o
eri in difficoltà, o semplicemente eri stanca di
combattere.
Ma, in realtà, questo non è
l’unico motivo. Io ero sempre accanto a te perché... Ti amo, Umi. Non mi ricordo
quando me ne sono accorto, ma ciò che provavo accanto a te non l’avevo mai
provato.
Ecco, questa era la cosa
veramente importante che volevo dirti.
Sento che non mi rimane
molto tempo ancora, devo dire che quei maledetti geni di Tarta e Tatra sono
stati davvero tenaci. Nemmeno Clef è in grado di curarmi. Però tu devi
promettermi una cosa: non piangerai mai più per me, quando mi sentirai nominare
o in qualunque altra occasione. Non è colpa tua se potrei morire: tutto questo
l’ho fatto per mia volontà, non certo perché ne sono stato costretto.
Ah, un’altra cosa. Non
rifiutare mai un aiuto, nonostante il tuo orgoglio possa impedire a chiunque di
appoggiarti in qualunque momento. Ora ti affido a Clef, Caldina e gli altri
Cavalieri Magici.
Continua a fare quello che
hai sempre fatto, senza che il mio ricordo ti ostacoli in alcun modo. L’unica
cosa che non dovrai mai dimenticare è che io, ovunque mi troverò, penserò sempre
a te e sarò sempre pronto a proteggerti. So che mi
mancherai.
Basta piangere, Umi. Me lo
hai promesso.
Ti amo,
davvero.
Ascot”
Ciao a
tutti! Anche questa volta mi sono sbizzarrita sulla mia coppia preferita... Però
mi è venuta una cosa molto triste: Ascot, dopo aver salvato Umi dai geni di
Tarta e Tatra muore, nonostante le cure di Clef e tutto il resto. Lascia però
una lettera a Caldina, da consegnare ad Umi una volta che fosse pronta a
leggerla. Quel momento doveva valutarlo Caldina. Quando vede che Umi, dopo quasi
un anno dalla morte del ragazzo, si addormenta accanto a lui sente che quello è
il momento giusto, e poi si ricorda, tra le lacrime, di quello che c’era
scritto. Noi lo conosciamo in anteprima... Però non sappiamo che reazione possa
aver avuto Umi... Decidete voi!!
Bacioni Silvia