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Autore: shyanimal    01/08/2013    0 recensioni
"Era una ragazza. Ma perché era in quel luogo? Perché con me? Perché era sdraiata lì? Un brivido mi tracciò una linea che andava dalle spalle fino al fondo schiena e nella mia mente balenò l'idea che quella ragazza stesa a terra potesse essere morta. Appena cercai di posare la testa sul suo petto per sentire se il cuore le batteva ancora, un terzo fulmine illuminò il vicolo ed io cacciai un grido soffocato mentre dallo stupore mi lanciavo all'indietro, finendo in una pozzanghera e bagnandomi la schiena e le braccia. Sentii un lieve pizzicore ai gomiti, con i quali mi ero riuscita a sorreggere prima di picchiare anche la testa al momento della caduta e, con gli occhi spalancati, la riconobbi: Melanie Fisher. Diciassettenne timida, insicura. Studentessa della Oscar Wilde High School. Attualmente fidanzata con Peter Farrel. Poco curata, poco sorridente. Il genere di ragazza che non da nell'occhio e che nessuno nota. E sebbene lei non avesse questa grande personalità, io la odiavo.
E adesso proprio lei era lì, sdraiata su un asfalto bagnato e sporco, in un vicolo cieco, con uno squarcio nel collo che sicuramente non le aveva risparmiato la vita."
Genere: Angst, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incest, Triangolo, Violenza
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Era una tiepida mattina di Marzo. All'interno della Oscar Wilde High School le voci degli alunni echeggiavano fra i corridoi dal pavimento leggermente polveroso e ruvido. Stavo salendo faticosamente le tre rampe di scale che portavano all'aula di letteratura con lo zaino su una spalla e due libri in braccio. Accanto a me, la mia compagna di banco Charity mi stava raccontando l'ennesimo bisticcio fra lei ed il suo fidanzato. Quella mattina però non avevo molta voglia di ascoltarla, mi sentivo intontita ed assonnata. Mi limitai ad annuire e a darle ragione. Girammo verso sinistra e ci incamminammo verso la classe, senza molta fretta. Non ero un tipo sportivo, né ero molto interessata alle attività motorie, perciò ogni mattina per me fare quelle scale era una tortura: arrivavo in cima sempre con un accenno di fiatone. Sbadigliai e decisi di fermarmi alla macchinetta del caffé.
<< Vuoi qualcosa, Charity? >> le domandai tirando fuori dalle tasche dei miei jeans qualche spicciolo.
<< Oh, no, grazie comunque. >> rispose lei con un sorriso che io ricambiai subito. Inserii le monete nella macchinetta e premetti il tasto con scritto "cappuccino". Mentre aspettavo che fosse pronto, mi guardai intorno, mentre la mia amica ricominciava a raccontare.
<< Dico sul serio, Elissa, io prima o poi lo mollo! >> gesticolò lei.
<< Nah, non dire scemenze. Tieni a lui più che al tuo cane. Non lo lasceresti mai. >> risi io.
<< Questo è quello che dici tu.. >> ribatté.
<< No, questo è ciò che ho imparato in questi tre anni di amicizia. >> scherzai. Il cappuccino era pronto, così allungai una mano e lo presi. Bevvi un sorso e continuai ad ascoltarla.
<< Uhm.. forse hai ragione.. beh, non possiamo essere tutte fortunate come te! >> aggiunse ridendo. Diceva sempre così quando le cose fra lei e il suo ragazzo non andavano bene. Sorrisi abbassando lo sguardo. Era vero. Non tutte le ragazze avevano la fortuna di avere un ragazzo dolce e gentile come il mio. 
<< Tu e Peter siete perfetti insieme! >> continuò. Confesso che quando mi venivano dette queste cose, mi emozionavo sempre. Riconoscevo di essere stata fortunata, e ne ero felice.
<< A proposito, quando torna dalla gita? >> domandò infine.
<< Domani. >> risposi in tono allegro. Non vedevo l'ora che tornasse. Quella settimana le classi del terzo e del quarto anno erano tutte andate in Svizzera per un progetto scolastico. Anche se sette giorni passano in fretta, avevo comunque sentito la sua mancanza, com'era giusto che fosse. Ma in quegli ultimi giorni stavo quasi male per la sua assenza, avevo come una brutta sensazione che mi stava riempiendo d'ansia tutto il corpo. Scacciai quei brutti pensieri dalla testa e sentii suonare la campanella. In un sorso, finii di bere il mio cappuccino, scottandomi leggermente la lingua. Feci finta di niente, sorrisi a Charity ed entrammo in classe.
La mattinata trascorse velocemente, fra poesie vecchie di cent'anni ed esperimenti chimici in aula di scienze. All'ultimo suono della campanella, tirai un sospiro di sollievo, raccolsi lo zaino da terra e me lo misi sulla spalla destra. Uscii da scuola e rividi Charity che mi aspettava insieme a Dixie, la mia migliore amica, che si fumava tranquillamente una sigaretta. 
<< Vedo che ci siamo già risvegliati. >> scherzai alludendo al fumo.
<< Certamente! Vuoi? >> Dixie allungò il pacchetto verso di me e lo aprì. Scossi la testa.
<< Nah, lo sai che non fumo. >> risposi facendo una smorfia.
<< Come vuoi. >> fece spallucce ed aspirò di nuovo, non curante di tutti i professori che la squadravano da capo a piedi con fare disgustato o quasi snobbante. Se c'era una cosa che adoravo di Dixie era che lei non le notava nemmeno queste cose, tanta la sua indifferenza. 
<< Oggi tutte da me, come sempre? >> domandò Charity intromettendosi fra noi due. Sospirai leggermente. No, pensai. Oggi devo preparare il dolce per Peter, dissi fra me e me.
<< Ho come l'impressione che Elissa abbia altri impegni.. >> disse Dixie guardandomi negli occhi e gettandomi il fumo in faccia sorridendo.
<< Oh, giusto, Peter Farrel, il Fidanzato dell'Anno torna domani e la nostra fidanzatina le deve preparare un mitico dolce per l'occasione. >> mi prese in giro Charity.
<< Mi dispiace ragazze, sarà per la prossima volta, okay? >> sorrisi con gli occhi supplichevoli.
<< Tranquilla, vai pure. >> disse facendomi l'occhiolino << Io e Char ce la sapremo cavare. >>
<< Grazie.. allora, ci sentiamo più tardi. Adesso scappo. Ciao! >> salutai velocemente. A malapena riuscii a sentire la loro risposta, già mi ero incamminata con passo svelto verso casa. 
Appena arrivai, mi misi subito all'opera e dopo qualche ora riuscii a finire la torta. Stanca ma soddisfatta, presi il cellulare e feci il numero di Peter. Quattro squilli, e ancora nessuna risposta. Cinque. Sei. Al settimo, stavo per riattaccare, quando sentii la sua voce nella cornetta.
<< Pronto? >>
<< Peter? Ciao, come stai? >> domandai sorridendo.
<< Mmh.. bene. Io sto bene, tu come stai? >> rispose lui con tono distaccato, quasi distratto.
<< Bene.. Pete, c'è qualcosa che non va? >> chiesi lievemente preoccupata.
<< No, va tutto bene. Fra qualche ora arriverò a casa. >> disse lui.
<< Va bene. Cosa stavi facendo? Ti sento strano.. >> 
<< No, nulla, stavo solo.. stavo dormendo. Sinceramente sono molto stanco. >> 
<< Oh, immagino. Beh, allora ti lascio dormire. Mandami un messaggio appena arrivi a casa. >>
<< Va bene. >>
<< A dopo.. >>
<< Ciao. >>
<< Ti amo. >>
Silenzio. Mi avrà sentito? Probabilmente no. Si sarà riaddormentato di colpo. Risi pensandoci. Posai il cellulare sul comodino vicino al letto e lo misi sotto carica. Stanotte lo lascio acceso, pensai, almeno saprò con certezza a che ora arriverà a casa.
Ebbene, rimasi sveglia fino a mezzanotte ad aspettare il suo messaggio, poi crollai dal sonno.
Il cellulare però non si mosse.
Quando lo schermo finalmente si illuminò, erano le sei di mattina. Ed era la sveglia.
  
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