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Autore: notamundaaane    01/08/2013    2 recensioni
Un colpo molto forte e un conseguente volo di diversi metri può alterare la mente, tanto da farti distorcere la realtà?
.: Può contenere SPOILER della terza stagione! :.
***
[Dal Capitolo 1]: Il ragazzo scosse il capo. Sembravano seri, e tutto ciò stava durando troppo per essere uno scherzo. «Voi credete che io sia Derek?»
Isaac e Derek si scambiarono un'occhiata divertita, per poi rispondergli in coro. «Certo che lo sei!»
Genere: Comico, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Incest
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Alouuuur.
È la prima FF che pubblico. Ne ho scritte molte altre, ma non ho mai pubblicato e ora mi sono convinto, Londra mi ispira si vede! (?) :''
Siccome mi piace sia la Sterek che la Stydia, e siccome ormai il fandom di Teen Wolf gira principalmente attorno a queste due ship, cercherò di accontentare tutti. Ovviamente saranno presenti anche altre ship, e chi segue Glee nei capitoli successivi probabilmente intuirà da dove mi è uscita questa folle idea.
La smetto di ammorbarvi e vi lascio alla lettura, sperando che vi piaccia! :3

 

 

 

 

Crash! He's been hit.

 

 

 

 

Era una notte di Novembre particolarmente tempestosa: tuoni e lampi rimbombavano nel cielo, illuminandolo come se fosse giorno. La pioggia continuava a cadere e sembrava non accennasse a smettere. Le gocce battevano così violentemente sul parabrezza della macchina di Derek che sembrava volessero sfondarlo.

«Vorrei che ti mettessi nei miei panni, per una volta!» sbraitò Derek, seduto nella sua macchina al posto di guida, vicino a Stiles. Quei due litigavano spesso, non era una novità sentirli gridare. Solitamente facevano pace, alla fine.

«Mi piacerebbe tanto, davvero.» commentò il ragazzo con un sorriso appena accennato che lasciava trasparire molta più tristezza di quanta probabilmente voleva lasciar trasparire. «Sai, essere qualcosa di speciale. Per una volta.» riprese con amarezza.

Derek sospirò profondamente e si passò i pugni chiusi sugli occhi, stropicciandoseli. Aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito. Si passò le dita robuste e dalle unghie rovinate sulle labbra carnose, fissando fuori dal finestrino la pioggia e il sottile strato di nebbia che si stava formando. «Stiles, ne abbiamo già parlato mille volte. Sei speciale quanto me, nella tua normalità. E credimi, preferisci essere umano.»

Stiles scosse la testa, preso dallo sconforto e dallo stress. «Non mi interessa. Piuttosto che essere davvero speciale» alzò la voce, vedendo che Derek stava già per ribattere. «Farei qualsiasi cosa. Tu e Scott siete lupi mannari con ultrasensi. Allison è una Cacciatrice micidiale. Lydia è una specie di veggente immune al Morso. E io? Io sono il ragazzo che vi scarrozza in giro mentre salvate il mondo?»

«Te lo ripeto: no. Non capisci. Senza di te non saremmo così uniti. E se non fossimo uniti sarebbe la fine.» spiegò Derek, fissando il ragazzo dritto negli occhi con il suo sguardo penetrante, le sopracciglia leggermente sollevate.

«Wow! Questo sì che è figo! Tengo insieme un gruppo in un modo che nemmeno capisco!» commentò sarcastico Stiles, tirando un pungo sul cruscotto della macchina per la frustrazione.

«Senti, so che magari tu ti possa sentire inutile. Fino a poco tempo fa Scott era un ragazzo normale, e non conoscevi me.» sospirò Derek, accennando un sorriso. «Ora è cambiato tutto in così poco tempo. Ma tu non devi necessariamente cambiare per essere importante e utile per tutti noi. Chiaro?» fissò Stiles, come per cercare un segno di conferma nel suo sguardo, nella sua espressione.

«Chiarissimo.» disse schietto il ragazzo. Prese la giacca dai sedili dietro e se la infilò, tirandosi su il cappuccio e aprendo la portiera della macchina di Derek. «Talmente chiaro che ora me ne vado. Ci vediamo.» continuò sbattendo la portiera. Senza aggiungere nulla, gettò le mani nelle tasche, camminando sul ciglio della strada scivolosa a testa bassa, scalciando di tanto in tanto i sassi che gli si paravano davanti.

 

Era già piuttosto lontano quando Derek mise in moto la macchina. Decise di non seguirlo, nonostante la pioggia. Conosceva bene Stiles ormai e capiva quando voleva essere lasciato da solo a pensare. Magari così avrebbe cambiato idea.

Stiles continuava a camminare di gran carriera sotto la pioggia fitta. Le gocce lo colpivano, ed erano talmente grandi che gli facevano male. La felpa era inzuppata, così come i pantaloni e le scarpe. Starnutì, segno che si era anche preso un bel raffreddore.

Ormai erano almeno quindici minuti che camminava, e probabilmente sarebbe arrivato a casa in venti minuti. Faceva anche freddo, e a causa della nebbia riusciva a malapena a vedere la strada. Si strinse nella felpa fradicia, già pentito di essere uscito dalla macchina di Derek, che probabilmente non l'aveva seguito. Poi però la strada si illuminò. Stiles girò appena il capo dietro di sé, e vide due fari che emanavano una tenue luce giallastra che si avvicinavano.

«Grazie a Dio.» mormorò, sperando che Derek accostasse con la macchina. Il ragazzo si scostò dal ciglio della strada, avvicinandosi di più verso la corsia. L'uomo non sembrava rallentare, e la cosa incuriosì Stiles, che però scosse il capo divertito. «Il solito esibizionista.»

La macchina era sempre più vicina, e il ragazzo riusciva a distinguerne la sagoma scura. Le ruote facevano schizzare l'acqua ovunque, come se tutto non fosse già abbastanza bagnato. Eppure non rallentava nemmeno ora che era a dieci metri di distanza.

«Ma che diavolo...» cominciò Stiles, ma non finì la frase. Sul volto si dipinse un'espressione terrorizzata. Spalancò gli occhi scuri, e la bocca si aprì istintivamente in quello che era un grido di paura.

L'uomo nella macchina non era Derek. Era Isaac che non aveva visto Stiles e gli stava andando contro ad una velocità che lo avrebbe ucciso. Il tempo sembrò rallentare per una frazione di secondo. Fu come se la sua vita gli passò davanti agli occhi sottoforma di flashback, un attimo prima che la macchina lo colpì in pieno. Lo schianto fu talmente forte che Stiles volò diversi metri indietro, accasciandosi a terra privo di sensi. Tutto era nero.

 

Stiles si svegliò, steso sull'asfalto sotto la pioggia che continuava a cadere insistente. Si sentiva come se avesse un'incudine sulla testa e una sullo stomaco. Gli faceva male tutto, e faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Probabilmente sanguinava, perché sentiva un liquido caldo e amaro in bocca. Ma, tutto sommato, per il volo che aveva fatto non era nulla.

Solo qualche minuto dopo si accorse delle mani che lo scrollavano per le spalle e delle voci che gridavano il nome di Derek. Finalmente riuscì a mettere a fuoco le figure che erano sopra di lui. Si trattava di Isaac, che indossava un paio di jeans blu scuro e una di quelle felpe a righe bianche e blu che era solito indossare Scott. Anche i suoi capelli non erano più mossi. Erano lisci, e il taglio somigliava incredibilmente a quello del suo migliore amico. L'altra figura era Derek, che aveva addosso una delle camice che usava Stiles. Era abbastanza larga, anche se gli stava un po' corta.

«Derek, stai bene?» chiese Isaac, scrollando Stiles per le spalle. «Dì qualcosa!»

Stiles strabuzzò gli occhi e, ignorando la fitta allo stomaco come se gli avessero infilato un coltello, riuscì in qualche modo ad alzarsi sui gomiti. «D-Derek?» balbettò, facendo una fatica immensa anche solo per parlare.

«Oh Dio, sta bene.» disse Derek, tirando un sospiro di sollievo. «Derek è il tuo nome, idiota. O hai sbattuto la testa troppo forte e non te lo ricordi?» domandò con un sorrisetto.

«Il mio nome?» ripetè Stiles, sempre più confuso. O quei due lo stavano prendendo in giro, o aveva sbattuto la testa davvero forte. Optò per la prima. «Non è divertente. Aiutatemi ad alzarmi, credo di dover andare all'ospedale.» dichiarò, anche se il dolore stava leggermente passando.

«Derek?» lo fissò Isaac con un sorrisetto stampato sul volto, mentre gli passava una mano attorno alle spalle e lo aiutava ad alzarsi. «Ti ricordo che sei un lupo mannaro.»

«E sei pure un'Alpha, mica male eh?» aggiunse Derek, facendogli l'occhiolino.

«Guarda, ancora qualche minuto e nemmeno si vedranno più.» continuò Isaac, indicando con un cenno del capo le ferite che Stiles riportava sul ventre.

Il ragazzo scosse il capo. Sembravano seri, e tutto ciò stava durando troppo per essere uno scherzo. «Voi credete che io sia Derek?»

Isaac e Derek si scambiarono un'occhiata divertita, per poi rispondergli in coro. «Certo che lo sei!»

Stiles, dopo aver sentito quelle parole, vomitò.

 

 

* * *

 

 

Il vomito di Stiles, aw.
Beeene, l'ho fatto. Ero ispirato, ho scritto e pubblicato. Direttamente da Londra.
Avevo l'idea in mente da settimane, e ho scritto di getto. È l'una e sette, e non ho riletto, scusate, ma avevo premura di pubblicare dhdgsj.
Se trovate degli errori di qualsiasi tipo vi prego di segnalarmeli!
Lasciate una recensione se volete, mi fareste felicissimo. Penso che aggiornerò ogni giovedì, sempre che a qualcuno interessi. Altrimenti la lascerò una One Shot no sense. (?)

xoxo,
Al.

  
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