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Autore: TheSkulls    01/08/2013    3 recensioni
«Non ti sei fidato di me.» e gli diede le spalle. Bill aveva distrutto la loro relazione. Aveva ucciso Tom.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: OOC | Avvertimenti: Incest
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Tom entrò in casa sbattendo la porta. Era incazzato nero e tutto quello che trovava davanti lo lanciava contro il muro per sfogarsi. Negli ultimi giorni, Bill si comportava in modo strano e lui non riusciva a spiegarsi il perché. Non si era mai comportato male nei suoi confronti. 

Non riconosceva più il suo gemello/ragazzo e questo non andava bene per niente.

Buttò la cartella in un angolo sperduto del salotto e salì al piano di sopra, deciso a parlar con Bill una volta per tutte. La camera del moretto era molto vicina alle scale, quindi non ci mise molto a raggiungerla. Posò la mano sulla maniglia e quando fu sul punto girarla, si bloccò. Dalla stanza provenivano rumori strani. 

Che stava facendo?, pensò posando l’orecchio sulla porta. I rumori che udiva si facevano sempre più forti e frequenti. Tom capì all’istante di che cosa si trattava: gemiti.

Il suo cuore, improvvisamente, si fermò così come tutto il resto del suo corpo che era paralizzato da quegli ansimi che non appartenevano a lui. Qualcun altro stava scopando Bill; stava toccando qualcosa che apparteneva solo a Tom Kaulitz.


I suoi occhi si accesero di rabbia ma, nonostante tutto, si inumidirono e tirò su col naso come per scacciare le lacrime pronte a rigare il suo viso.

Bill non lo amava più?  Tutti quei ‘ti amo’ erano bugie? L’aveva preso in giro per tutto questo tempo? Non poteva crederci: era un incubo da cui voleva svegliarsi.

Si diede un pizzicotto e vide che no, non era un incubo; era la realtà. Quei gemiti c’erano davvero nella stanza di Bill. 

Scappò in camera sua, si chiuse a chiave e si avvicinò alla scrivania buttando giù tutto ciò che gli capitava davanti. Si sentiva tradito. Tradito dall’unica persona a cui aveva donato il suo cuore, la sua anima, se stesso. 

Come poteva avergli fatto un gesto simile? Cosa aveva sbagliato per fargli fare questo nei suoi confronti? 

Tirò un pugno al muro facendo sanguinare la mano. Il dolore provocato dal pugno, non era paragonabile a quello che sentiva dentro. 

Che senso ha vivere se l’unica persona che ami, ti tradisce?, pensò buttandosi sul letto e dando libero sfogo al pianto. Rimase così tutto il giorno senza muoversi e si addormentò. Era troppo stanco, con il cuore a pezzi per fare qualsiasi cosa. 

La sua anima e il suo cuore avevano cessato di vivere assieme ai gemiti provenienti dalla stanza di Bill. Tutto aveva perso significato.
***

Bill era preoccupato: non aveva visto il gemello per tutto il giorno. L’aveva cercato per tutta la casa sperando che spuntasse da qualche parte con il suo bellissimo sorriso, ma di lui non c’era traccia.

Dove può essersi cacciato!, pensò sbuffando.

Suo fratello era sempre il solito. Non aveva ancora preso l’abitudine di avvisarlo ogni qualvolta uscisse e andasse da qualche parte senza di lui.
Decise di andare in camera sua, magari era lì e non se n’era accorto; anche perché era l’unica stanza a cui non aveva neanche pensato di controllare. 


Che idiota che sono. Dove altro potrebbe essere se non in camera sua? , pensò mentre si avvicinò alla porta e tentò di aprirla con scarso successo. Era chiusa a chiave. 

Tom non chiude mai la sua stanza a chiave, pensò confuso.

Bussò ma nessuno dall’interno rispose. 

«Magari non è ancora rientrato.» disse fra sé e sé, mentre pensava a dove potesse essere andato. Era strano che alle sei di sera, Tom non fosse ancora rientrato. In genere era già a casa a quell’ora. Un dubbio gli attraversò la testa e si morse il labbro inferiore sbiancando: forse Tom era rientrato, proprio nel momento in cui lui era occupato a fare sesso con il ragazzo più odioso della scuola e se n’era andato. Ma nel suo cuore sperò vivamente di sbagliarsi. 

Tom non si era fatto vivo per tutte le ore successive e Bill, ormai esausto, se ne andò a dormire. Simone non si era accorta di niente, quindi Bill si ritenne fortunato. Per lo meno non avrebbe dovuto dare spiegazioni. 

E se gli è successo qualcosa? Impossibile, Tom è bravissimo a cavarsela da solo. Quello fu l’ultimo pensiero che attraversò la sua mente prima di cadere nelle braccia di morfeo.
***


Il giorno dopo Tom si alzò più appesantito e stanco del solito. Girò la testa verso la sua sveglia e guardo l’orario: le sette.

Strofinò gli occhi in modo da poter mettere a fuoco tutto ciò che aveva davanti. La prima cosa che notò furono tutti i suoi oggetti a terra. Alzò un sopracciglio confuso; ancora non aveva collegato che tutto quel trambusto era dovuto a ciò che aveva scoperto il giorno prima. 

Si alzò facendo attenzione a non farsi male ai piedi, prese dal cassetto della biancheria un paio di boxer puliti e i vestiti che avrebbe indossato quel giorno, e se ne andò in bagno. 

La stanza l’avrebbe sistemata nel pomeriggio.

Si guardò attentamente allo specchio e notò che i suoi occhi erano gonfi e rossi.

Lui continuava a non capirci niente. Si diede una rinfrescata, il suo viso e i suoi occhi ripresero vita - almeno finché non avesse messo il moto il cervello e avrebbe buttato nuovamente l’umore sotto i piedi. 

Uscì dal bagno e rientrò nella stanza, prese lo zaino, e si avvicinò alla porta facendo molta attenzione a non rompere nulla di quello che ci stava sul pavimento. Quando cercò di aprire la stanza notò che era chiusa a chiave. 

Ma che cazzo è successo? Prima la camera in disordine, poi gli occhi gonfi e rossi come se avessi pianto, ora la porta chiusa a chiave… pensò più rincoglionito di prima. Scosse la testa esasperato e aprì la porta. 

Scese in cucina per fare colazione. Il suo stomaco brontolava e lui non vedeva l’ora di poterlo riempire a dovere. Salutò la madre e si sedette al suo posto, cominciando a mangiare; dopo una decina di minuti, il corpo longilineo e magro di Bill comparve nella cucina. Tom lo guardò con diffidenza e tristezza.

In quel preciso istante si ricordò che cosa era successo. Quei gemiti e quelle immagini che comparivano nella testa di Tom, l’avevano mandato fuori di testa. Facendo due più due capì, alla fine,  che tutto quello che aveva visto nella sua stanza era successo per colpa di Bill.

Bill, dal canto suo, gli sorrise, ma quando vide che Tom non lo guardava come al solito tornò serio e triste.

Sei triste Bill? Figurati io come mi sento in questo momento, pensò Tom ritornando a mangiare. Appena finì la sua colazione si alzò velocemente.

«Tom, tesoro, aspetta tuo fratello» disse dolcemente Simone che era all’oscuro di tutto.

«Io non ho nessun fratello.» proferì gelido mettendosi lo zaino in spalle.

Bill ci rimase male, forse era il caso di parlargli. 

Simone rimase interdetta: cos’era successo ai suoi bambini?

Quando Bill finì velocemente la sua colazione, corse dietro a Tom per fermarlo. Maledizione a lui e alla sua non voglia di fare educazione fisica. Non era abbastanza resistente alla corsa che subito aveva il fiatone.

«Tom! aspetta!» urlò Bill cercando di non badare al dolore alla milza, continuando a correre. Tom si fermò di colpo, si voltò e gli lanciò un’occhiata gelida.

«Cazzo vuoi?!» rispose bruscamente, e facendo in modo che Bill lo raggiungesse.

«Parlare.»

«Non c’è niente di cui parlare. E ora vattene, non ti voglio fra le palle!» sbottò pieno di ira, riprendendo a camminare.

Quindi lui sa!, pensò Bill guardando il fratello allontanarsi. Abbassò il capo, e alcune lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi.

«Tom, ti prego. Posso spiegarti!» urlò il moro, sperando che Tom sentisse. Voleva sistemare le cose.

Tom, anche se di spalle, increspò le labbra in un sorriso di scherno. 

Suo fratello voleva spiegare quello che aveva fatto? Cosa c’era da spiegare? I fatti erano abbastanza sufficienti, come prova.

«Mi basta quello che hai fatto. Non c’è nessun’altro motivo per cui debba stare qui ad ascoltarti. Ho capito. Mi hai preso in giro. Tutti i tuoi gesti d’affetto erano falsi.» disse Tom cercando di rimanere calmo, di trattenersi dallo scoppiare a piangere davanti a lui.

«No, Tom, io non ti ho preso in giro. L’ho fatto per ripicca» rispose Bill piangendo e sperando che gli credesse. 

«Per ripicca? Ma che stai dicendo! Io non ti ho mai tradito, per quale cazzo di motivo avresti dovuto farlo!? » esclamò stupito e ferito. Ora passava anche per traditore? Incredibile! 

«Tom, tutti mi hanno detto che ti hanno visto baciare una ragazza, mi sono ingelosito e ho cercato qualcuno disposto a scopare con me, così mi sarei vendicato e ti avrei fatto soffrire. Come tu hai fatto soffrire me. » spiegò con la voce incrinata e confusa. Aveva bisogno di un abbraccio. Di un abbraccio suo.

«E tu vai a credere a quello che dicono le persone senza parlarne prima con me? È così che mi ami Bill? È così che ti fidi di me? Io non ho mai e poi mai pensato di tradirti, perché io ti amo», rispose enfatizzando l’ultima parola, «Non ti sei fidato di me.» e gli diede le spalle. Aveva deciso che da quel preciso momento tra lui e Bill non ci sarebbe stato più niente. Lo avrebbe trattato semplicemente come fratello. Bill aveva distrutto la loro relazione. Aveva ucciso Tom. 

FINE.


NOTE FINALI: Questa One Shot ha un anno e mezzo, quindi si nota molto la differenza tra la scrittura di adesso e di quella di tempo fa. Avrei potuto sistemarla, correggerla, renderla migliore, ma ho preferito lasciarla così. Per quanto possano fare schifo, è sempre un piacere notare che col passare del tempo sono migliorata e spero di migliorare sempre di più.
  
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