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Autore: Anna Wanderer Love    01/08/2013    12 recensioni
Celeste, appena arrivata al Campo Mezzosangue e non ancora riconosciuta, si ambienta bene. La sua prima mattinata è allegra e coinvolgente. Tranne per due occhi. Due occhi scuri. Due occhi all'apparenza allegri e incuranti. Gli occhi di Nico Di Angelo...
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Shadows Cycle'
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Quasi inciampai quando un ragazzo biondo e riccio mi fece l'occhiolino. Arrancai dietro ad Annabeth, che continuava a parlare imperterrita degli Dei, del Campo eccetera eccetera. Cercavo di prestarle attenzione, era interessante, ma un viscido mal di testa era in agguato e il suo chiacchiericcio stava iniziando a diventare estenuante. Tirava dritto versa una casa, leggermente scostata dalle altre del Campo Mezzosangue. Era nera, lucente e opaca al tempo stesso. Ci fermammo davanti alla porta di pesante legno. Ai lati di essa c'erano delle piccole colonnine di marmo che erano decorate da grandi teschi, uno per ciascuna. Senza esitare, Annabeth bussò e pochi istanti dopo un ragazzo ci aprì. Era alto, al posto dei capelli aveva una folta massa corvina incredibilmente arruffata e i suoi occhi intensi erano scuri. Era vestito di nero, con jeans e scarpe da ginnastica e una maglia aderente che mostrava il suo fisico asciutto. Aveva l'aria assonnata. Mi fissò, e poi il suo sguardo scivolò su Annabeth, che batteva impaziente il piede a terra, con le braccia incrociate.

-Stavi ancora dormendo, Nico?- Esclamò come se fosse scandalizzata, ma una nota dolce nella sua voce rovinava l'effetto. Lui sorrise debolmente.

-È bello rivederti, Annabeth. Adesso hai tre secondi per spiegarmi perché mi hai buttato giù dal letto. Due.

-Okay, okay. Ho da fare qualche commissione con Percy, poi devo fare un giro con Clarisse e...

-Dei, buona fortuna con Clarisse- borbottò il ragazzo a mezza voce, mentre Annabeth ridacchiava. -Ha già tentato di darle il benvenuto?- Chiese, lanciandomi un’occhiata inquisitoria che mi fece arrossire. Guardai per terra, ma visto che Annabeth non rispondeva mi toccò rispondere.

-No... non l’ho incontrata- risposi evitando di guardarlo negli occhi. Mi intimoriva. E sì che io non ero una fifona!

-Comunque- intervenne Annabeth, spezzando il mio imbarazzo, -volevo chiederti se la potevi accompagnare a fare un giro, visto che non ho potuto mostrarle tutto il Campo, ma ora che ti vedo... be’, mi troverò qualcun altro.

-No, no- la interruppe lui, trattenendo a fatica uno sbadiglio, -ci penso io. Dammi un attimo e sono da te- disse, ora rivolto a me.

Sparì dentro e mi girai verso Annabeth, che mi guardava con un sorriso d’incoraggiamento. Era una bella giornata di sole e i suoi capelli biondi sembravano splendere, raccolti nella coda di cavallo. I suoi occhi grigi mi sorrisero.

-Io devo proprio andare, sono già in ritardo! Ci vediamo a cena! Ah, e non farti intimidire da Nico, sembra asociale e cupo, ma è davvero un tesoro! Ciao!- Mi salutò sventolando la mano e corse via, letteralmente.

Rimasi lì fuori ad aspettare il ragazzo, innervosita. Quella casa non mi dava per niente una buona sensazione... anzi, avvertivo il bisogno di allontanarmi il più possibile. Mi costrinsi a restare calma e ferma, e presi a tormentarmi una ciocca dei miei lunghi capelli castani.

Sentii che la porta si apriva di nuovo e mi voltai. Eccolo lì. Si era cambiato. I jeans erano sempre gli stessi, ma la maglia era bianca. Sembrava avere il viso umido. Un sorriso gentile mi rincuorò, ma poi abbassai lo sguardo e vidi la spada che aveva appesa al fianco. Mi si gelò il sangue nelle vene. Lui probabilmente intuì la ragione del mio disagio e mi rivolse un sorriso allegro.

-Non ti preoccupare, è per Clarisse. Io sono Nico Di Angelo. Figlio di Ade. Sì, il dio dei morti. Andiamo?

Cominciò a camminare e lo seguii. Ben presto uscimmo dall’area delle case e lui si diresse verso una specie di piccola arena, dove, anche da lontano, si vedeva qualcuno combattere. Il cielo era terso e limpido, pochi batuffoli bianchi lo macchiavano, il sole splendeva. L’erba era verde e rigogliosa, e gli alberi sotto cui camminavamo ci fornivano l’ombra che ci rinfrescava.

-Come ti chiami?- Chiese lui dopo un po’.

-Celeste.

Mi rivolse un’occhiata curiosa.

-Sei già stata scelta?

Rimasi spiazzata dalla domanda, e mi strinsi nelle spalle.

-Se intendi che mio padre mi ha riconosciuta... no, ancora no.

-Ancora?

Lo guardai sicura.

-Sì, ancora. Mi riconoscerà.

-Come fai ad esserne così sicura?- Chiese divertito.

-Mi vuole bene.

Il suo volto si adombrò, ma rispose lo stesso, anche se intuii di aver toccato un tasto dolente.

-Come lo sai?

-L’ho visto- dissi con naturalezza. Lui sollevò le sopracciglia in un’espressione scettica. -Non è così per tutti?- Chiesi un po’ confusa.

Mio padre mi era venuto a trovare diverse volte, in quei sedici anni. Certo, non tutte le settimane, una volta ogni tre, quattro mesi, ed era un incontro breve, ma mi era bastato.

-Affatto. Di solito non sappiamo neanche che faccia abbia il nostro genitore immortale- disse serio. In quel momento raggiungemmo l’arena, e la conversazione finì lì.

-Vieni. Lì ci sono Will Solace, il ragazzo biondo, lo vedi? E’ un figlio di Apollo. Poi i due mori sono Connor e Travis Stoll, figli di Ermes, e quella ragazza lì è appunto Clarisse- sospirò.

Strizzai gli occhi per osservarla meglio. Era alta, massiccia e aveva un’espressione feroce mentre cercava di infilzare uno dei due ragazzi Stoll. Riuscì solo a fargli un graffio sul braccio, ma sorrise lo stesso.

-E vacci piano, Clarisse!- Strillò imbestialito lo Stoll che non si era fatto niente. Era più vicino, e vidi che aveva dei lineamenti affilati, furbi, e occhi scuri che sembravano mandare scintille, in quel momento.

Nico si avvicinò a loro e fui costretta a seguirlo, tenendomi a debita distanza. Appena il ragazzo biondo, Will, lo sentì avvicinarsi si voltò verso di noi, imitato dal moro.

Salutò Nico, che si girò verso di me, incoraggiandomi ad avvicinarmi.

-Lei è Celeste. E’ appena arrivata.

-Piacere di conoscerti, Celeste. Io sono Will, capo della casa di Apollo. E lui è Travis.

-Ciao- mi salutò Travis, distratto dal fratello.

Il sorriso di Will era sincero e il ragazzo mi ispirò subito simpatia. Gli sorriso calorosamente e lui fece per dire qualcosa, quando sentimmo uno strillo.

-Che cavolo Clarisse!!- Ululò Connor Stoll. Will si voltò verso di lui e scorsi del sangue sulla sua spalla. Nico si parò in fretta davanti a me, con un sorriso nervoso.

-Credo sia ora di vedere i campi di pallavolo. Forza, vieni!

Mi spinse con gentilezza davanti a lui, camminando così in fretta che dovetti corricchiare per stargli dietro. I campi non erano niente di speciale. Passammo per le stalle, quelle erano molto più interessanti, c’erano dei cavalli alati che si chiamavano pegasi, come mi spiegò Nico. Non mi erano mai piaciuti i cavalli, da quando da piccola mi ero rotta un braccio cadendo da uno di essi, e quindi cercai di far durare la visita il meno tempo possibile.

La mattinata trascorse veloce, c’erano tantissime cose da vedere! Le rocce per l’arrampicata, per esempio. Colava della lava e pensai che non avrei mai provato a scalarle, per nulla al mondo.

Poi, Nico mi portò dai ragazzi di Apollo, che si stavano esercitando con il tiro con l’arco, e per poco non finii infilzata da una freccia vagante.

-Percy Jackson, stai attento! E’ appena arrivata! E poi non dovresti essere con Annabeth?- Nico apostrofò scherzosamente un ragazzo dagli occhi verdi e scarmigliati capelli neri, che si sbatté la mano sulla fronte.

-Oh cavolo, è vero! Scusami Jack, continueremo domani! E scusa!- Strillò nella mia direzione, correndo via. Sorrisi divertita, e in quel momento uno strano suono si diffuse nell’aria.

-Ora di pranzo- disse Nico, e cominciò a camminare verso una specie di padiglione. Era gigantesco, fatto tutto di marmo. C’erano dei tavoli, numerosissimi, e lui mi indicò a quale andare.

-Quello lì in mezzo. Visto che non sei ancora stata riconosciuta devi andare al tavolo di Ermes.

Detto questo, mi lasciò. Mi diressi nervosa verso i ragazzi, ma appena Connor Stoll mi vide si prodigiò nel più largo e smagliante sorriso che avessi mai visto.

-Oh, la bella Celeste! Hai visto la mia ferita di guerra?

Il fratello gli rifilò una gomitata nel fianco, sbuffando, ma mi sorrise allegro.

-Come no!- Disse sghignazzando, ammiccandomi. -Siediti qui davanti- obbedii al suo invito, sistemandomi di fianco a una ragazza riccia piccola ed esile, che ridacchiava alle battute dei fratelli.

-Sfidare Clarisse non è cosa da poco!
-Ma se le hai tenuto testo solo cinque secondi e poi sei caduto a terra strillando come una ragazzina!- Ghignò Travis. Risi sotto i baffi, e ben presto il pomeriggio in quel posto assunse una prospettiva più rosea, grazie all’impegno dei due nel rallegrarmi. Probabilmente capivano come mi sentissi smarrita di fronte a tutte quelle novità. Mentre mangiavamo, dopo aver bruciato una porzione del cibo come offerta agli dei, la ragazza al mio fianco si girò verso di me.

-Ciao! Io sono Joanna!- Mi sorrise, un sorriso sincero e pieno di calore, che mi confortò.

-Ciao! Sei figlia di Ermes?

-No, sono figlia di Ecate, ma Chirone mi ha dato un permesso speciale per mangiare qui, dato che il primo giorno ho fatto a botte con due miei compagni. Purtroppo- aggiunse, scoccando una brutta occhiata ai gemelli Stoll. Travis quasi si strozzò, mentre beveva dell’acqua.

-Scusa?? Ti abbiamo accolta nella nostra casa, ti ho ceduto il mio letto...

-Dopo averlo riempito di aghi di pino!

Scoppiai a ridere, mentre loro bisticciavano. Connor mi fece l’occhiolino e gli sorrisi, un tantino imbarazzata. Poi mi ricordai di Nico. Mi girai.

Era da solo al suo tavolo, e aveva un’espressione ombrosa in faccia mentre giocherellava con il cibo. Mi si strinse il cuore a vederlo così isolato. In quel momento lui si accorse di essere osservato e il suo sguardo incrociò il mio. Piano piano, sorrise. Un sorriso dolce, che mi fece avvampare, ma non riuscii a distogliere lo sguardo, mentre vedevo i suoi occhi scuri mutare.

-Celeste! Ci sei?

Mi girai di nuovo verso Joanna, con le guance in fiamme, probabilmente, perché lei inarcò un sopracciglio.

-Che c’è?- Chiese incuriosita.

-Nico.
AnGoLo DeLl'AuTrIcE:
Ragazzi ciaooo!! E' la seconda ff che scrivo e spero che vi sia piaciuta! Che ne pensate? Siate clementi non sono tanto esperta! :D

   
 
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