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Autore: Cherry Blues    01/08/2013    3 recensioni
Non capirò mai come agisca la droga su di lui: normalmente sembra dividerlo in due personalità completamente eterogenee, eppure a volte un po’ di Syd buono si mischia con il suo lato oscuro.
Gliel’ho sempre detto che spesso sembra la personificazione del cappellaio matto, ma lui scoppia a ridere ogni volta.
Io invece ora mi sento come Alice, bloccata dietro una porta, con del cibo in mano: ci manca solo l’etichetta Eat me sopra –o magari c’è anche, chi può dirlo con questo buio?-.

La mia versione romanzata del triste episodio in cui Syd rinchiuse Lindsay, la sua ragazza dell'epoca, in una stanza per tre giorni.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Syd Barrett
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve a tutti.
Sono nuova nel fandom dei Pink Floyd e, nonostante molta titubanza, mi sono alla fine convinta a pubblicare questa one shot un po’ particolare…
Essendo molto affascinata dalla figura enigmatica di Syd e avendo letto che purtroppo una volta aveva chiuso in camera la sua ragazza per tre giorni consecutivi, mi sono chiesta cosa possa averlo spinto a compiere un gesto simile e perché Lindsay Korner sia rimasta insieme a lui dopo questo.
(Ok, sono la nuova arrivata e mi presento con un episodio del genere ahah cacciatemi)
Spero sia una buona lettura :)

Prigioniera del Cappellaio Matto

   

 
Una settimana senza concerti, senza canzoni da incidere, senza quelle fans e groupie che ti seguono ovunque.
Una settimana di me e te in campagna, una settimana di noi.
Ti accarezzo la fronte e i bei riccioli bruni mentre riposi con la testa sulle mie ginocchia, spaparanzato sul divano dalla fantasia floreale e decisamente vintage nel soggiorno di questa bellissima casa di campagna.
Syd, il mio Syd.
“Lindsay, amore” mormori appena riapri gli occhi, come se non ci vedessimo da una vita, come se fossi appena tornato da un lungo viaggio. E in effetti quando tu abbassi le palpebre sei sempre altrove, sia che tu sia smarrito nelle tue riflessioni, sia che tu sia perso in altri labirintici viaggi, quelli cattivi, quelli che fai da quando avevi sedici anni e che purtroppo stanno diventando sempre più frequenti.
“Buon risveglio” sussurro, chinandomi lentamente su di te per appoggiare le labbra sulle tue, ma sei più veloce, nonostante il torpore del sonno, e senza che io me ne renda conto mi trovo sdraiata al tuo posto, tu sopra di me, il tuo sorrisetto da sberle dipinto in volto.
“Buon divertimento” mi correggi, prima di chinarti sul mio corpo e iniziare a farmi sospirare come solo tu sai fare.
 
Credo che non ci sia niente di più bello che addormentarsi abbracciata a Syd sotto un cielo stellato come quello di ieri notte.
Col venticello che si era alzato stavo iniziando ad avere freddo… “Andiamo dentro?” avevo mormorato con una voce impastata dal sonno.
“Dormi qui, piccola” aveva sussurrato lui avvolgendomi con un’altra coperta e stringendosi a me per scaldarmi col suo corpo, prima di iniziare a cantare per cullarmi con la sua bellissima voce.
Driiiiiiiin.
Il telefono, accidenti.
Ma non dovevamo essere irreperibili per qualche giorno?!
“Pronto”
“Lindsay?”
“Roger” rispondo sollevata. “Ti prego, dimmi che non stai per portarmelo via”
“No, tranquilla” ridacchia, aspirando un tiro da una sigaretta “Sono qui con i ragazzi. Volevamo solo sapere come stava andando”
“In che senso?”
Sospira “Sei sicura di riuscire a badare a lui da sola per una settimana?”
Badare. “Roger, che cazzo dici?! Stiamo insieme da anni”
“Appunto, dovresti sapere cosa gli succede durante i bad trip”
Il suo tono di voce è serio e sincero: inizialmente mi sembrava il solito maniaco del controllo, invece ora mi rendo conto che almeno un po’ è veramente preoccupato del fatto che io sia sola con lui senza nessun altro a stargli dietro.
Non rispondo.
“Quanta roba ha portato via?” incalza.
“Non lo so, non ne ho neanche vista, magari non l’ha portata”
Non ci credo nemmeno io quando lo dico, figuriamoci se potrebbe crederci Roger.
Il fatto è che una piccola parte di me continua a sperare che Syd si accontenti, ogni tanto…
Vorrei tanto bastargli io, ma so benissimo delle groupie e di tutte le ragazze che circolano nei camerini. Idem per la droga… In questo ambiente è quasi pane quotidiano, ma Syd sta davvero esagerando.
Vorrei che smettesse questa ricerca perché ho paura, ho paura di dove potrebbe portarlo.
“Lindsay, sai benissimo che l’ha portata” conferma infatti Roger con tono quasi materno. Mi accorgo che sta per dire qualcosa, ma ci ripensa e colma questo silenzio aspirando altro fumo “Senti… Se ci fossero problemi, non esitare a chiamare me, o qualcuno dei ragazzi… O la…”
La polizia, vero?! “Roger, cazzo, smettila! E’ Syd!”
“Sì, Lindsay…” sospira “Buon soggiorno” e riattacca.
Sospiro anch’io.
Ok, Syd è un mistero.
Stiamo insieme da anni e l’unica cosa che ho davvero capito di lui è che non riuscirò mai a capirlo del tutto. Può sembrare un ossimoro, una stupida frase fatta … ma è la verità –purtroppo-: il suo animo è talmente complesso e tormentato che non posso neanche immaginare in che visioni si perda quando chiude gli occhi o quando fissa lo sguardo nel vuoto.
A questa sua predisposizione all’evasione si sono aggiunti presto i viaggi sopracitati, quelli che teme Roger, quelli che ultimamente gli stanno rendendo impossibili anche i concerti.
Ciononostante sono fermamente convinta che il nostro signor Waters stia esagerando.
“Merda. Chi cazzo era al telefono?”
Syd mi ha appena raggiunta in soggiorno stropicciandosi gli occhi.
“Era Roger…”
“Fanculo, mi ha svegliato!” ringhia con un tono di voce veramente irritato.
Cerco di stare calma. “Syd, era già passato mezzogiorno, tanto…”
“E allora?! Che cazzo c’entra?! Io dormo quanto voglio!” esclama rabbioso prima di sbattere la porta e rifugiarsi nell’altra stanza.
Sospiro.
Ormai dovrei esserci abituata a questi cambiamenti d’umore, no?
Alcuni dicono che Syd sia schizofrenico, altri che sia solo un pazzo, altri ancora un coglione bruciato dalla droga… ma la verità è che nessuno di questi lo conosce veramente. E’ facile giudicare, però, vero?
Mi avvicino alla porta e lo chiamo piano “Syd…”.
Non risponde.
Più forte. “Syd!”
Busso alla porta e cerco di aprirla.
Si è chiuso a chiave, merda!
E ora che altro posso fare se non aspettare che il trip –perché sicuramente ne ha iniziato uno- finisca, oltre a sperare che succeda in fretta e che non si trasformi in un bad trip?
 
“Amore!”
Apro gli occhi, uscendo da questo torbido dormiveglia irrequieto.
Dalla finestra alla mia sinistra continua ad entrare un abbondante fascio di luce pomeridiana, che si staglia sul pavimento fino alla punta dei piedi di Syd, ritto vicino allo stipite della porta, la stessa t-shirt nera di prima indosso.
“Hey” rispondo piano, insonnolita, mettendomi a sedere sul letto.
“Vieni a salutarmi” sussurra con uno strano sorriso rimanendo immobile.
E’ ancora sotto acidi, è evidente.
Gli vado incontro sconsolata e lascio che mi prenda tra le sue braccia coccolandomi con un ritmo che diventa decisamente troppo veloce.
Sto per farglielo notare, ma lui mi bacia velocemente per poi arricciare il labbro in un sorriso alquanto inquietante “Brava, ora ti saluto io” e con uno scatto rapidissimo esce dalla camera chiudendosi la porta dietro.
Ma che..?!
“Syd!”
E fa girare la chiave nella serratura, due volte.
“Syd!” urlo “Smettila di scherzare!”
Ride. La sua risata ovattata filtra dal mio lato della porta mettendomi i brividi.
“Syd!!!”
Ride ancora. Anche se non è il mio Syd a ridere, è l’LSD che si è appena sciolto sulla sua lingua.
“Apri la porta!”
“No”
“Syd!”
“Lindsay, la smetti di darmi ordini?” domanda con voce quasi infantile dando due colpetti alla porta.
“Per favore…” sussurro allora appiattendomi contro la superficie di legno.
Scoppia a ridere nuovamente. “Che brava bambina! Però in castigo ci resti lo stesso!”
Scuoto la testa, esasperata e incredula.
Che cazzo gli è saltato in mente?!
Sfiga, Roger! Porti sfiga!
Si calmerà tra poco…
Sì, si calmerà sicuramente.
Il trip finirà, no?
Cerco di tranquillizzarmi, anche se una vocina dentro di me sta cercando di avvertirmi del fatto che sicuramente Syd prenderà qualcos’altro prima ancora che sia finito l’effetto di ciò che ha in corpo.
Sospiro, arrendendomi ad aspettare, sedendomi sul letto e poi sprofondandoci.

Quanti minuti stanno passando?
Resto ancora sdraiata, a pancia in su, fissando il soffitto e lasciando che l’arietta di campagna mi scompigli i lunghi capelli biondi.
Doveva essere la nostra settimana, invece…
Stringo il lenzuolo in una mano e scuoto la testa delusa.
Non posso neanche uscire dalla finestra, nonostante io mi trovi al pianoterra, perché è troppo piccola.
Tra l’altro fuori sta diventando buio, ormai, e sono costretta a chiuderla per ripararmi dal vento, troppo freddo per i miei gusti.
Sprofondo nuovamente nel letto, a pancia in giù, il viso nascosto sul cuscino.
“Syd” piagnucolo ad alta voce.
Silenzio.
Dopo pochi minuti –credo siano stati pochi minuti…ormai sto perdendo la concezione del tempo- sento la chiave girare nella serratura.
Mi drizzo a sedere sollevata, scostandomi i capelli dal viso stanco, e osservo Syd entrare in camera.
“Syd” sorrido.
“Ciao amore” risponde dolcemente lui, ma quando metto a fuoco il suo sguardo e mi rendo conto che il suo trip non è finito è troppo tardi: ha già richiuso la porta a chiave, dopo essersela sbattuta dietro ed essere scoppiato a ridere.
“Smettila!” urlo arrabbiata scagliandomi su di lui e prendendolo a pugni sul petto.
Eppure non riesco a fermargli quella terribile risata.
Basta con tutto questo Lsd, basta, basta, basta!
Lui mi immobilizza tra le sue braccia. “Shh shh shh” sussurra accarezzandomi la testa, premuta contro il suo petto.
“Apri la porta”  lo imploro piano.
Lui scuote la testa, facendo ondeggiare i capelli ora sudati e più lisci.
“Perché?” insisto piagnucolante.
Per tutta risposta, lui alza le spalle e scoppia nuovamente a ridere.
“Allora dammi la chiave, cazzo, Syd! Mi hai stancata!” urlo liberando le braccia e annaspando verso la tasca dei jeans nella quale l’ho visto infilarla.
“Smetti di fare la bambina, Lindsay” si lamenta imprigionandomi di nuovo in quello strano abbraccio e spingendomi verso il letto, fino a quando le mie ginocchia non si piegano e noi ci cadiamo sopra.
“Ah, io sto facendo la bambina?” urlo scioccata “IO???!!”
“Sì” sorride accarezzandomi i capelli e iniziando a posare caldi baci lungo il mio profilo “Guarda quanto ti stai lamentando” mormora proseguendo fino al collo.
“Smettila di comportarti come se non fosse successo niente!” lo rimprovero scostandomi, ma lui mi riporta nell’esatta posizione di prima, il suo corpo premuto sul mio, il suo viso in penombra.
“Vedi, ti lamenti sempre” ridacchia riprendendo a seguire il mio profilo con le labbra “Rilassati”
“Sono chiusa a chiave in una stanza isolata dal mondo, Syd!” alzo lo sguardo al cielo “Come cazzo faccio a rilassarmi?”
Lui si stacca un attimo solo per guardarmi negli occhi “Ma ci sono io”, sussurra premuroso.
Appunto. Questo normalmente mi tranquillizzerebbe, ma come pensa che possa riuscirci ora?
Prima il discorso con Roger e adesso questa sua genialata della porta chiusa a chiave.
“Ci sono io” ripete, accorgendosi che non ho aperto bocca.
Mi bacia, mi bacia a lungo… e io mi perdo sulle sue labbra, come sempre, come è sempre stato fin dal nostro primo bacio, molti anni fa.
Come fa ad avere tutto questo potere su di me?
Vorrei tanto avere lo stesso effetto su di lui, ma lui è schiavo di altre cose, di quelle pillole, polverine o  cartoncini colorati.
Eccoli, si possono vedere tutti nei suoi occhi, ora. Anche nel modo di sorridere, che è diverso da quello del mio solito Syd.
Scoppia a ridere, infatti, alzandosi in piedi. “Tempo di andare” annuncia scattante.
Veloce, mi porto a sedere sul letto, chiedendomi se si sia finalmente deciso ad aprire la porta.
Ed è quello che fa, in effetti… peccato che poi se la chiuda dietro prima ancora che io possa seguirlo fuori.
Altre due mandate di chiave.
“Syd!!!” urlo esausta prendendo a pugni la porta. “Fammi uscire, ho fame!”
Silenzio.
Mi accascio a terra scivolando con la schiena contro la superficie rugosa della porta, quando improvvisamente qualcosa di altrettanto ruvido e freddo mi sfiora la coscia.
Trattengo a stento un urlo che si perde soffocato in gola, mentre una mano si porta istintivamente al petto.
Cos’è stato?
Non  vedo neanche più nulla, al buio: l’unica luce è quella sottile fessura sotto la porta, perché non ho idea di dove si trovi l’interruttore in questa casa.
Mi riduco con riluttanza a tastare il pavimento per scoprire di cosa si tratti: freddo, rugoso, rumoroso, con dei cosetti sopra. Ne afferro uno.
Biscotti.
Carta stagnola con sopra biscotti.
“Vorrai scherzare?!” urlo battendo un colpo alla porta.
“Mangia, piccola, ti fanno bene” mormora Syd con voce impastata… e premurosa.
La cosa scioccante è che lui è davvero convinto di aver appena fatto un gesto carino, si capisce dalla voce con cui l’ha detto, diversa dal tono di scherno usato poco fa.
Non capirò mai come agisca la droga su di lui: normalmente sembra dividerlo in due personalità completamente eterogenee, eppure a volte un po’ di Syd buono si mischia con il suo lato oscuro.
Gliel’ho sempre detto che spesso sembra la personificazione del cappellaio matto, ma lui scoppia a ridere ogni volta.
Io invece ora mi sento come Alice, bloccata dietro una porta, con del cibo in mano: ci manca solo l’etichetta Eat me sopra –o magari c’è anche, chi può dirlo con questo buio?-.
Syd, Syd, Syd…
Quando finirà il bad trip?
Addento un biscotto cercando di placare la mia frustrazione con il sapore di cioccolato che si scioglie sulla mia lingua, ma subito una parte di me si chiede perché Syd debba sempre farsi sciogliere altro, lì sopra.
Sospiro, finendo i biscotti e gattonando a tastoni fino al letto per poi stendermici sopra.
E io che speravo in un’altra notte sotto le stelle…
 
Quando le fibre del mio corpo iniziano a svegliarsi, sono convinta di aver dormito per ore e ore, ma non appena apro gli occhi mi rendo conto che è ancora buio pesto.
Com’è possibile?
Aspetto qualche minuto per far sì che gli occhi si abituino all’oscurità, ma…
Un rumore, oddio!
Smetto di respirare dallo spavento e cerco di mettere a fuoco la stanza, ma non ci riesco ancora,  ecco infatti che quando mi sento sfiorare la gamba l’urlo mi esce eccome, questa volta.
“Piccola…” sussurra la voce di Syd poco prima che le sue labbra richiudano le mie in un bacio.
“Tu mi vedi?” domando timidamente scorrendo le mani sul suo volto per avere un minimo di riferimento spaziale.
“Certo”
Bè, ovvio… Con la dilatazione delle sue pupille sarebbe strano il contrario, ora che ci penso.
Io ho gli occhi aperti da una decina di minuti e ancora non riesco a distinguere bene nulla, se non il corpo di Syd, ora.
Quindi… “Da quanto tempo sei qui?” gli chiedo stringendomi a lui.
“Da un po’… Sei così dolce quando dormi”
Normalmente mi sarei sciolta dopo un’affermazione del genere… ma ora non faccio altro che chiedermi se fosse il mio Syd o il cappellaio matto, a guardarmi.
“E’ ancora notte?” chiedo piano.
Non capisco nemmeno io perché io stia continuando a sussurrare, in fondo siamo soli.
Forse non voglio svegliare il cappellaio matto, ecco.
Forse voglio illudermi che Syd sia tornato a essere Syd.
“No” risponde tranquillo sdraiandosi e trascinandomi in fianco a lui.
“E’ buio…” osservo, intrecciando una mano nella sua.
“Ho chiuso le imposte, fuori” risponde, come se niente fosse.
“Perché?!” squittisco ansimando, preoccupata.
“Perché a me piace, il buio” spiega tranquillo alzando le spalle.
In realtà non vedo se le ha veramente alzate, ma ci scommetto le ossa: lui lo fa sempre, quando dice qualcosa che reputa talmente ovvio.
E secondo lui, ora, è logico chiudere le imposte –da fuori, precisiamo- nella stanza in cui sono rinchiusa io perché a lui piace il buio.
Sospiro. “Usciamo?” lo supplico, cercando il suo sguardo nell’ombra.
“Perché? Qui si sta così bene” sussurra, accarezzandomi dal collo fino al ventre. “Ho tutto ciò di cui ho bisogno”
“Smettila…”
“E’ vero! C’è il buio, un letto, c’è la mia chitarra da qualche parte… ci sei tu” e mi bacia, mentre io scuoto la testa per evitare di sciogliermi così facilmente.
“Smettila” ripeto “Voglio uscire di qui!”
“Ci sono i biscotti…” continua imperterrito col suo elenco.
“Syd!” getto la testa all’indietro, sul cuscino “Puoi tornare ad essere te stesso?”
“SONO me stesso, Lindsay” rispondono le labbra del mio Syd con una voce che non gli appartiene veramente.
“Certo…” ringhio scettica “Ti manca solo il cappello e la teiera”
Scoppia a ridere “Ancora con la storia del cappellaio matto?”, ridacchia scendendo con la mano fino all’interno delle mie cosce.
“Sei così, Syd” sbuffo, mordendomi il labbro inferiore per trattenere i gemiti.
Lo intravedo scuotere la testa “Oh, povera piccola Alice” sussurra, passandomi un pollice sul labbro per liberarlo dalla morsa dei miei denti.
E io mi maledico, sì.
Mi maledico perché, nell’autoconvinzione di far l’amore con Syd, lascio che il cappellaio matto faccia sesso con me.
 
Quando riapro gli occhi mi ritrovo immersa nella penombra, non nel buio completo: Syd ha aperto leggermente gli scuri, là fuori.
Ah, dimenticavo: lui non è in camera, ma in compenso ha fatto passare  sotto la porta altre due razioni di biscotti.
Scuoto la testa.
Per andare a prenderli passo davanti ad un grande specchio e non posso far altro che fermarmi a studiare la figura riflessa: i capelli sono scompigliati, i vestiti sgualciti, la matita nera –che da anni mi ostino a mettere in quantità così abbondanti- ormai colata…
Tento di aprire la porta, ma senza sperarci neanche più di tanto.
Ecco, appunto.
Sapevo che era chiusa.
Basta, questa volta è finita con Syd!
Questa volta ha esagerato.
Se ci fosse un fottuto telefono in questa stanza chiamerei Roger per dirgli che aveva ragione: perché dovrei continuare a difendere Syd dopo tutto questo? Perché fingere che vada sempre tutto bene?
Mi scende una lacrima quando prendo la ferma decisione di rompere con quello che è stato il mio ragazzo per così tanto tempo, ma… meglio ora che più avanti. Più avanti farebbe anche più male.
Addio stupido cappellaio matto.
 
Ho dormito, mi sono svegliata e ho riflettuto per ore, ma il rumore che fai girando la chiave nella serratura attira tutta la mia attenzione.
Io devo rompere con te.
Tra poco sarà un addio, pazzo di un cappellaio.
Il cuore però mi salta un battito quando mi rendo conto che sei tu, il mio Syd, ad entrare in camera, non il cappellaio matto che tanto odio.
Sei esausto, i tuoi capelli sono ridotti peggio dei miei, ma le pupille dilatate hanno lasciato il posto al tuo solito sguardo da cerbiatto smarrito.
Resti in piedi, immobile, con gli occhi ora puntati verso terra.
La chiave non la fai scivolare nella tasca, ma lasci che la gravità la attiri sul pavimento, la porta resta aperta dietro di te.
“Lindsay…” sussurri, con una voce tremula che mi fa sussultare.
No, Syd.
Io devo rompere con te.
“Amore” ansimi. La voce è ormai rotta.
Quando alzi il tuo bel viso posso vedere delle lacrime scintillare nei tuoi occhi.
Stringo le mani attorno ad un lembo di lenzuolo.
“Amore” ripeti con un singhiozzo “Mi dispiace tanto. Io non capisco… Io non capisco…” annaspi contrito mostrandomi per la prima volta la tua vulnerabilità.
“Syd, io…”
Io devo rompere con te.
“Non abbandonarmi anche tu, Lindsay” implori restando fermo sul posto “Non abbandonarmi”
Io devo rompere con te.
“Syd, io…” ritento, costringendomi a restare immobile, seduta sul letto… ma in meno di un secondo mi ritrovo in piedi, che corro tra le sue braccia “Io non ti abbandonerò”.
Mi sciolgo quando sento che mi stringi con così tanta forza, aggrappandoti a me sia fisicamente che moralmente.
Come farei senza di te?
Questo amore malsano ormai è diventato come un veleno per me, ma preferisco che mi distrugga pur di starti vicino.
Alzo gli occhi incontrando questo tuo sguardo disperato e pentito che mi raggiunge l’anima.
Altro che stupide porte o chiavi: è con questo che, inconsciamente, mi tieni prigioniera.



Wow, siete sopravvissuti fino a questo punto?
Medaglia d’onore per la vostra pazienza :)
Linsay nella prima sequenza si rivolge direttamente a Syd, nella parte centrale parla di lui in terza persona e alla fine nuovamente in forma diretta. Non è una svista, è voluto: semplicemente è per enfatizzare la sua empatia con il suo Syd e la sua distanza dal cappellaio matto.

Ringrazio tutti voi lettori floydiani (anche Madmoiselle Nobs per la disponibilità e per l’incoraggiamento), e spero che vogliate lasciare una recensione, positiva o negativa che sia, perché questa one shot è stata veramente un esperimento, una sfida per me.

Un abbraccio
Cherry


 
  
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