Qualche pensiero di Tina alla fine della puntata 5.05(quindi molto spoiler per chi non l'ha vista!).
Ho cercato di scrivere quello che secondo me Tina pensa, ubriaca e infelice, solo un flusso libero di pensieri e rimorsi.
Non è una cosa con molte pretese e credo sia solo il mio personale delirio mentale in una situazione del genere.
Fatemi sapere cosa ne pensate!Buona lettura!
Troppe cose
insieme…troppe.
Il cielo mi sta
cadendo addosso e queste mura girano, girano…non riesco ad
afferrarle, non
riesco a fermare questa giostra e urto contro le cose e le persone, non
voglio
avere il controllo di niente.
Si…nessun
controllo, mi offrono ancora da bere e questo carrilon gira ancora
più forte,
voglio che sia così.
Voglio che
questo mare scuro mi inghiotta, che di me non rimanga nulla,
né ricordi né
pensieri.
Voglio che la
girandola cattiva che mi fa star male, si perda in tutti questi colori
offuscati, in questo dolore freddo e rumoroso.
Non voglio
pensare alle tue labbra, non voglio ricordare i giorni, i mesi e gli
anni in
cui con orgoglio sei stata mia.
E mia soltanto.
Non voglio
sentire il mio cuore spezzarsi, spaccato dalle tue parole quando dici
che quel
tempo è passato e che ora sei di qualcun altro.
Voglio che
questo liquido strano e così inebriante mi possieda tutta
fino all’ultima fibra
in modo che io dimentichi tutto questo dolore, tutte queste ferite che
per
quanto io faccia non rimarginano.
E’ proprio vero
che le persone che più ami, sono i peggiori carnefici.
Quanto male mi
hai fatto?Quanto sangue ho perso e il coltello era il tuo e mi guardavi
e
sorridevi.
Pensavo che
questa scena non si sarebbe mai ripetuta Bette, pensavo che non te lo
avrei mai
più permesso, eppure…
Le tue mani
sono ancora rosse ed è mio quel colore, mia questa vita che
mi strappi dal
petto.
E ancora ti
guardo e ancora sorrido inebetita dai tuoi occhi e infuocata dalla
linea
perfetta del tuo collo.
Fai solo un
gesto, ne basta uno solo, perché so che non starò
così a lungo, perché so che
questo tempo esiste solo nella mia testa, non sarò qui per
te ancora a
lungo…anche se sembrerà eterno, questo attimo
finirà e io chiuderò gli occhi e
lo so che mi guarderai ancora e ancora.
Tra la folla,
oltre queste persone, i tuoi occhi trapasseranno cose e anime e mi
raggiungeranno, taglienti e impietosi e io li vedrò e la mia
anima si
frantumerà ancora.
Ma io non posso
che attendere un tuo gesto e sperare che sia abbastanza, abbastanza per
girarmi
e dirti addio.
Dimmi solo
un’altra parola e mi alzerò e correrò
via, dammi una ragione per non rimanere
in questo limbo, per non morire di nuovo tra le tue mani.
Fai troppo male
e io non riesco a respirare, lasciami libera.
Ubriaca di
tutto, ubriaca di dolore e di te e voglio dormire su questa sofferenza,
così
che si stemperi e muoia.
Non
trattenermi, non guardarmi così, non tirare questo maledetto
laccio intorno al
mio collo.
Non voglio
tornare perché è con questo stesso dolore che mi
hai ucciso.
Non posso
eppure lo voglio e il tuo sguardo è su di me, lo sente
marchiare ogni stilla
del mio sangue.
Quante volte
ancora mi porterai in paradiso per poi assassinarmi?
Ti ho tenuta
lontana, ti ho ferito io per prima perché non so
più che vuol dire fidarsi di
te, per colpa tua non so più prendermi cura del mio cuore.
Non
toccarmi…toccami.
Non voglio che
nessuno mi sfiori, se non sono le tue dita, se non è la tua
anima a spaccare in
due la mia, se non sei tu. Te soltanto oggi e per sempre.
Ma sei la
peggior stupefacente malattia di cui il mio corpo potesse
infettarsi…innamorarsi.
Ti ho dato
tutto, a nessuno ho venduto il mio spirito e questo ti rende padrona e
amante,
unica fra queste genti.
E tu…corrompi
ancora il mio sorriso che è per te soltanto, anche se non
sei mia.
Gira, gira
carillon…confondi immagini e parole, offusca la mia vista,
perché io non
afferri l’umiliazione di questo attimo, mentre
l’altra, quella che possiede la
metà perduta di me, mi aiuta, mi sorregge.
E non farmi vedere
queste stanze, queste stupide cose, questo tetto che tante volte ci ha
viste
felici.
Unico luogo che
posso chiamare casa.
Mio anche
questo cemento e questi mattoni, costruiti con te, vissuti con te Bette.
E Dio, non è
più mio neppure questo.
“E Rut disse:
Non forzarmi a lasciarti e ad allontanarmi da te, perché
dove tu andrai, andrò
anch’io e dove tu dimorerai anch’io
dimorerò; il tuo popolo sarà il mio popolo
e il tuo Dio sarà il mio Dio.”
Ora voglio solo
dormire e non sentire i tuoi occhi su di me…si
perché ti sento, lo so che sei a
pochi passi da me ed hai pietà del mio patetico tentativo di
dimenticare.
Mi guardi e io
stringo gli occhi e spero che tu non ti renda conto che sono sveglia.
Cosa mi hai
fatto?
Perché sono qui
stasera?Con tutti i posti in cui potevo urlare, collassare e piangere
fino a
consumare tutte le mie lacrime, questo è l’unico
che fa male più della morte e
mi strappa le orecchie con un fottuto silenzio.
Non parli.
Hai già detto
abbastanza stasera.
Eppure ti sento
urlare il mio nome Bette e ancora una volta io sono qui solo per te, in
gabbia,
pronta a sacrificare il mio orgoglio ancora.
Smettila di
guardarmi, vattene.
Lasciami
dormire e stare in pace per qualche ora, anche se tu non sei mia e se
questa
casa ora sa di qualcun altro.
Umiliata eppure
tua…di nuovo.
Ti odio e non
riesco a fare a meno di amarti.
Vattene o
uccidimi una volta per tutte.
Liberami.
Se solo potessi
tornare indietro, ti chiederei di non ferirmi così, di non
incantarmi…ti
chiederei cos’ho sbagliato, ma tu dici che non hai risposte
ancora.
Le avrai mai?
Poteva essere
diverso?Se fossi stata più…
Se non ti
avessi perso…se non ti avessi lasciata andare…se
sapessi fidarmi ancora.
Basta.
Mi hai detto
che sai amare qualcun altro e io ti invidio.
Ami qualcun
altro e mi chiedo come abbia potuto credere che non fosse
possibile…perché io
invece non so andare avanti?
Così tu torni
qui e mi baci, mi prendi a calci in faccia e palesi questa mia
incapacità.
La prima, l’ultima
e per sempre.
E’
ancora
possibile nel mio cuore e questa è la mia punizione.