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Autore: Seagull83    09/02/2008    6 recensioni
Pensieri...carambole mentali di una donna ubriaca e triste, di una Tina confusa e tormentata. Attenzione:spoiler se non avete ancora visto la 5.05!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bette Porter, Tina Kennard
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Qualche pensiero di Tina alla fine della puntata 5.05(quindi molto spoiler per chi non l'ha vista!).

Ho cercato di scrivere quello che secondo me Tina pensa, ubriaca e infelice, solo un flusso libero di pensieri e rimorsi.

Non è una cosa con molte pretese e credo sia solo il mio personale delirio mentale in una situazione del genere.

Fatemi sapere cosa ne pensate!Buona lettura!

Gira, gira Carillon...

Troppe cose insieme…troppe.

Il cielo mi sta cadendo addosso e queste mura girano, girano…non riesco ad afferrarle, non riesco a fermare questa giostra e urto contro le cose e le persone, non voglio avere il controllo di niente.

Si…nessun controllo, mi offrono ancora da bere e questo carrilon gira ancora più forte, voglio che sia così.

Voglio che questo mare scuro mi inghiotta, che di me non rimanga nulla, né ricordi né pensieri.

Voglio che la girandola cattiva che mi fa star male, si perda in tutti questi colori offuscati, in questo dolore freddo e rumoroso.

Non voglio pensare alle tue labbra, non voglio ricordare i giorni, i mesi e gli anni in cui con orgoglio sei stata mia.

E mia soltanto.

Non voglio sentire il mio cuore spezzarsi, spaccato dalle tue parole quando dici che quel tempo è passato e che ora sei di qualcun altro.

Voglio che questo liquido strano e così inebriante mi possieda tutta fino all’ultima fibra in modo che io dimentichi tutto questo dolore, tutte queste ferite che per quanto io faccia non rimarginano.

E’ proprio vero che le persone che più ami, sono i peggiori carnefici.

Quanto male mi hai fatto?Quanto sangue ho perso e il coltello era il tuo e mi guardavi e sorridevi.

Pensavo che questa scena non si sarebbe mai ripetuta Bette, pensavo che non te lo avrei mai più permesso, eppure…

Le tue mani sono ancora rosse ed è mio quel colore, mia questa vita che mi strappi dal petto.

E ancora ti guardo e ancora sorrido inebetita dai tuoi occhi e infuocata dalla linea perfetta del tuo collo.

 

Fai solo un gesto, ne basta uno solo, perché so che non starò così a lungo, perché so che questo tempo esiste solo nella mia testa, non sarò qui per te ancora a lungo…anche se sembrerà eterno, questo attimo finirà e io chiuderò gli occhi e lo so che mi guarderai ancora e ancora.

Tra la folla, oltre queste persone, i tuoi occhi trapasseranno cose e anime e mi raggiungeranno, taglienti e impietosi e io li vedrò e la mia anima si frantumerà ancora.

Ma io non posso che attendere un tuo gesto e sperare che sia abbastanza, abbastanza per girarmi e dirti addio.

Dimmi solo un’altra parola e mi alzerò e correrò via, dammi una ragione per non rimanere in questo limbo, per non morire di nuovo tra le tue mani.

Fai troppo male e io non riesco a respirare, lasciami libera.

Ubriaca di tutto, ubriaca di dolore e di te e voglio dormire su questa sofferenza, così che si stemperi e muoia.

Non trattenermi, non guardarmi così, non tirare questo maledetto laccio intorno al mio collo.

Non voglio tornare perché è con questo stesso dolore che mi hai ucciso.

Non posso eppure lo voglio e il tuo sguardo è su di me, lo sente marchiare ogni stilla del mio sangue.

Quante volte ancora mi porterai in paradiso per poi assassinarmi?

Ti ho tenuta lontana, ti ho ferito io per prima perché non so più che vuol dire fidarsi di te, per colpa tua non so più prendermi cura del mio cuore.

Non toccarmi…toccami.

Non voglio che nessuno mi sfiori, se non sono le tue dita, se non è la tua anima a spaccare in due la mia, se non sei tu. Te soltanto oggi e per sempre.

Ma sei la peggior stupefacente malattia di cui il mio corpo potesse infettarsi…innamorarsi.

Ti ho dato tutto, a nessuno ho venduto il mio spirito e questo ti rende padrona e amante, unica fra queste genti.

E tu…corrompi ancora il mio sorriso che è per te soltanto, anche se non sei mia.

 

Gira, gira carillon…confondi immagini e parole, offusca la mia vista, perché io non afferri l’umiliazione di questo attimo, mentre l’altra, quella che possiede la metà perduta di me, mi aiuta, mi sorregge.

E non farmi vedere queste stanze, queste stupide cose, questo tetto che tante volte ci ha viste felici.

Unico luogo che posso chiamare casa.

Mio anche questo cemento e questi mattoni, costruiti con te, vissuti con te Bette.

E Dio, non è più mio neppure questo.

 

“E Rut disse: Non forzarmi a lasciarti e ad allontanarmi da te, perché dove tu andrai, andrò anch’io e dove tu dimorerai anch’io dimorerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio.”

 

Ora voglio solo dormire e non sentire i tuoi occhi su di me…si perché ti sento, lo so che sei a pochi passi da me ed hai pietà del mio patetico tentativo di dimenticare.

Mi guardi e io stringo gli occhi e spero che tu non ti renda conto che sono sveglia.

Cosa mi hai fatto?

Perché sono qui stasera?Con tutti i posti in cui potevo urlare, collassare e piangere fino a consumare tutte le mie lacrime, questo è l’unico che fa male più della morte e mi strappa le orecchie con un fottuto silenzio.

Non parli.

Hai già detto abbastanza stasera.

Eppure ti sento urlare il mio nome Bette e ancora una volta io sono qui solo per te, in gabbia, pronta a sacrificare il mio orgoglio ancora.

Smettila di guardarmi, vattene.

Lasciami dormire e stare in pace per qualche ora, anche se tu non sei mia e se questa casa ora sa di qualcun altro.

Umiliata eppure tua…di nuovo.

Ti odio e non riesco a fare a meno di amarti.

Vattene o uccidimi una volta per tutte.

Liberami.

Se solo potessi tornare indietro, ti chiederei di non ferirmi così, di non incantarmi…ti chiederei cos’ho sbagliato, ma tu dici che non hai risposte ancora.

Le avrai mai?

Poteva essere diverso?Se fossi stata più…

Se non ti avessi perso…se non ti avessi lasciata andare…se sapessi fidarmi ancora.

Basta.

Mi hai detto che sai amare qualcun altro e io ti invidio.

Ami qualcun altro e mi chiedo come abbia potuto credere che non fosse possibile…perché io invece non so andare avanti?

Così tu torni qui e mi baci, mi prendi a calci in faccia e palesi questa mia incapacità.

La prima, l’ultima e per sempre.

E’ ancora possibile nel mio cuore e questa è la mia punizione.

  
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