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Autore: _Hikari    01/08/2013    2 recensioni
Una spedizione riuscita, un ritorno sperato, poi solo un attimo. Un attimo e un corpo che si pone di fronte a un altro, un fiotto di sangue, una freccia deviata.
Neal è stato riportato indietro, tutti sono sopravvissuti, ma salvare Henry ha comportato il suo prezzo, per Rumpelstiltskin.
Adesso sono rimaste solo le mura dell’ospedale di Storybrooke, delle compagnie non apprezzate e un giorno speciale, forse.
Tratto dal testo: erano ventotto anni che ripeteva la stessa azione ogni sera.
Ventotto che voleva andarsene.
Ventotto che aveva sprecato ad attendere.

{Breve momento Gold/Neal; accenno lievissimo Emma/Neal; future!fic; post Neverland.}
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neal Cassidy, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Antefatto: la spedizione è riuscita; Henry è salvo come gli altri, compreso Neal che è stato riportato indietro grazie a Mulan. Gold, invece, è stato ferito da una freccia scagliata da Peter Pan che avrebbe dovuto colpire il nipote.



 
Forse.


A Emma che ha voluto leggere questa follia in anteprima.
Grazie di esserci sempre.

 
 

Il fianco ha da poco ripreso a dolere, non ci sono passi provenienti dall’esterno: il corridoio deve essere deserto. Non può fare a meno di paragonarlo alle strade di Storybrook che vedeva a quell’ora, mentre impostava il sistema d’allarme del negozio.
Erano ventotto anni che ripeteva la stessa azione ogni sera.
Ventotto che voleva andarsene.
Ventotto che aveva sprecato ad attendere.
Ed è un’eternità che vive, sbaglia, perde, teme, che questo giorno si ripete. Un’eternità perché dell’eterno non si tiene il conto, un po’ come fa lui dei suoi anni.
Si punteggia sui gomiti, mentre un’infermiera apre la porta.
E dopo questi ventotto anni non riesce nemmeno a guarire una ferita provocata da una freccia, pensa ironicamente.
«Come si sente?» chiede Astrid, gioviale.
«Come sempre» risponde.
«Purtroppo la magia non può curare tutto: ci vuole tempo» spiega, come se già non l’avesse detto, la fata madrina, entrata anche lei.
«Comunque, buon compleanno». Ed in quel momento Gold rimpiange la solitudine della sua casa e delle vie della cittadina.
Nessun addobbo come il giorno di Natale, nessun passante frastornato ed euforico a causa dell’alcool, come invece avviene la notte di San Silvestro.
Una ricorrenza perfetta, un giorno ideale proprio perché non c’è nessuno a ricordargliene l’importanza, ed il fatto che non ha una famiglia a festeggiarla.
«Ed ha delle visite» aggiunge Astrid sorridendo come suo solito, quasi facendo cadere il vaso di fiori che ha portato Belle, ieri.
Gold alza un sopracciglio nel momento in cui la porta si apre ed appare Neal.
Quasi preferisce questo nome al posto di Baelfire, di quello che aveva scelto Milah.
«Ciao, papà».  
«Bae» emette sorpreso.
«Auguri» dice lui mettendosi le mani in tasca e guardandosi intorno. Gold fa per rispondere, ma il figlio lo interrompe: «è per Henry… lui voleva venire».
È la stessa cosa che gli aveva detto prima di scomparire nel vortice. Adesso, però, non lo guarda negli occhi; le iridi continuano a vagare per il locale.
Intanto le voci di Emma e del bambino risuonano dal corridoio, insieme a quella di Belle.
«Certo» commenta.
«Grazie… per averlo salvato» le parole sembrano quasi sputate, cavate, strappate dalla sua bocca con degli artigli, ma questo l’uomo lo ignora.
L’importante è che siano state pronunciate.
Ormai sono rimasti soli quando il viso di Henry appare da dietro la porta. Gold sbatte le palpebre prima di concentrarsi su quella figura, è da mesi che continua ad avere gli occhi lucidi.
Dopo qualche istante entrano anche le due donne e, chissà, forse per avere quel calore nel petto ne è valsa la pena di farsi trafiggere da una delle frecce di Peter Pan, constata.
Ammette però che quel “forse” è sospeso, in bilico, nel momento in cui entrano anche David e la consorte ma, concede, sta pendendo verso la parte che dice che “sì, ne è valsa” quando Neal si siede sulla sponda del letto.
 
 
 





























 


Note: ed adesso mi sotterro, lol.
Avevo detto che non riesco a gestire bene Gold e poi eccomi che ritorno a scrivere di lui. Be’, che ci volete fare, sono contradditoria. xD
Comunque, non ho molto da dire dato che l’antefatto spiega tutto.
Col “È per Henry” mi sono riferita alla puntata (era l’ultima? Non ricordo) in cui Neal litiga con Gold e lui gli fa notare che nonostante tutto è ancora a Storybrook, ma lui risponde che è solo per i figlio.
Gli occhi lucidi, invece, riportano a tutti i momenti che si sono susseguiti fra loro come l’incontro con Belle e quello col figlio.
E l’accenno Emma/Neal è, più che altro, dovuto alla presenza della donna in ospedale e della sua famiglia.
Spero di essere rimasta nell’IC e che questa Flash senza pretese sia stata di vostro gradimento, come sempre vi invito ad esprimere il vostro parere con una recensione! ^^
 
Un abbraccio,
Dream.

   
 
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