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Autore: Il giardino dei misteri    01/08/2013    5 recensioni
“E’ uno strano dolore.
Morire di nostalgia per qualcosa che non avrai mai. “
( A. Baricco.)
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Cosa succede se due ragazzi si incontrano per caso su un treno? Passate e leggete. Buona lettura ^^
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un giorno, per caso.

 

 

“E’ uno strano dolore.

Morire di nostalgia per qualcosa che non avrai mai. “

( A. Barricco.)

 

 

Mi trovavo abitualmente alla stazione. Erano circa le sette di una gelida mattina di gennaio. Come sempre, a quell’ora stavo aspettando il treno che mi avrebbe condotto nel mio polveroso e monotono ufficio. Avevo un’aria affaticata e assonnata, segno che la notte precedente non avevo quasi chiuso occhio. Mi avviai verso la stazione, stringendomi nel mio lungo cappotto nero e tenendo stretta la mia borsa, in cui tenevo il portatile e tutti i documenti del lavoro.

Quando arrivai alla stazione vidi che era già affollata, ma fortunatamente non ero in ritardo. Ad aspettare il treno c’erano uomini come me, donne con bambini piccoli, adolescenti che andavano a scuola, qualche signore anziano e studenti universitari. Più di tutti, però, mi colpì una donna. Mi piacque non solo per la sua bellezza naturale, ma perché aveva qualcosa di diverso. Era molto triste e visibilmente sofferente. Il suo sguardo era perso nel vuoto e piccole e soffici lacrime sgorgavano dai suoi occhi limpidi e si riversavano lungo le pallide e fresche gote. Era la donna più bella che avessi mai visto in trentacinque anni di vita!  Era alta, magra, con una lunga chioma biondo miele, gli occhi che parevano uno specchio, un nasino piccolo e ben delineato e un piccolissimo e carino neo tra esso e le labbra rosee.

Fui tentato dal rivolgerle la parola, ma ebbi paura. Non mi seppi spiegare il perché, ma ero intimidito e spaventato di fronte a lei. Stavo per andarle incontro, quando sentii la chiamata del treno. Mi bloccai di colpo e mi diressi verso il binario.

Quando arrivò il treno, salii , mentre la misteriosa sconosciuta sedeva ancora inerme sulla panchina, come se aspettasse qualcuno. La guardai finché non divenne un puntino all’orizzonte.

 

La mia giornata trascorse senza troppi intoppi, in modo normale. Mi recai al lavoro, svolsi la mansione di impiegato, feci la pausa pranzo, continuai a lavorare fino alle cinque del pomeriggio, poi ripresi il treno.

Durante tutto il tempo, non feci altro che pensare a lei. Rivedevo la sua immagine in ogni momento, ogni secondo, e apparivo distratto, scostante, poco concentrato. Ero perso nei miei pensieri. Passai  tutto il tempo a chiedermi se l’avessi più rivista o se ci fossimo persi per sempre. Mi domandai chi fosse e cosa facesse e una serie infinita di altre cose. Non riuscivo a togliermela dalla testa e sentivo il bisogno impellente di vederla, di parlarle, di avere i suoi occhi riflessi nei miei, di toccarle i morbidi capelli e di stare a parlare con lei per ore. Eppure non riuscivo a capire. Come poteva essermi accaduta una cosa del genere? Non riuscivo a capire perché l’incontro con una donna alla stazione mi avesse scosso così profondamente. Ma, non riuscii a darmi una risposta, perché nei miei pensieri c’era lei.

 

Quando scesi dal treno, al mio ritorno, erano le sei e trenta passate. Alla stazione c’era confusione, come al mattino. Le persone si apprestavano a tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro.

Improvvisamente, tra il caos e il viavai di persone, la vidi. Mi parve un miraggio. Sembrava un angelo con quei capelli biondi e lo sguardo così innocente. A tratti ebbi l’impressione che potesse scomparire, che potessi perderla. Le mie gambe, senza aspettare l’impulso del cervello, si misero in moto e si fermarono solo al suo cospetto.

Lei non aveva mutato aspetto. Era triste, malinconica e sconsolata , come la mattina. Piangeva ancora e il suo sguardo pareva gelido. Avevo l’impressione che stesse aspettando qualcuno.

Mi sedetti accanto a lei, mentre il cuore mi batteva forte.  Ma, lei mi ignorò. Non sapevo cosa dirle. Né cosa fare. Stavo a pensare, a riflettere quando un ciao mi uscii dalla bocca.

Inutile dire che lei mi ignorò, non mi guardò neanche in faccia.

<< E’ da stamattina che sei qui. Aspetti qualcuno?>> le chiesi nuovamente con garbo.

Lei continuò a fissare il pavimento e ad ignorarmi. Sembrava assente dal mondo circostante o sembrava che non volesse proprio avere a che fare con la realtà. Sconsolato, feci per andarmene. Era inutile tormentarla di domande. Non potevo pretendere che si mettesse a chiacchierare con me allegramente, quando invece era dalla mattina che giaceva lì piangente. Cosa credevo? Che l’avessi fatta sorridere? O che lei mi avesse preso in considerazione? Mi alzai e mi voltai, sconsolato. Ad un tratto, sentii una voce flebile ed indecisa.

<< S- sto aspettando il mio fidanzato.>>

Io mi bloccai di colpo, mentre lei alzò i limpidissimi occhi azzurri. Io la guardai. Era proprio bella!

<< Non è ancora venuto?>> le chiesi.

<< Non verrà>> rispose.

<< Come fai a saperlo? Magari avrà avuto un contrattempo ….>>

<< Lo so>>

<< Perché lasciare una splendida ragazza come te?>> insistetti io.

<< Non voleva andarsene, non voleva lasciarmi. E’ stato costretto>> disse con la voce rotta dal pianto.

<< Da chi?>> chiesi sempre più curioso.

<< Da un uomo che lo ha voluto accanto a sé.>>

<< Puoi sempre raggiungerlo!>> esclamai.

<< Non posso. Lui non è qui. L’ho perso per sempre.>>

<< Cosa dici? Va’ e raggiungilo.>>

<< E’ troppo lontano. >>

<< Puoi andare dove vuoi.>>

<< L’ho perso>> ripeté lei piangendo.

<< Ma insomma perché non fai qualcosa invece di stare qui a lagnarti? Eh? Perché?>> dissi io.

Fui meravigliato delle mie stesse parole. Non so cosa mi fosse preso. Ma, vedere soffrire quella donna, mi faceva impazzire. Non capii perché.

Lei mi guardò con aria innocente, continuando a piangere.

<< Ma non capisci?!? >> sbottò lei. << Lui non verrà e non lo potrò né chiamare, né raggiungere, né aspettare. Lui è morto. Morto. E non ritornerà!>> disse scoppiando in lacrime.

Io rimasi a bocca aperta. Non sapevo cosa dirle. Non sapevo cosa fare. Come avevo potuto essere così sciocco? Era da tre ore che cercava di dirmelo in maniera meno diretta, ma io non avevo capito.

<< M- mi dispiace>> fu ciò che riuscii a dire.

<< Mi aveva dato appuntamento qui, una settimana fa. Ma, non ci è mai arrivato. Una macchina lo ha investito, tagliandogli la strada. Morto sul colpo. Aveva ventinove anni e una gran voglia di vivere. Non mi avrebbe lasciato per nulla al mondo. Mai.>>

<< Scusa, sono stato uno stupido, non ho capito. Perdonami. Forse è meglio che io vada …>>

Lei alzò gli occhi pieni di lacrime. Mi parve sempre più bella.

<< Ti prego, aspetta. Non te ne andare. Non mi abbandonare. Resta qui con me. >>

Io mi sedetti nuovamente accanto a lei. L’ abbracciai forte e la consolai. Da quel giorno non la lasciai più e per sempre rimanemmo uniti.

 

 

NOTE:

Questa OS è nata per caso, questo pomeriggio dopo mangiato. E l’ho messa subito per iscritto. Non volevo perdere l’attimo e l’ispirazione. Devo dire che mi ha divertito molto scriverla e mi ha emozionato. Mi è piaciuta  molto. Ditemi che ne pensate se per caso vi ci imbattete, ve ne sarei grati. Grazie in anticipo! ^^

Un bacio :*

 

 

 

 

  
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