La proposta di matrimonio non mi era piaciuta a suo tempo, durante il 75 Hunger Games. Era veramente troppo falsa, costretta, plastica.
Sapevo che una volta finito tutto lei sarebbe stata mia. Non ho mai dubitato di lei.
A parte quella piccola parentesi del depistaggio, sapevo che ci sarebbe stato un "lieto fine".
Due anni dopo la fine di tutto le feci una proposta di matrimonio decente, con la P maiuscola.
Faceva freddo, era novembre, fuori era buio e in casa, nella casa del Giacimento, il camino scoppiettava.
Non si era mai veramente abituata alla villa del Villaggio dei Vincitori, quindi quando lei mi chiese di tornare a vivere nel Giacimento acconsentii senza batter ciglio.
Quella casa l'avevamo ricostruita insieme dalle ceneri. Lacrime, fatica, ricordi e speranza di una nuova vita tenevano su la nostra piccola dimora.
E in quel momento eravamo davanti al camino scoppiettante, in silenzio. Io a dipingere e lei con lo sguardo fisso nel fuoco. Sapevo che quello era il momento.
O meglio, volevo che fosse quello il momento. Gli ibridi del depistaggio non mi invadevano la mente da giorni ormai e avendo paura che potessero tornare volli agire al pił presto.
«Katniss.»
«Dimmi Peeta»
Misi gił il pennello, mi inginocchiai davanti a lei e guardandola negli occhi dissi: «Mi vuoi sposare. Vero o non vero?»
Lei disse «Vero».