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Autore: Kolja    02/08/2013    2 recensioni
Ho cercato di immaginare un (im)probabile incontro privato tra Gale e Peeta, più o meno prima della settantacinquesima edizione degli Hunger Games, ed è uscita questa one shot.
Spero vi piaccia.
P.S. il titolo non c'entra molto ma who cares?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Da quando Gale Hawthorne gli aveva chiesto di incontrarsi privatamente, ogni singola cellula di Peeta era andata nel panico. Conosceva Gale solo di vista, di lui sapeva ben poco: era due anni più grande di lui e Katniss. Era compagno di caccia di Katniss, infatti aveva sentito, per non dire origliato, molte volte suo padre contrattare con lui sul prezzo degli scoiattoli. Altre volte era preoccupato che fosse qualcosa di più per colei che amava più di ogni altra cosa al mondo. 
A mensa, Katniss era sempre sola, o con Madge, o con Gale.
Nei corridoi parlava spesso con Gale.
Passava le domeniche con Gale.
Non solo lui, tutti pensavano che quei due fossero qualcosa di più che semplici amici.
Nonostante Gale non avesse molti amici a scuola, il suo metro e ottanta di altezza, la sua forza, i suoi capelli color ebano e gli occhi scuri non passavano inosservati agli occhi delle ragazze del Giacimento. Non lo odiava, ma quel ragazzo dai occhi grigi lo preoccupava parecchio.
Non sapeva proprio cosa aspettarsi dall’incontro, in effetti. Una parte di lui lo rassicurava che era solo un incontro organizzato unicamente per parlare, ma Peeta si ritrovava a sperare continuamente di uscire dall’incontro vivo, e non con una freccia conficcata nel cuore.
 
Gale rigirava tra le mani un pezzo di legno grezzo e un coltellino. Ingannava l’attesa scolpendo nel legno. Non che fosse bravo, ma non aveva altri modi per distrarsi, là dov’era.  Ancora il coltello non aveva sfiorato il legno, quando Peeta si presentò sul posto.
Era un posto sicuro, non quanto i boschi di Gale, ma non avrebbe mai chiesto al buon figlio del fornaio di oltrepassare la recinzione e addentrarsi nei boschi.
Troppo rumoroso, come aveva dimostrato negli Hunger Games. Anche se aveva una gamba di metallo nuova, non aveva le movenze tipiche di Gale, che nei boschi cacciava da anni.
−Mellark.
−Gale. – a differenza sua, lo chiamò per nome. Accorgendosi che il cacciatore non intendeva parlare, continuò: −Non ero mai stato qua, tira molto vento.
E il viso di Gale si tramutò in una smorfia, un sorriso beffardo. Dentro di sé, osservando gli occhi del biondo, pensò a quanto potesse essere stupido. Era ovvio che non avrebbero parlato in piazza. Il retro dell’edifico di amministrazione della miniera era abbastanza sicuro per poter far fuoriuscire parole proibite alle orecchie di Capitol City.
−Sì. Infatti. – rispose solamente.
−Di cosa vuoi parlarmi, Hawthorne? – il suo tono era radicalmente cambiato, si stava innervosendo.
−Oh, non ti arrabbiare, Mellark.
−Non mi arrabbio. È solo che ho rinunciato a passare un pomeriggio con i miei genitori prima di ritornare nell’arena, per parlare con te. Non so se ritornerò dall’arena, mi capisci? Non spreco tempo per uno che resta seduto a sorridere.
−Ti credevo più dolce, più buono. Evidentemente è solo una maschera, una finzione. Come il tuo amore per Katniss!
Il biondo sollevò le braccia al cielo, esasperato: −Lo sapevo. Èquesto il problema, non è vero? A te è sempre piaciuta Katniss, ma, indovina un po’? Io la amo veramente.
Gale si alzò in piedi, furioso: −Non so se tu la ami o meno. Ma non credere di poter aver la precedenza su di lei.
­−Ma nemmeno tu puoi credere di averla! Cos’è Katniss, un oggetto? Io amo Katniss, ho fatto di tutto per proteggerla.
−Perché, io no? La conosco da molto più tempo di te, ho fatto in modo che ogni giorno potesse avere almeno un pezzo di carne da mangiare.
−E perché non ti sei offerto come tributo? Se la amavi tanto, se hai fatto di tutto per proteggerla come dici tu, perché l’hai mandata a morire in un’arena? È vero. Io non avrò dato a lei cibo in tutto questo tempo ma ho fatto di tutto per poter farla vivere! Ho ingannato Cato e gli altri, avrei rinunciato alla mia vita per farla tornare a casa. Ho seriamente pensato di ingoiare le bacche un secondo prima che pronunciasse il tre. E tu? Per un mese non le hai rivolto parola e ora vieni a sgridarmi per amarla!
−Non ti sto sgridando!
−No, scusami. Mi stati dicendo che Katniss è di tua proprietà, scusami tanto.
−Io.. io.. beh, sappi che lei non ti ama.
−Lo so, me l’ha già detto lei. – il volto di Peeta si incupì di colpo, ricordando le parole di Katniss quando gli disse che per lei era tutta una finzione.
−E mi ha baciato. – sussurrò Gale.
−Lei ti ha baciato?
−No. Io l’ho baciata. Ma ha ricambiato.
Peeta si accasciò su un paio di bancali lasciati là per terra.
Silenzio, dannato silenzio. In quel silenzio si sentì lo sgretolarsi di una parte del cuore di Peeta. Sapeva che lei non lo amava, ci sperava, però. Ora che sapeva del bacio il suo cuore si era rotto in mille pezzi.
−Io non smetterò di amarla. – disse, in un sussurro. – E ora, ora che rientreremo nell’arena, non smetterò di proteggerla.
−Ti prego. – Gale posò una mano sulla spalla di Peeta, e per la prima volta in quel giorno il suo tono non era di sfida, ma di supplica. –Ti prego, non smettere di proteggerla.
E anche se questo l’avrebbe condannato alla sua morte, non avrebbe mai smesso di proteggerla. Perché lui non smetterà mai di amarla.
 

 

˜˜˜˜

Hello, tributes e non. L’ultima frase è davvero ad effetto, non trovate?
Comunque.. premessa: io sono team peeta ma non ho mai dubitato dell’amore di Gale per Katniss. Quindi ho cercato di scrivere in modo che si vedesse davvero l’amore che provano tutti e due per quella ragazza, ma, ovviamente, Gale è un  po’ più scorbutico e Peeta è sempre il nostro dolce fornaio.
Spero vi sia piaciuta.
Roberta.

  
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