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Autore: MadLucy    02/08/2013    3 recensioni
(Ramsay/Dolore/Theon.)
Appena Ramsay lo aveva visto, se ne era innamorato.
-Se sono in grado di fare questo,- pensava egli rapito, -io sono straordinario.-
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ramsay Bolton , Theon Greyjoy
Note: Missing Moments, Nonsense, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Il segreto del sole.










Ramsay bevve vino per la prima volta a nove anni. Durante una cena guardava gli adulti di storto, da sotto disordinati ciuffi scuri, con i penetranti occhi azzurro sporco -sporco come il tuo sangue, gli sussurrava all'orecchio suo padre, con quell'odore nell'alito, lo stesso odore esalato dal liquido scuro dentro il calice. Istintivamente, Ramsay allontanò il mento dal bicchiere, premendolo contro il petto e chinando la testa. Roose Bolton lo aveva squadrato con esasperato disprezzo, perchè la minima delusione gli ricordava quanto fosse inutile quel suo figlio.
-Bevi,- aveva sibilato, -bevilo.-
Ramsay l'aveva avvicinato alla bocca con diffidenza, aggrottando le sopracciglia, e aveva inghiottito un sorso contraendo le labbra e la fronte in una smorfia.
Il vino non gli era mai piaciuto. Detestava gli ordini, Ramsay. Se obbediva, avvertiva un cattivo sapore in bocca. Però egli si era ricordato qualche anno più tardi del vino.
Bevi, aveva pensato tendendo il calice avvelenato a Domeric, il legittimo erede dal sorriso impudente. Bevilo.
Appena Ramsay lo aveva visto, se ne era innamorato; quella frattura, quel cedimento, quegli occhi sbarrati ed inermi. Domeric aveva un'espressione tradita, implorante, un'espressione altamente indignitosa: l'espressione di chi vede la morte in piedi davanti a sè. E la morte era Ramsay. La sua paura più grande, il suo incubo ad occhi aperti e chiusi. Ramsay non avrebbe mai più scordato l'ebbrezza di potere che lo invase, l'eccitazione di manipolare la mente e il corpo d'un altro, d'avere in pugno ciò ch'è di più inestimabile e sacro per chiunque, e di sapere che per la vittima soltanto lui esisteva, soltanto lui importava, capriccioso dio che reggeva il filo della loro esistenza fra le lame delle sue forbici. Il sorriso di Domeric si era disfatto come una lettera nel fuoco, annerendosi, accartocciandosi, sgretolandosi. Non avrebbe sorriso più. Mai più.
-Se sono in grado di fare questo,- pensava Ramsay rapito, -io sono straordinario.-
Stra-ordinario. Diverso. Ramsay voleva essere diverso da chiunque. L'unico. Il veleno aveva ucciso troppo in fretta il suo fratellastro; quell'estasi era stata un lampo breve, ma fatale come un colpo di fulmine. Da quel momento, egli si votò al dolore.
Il dolore è infallibile, piega la volontà, spezza il coraggio, calpesta l'onore. Degrada un uomo alla viltà più primitiva e spasmodica, quella di chi commetterebbe qualsiasi abominio pur di piazzare un respiro dopo l'altro. Il dolore è un allarme che annuncia un errore, un disfunzionamento, un inconveniente. La salute barcolla, strilla, implora: la mente esplode dai ranghi e scorrazza nella disperazione.
L'unica maniera di ottenere l'anima di una persona è afferrarla con gli artigli del terrore. Il sorriso di Theon Greyjoy assomigliava orribilmente a quelli storti e feroci degli ospiti di lord Bolton, quando guardavano il piccolo bastardo dall'espressione guardinga.
A Ramsay non piacevano i sorrisi. La maggior parte delle persone che sorridevano lo facevano di lui, non con lui. Per lui i sorrisi significavano derisione da troppo tempo. Ecco perchè egli giocherellava alcuni denti di Theon fra le dita.
Tutti i ricordi sul vino erano stati destati malvolentieri quando Ramsay aveva versato la bevanda in una coppa. Quel rumore limpido e fluido era l'unico a lambire il silenzio cavernoso, nel buio.
Poi Ramsay aveva portato la coppa a Theon, la testa ciondolante, le braccia tese in uno sforzo innaturale.
-Dicono che ciò che c'è di più simile all'amore sia l'odio. Allora, significa che ciò che c'è di più simile al piacere è il dolore.-
-E' vero solo se lo dice il padrone.- rispose il prigioniero, con un filo di voce cinerea, che pareva provenire dal mondo dei morti.
Ramsay sorrise soddisfatto. Theon aveva cominciato a chiamarlo così spontaneamente, senza che gli venisse chiesto; non poteva che essere un cambiamento in positivo. Il suo stupido Reek iniziava a rendersi conto di quale fosse il senso in cui girava il piccolo mondo di quella stanzetta fetida.
-Cosa ne penso? Oh, io non ho capito l'intera affermazione. Quali differenze fanno supporre che piacere e dolore siano due concetti diversi? Adesso piantala di adularmi. Vuoi bere? Ti ho portato del vino. Senti? Non è mica un inganno.-
Accostò il bicchiere tanto da fargli fiutare l'odore aromatico e pungente, fino a far scorrere del liquido fresco e succoso, fino a bagnargli le labbra screpolate e bollenti come sabbia.
Theon non aveva più esitazioni nè tentennamenti; non faceva nemmeno uno sforzo.
-Io voglio bere quando il padrone dice che ho sete.-
Ramsay alzò gli occhi, puntiglioso. -Cosa stai dimenticando, Reek?- chiese sollecito, aspettandosi un sincero ringraziamento per l'offerta.
-La luce del sole.- bofonchiò Theon prontamente. -Io sto dimenticando... com'è la luce del sole.-
Ramsay corrugò la fronte, indispettito. Non voleva mostrare di essersi fatto cogliere di sorpresa.
-A cosa ti serve il sole, quando ci sono io? Io sono le tenebre, io sono tutto ciò che ti circonda. Io scandisco l'alba e il tramonto. Io colmo i tuoi silenzi e svuoto i tuoi pensieri. Io sono il confine dell'universo e il nucleo della vita. Tu devi ricordare solamente me.- L'unico. Si avvicinò a Theon con aria confidenziale, mentre la sua bocca si apriva in un ghigno sfrontato. -Sai qual'è il segreto del sole? Che un giorno si spegnerà. Le tenebre, mio ingenuo Reek, non si spegneranno mai. Ricordatelo, quando vorrai il sole di nuovo, perchè esso ti tradirà e... ci sarò io a ricordarti che sei vivo.-
Poi estrasse il coltello e sorrise. Anche Theon.
***
Ramsay era pronto a provare il nuovo gioco. Spinse la porta con la mano ed essa si spalancò.
Una luce bianca e svelta inondò la stanza, insinuandosi in ogni spiffero, in ogni angolo.
Poi Ramsay sganciò anche l'ultima catena che legava Theon.
-Ecco il tuo sole, dunque. Non lo vuoi vedere? Te lo sei dimenticato, no? Ci tenevi così tanto. Avanti, va' dal sole.-
Egli rimase carponi per un po', guardando a terra, senza curarsi di nulla. Si alzò in piedi, con ginocchia tremanti, e cadde immediatamente.
Sollevò la testa contro la fronte di luce, gli occhi stropicciati e lividi; infine li abbassò, con disgustata repulsione, lo sguardo vitreo ed assente.
-Se sono inutile uccidimi, padrone, però non farmi andare là. Permettimi di restare, te ne prego.-
Ramsay scoppiò a ridere. Era una risata piena, sguaiata, gustata. Una risata macabra. Il prigioniero era diventato un prolungamento del suo corpo; il dolore aveva trionfato dove l'amore avrebbe dovuto arrendersi vergognosamente.
-Ma come, e il tuo sole?-
-C'è soltanto una persona che non mi tradirà mai, padrone.-
Theon prese il coltello dalla tasca dei pantaloni di Ramsay e glie lo porse.
Così anche Reek si votò al dolore.
  
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