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Autore: Fallen Star 91    02/08/2013    0 recensioni
4 agosto 1914, l’Impero Britannico dichiara guerra alla Germania entrando nel primo conflitto mondiale.
Il capitano James Nicholls non ha ancora trenta anni ed è costretto a partire per la Francia insieme alla 54° divisione della cavalleria britannica lasciandosi alle spalle sogni e speranze. Accanto a lui c’è Sylvia, la sua fidanzata di qualche anno più giovane ma non per questo meno coraggiosa, che assiste impotente alla partenza del giovane. Nei primi tempi i due si tengono in contatto, ma quando le lettere di James smettono di arrivare la ragazza decide di lasciare la sua fattoria nel Devonshire e partire alla ricerca del fidanzato affrontando un viaggio pericoloso in una terra lontana e martoriata dalla guerra.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22. RITROVARSI

- Si è svegliata.-
James abbassò il libro che stava leggendo e guardò confuso l’uomo che gli era dinnanzi.
- Sylvia si è svegliata e ha chiesto di vedermi.-
James si mise a sedere e invitò Jamie a prendere posto sul letto accanto a sé.
- Non ha chiesto di me?- una nota di delusione e amarezza si era dipinta sul volto del giovane che guardò sconsolato il suo superiore.
- Immagino che nemmeno sappia di lei.- Jamie si alzò e si sistemò con un movimento rapido quanto plateale la camicia del pigiama. – Pensi che sorpresa sarebbe per quella ragazza se, invece del maggiore Stewart, vedesse entrare nella sua stanza il capitano Nicholls.-
L’uomo si allontanò dal letto del giovane facendogli l’occhiolino, gesto a cui James rispose con un timido sorriso.

Sdraiata su un fianco Sylvia osservava la neve cadere pigramente dal cielo e coprire alberi, tetti, fontane e campi con il suo mantello freddo ed immacolato. I suoi occhi guardavano sconfortati le strade che si allontanavano dal convento e dall’ospedale cercando di indovinare su quale la sua ricerca l’avrebbe presto portata. Andare a nord era impensabile così come muoversi verso est: troppi tedeschi e, ammesso e non concesso che James fosse sopravvissuto, non si sarebbe mai addentrato da solo e ferito in territorio nemico; la cosa migliore era andare verso ovest o scendere a sud. La ragazza si sistemò sul materasso e nel farlo i punti delle ferite le tirarono facendole digrignare i denti. Con delicatezza si passò una mano sulle tre ferite e le sfiorò quasi a voler rabbonire il dolore. Nuovamente tornò a fissare fuori dalla finestra e a progettare la prossima tappa di quel viaggio che, sdraiata sofferente e debole in quel letto d’ospedale, le sembrava interminabile. Dopo tanto tornò ad accarezzare il pensiero di tornare a casa e, come sempre, il suo cuore cominciò a scalpitare protestando contro quell’idea che si infiltrava strisciando nella sua mente. Per la seconda volta nel giro di poco era arrivata ad un passo dal lasciarci le penne e per la seconda volta la Provvidenza le aveva inviato un angelo per salvarle la vita. Poteva morire, poteva già essere morta e a quel pensiero un brivido percorse il suo corpo costringendola ad accoccolarsi maggiormente sotto la ruvida coperta di lana. Quella partita con il destino era durata fin troppo e, se James era vivo, avrebbe dovuto trovare un altro modo per tornare da lui. Che senso avrebbe avuto il suo viaggio se, alla fine, si fosse trovata davanti ad una tomba con su scritto il suo nome invece di quello del fidanzato?
Qualcuno bussò timidamente alla porta distraendola per un attimo dai suoi pensieri. Strano, non ricordava che il dottor Joyce avesse chiuso la porta dopo la visita e, se anche così non fosse stato, non aspettava nessuno.
- Avanti.-
La ragazza rispose senza distogliere gli occhi dal panorama ignorando deliberatamente il proprio ospite, ma, anche dopo diversi secondi nella stanza non si udiva altro rumore all’infuori del suo respiro e del gocciolare del lavandino.
- Ho detto avanti.-
Scocciata la ragazza si voltò mettendosi a sedere e, quando alzò lo sguardo verso la porta, sentì il fiato morirle in gola. James era fermo poco oltre la soglia e la guardava con dolcezza e quell’aspettativa tipica di chi ha a lungo atteso di rivedere la persona amata.
Sylvia gettò via le coperte e si mise accanto al letto e, cautamente, si mosse verso il capitano che continuava a guardarla silenzioso, come tutte le volte in cui era apparso in sogno alla giovane. E come in un sogno Sylvia gli si avvicinò, leggera e silenziosa, quasi temesse che, al primo scricchiolio del pavimento, il suo capitano svanisse come aveva già fatto tante volte nei suoi incubi.
Quando fu a poca distanza da lui Sylvia allungò una mano verso la sua guancia e tra le lacrime seguì la linea che la bocca di James, tesa in un sorriso di pura gioia, disegnava sul suo volto.
- Sei tu.-
La ragazza si gettò al collo del giovane che la accolse stringendola a sé con gentile passione cominciando ad accarezzarle i capelli e a baciare via le lacrime dal volto della fidanzata.
- Sono io.-
Sylvia lo abbracciò a sua volta con la stessa forza con cui aveva cercato di trattenerlo il giorno della sua partenza per la guerra e, ora come allora, cominciò a singhiozzare.
Divertito James le sollevò il viso specchiandosi in quegli occhi verdi a lungo sognati e, con la sua consueta espressione furba, cominciò ad accarezzarle le guance nel tentativo di placare il suo pianto.
- Non pensavo che rivedermi ti avrebbe fatto così male.-
Sylvia si allontanò appena da lui cercando tra le lacrime di sorridergli e di ridarsi un contegno.
- Smettila.- la ragazza tirò su con il naso e si asciugò gli occhi con la manica della camicia da notte – Cominciavo a pensare che non ti avrei mai più rivisto.-
James la ritirò verso di sé.
- Invece sono qui ed ora in avanti non ti lascerò più sola.-
Sylvia alzò lo sguardo verso il giovane che le sorrise con la sua solita spensieratezza.
- Non vorrei mai che ti buttassi nuovamente in una pazzia come questa.- lo sguardo del giovane si rabbuiò e la sua espressione divenne seria – Perché sai che hai commesso una pazzia, vero?-
- Sì.-
James guardò la ragazza con un misto di biasimo e orgoglio. Selvatica come una volpe e cocciuta come un somaro, ma anche coraggiosa, leale e forte come il mare in tempesta, erano queste le parole che aveva usato con il maggiore Stewart per descrivere Sylvia e ora, vedendola in piedi davanti a lui, non riusciva a trovare altri termini che per spiegare chi fosse Sylvia.
-Siamo arrivati lontani, ma ora è arrivato il momento di tornare a casa.-
   
 
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