Ispirata da un post su Tumblr, scritta ascoltando questa canzone. Accompagna la storia piuttosto bene. 

Fallen Angel

Castiel arriva alla porta del bunker una mattina piovigginosa e umida, l’impermeabile bagnato e sporco, la barba troppo lunga e gli occhi di un blu non più così tanto luminoso. 

Dean apre la porta, accanto a lui sta Sam, e i fratelli fissano l’angelo, che adesso è fin troppo umano, per un attimo. Poi si spostano e lo lasciano entrare, al caldo, lontano dall’umido, senza dire una parola. 

Più tardi, davanti al caminetto, Castiel beve il caffè che Dean gli ha portato. 

Lo ha ringraziato quando lo ha fatto, un po’ debolmente, insicuro, ma lo ha fatto, e questo è bastato a tutti quanti. 

Inizia lentamente a spiegargli perchè ci ha messo tanto a trovarli, racconta come ha fatto, e per la prima volta i Winchester si rendono conto di quanto difficile sia stato per lui. A Sam le sue parole non sembrano vere, sembrano una favola, un brutto sogno, perchè Castiel, il loro Castiel, non ha mai avuto bisogno di rubare del cibo o di dormire sul ciglio della strada avvolto nell’impermeabile per ripararsi dal freddo. Certo non c’è da meravigliarsi che fosse così sporco. 

Basta uno scambio di sguardi con il fratello per capire che sta pensando le stesse cose.

Ma ora è pulito, la pelle resa nuovamente rosea dall’acqua calda della doccia. Non indossa più i vecchi vestiti, troppo rovinati, porta un paio di jeans e una camicia di Dean, dato che gli abiti di Sam erano troppo grandi per lui. In un’altra situazione il maggiore dei Winchester avrebbe riso. Stavolta si è limitato a un debole sorriso. 

Castiel respira lentamente, mentre parla, e i due non lo interrompono, in fondo sollevati di ascoltare di nuovo la voce familiare. 

Quando il cacciatore più anziano si azzarda ad alzare lo sguardo per osservarlo meglio nota una punta di tristezza nasconda da qualche nell’angolo dei suoi occhi, ma non riesce a catturarla bene, anche se riesce a vedere che ha avvelenato tutto il resto del corpo. 

A un certo punto Castiel chiede un’altra tazza di caffè con uno sbadiglio, e Dean si alza per andare a prenderla, ma quando torna l’angelo caduto si è già addormentato sul divano, la guancia schiacciata contro il bracciolo, e Sam se ne sta semplicemente seduto accanto, attento a non svegliarlo. 

Dean appoggia la tazza piena sul tavolo e guarda il fratello prendere in braccio l’uomo, come potrebbe fare per un bambino. 

Lo portano in camera del maggiore. Ne sistemeranno un’altra solo per lui, ma per stanotte va bene così, loro possono dormire insieme, come quando erano più piccoli; il letto di Sammy è grande abbastanza per entrambi. 

Dean si avvicina e gli rimbocca le coperte. Castiel russa leggermente e questo lo fa ridere, anche se quella che lascia le sue labbra è una risata silenziosa, fatta apposta per non svegliarlo. Non resiste alla tentazione di passare una mano fra i capelli arruffati dell’altro, e lancia un’occhiata a Sam aspettandosi un commento divertito, ma lui per una volta non dice niente. 

Si gira di nuovo verso l’uomo addormentato e gli stringe leggermente la spalla, con un sorriso un po’ spezzato sulle labbra. 

Poi si alza e si avvicina alla porta, prima di fermarsi di nuovo per un istante. 

“Cass, amico, ci vediamo domani”.

La porta si chiude più silenziosamente possibile, e Castiel si rigira appena fra le coperte al leggero “click” della serratura.