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Autore: Elsa Maria    02/08/2013    3 recensioni
02.08.2013. Kagami Taiga compie gli anni. Come passerà questo giorno speciale, lui che non sopporta ricevere gli auguri di Buon compleanno?
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Prima one-shot in questo fandom, scritta proprio per il compleanno di Kagami.
Happy birthday for him
e Buona lettura per voi!
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Tanti auguri, Kagami-kun! Sono certa che anche quest’anno sarà magnifico per te! Mi raccomando, non tornare in America tanto presto, cerchiamo di diplomarci insieme, okay?”
“Grazie tante...?”
“Sono Mei Taiyoo.”
“Vero, scusami. Grazie Mei, ci sentiamo.”
“Ciao, Kagami-kun.” Il ragazzo premette con forza sul touch screen per chiudere la chiamata e lanciare, ormai stufo, il cellulare sul letto; ma neanche il tempo dell’oggetto di toccare la superficie morbida delle coperte che squillò nuovamente. Innervosito si grattò la testa decidendo velocemente se rispondere o meno. Prese in mano l’apparecchio per controllare chi fosse: Tastuya. Persino lui si era ricorda di questo maledetto giorno, nel quale la sua amata quiete veniva in continuazione disturbata per quell’unica frase che mai cambiava. Dato che l’amico non sembrava volersi arrendere rispose scocciato.
“Pronto?”
“Buongiorno Kagami, indovina per cosa ti chiamo?”
“Datti una mossa a farmi gli auguri.”
“Eh? Io in verità ti ho chiamato per sapere se volevi venire a fare una partita Street Basket. Beh, visto che ci sono allora buon compleanno.”
“Ho gli allenamenti, non posso venire.”
“Sarà per la prossima. Passa con allegria questo giorno, se tutto andrà bene sarà così per tutto l’anno, non credi?”
“Ciao Tatsuya.” Tagliò corto Kagami attaccando anche quella chiamata bruscamente. Odiava profondamente il suo compleanno, ma non per il fatto di compiere gli anni, stare con gli amici, oppure a causa di qualche ‘trauma infantile’, affatto. Lui odiava il suo compleanno a causa della frase: ‘Buon compleanno!’ o ‘Tanti auguri!’; non capiva perché persone che neanche conosceva sapessero quando compieva gli anni, ma, magari, chi considerava suo amico neanche se lo ricordava… Che senso aveva? Poggiò il cellulare sul comodino e impostò silenzioso. Si sdraiò sul letto per poi rialzarsi subito e guardare l’orologio: era morto. Grazie al capitano l’appuntamento delle due del pomeriggio, era stato spostato alle quattro, ma in quel momento erano le quattro e mezza e sicuramente l’ira della coach si sarebbe abbattuta su di lui. Velocemente indossò dei bermuda e una maglia rossa. Per lo spuntino si arrangiò con un sandwick a due piani ripieno di burro e marmellata, che infilò tutto in bocca mentre indossava le scarpe nel genkan. Afferrò la borsa che era appesa alla maniglia della porta e si catapultò alla palestra scontrandosi più volte con le persone sui marciapiedi, i quali gli avevano lanciato maledizioni di ogni tipo –soprattutto una donna che per evitarlo si era scansata, rompendo così il tacco a spillo della scarpa nera.- Giunse alla sua meta con il fiato corto e fece la sua entrata sbattendo la porta della palestra. Allarmati, tutti si voltarono e videro il Kagami sfinito che a breve sarebbe caduto a terra svenuto. Lui non era un tipo da poche energie, ma riuscire a fare tutto in cinque minuti, compreso raggiungere la meta, era impegnativo.
“Kagami!” Sbraitò Riko, come previsto. “Ma si può sapere a che ora indecente ti presenti?!”
“Scusa…” Mormorò, asciugandosi il sudore dalla fronte.
“Ti presenti persino in queste condizioni?!” Sbuffò, avvicinandosi al ragazzo con un passo minaccioso e uno sguardo truce. “Sai adesso che ti dico…” Lo guardò dritto negli occhi, ormai alla distanza di pochi centimetri. Kagami strizzò gli occhi, pronto a subire la sua inevitabile punizione. “… Happy Birthday, Kagami-kun.” Il tono dolce e l’espressione serena che riusciva a fare solo quando aveva fra le mani Testuya2 era stampata sul suo volto, rivolto a Kagami. Il ragazzo sbatté le palpebre incredulo, lanciando anche un’occhiata oltre le spalle della ragazza per chiedere spiegazioni ai compagni di squadra, i quali sembravano del tutto disinteressati alla scena. Che fosse un segno di cattivo presagio e che quel ‘bel’ volto dolce fosse solo un bluff?
“Grazie coach.” Rispose, non sapendo che altro dire.
“E adesso… A lavoro!” Urlò indicando fuori la porta. “Cento giri della palestra in venti minuti, di cui tre sulle mani!” Incrociò le braccia al petto e sospirò. “Però, essendo il tuo compleanno, ti farò un regalo. Centocinquanta giri, veloce, il tempo corre.” E fece scattare il cronometro. Kagami lasciò la borsa a terra e subito si mise a correre. Un altro motivo per odiare quella giornata si aggiunse alla lista infinita. Ripensando poi ai compagni che stavano giocando non ricordava di aver visto Kuroko; certo passava inosservato, ma non fino a quel punto. Sospirò, sapendo che lui probabilmente non avrebbe subito alcuna punizione oltre qualche tirata di gambe o di qualunque altro arto che sarebbe stato a verso per la coach. Continuava a correre, cercando di sopportare la stanchezza che verso il centododicesimo giro si faceva sentire. –“Forza, forza”- Si incitava mentalmente passando il traguardo che segnava il centotredicesimo.
“Kagami, mancano cinque minuti!” Urlò Riko. Il ragazzo si diede più sprint con l’intento di concludere prima dello scadere del tempo.
“Buongiorno Kagami-kun.” Una voce pacata lo colse alla sprovvista facendolo sobbalzare e cadere rovinosamente a terra, battendo l’intera faccia sul terreno. Kuroko accarezzò la testa del cane bianco e nero che teneva in braccio; si chinò verso il compagno, toccandogli la schiena con l’indice per accertarsi che fosse vivo.
“Kuroko…” Disse furioso il rosso alzando la faccia. “Si può sapere perché ti diverti tanto a spaventarmi?”
“Veramente io ti ho solo salutato.” Kagami lo guardò storto. Quel ragazzo non si accorgeva proprio di quel che faceva? No, faceva semplicemente il finto tonto e lo sapeva bene. Si alzò da terra, sbattendo i vestiti per levare un po’ di polvere. Poi il suo sguardo si soffermò sul cucciolo e immediatamente indietreggiò.
“Diamine, perché devi sempre stare con questo coso?”
“E’ la mascotte della squadra, e poi l’ho appena portato a fare una passeggiata.”
“E la coach te l’ha permesso!?”
“In realtà voleva portarlo lei, ma era lui a non volerlo.” Spiegò il ragazzo guardando il cane che festoso agitava la coda. “E visto che la coach non voleva lasciarlo insoddisfatto, mi ha permesso di accompagnarlo.” Kagami afferrò l’amico per la testa e strinse leggermente la presa.
“Perché a me invece ha fatto fare giri su giri, per un semplice ritardo? Mentre tu, che stai evitando l’allenamento, cammini tranquillo con quella belva tra le braccia.”
“Ma Tetsuya2 non è una belva, è tanto mansueto.” Ed avvicinò l’animale a Kagami che, per allontanarsi il più possibile dal cane, saltò all'indietro, cadendo nuovamente a terra.
“Diamine Kuroko… Lo fai apposta!”
“Kagami-kun vorrei farti notare che stai facendo tutto tu.” Poggiò il cucciolo a terra, che gli rimase accanto la gamba. “Comunque, volevo dirti…” Il ragazzo fece per parlare, ma la voce squillante e severa della coach lo interruppe bruscamente.
“Tempo scaduto! Kagami, perché sei a terra a poltrire? Ho contato i tuoi giri, ne mancano ancora trentasette! Per ripagare questo affronto iniziamo con gli addominali e dorsali, devo ancora definirne la quantità, tu intanto inizia. Veloce, mi raccomando!” Il ragazzo sospirò, ormai arreso all’evidenza che non era la sua giornata. Si alzò da terra ed entrò in palestra, iniziando a fare gli esercizi. Vedeva gli altri giocare, mentre Riko non lo lasciava andare, e solo gli ultimi minuti gli diede il permesso.
“Grazie, eh…” Sbuffò prendendo la palla.
“Scusami Riko-san io posso andare via adesso?” Le chiese Kuroko. La ragazza guardò il suo orologio e soffiò nel fischietto.
“Ragazzi oggi abbiamo finito, potete tornare a casa!”
“Eh?!” Esclamò Kagami completamente spiazzato. Proprio quando poteva giocare? Ma allora era veramente il demonio la loro allenatrice… Il demonio sotto mentite spoglie.
“Kagami, tu se vuoi puoi rimanere un altro po’ in palestra, basta che poi chiudi.” Le propose la ragazza, lanciandogli le chiavi del luogo. Lui le prese al volo e annuì, accettando la proposta. Tutti i compagni si ritirarono negli spogliatoi, ma tornando subito dopo con un pacco in mano.
“Auguri di buon compleanno, Kagami!” Dissero in coro. Il festeggiato lanciò la palla a canestro e si girò verso gli amici, fissando il pacchetto rosso dalla forma quadrata, adornato da un fiocco bianco.
“Grazie.” Balbettò imbarazzato. “Non dovevate.”
“Ma va’. Spero ti piaccia.” Gli fece Hyuga, passandogli il pacchetto. Come un bambino ansioso Kagami scartò il regalo e, facendo cadere a terra la carta, si ritrovò in mano una felpa grigia con la tasca unica davanti e l’interno del cappuccio blu.
“Bella!” Commentò prendendo l’indumento per le spalle così da poterla ammirare.
“E’ stato difficile capire che taglia portavi, ma dovrebbe andar bene.” Disse Izuki.
“E’ da parte di tutti i presenti.” Aggiunse Koganei, con l’approvazione di Mitobe che annuì.
“E Kuroko?” Domandò Kagami, non vedendolo.
“Non lo so… Glielo abbiamo detto, ma ha rifiutato.” Rispose il capitano alzando le spalle. “Comunque noi dobbiamo andare, ci vediamo domani.”
“Okay, ciao.” Rispose il rosso poggiando il regalo sulla panca, per poi tornare a palleggiare. Perché Kuroko non aveva partecipato al regalo? In più non gli aveva fatto neanche gli auguri. Fermò il palleggio, bloccando la palla sotto il braccio. –“Aspetta Kagami, tu odi ricevere gli auguri…”- Fece un sospirò e tirò la palla nel cesto. Forse non era vero che l'odiava; odiava ricevere quelli falsi, ma quelli dai suoi amici… Forse aveva fatto qualche torto a Kuroko? Non volendo più continuare per il dubbio appena nato, andò nello spogliatoio dove si cambiò, indossando il regalo appena ricevuto che gli andava alla perfezione. Si sarebbe diretto come al solito a prendere lo spuntino prima di cena al fast food, poi sarebbe tornato tranquillamente a casa. Controllò le chiamate perse e i messaggi sul cellulare che si era messo in tasca. Di chiamate ce ne erano poche, cinque da numeri sconosciuti, mentre di messaggi ce ne erano di più, tutti da alcuni amici americani, inclusa Alex della quale il messaggio tutto aveva tranne che un contenuto adatto ad un minorenne. Annoiato rimise lo smartphone dove l’aveva preso. Non gli piaceva ricevere gli auguri… Lo infastidiva. Gli dava l’idea che gli altri gli facessero un favore a ricordarsi che era venuto al mondo, eppure, se pensava che Kuroko non gli aveva detto: ‘Tanti auguri, Kagami-kun.’ con quella sua postura sempre precisa e non volubile, quel suo tono impercettibile quasi quanto la sua presenza… Ecco, quello lo infastidiva ancora di più. Sì grattò la testa nervoso. Stava pensando troppo e soprattutto quei pensieri non avevano poi molto di virile.
“Oh, sei tu Kagamacchi?” Quella voce da ‘chi è appena caduto dal però e quell’insopportabile soprannome… La sfortuna lo stava perseguitando; forse anche lui avrebbe dovuto iniziare a seguire l’oroscopo di quella che si ascoltava Midorima.
“Tsk, dovevamo proprio incontrarti?” Sbuffò un’altra voce acida e profonda. La domanda che 'lo sventurato' si stava ponendo in quel momento non era tanto: ‘Potrei voltarmi ed ignorarli?’, ma piuttosto: ‘Cosa diamine ci fa Aomine con Kise?’
“Salve…?” Disse in mancanza di frasi da pronunciare in quella situazione assurda.
“Che faccia da idiota…” Sbuffò il ragazzo dai capelli scuri, scuotendo la testa come per calmare i nervi che gli provocava il solo vedere il primo giocatore che l’aveva battuto.
“Tanti auguri Kagamacchi!” Esclamò improvvisamente Kise abbracciandolo. “Che bello poter vedere un compagno crescere.” E gli diede delle pacche sulla spalla fingendosi commosso.
“Ah sì, tanti auguri.” Aggiunse anche Aomine scocciato. Kagami li squadrò velocemente. Come sapevano del suo compleanno?
“Grazie della premura.” Rispose educatamente. “Ma come l’avete saputo?” Domandò.
“Me l’ha detto Murasakibaracchi che glielo ha riferito Tastuya.” Sorrise, esponendo il quadro dei ‘pettegolezzi’.
“Ah, ho capito. Beh ora ho da fare… Quindi.” Si sistemò la borsa sulla spalla e fece dei passi in avanti per passare tra i due, ma Aomine lo fermò.
“Noi due abbiamo una partita in sospeso, perché non ora?” Gli propose.
“Ma Aominecchi mi hai promesso che avresti giocato con me?” Sbuffò offeso Kise, intromettendosi.
“Se hai già un avversario non possiamo sfidarci, sarà per la prossima.” E lo oltrepassò, lasciandosi i due ragazzi alle spalle. Non era in vena di sfidare Aomine, soprattutto perché avrebbe sicuramente perso e l’idea non gli andava a genio.
In breve arrivò al fastfood e si mise subito dietro un uomo che, presa la sua ordinazione, si spostò passando il turno a Kagami. Dopo dieci minuti buoni d’attesa, il ragazzo riuscì a prendere il suo vassoio stracolmo di cheeseburger, dirigendosi verso il solito posto. Poggiò la borsa a terra e scartò il primo panino, guardando fuori la vetrata. Le luci tutte accese, le macchine che passavano; un paesaggio urbano classico che sotto sotto gli facevano avere nostalgia dell’America. Spostò lo sguardo davanti a lui e per poco non sputò l'intero boccone.
“Ti stavo aspettando Kagami-kun… Ero quasi preoccupato.” Disse Kuroko sorseggiando il suo milk shake.
“Molto gentile.” Sospirò il rosso, tornando a guardare fuori. Proprio lui doveva incontrare? Già lo stava facendo star male indirettamente. Poi aveva detto ‘preoccupato’? Quella giornata, anche se stava per finire, si faceva sempre più strana.
“Senti Kagami-kun è da prima che ti volevo dire…” Ma di nuovo fu interrotto e questa volta dal cellulare del ragazzo che gli sedeva di fronte. Il rosso guardò il numero e rispose in americano. Forse erano i suoi genitori? Kuroko tornò a sorseggiare la bevanda, gustandosi il dolce sapore della vaniglia. Ci sarebbe riuscito a dire quella frase? Taiga attaccò poco dopo sospirando.
“Odio quando mi fanno gli auguri.”
“Perché?”
“Beh… In realtà non lo odio, ma mi infastidisce che a dirmelo sono solo le persone che neanche mi conoscono, mentre quelle importanti se ne dimenticano, tutto qui.” Spiegò divorando il primo panino.
“Certo che sei proprio strano.”
“E’ un complimento?” Kuroko non rispose.
Subito dopo iniziarono un nuovo argomento, chiacchierando un altro po’ nell'attendere che il rosso finisse il suo pasto. Ormai non sperava più negli auguri da parte dell’amico, che probabilmente se ne era dimenticato. Usciti dal locale fecero la strada insieme, però in silenzio. Kagami lanciava spesso delle occhiate a Kuroko che continuava a guardare dritto davanti a sé, impassibile. Solo in quel momento se ne era accorto… Prima aveva parlato del fatto che odiava quando gli venivano fatti gli auguri e questo non poteva che indicare il fatto che era il suo compleanno, ma, comunque, Kuroko non gli aveva detto nulla. Forse non voleva a causa dell’affermazione che aveva fatto? No, se l’era rimangiata, quindi non c’era alcun problema. Sospirò, arrendendosi al fatto che pensare gli facesse solo che male.
“Io vado di qua.” Disse Kuroko indicando la sua direzione. “ A domani, Kagami-kun.”
“A domani, Kuroko.” Salutò rattristito. Sì, ci aveva sperato fino all’ultimo, ma invano.
“Oh, a proposito Kagami-kun,…” Esortò d’un tratto. Dalla borsa prese un pacchetto argento che porse all’altro, il quale pronto accettò immediatamente. Kuroko fece un largo sorriso e disse:
 
“… Buon compleanno.”



N.d.A. 
E questo è tutto. Scritta in fretta e furia, ammetto. Con l'aiuto più disegno (sotto riportato) di Marumind, che ringrazio profondamente! Sei stata la mia guru u.u Non c'è molto da dire su questa semplice one-shot nella quale ho cercato il più possibile di essere realistica. Spero di non aver sforato nell'OOC, ma nel caso, sia per critiche o commenti, lasciate una recensione, molte grazie ^^


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