Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: mael_    03/08/2013    6 recensioni
Rachel Berry non si aspettava che a Santana Lopez piacessero i fumetti.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Rachel/Santana
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Il venerdì, verso le sei del pomeriggio, la biblioteca del McKinley risultava sempre vuota. Nessun rumore di passi, niente sussurri, niente pagine sfogliate, nessuna coppietta a nascondersi e nemmeno qualche colpo di tosse. Molti, passandovi davanti, si chiedevano per quale motivo l’addetta non andava a casa a rilassarsi dopo una settimana di duro lavoro. Beh un motivo c’era, uno scricciolo di motivo di nome Rachel Berry. Si pensava che la biblioteca fosse vuota, ma c’era lei, nascosta da qualche parte, a leggere. Nessuno la notava mai, a volte nemmeno la bibliotecaria.
Anche quel venerdì Rachel era nella biblioteca, una pila di fumetti accanto, ansiosa di finirne uno e cominciarne un altro. Era così assorta nella lettura che gli unici movimenti che produceva erano due, sempre gli stessi: o girava la pagina o alzava un ditino a sistemarsi gli occhiali sul naso. Anche quel giorno indossava una delle sue magliette larghe, stavolta con sopra Capitan America, e i jeans stretti a fasciarle perfettamente le gambe, con quelle converse nere, rotte e sfilacciate. I capelli erano raccolti in due trecce e la frangetta era tirata su abilmente da un paio di forcine, altrimenti le avrebbe dato fastidio mentre leggeva.
«Rachel?» si sentì chiamare proprio in un momento importante del fumetto che teneva in mano.
Alzò lentamente lo sguardo, strizzando gli occhi quando si accorse di vedere leggermente sfocato, fino a riaprirli e sorridere alla bibliotecaria. «Sì, signorina Foster?» chiese.
«Ti dispiacerebbe dare un’occhiata a chi entra? Non mi sento molto bene e gradirei uscire a prendere una boccata d’aria» la informò la donna mentre indossava la giacchetta bianca sopra il vestito a tema floreale, sorridendole gentilmente.
Rachel annuì impercettibilmente e guardò la signorina Foster avviarsi alla porta. Appena con la mano sulla maniglia, si girò «Oh, quasi dimenticavo, ti ho spostato i fumetti allo scaffale in alto» le disse.
Appena la donna se ne andò lei riabbassò lo sguardo sul fumetto, riprendendo da dove aveva lasciato quand’era stata interrotta. Si immerse quasi subito nella lettura, estraniandosi dal mondo come le accadeva sempre, mordicchiandosi le labbra impaziente di sapere come sarebbe finito quell’episodio di Civil War e ancora più impaziente di iniziare quello dopo, che aveva accanto pronto ad essere afferrato.
Dopo una decina di minuti, quando chiuse il fumetto, alzò lo sguardo e lo ripose velocemente a destra, dove c’erano quelli già letti, o per meglio dire, già divorati. Prese alla sua sinistra il primo della pila e lo aprì, cominciando a leggere.
Lei era così, non poteva aspettare. Che fossero serie tv, sequel di film, libri o fumetti, o manga. Doveva andare avanti, incuriosita dal proseguire degli eventi e affascinata da quei mondi che menti geniali erano capaci di creare. Sognava di crearne uno anche lei, e un giorno avrebbe saputo che dei ragazzini si rinchiudevano i biblioteca per leggere quel mondo di sua invenzione. Per lei, alla fine, non contava altro. E non le importavano i giudizi delle altre persone, aveva i suoi mondi, perché vivere in quello reale?
Solo dopo due tre vignette si accorse di aver saltato un numero e arricciò le labbra roteando gli occhi. Cercò in mezzo alla pila il numero precedente, con scarsi risultati. Doveva averlo lasciato nel piccolo spazio sullo scaffale che era riuscita ad ottenere dopo aver pregato la bibliotecaria, dove teneva i fumetti che portava da casa.
Si alzò saltellando un momento, eccitata all’idea di quello che sarebbe potuto succedere nella lettura, e sistemandosi gli occhiali si avviò velocemente allo scaffale, alzando lo sguardo ad adocchiare il fumetto mancante. Si morse l’interno delle guance a disagio quando scoprì dove la signorina Foster glieli aveva spostati: al ripiano superiore. Lei a malapena arrivava a quello inferiore e … ah diamine. Si issò sulle punte, allungando il più possibile il braccio, aggrappandosi da qualche parte con l’altro. Puoi farcela, Rachel si ritrovò a pensare, cacciando fuori la lingua per lo sforzo un altro pochino … si disse, allungandosi più che poteva.
Stando per perdere l’equilibrio si riportò con i piedi saldi a terra, borbottando tra sé e sé contro la bibliotecaria, sbuffando anche. Fissava il fumetto con le mani sui fianchi, un broncio posto sul viso. Avrebbe preso una sedia per potarci arrivare, ma notò una mano smaltata di rosso allungarsi e afferrarglielo con nonchalance. Si girò, così da poter vedere chi l'aveva aiutata e il sorriso che avrebbe voluto riservare alla persona scomparse davanti un'alta e snella Santana Lopez, trasformandosi in una smorfia mentre allungava le braccia a strapparle il fumetto dalle mani, tenendoselo stretto al petto.
«E' così che ringrazi chi ti aiuta?» chiese la ragazza allontanandosi di un passo, facendo ciondolare la coda di cavallo, e incrociando le braccia con espressione divertita.
«Grazie» fece Rachel alzando il mento con presunzione, scrutando il viso dell'ispanica.
Non le era mai piaciuta, Santana. Quelle poche volte che aveva avuto “l'occasione” di interagire con lei erano bastate per farle capire che tipo era. Rachel, nonostante non fosse molto socievole, quando parlava con qualcuno era sempre gentile ed educata, e qualche amico alla fine ce l'aveva. Mentre Santana la irritava, quando parlava con lei non poteva far a meno di stringere le labbra per non farsi uscire qualche pesante insulto, partendo chiaramente dalla sua reputazione con i ragazzi, e le ragazze. La osservava da lontano comportarsi da stronza con qualcuno, cercare di rimorchiare un ragazzo con fare civettuolo, litigare con qualche altra cheerleader, finendo a tirarle i capelli e gridare in spagnolo, e desiderava solo di non trovarsi mai in una delle tre situazioni con lei.
«Prego» le rispose Santana, chiedendosi un momento se potesse sorridere o se l'altra l'avrebbe presa male.
Rachel, d'altro canto, ignorò il sorriso e si scostò, avviandosi verso il suo angolo. Posò sulla pila il fumetto e fece per sedersi, quando si accorse dell'ispanica dietro di lei. Inarcando le sopracciglia si voltò, guardandola interrogativa, ma lei non disse nulla.
«La signorina Foster non c'è in questo momento, puoi passare dopo o lunedì» la liquidò.
Santana emise un risolino, alle orecchie di Rachel agghiacciante e fastidioso, tanto da farle alzare lo sguardo indispettita, gonfiando le guance. E Santana, a quel gesto, rise di nuovo, peggiorando la situazione.
«Non sono qui per la signorina Foster» incalzò allora, «sono qui per te».
Rimase a guardarla fissa negli occhi, mentre Rachel boccheggiava un paio di volte. Pasticciò con le mani sui jeans, stava realizzando effettivamente cosa avesse detto l'ispanica. L'unica cosa che riusciva a pensare era all'enorme presa in giro che quell'affermazione doveva essere, perché non poteva prenderla sul serio. Non dopo l'immagine che si era creata di lei.
«Per me» affermò premendo le labbra l'una contro l'altra, decisa a non lasciarsi scappare quella risata che fremeva ad uscire. E alla fine rise, sedendosi a terra tra i fumetti, aprendo quello che teneva in mano per cominciare a leggere.
Sperava che Santana se ne andasse, ma, nonostante gli occhi fissi sulle vignette, poté notarla sedersi di fronte a lei, a gambe incrociate, con le mani giunte sulla gonnellina da cheerleader, silenziosa e abbastanza inquietante per la Berry.
Avrebbe voluto continuare a leggere, ignorando bellamente l'ispanica, ma non riusciva. Era la quarta volta che rileggeva la stessa frase, aveva anche tirato su il fumetto all'altezza del viso, così da non vederla, ma sapere che fosse lì, sentire quella presenza le stava mandando il cervello in confusione. Così sbuffò sonoramente abbassando le braccia, puntando gli occhi in quelli di Santana.
«Hai intenzione di rimanere qui tutto il tempo?» sbottò visibilmente nervosa.
Si aspettava una risata, un qualche gesto che le avrebbe fatto agitare le mani sbraitando, ma lei rimase seria e, come se non fosse nulla di che, disse: «Non mi piace vederti da sola».
Rachel rimase accigliata a fissarla, tenendo su un'espressione allibita con fare confuso e sorpreso.
«Sono abbastanza grande per stare in una biblioteca da sola, uhm» se ne uscì dopo poco che la guardava col naso arricciato, con qualche ciuffo della frangetta che le ricadeva sulla fronte disordinatamente.
Fece per riabbassare lo sguardo sulle vignette, ma Santana parlò di nuovo.
«Cosa succede?»
Indicava il libricino tra le sue mani.
«Ho appena scoperto che Thor è un androide» le raccontò con un sorriso beffardo, non avrebbe di certo capito di cosa stesse parlando e la cosa la stava divertendo, per questo la guardò con arroganza, aspettandosi presto una domanda.
«Oh sì, ricordo» incalzò Santana annuendo e afferrando un fumetto anche lei «dopo che si mette in mezzo alla faida tra Cap e Iron Man».
Rachel si ritrovò a boccheggiare nuovamente. Lei che si esercitava in discorsi, recitava le fiabe ai suoi cuginetti più piccoli o li intratteneva con scioglilingua, lei che sapeva sempre cosa dire e aveva la risposta pronta a tutto, in quel momento non trovava nulla da dire. Era rimasta completamente spiazzata. Continuò a fissarla, seguendola con gli occhi cioccolato mentre sedeva accanto a lei e iniziava a leggere, incurante di una sua possibile reazione.
«Posso?» le chiese Santana senza staccare gli occhi dal fumetto.
«Sì».
Rachel non disse altro, né fece qualcosa. Le comparve un enorme sorriso sulle labbra, illuminandole gli occhi dietro le spesse lenti degli occhiali, e poi abbassò lo sguardo anche a lei, immergendosi nella storia.
***
«Ragazze... dovete andare a casa, sono le sette e mezza e la scuola tra un poco chiuderà» le informò la signorina Foster affacciandosi.
Santana annuì e sorrise alla bibliotecaria, per poi riabbassare lo sguardo sul fumetto che Rachel teneva tra le mani, riprendendo a leggere da dove aveva lasciato, incantata.
Era un mese che si incontravano lì e leggevano insieme, fumetti o libri che fossero, leggevano e commentavano e scherzavano insieme, conoscendosi più a fondo. E come tutto il mese -compresi i weekend a casa di una delle due a vedere film o anime-, anche quel giorno avevano passato insieme il pomeriggio ed, essendo venerdì, Santana sarebbe andata a dormire a casa di Rachel. Quest'ultima voleva mostrarle la nuova maglietta con sopra il simbolo dei doni della morte. Santana aveva accettato di buon grado a passare un'altra giornata vicina a quella nanetta tutto pepe che osservava segretamente da un anno e poco più.
«Dai, vieni!» scattò in piedi Rachel sistemandosi gli occhiali sul naso, per poi allungare una mano all'ispanica, aiutandola ad alzarsi.
Sistemarono velocemente i fumetti sullo scaffale -che si era di nuovo abbassato all'altezza di Rachel e si era allargato per far spazio anche alle cose di Santana- e poi si avviarono all'uscita e poi alla fermata dell'autobus.
Tenevano le mani unite, le dita intrecciate e lo stesso braccialetto dei colori del Grifondoro, con attaccati dei vari ciondoli. Le magliette con i personaggi dei fumetti. Sguardi fugaci, imbarazzati e incantati, risate divertite, che cadevano a volte nella malizia quando si vedevano così vicine e si guardavano negli occhi...
Santana si avvicinò ridacchiando, schioccandole leggeri baci sulla guancia. In attesa del mezzo pubblico che tardava ad arrivare si divertiva così, vedendo Rachel scostarsi e riavvicinandosi per darle un altro bacio, cogliendola di sorpresa, trovando la sua pelle morbida. E la Berry, a quei baci, invece di ritrarsi si girò di punto in bianco scherzosamente per incontrare le sue labbra, cadendo in balia alle emozioni di un bacio troppo atteso. Santana portò le mani a toglierle distrattamente gli occhiali, per poi stringerla per i fianchi.

"I'm here for you."

 

Il venerdì, verso le sei del pomeriggio, la biblioteca del McKinley risultava sempre vuota. Nessun rumore di passi, niente sussurri, niente pagine sfogliate, nessuna coppietta a nascondersi e nemmeno qualche colpo di tosse. Molti, passandovi davanti, si chiedevano per quale motivo l’addetta non andava a casa a rilassarsi dopo una settimana di duro lavoro. Beh un motivo c’era, uno scricciolo di motivo di nome Rachel Berry. Si pensava che la biblioteca fosse vuota, ma c’era lei, nascosta da qualche parte, a leggere. Nessuno la notava mai, a volte nemmeno la bibliotecaria.
Anche quel venerdì Rachel era nella biblioteca, una pila di fumetti accanto, ansiosa di finirne uno e cominciarne un altro. Era così assorta nella lettura che gli unici movimenti che produceva erano due, sempre gli stessi: o girava la pagina o alzava un ditino a sistemarsi gli occhiali sul naso. Anche quel giorno indossava una delle sue magliette larghe, stavolta con sopra Capitan America, e i jeans stretti a fasciarle perfettamente le gambe, con quelle converse nere, rotte e sfilacciate. I capelli erano raccolti in due trecce e la frangetta era tirata su abilmente da un paio di forcine, altrimenti le avrebbe dato fastidio mentre leggeva.
«Rachel?» si sentì chiamare proprio in un momento importante del fumetto che teneva in mano.
Alzò lentamente lo sguardo, strizzando gli occhi, per poi riaprirli e sorridere alla bibliotecaria. «Sì, signorina Foster?» chiese.
«Ti dispiacerebbe dare un’occhiata a chi entra? Non mi sento molto bene e gradirei uscire a prendere una boccata d’aria» la informò la donna mentre indossava la giacchetta bianca sopra il vestito a tema floreale, sorridendole gentilmente.
Rachel annuì impercettibilmente e guardò la signorina Foster avviarsi alla porta. Appena con la mano sulla maniglia, si girò «Oh, quasi dimenticavo, ti ho spostato i fumetti allo scaffale in alto» le disse.
Appena la donna se ne andò lei riabbassò lo sguardo sul fumetto, riprendendo da dove aveva lasciato quand’era stata interrotta. Si immerse quasi subito nella lettura, estraniandosi dal mondo come le accadeva sempre, mordicchiandosi le labbra impaziente di sapere come sarebbe finito quell’episodio di Civil War e ancora più impaziente di iniziare quello dopo, che aveva accanto pronto ad essere afferrato.
Dopo una decina di minuti, quando chiuse il fumetto, alzò lo sguardo e lo ripose velocemente a destra, dove c’erano quelli già letti, o per meglio dire, già divorati. Prese alla sua sinistra il primo della pila e lo aprì, cominciando a leggere.
Lei era così, non poteva aspettare. Che fossero serie tv, sequel di film, libri o fumetti, o manga. Doveva andare avanti, incuriosita dal proseguire degli eventi e affascinata da quei mondi che menti geniali erano capaci di creare. Sognava di crearne uno anche lei, e un giorno avrebbe saputo che dei ragazzini si rinchiudevano i biblioteca per leggere quel mondo di sua invenzione. Per lei, alla fine, non contava altro. E non le importavano i giudizi delle altre persone, aveva i suoi mondi, perché vivere in quello reale?
Solo dopo due tre vignette si accorse di aver saltato un numero e arricciò le labbra roteando gli occhi. Cercò in mezzo alla pila il numero precedente, con scarsi risultati. Doveva averlo lasciato nel piccolo spazio sullo scaffale che era riuscita ad ottenere dopo aver pregato la bibliotecaria, dove teneva i fumetti che portava da casa.
Si alzò saltellando un momento, eccitata all’idea di quello che sarebbe potuto succedere nella lettura, e sistemandosi gli occhiali si avviò velocemente allo scaffale, alzando lo sguardo ad adocchiare il fumetto mancante. Si morse l’interno delle guance a disagio quando scoprì dove la signorina Foster glieli aveva spostati: al ripiano superiore. Lei a malapena arrivava a quello inferiore e … ah diamine. Si issò sulle punte, allungando il più possibile il braccio, aggrappandosi da qualche parte con l’altro. Puoi farcela, Rachel si ritrovò a pensare, cacciando fuori la lingua per lo sforzo un altro pochino … si disse, allungandosi più che poteva.
Stando per perdere l’equilibrio si riportò con i piedi saldi a terra, borbottando tra sé e sé contro la bibliotecaria, sbuffando anche. Fissava il fumetto con le mani sui fianchi, un broncio posto sul viso. Avrebbe preso una sedia per potarci arrivare, ma notò una mano smaltata di rosso allungarsi e afferrarglielo con nonchalance. Si girò, così da poter vedere chi l'aveva aiutata e il sorriso che avrebbe voluto riservare alla persona scomparse davanti un'alta e snella Santana Lopez, trasformandosi in una smorfia mentre allungava le braccia a strapparle il fumetto dalle mani, tenendoselo stretto al petto.
«E' così che ringrazi chi ti aiuta?» chiese la ragazza allontanandosi di un passo, facendo ciondolare la coda di cavallo, e incrociando le braccia con espressione divertita.
«Grazie» fece Rachel alzando il mento con presunzione, scrutando il viso dell'ispanica.
Non le era mai piaciuta, Santana. Quelle poche volte che aveva avuto “l'occasione” di interagire con lei erano bastate per farle capire che tipo era. Rachel, nonostante non fosse molto socievole, quando parlava con qualcuno era sempre gentile ed educata, e qualche amico alla fine ce l'aveva. Mentre Santana la irritava, quando parlava con lei non poteva far a meno di stringere le labbra per non farsi uscire qualche pesante insulto, partendo chiaramente dalla sua reputazione con i ragazzi, e le ragazze. La osservava da lontano comportarsi da stronza con qualcuno, cercare di rimorchiare un ragazzo con fare civettuolo, litigare con qualche altra cheerleader, finendo a tirarle i capelli e gridare in spagnolo, e desiderava solo di non trovarsi mai in una delle tre situazioni con lei.
«Prego» le rispose Santana, chiedendosi un momento se potesse sorridere o se l'altra l'avrebbe presa male.
Rachel, d'altro canto, ignorò il sorriso e si scostò, avviandosi verso il suo angolo. Posò sulla pila il fumetto e fece per sedersi, quando si accorse dell'ispanica dietro di lei. Inarcando le sopracciglia si voltò, guardandola interrogativa, ma lei non disse nulla.
«La signorina Foster non c'è in questo momento, puoi passare dopo o lunedì» la liquidò.
Santana emise un risolino, alle orecchie di Rachel agghiacciante e fastidioso, tanto da farle alzare lo sguardo indispettita, gonfiando le guance. E Santana, a quel gesto, rise di nuovo, peggiorando la situazione.
«Non sono qui per la signorina Foster» incalzò allora, «sono qui per te».
Rimase a guardarla fissa negli occhi, mentre Rachel boccheggiava un paio di volte. Pasticciò con le mani sui jeans, stava realizzando effettivamente cosa avesse detto l'ispanica. L'unica cosa che riusciva a pensare era all'enorme presa in giro che quell'affermazione doveva essere, perché non poteva prenderla sul serio. Non dopo l'immagine che si era creata di lei.
«Per me» affermò premendo le labbra l'una contro l'altra, decisa a non lasciarsi scappare quella risata che fremeva ad uscire. E alla fine rise, sedendosi a terra tra i fumetti, aprendo quello che teneva in mano per cominciare a leggere.
Sperava che Santana se ne andasse, ma, nonostante gli occhi fissi sulle vignette, poté notarla sedersi di fronte a lei, a gambe incrociate, con le mani giunte sulla gonnellina da cheerleader, silenziosa e abbastanza inquietante per la Berry.
Avrebbe voluto continuare a leggere, ignorando bellamente l'ispanica, ma non riusciva. Era la quarta volta che rileggeva la stessa frase, aveva anche tirato su il fumetto all'altezza del viso, così da non vederla, ma sapere che fosse lì, sentire quella presenza le stava mandando il cervello in confusione. Così sbuffò sonoramente abbassando le braccia, puntando gli occhi in quelli di Santana.
«Hai intenzione di rimanere qui tutto il tempo?» sbottò visibilmente nervosa.
Si aspettava una risata, un qualche gesto che le avrebbe fatto agitare le mani sbraitando, ma lei rimase seria e, come se non fosse nulla di che, disse: «Non mi piace vederti da sola».
Rachel rimase accigliata a fissarla, tenendo su un'espressione allibita con fare confuso e sorpreso.
«Sono abbastanza grande per stare in una biblioteca da sola, uhm» se ne uscì dopo poco che la guardava col naso arricciato, con qualche ciuffo della frangetta che le ricadeva sulla fronte disordinatamente.
Fece per riabbassare lo sguardo sulle vignette, ma Santana parlò di nuovo.
«Cosa succede?»
Indicava il libricino tra le sue mani.
«Ho appena scoperto che Thor è un androide» le raccontò con un sorriso beffardo, non avrebbe di certo capito di cosa stesse parlando e la cosa la stava divertendo, per questo la guardò con arroganza, aspettandosi presto una domanda.
«Oh sì, ricordo» incalzò Santana annuendo e afferrando un fumetto anche lei «dopo che si mette in mezzo alla faida tra Cap e Iron Man».
Rachel si ritrovò a boccheggiare nuovamente. Lei che si esercitava in discorsi, recitava le fiabe ai suoi cuginetti più piccoli o li intratteneva con scioglilingua, lei che sapeva sempre cosa dire e aveva la risposta pronta a tutto, in quel momento non trovava nulla da dire. Era rimasta completamente spiazzata. Continuò a fissarla, seguendola con gli occhi cioccolato mentre sedeva accanto a lei e iniziava a leggere, incurante di una sua possibile reazione.
«Posso?» le chiese Santana senza staccare gli occhi dal fumetto.
«Sì».
Rachel non disse altro, né fece qualcosa. Le comparve un enorme sorriso sulle labbra, illuminandole gli occhi dietro le spesse lenti degli occhiali, e poi abbassò lo sguardo anche a lei, immergendosi nella storia.

***

«Ragazze... dovete andare a casa, sono le sette e mezza e la scuola tra un poco chiuderà» le informò la signorina Foster affacciandosi.
Santana annuì e sorrise alla bibliotecaria, per poi riabbassare lo sguardo sul fumetto che Rachel teneva tra le mani, riprendendo a leggere da dove aveva lasciato, incantata.
Era un mese che si incontravano lì e leggevano insieme, fumetti o libri che fossero, leggevano e commentavano e scherzavano insieme, conoscendosi più a fondo. E come tutto il mese -compresi i weekend a casa di una delle due a vedere film o anime-, anche quel giorno avevano passato insieme il pomeriggio ed, essendo venerdì, Santana sarebbe andata a dormire a casa di Rachel. Quest'ultima voleva mostrarle la nuova maglietta con sopra il simbolo dei doni della morte. Santana aveva accettato di buon grado a passare un'altra giornata vicina a quella nanetta tutto pepe che osservava segretamente da un anno e poco più.
«Dai, vieni!» scattò in piedi Rachel sistemandosi gli occhiali sul naso, per poi allungare una mano all'ispanica, aiutandola ad alzarsi.
Sistemarono velocemente i fumetti sullo scaffale -che si era di nuovo abbassato all'altezza di Rachel e si era allargato per far spazio anche alle cose di Santana- e poi si avviarono all'uscita e poi alla fermata dell'autobus.
Tenevano le mani unite, le dita intrecciate e lo stesso braccialetto dei colori del Grifondoro, con attaccati dei vari ciondoli. Le magliette con i personaggi dei fumetti. Sguardi fugaci, imbarazzati e incantati, risate divertite, che cadevano a volte nella malizia quando si vedevano così vicine e si guardavano negli occhi...
Santana si avvicinò ridacchiando, schioccandole leggeri baci sulla guancia. In attesa del mezzo pubblico che tardava ad arrivare si divertiva così, vedendo Rachel scostarsi e riavvicinandosi per darle un altro bacio, cogliendola di sorpresa, trovando la sua pelle morbida. E la Berry, a quei baci, invece di ritrarsi si girò di punto in bianco scherzosamente per incontrare le sue labbra, cadendo in balia alle emozioni di un bacio troppo atteso. Santana portò le mani a toglierle distrattamente gli occhiali, per poi stringerla per i fianchi.

 

mael_

Tutto ciò per me è strano. E non perché non è una Kurtbastian o una Puckleberry, ma perché non credo di aver mai scritto una cosa del genere... quale genere? Non ne ho la minima idea. So solo che una nerd!rachel mi piace, e in fin dei conti si scopre anche una nerd!santana inaspettata. Io ci ho messo il cuore, l'idea è partita così e ringrazio Maf, che gentile e dolce mi ha sopportato durante la creazione di questa os, e mi ha consigliato, e probabilmente anche odiato. Ti voglio bene, dolcina del mio cuor(?). Bon, io spero veramente che vi piaccia e sappiate che la fine non mi convince, dunque bo se la trovate strana sapete che nemmeno a me piace. AHAHHHA Basta, okay, vi saluto.

alla prossima, ciao. <3

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: mael_