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Autore: palmars    03/08/2013    3 recensioni
-Sei bellissima, lo sai?- fiatai nel suo orecchio e in risposta si giṛ al contrario affondando il viso nel mio petto. Mi misi a ridere.
Avrei dovuto seriamente smetterla di giudicare le persone senza conoscerle prima, ero stato seriamente un coglione.
Ormai gli effetti dell'alcol, l'erba e l'orgasmo avuto poco prima si facevano sentire e quasi automaticamente i miei occhi si chiusero da soli.
-Te ne andrai domani mattina come fanno tutti gli altri, vero?- sussurṛ stringendosi a me come per proteggersi da qualcosa, io le diedi un bacio fra i capelli.
Nemmeno sapevo quello che stavo facendo e a dirla tutta non me ne fregava niente.
-No, Madison. Io resto.-
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Siate coraggiosi, rischiate. 
Niente può sostituire l'esperienza.

-Paulo Coelho



-Ma perché ti ostini a sfogarti in questo modo?- sbottò Vic mentre io facevo un sorso di birra e contemporaneamente la bionda in ginocchio fra le mie gambe me lo succhiava per bene facendomi fare vari versi di approvazione.
Era l'ennesimo locale in cui giravo quella settimana, e non mi sarei mai stancato di tutte quelle sensazioni. Mai. Anche perché quella era l'unica cosa che mi interessava. Sesso, alcol e droga erano le mie priorità, in quella vita. Molto probabilmente la gente non capiva che me ne sbattevo il cazzo di tutte le altre cose, come per esempio la scuola, l'amore e altre stronzate del genere.
-Stai zitto.- fiatai solamente tirando la testa all'indietro e appoggiando la birra sul tavolino accanto a me quando venni in bocca alla bionda dalle tette stratosferiche e le gambe fatte apposta per essere aperte, si spostò mentre io mi rivestivo, allacciando il bottone dei jeans e tirando su la zip, e poi se ne andò senza dire niente. Io sorrisi soddisfatto girando il viso verso quello del mio amico.
-Stai zitto un cazzo, Nick.- borbottò quello distogliendo lo sguardo da me e posandolo sulla canna che teneva fra il pollice e l'indice dell'altra mano.
Era il mio modo di vivere e se a lui non piaceva, non potevo farci proprio un bel niente.
-Avanti, Vic, io sto solo cercando di divertirmi.- mormorai conciliante e lui tornò a guardarmi sbattendo più volte le palpebre. -Lo chiami divertimento questo? Ti stai soltanto distruggendo.- allora mi alzai e mi misi di fronte a lui che si alzò subito, mi sfidava con lo sguardo. Odiavo quando lo faceva, voleva dimostrare di essere superiore a me ma invece sapevamo entrambi che lui non era nemmeno la suola delle mie scarpe. -Se voglio farmi fare un pompino o scolarmi delle cazzo di birre non sono problemi tuoi.- poteva anche essere uno dei miei migliori amici, ma non tolleravo la mancanza di rispetto o l'ipocrisia. Io non mi ero mai azzardato a dirgli cosa cazzo avrebbe dovuto farsene della sua vita. -Sto solo cercando di far funzionare quei due merda di neuroni che ti sono rimasti in testa, Nicholas. Vedi di calmarti.- la discussione in corso perse il mio interesse appena posai gli occhi su una ragazza che si stava facendo spazio fra la gente a spintoni. Molto probabilmente era fatta.  -Ma che cazzo..- mormorai sentendo tutti i miei muscoli rilassarsi mentre facevo una lastra completa alla mora che si scatenava in pista ad un paio di metri da me e cercai di memorizzarla per quanto l'alcol me lo permettesse: corpo da urlo, labbra piene nascoste sotto uno spesso strato di rossetto rosso sangue che si vedeva perfino sotto le luci stroboscopiche e i neon viola su tutti e quattro i muri del locale. Anche il vestito era rosso. -Merda, Vic.- imprecai tornando a guardarlo mentre buttava la sua canna ormai ridotta quasi a niente, lui mi guardò confuso e alzai gli occhi al cielo girandogli la testa in quella direzione. -Lo vedi quel diavolo vestito di rosso che si sta strusciando contro il cazzo di qualcuno che probabilmente avrei dovuto essere io?- non trattenne una risata, io mi morsi il labbro quando la vidi scivolare giù e aprire leggermente le gambe per poi tornare su e abbandonarsi di nuovo fra le braccia di quel cazzone che se la stava scopando con gli occhi anche se io, onestamente, non riuscivo a vedere un granché. Solo lei. -Cazzo, devo farmela.- feci per andare verso di lei ma Vic mi bloccò. Sentivo la testa girare, perché mi aveva afferrato il polso e tirato di nuovo indietro con uno scatto. -Tu non farai proprio niente, dobbiamo andarcene.- lo guardai con la fronte corrugata prima di liberarmi dalla sua presa con uno strattone. -Non puoi fare così, adesso, cazzo.- sbottai spingendolo via e camminando a passo svelto verso la ragazza che avevo adocchiato prima. Non sapevo se fosse l'effetto dell'alcol in quel momento a confondermi le idee, ma da vicino più che un diavolo sembrava un angelo. Davvero esistevano ragazze del genere? Merda, non me la sarei fatta scappare. Per niente al mondo. -Hey bellissima, me lo concederesti un ballo?- le chiesi ma già l'avevo tirata delicatamente da un braccio e attirata a me, lei mi fissava continuando a ballare. Un sorriso malizioso si distese sulle sue labbra ma la cosa che più mi fece perdere la testa fu: -Con piacere, bellissimo.- e dopo tutto ciò iniziò a strusciarsi contro di me, ormai il mio autocontrollo era ridotto ad un granello di polvere. Aveva una voce bellissima, un sorriso bellissimo, era tutta bellissima. E sexy. Molto molto sexy. I miei ormoni erano partiti, ormai.
-Nick, ma che cazzo fai?!- urlò Vic ma io non lo calcolavo minimamente, ad un certo punto la mora si fermò e scoppiò a ridere indicando un punto dietro di me. -Chi è, il tuo ragazzo, tesoro?- alzai gli occhi al cielo. -Vic, te ne andresti un po' a fanculo?!- urlai di rimando e lei rise di nuovo girandosi al contrario e spingendosi contro di me, la testa appoggiata sul mio petto. L'impatto fece vibrare ogni singolo muscolo al di sotto del mio addome, intanto io le cingevo i fianchi, le mie mani seguivano i suoi movimenti sensuali che mi stavano facendo impazzire totalmente. -Ce l'hai un ragazzo?- le sussurrai all'orecchio e la sentii rabbrividire. Sorrisi.  -Mmm, non lo so.- mugolò intrecciando le mani dietro il mio collo, i suoi capelli lunghissimi mi sfioravano le braccia.
-E per questa notte?- continuai e allora si girò. Gli occhi chiari riflettevano i miei. Si morse il labbro in un modo così sexy che sentii mancarmi il respiro. -Nick!- sentii di nuovo e l'angelo rise prima di attirarmi a sè dal collo e baciarmi. Feci un verso di approvazione ricambiando quel bacio che stavo aspettando da tipo la prima volta che l'avevo vista sballarsi su quella pista, le mani erano bloccate sui suoi fianchi come tenaglie, le sue sotto la mia maglietta che accarezzavano la mia pelle. Merda, dovevo assolutamente farmela.
-Nick, non dovresti far arrabbiare il tuo cavaliere.- mormorò sulle mie labbra staccandosi ed io in risposta le morsi quello inferiore. Il mio nome stava così bene sulla sua bocca che iniziai a pensare come fosse sentirglielo urlare in preda al piacere. Rabbrividii e quasi dovetti trattenere un gemito. Cazzo, dovevo smetterla di farmi così male. -Oh, fanculo! E' solo un coglione che se non la smette di rompermi le palle d'ora in poi dovrà avere paura di finire sei piedi sotto terra.- scoppiò a ridere togliendo le mani da sotto la mia maglietta mentre io sbuffavo frustrato. -Nick!- urlava ancora, però stavolta era accanto a me. Mi girai verso di lui tenendo sempre la ragazza stretta a me, continuava a muoversi ignorandoci completamente. -Mi spieghi che diavolo vuoi? Cristo, Vic, lasciami in pace.- mi lamentai come un bambino, lui sospirò. -Dovresti smetterla di comportarti come un ragazzino, Nick. Hai vent'anni, non dieci! E..- sbuffai.
Ed ecco il paparino iperprotettivo-rompicoglioni aka Victor Montenegro che iniziava con la sua paternale. Merda che rottura di palle.
-Hai finito di sputtanarmi?- sentii l'angelo ridere, poi fermarsi e -Credo che il tuo cavaliere non gradisca la tua presenza qui, Vic.- disse sorridendo divertita, la sua voce dolce e provocante allo stesso tempo mi fece ansimare. -Cavaliere? Ma che cazzo, Nick, dobbiamo andarcene. C'è la squadra di tuo padre appostata fuori questo cazzo di locale!- lo guardai e dalla sua espressione capii che non scherzava.
Ovviamente uno come me doveva avere per forza un padre sbirro, questo complicava le cose. Perché io fumavo erba, bevevo e mi facevo da quando avevo sedici anni e varie volte era arrivato sul punto di trovare delle prove inconfutabili delle mie spassose giornate chiuso in camera a non fare un cazzo.
Mi diceva esplicitamente che se avesse davvero trovato qualcosa, non avrebbe chiuso un occhio solo perché ero suo figlio. Nessuno doveva infangere la legge.. o una cosa del genere. Fanculo, io facevo quello che cazzo volevo.
-La squadra di tuo padre? Che significa?- chiese l'angelo confusa e subito mi girai verso di lei.
-Mio padre fa il poliziotto. Ed io, da come hai potuto ben notare, non sono un tipo da raccomandare a qualcuno.- si inumidì le labbra prima di afferrarmi un polso, io rabbrividii fissandola. -Vi porto nel mio castello, oh mio nobile cavaliere.- recitò mentre Vic ci guardava scettico e non potei fare a meno di ridere. -Ci vediamo, Vic.- lo salutai e l'angelo mi portò fuori, facendomi uscire dal retro, e poi fece scivolare la mano sulla mia, intrecciando le nostre dita insieme. Avvertii un brivido salirmi lungo la schiena ma decisi di non dargli peso. -Non mi avete ancora detto il vostro nome, oh mia dolce madamigella.- stetti al gioco e la sentii ridacchiare. Mi scappò un sorriso mentre la testa iniziò a girare leggermente a causa dei tiri rubati alla canna di Vic e le birre.
Merda, non adesso.
Ci avvicinammo ad una limousine, salì prima lei dietro e dopo mi invitò ad entrare. Accettai senza esitare nemmeno un attimo e credo che fosse stato l'autista a chiudere la portiera. Ovviamente.
Questa ragazza doveva essere una delle solite figlie di papà con tutto nella vita. Una materialista accanita che non si accontentava di un solo uomo a notte fra le gambe. Avrei dovuto esserci io, quella sera, fra le sue gambe.
Davanti non si vedeva niente, c'era il finestrino abbassato, gli altri erano oscurati. Eravamo soli, nessuno avrebbe potuto vederci.
-E quindi vostro padre è difensore e protettore della legge.- continuò a recitare portandosi una flûte di champagne alle labbra con fare teatrale per poi berne un sorso. Mi morsi l'interno della guancia mentre la guardavo accavallare le gambe e appoggiare una mano su uno dei morbidi sedili in pelle che dominavano l'abitacolo. L'avrei fatta mia in quella cazzo di limousine. Su ogni superficie disponibile. Le avrei fatto urlare il mio nome e contorcere all'inverosimile sotto di me fino a farle raggiungere l'apice del piacere.
-A quanto pare.- risposi lasciando perdere la piega che stavano prendendo i miei pensieri e lei mi passò lo champagne che stava bevendo con un sorrisetto malizioso. Feci un sorso e poi lo respinsi.
Dovevo smetterla di bere perché altrimenti (e molto probabilmente, avrei aggiunto) avrei sicuramente perso la capacità di intendere e di volere. Anche se avevo dei seri dubbi sul mio stato mentale in quel momento, chiuso in una cazzo di limousine con un cazzo di angelo vendicatore o diavolo o una stronza dominatrice o probabilmente tutti e tre incastrati nel suo corpo e nella sua mente come pezzi di un puzzle che mi sarei divertito a costruire a mio piacimento.
E per di più non mi aveva ancora detto il suo nome, avrei dovuto ottenere più informazioni possibili su di lei se avessi voluto trovarla ancora. E mio padre mi avrebbe dato una mano con i suoi trucchetti da investigatore o cazzate simili.
-Ce l'avete un nome o no?- insistetti e posò la flûte di champagne nell'apposito contenitore, dopo si mise seduta sulla mia coscia sinistra, le dita di una mano iniziarono ad accarezzarmi dolcemente l'addome da sotto la maglietta. -Madison.- fiatò sul mio collo prima di iniziare a baciarlo. Succhiava la mia pelle, la mordeva, la leccava. Ed io sarei letteralmente scoppiato se non l'avessi fatta mia quella sera.
La volevo, la desideravo. Volevo il suo corpo nudo sotto il mio, volevo me dentro di lei. Volevo le sue urla, le sue unghie conficcate nella mia schiena, i suoi ansiti sconnessi, i gemiti. Volevo che mi supplicasse. E avrei avuto tutto questo, oh sì che l'avrei avuto.
-Faresti davvero sesso con il figlio di uno sbirro?- chiesi all'improvviso mentre mi accarezzava la mascella con la punta della lingua, respirava contro il mio collo, quasi la sentivo ansimare leggermente. Non rispose. La limousine si fermò di scatto, lei si spostò subito e un secondo dopo vennero ad aprirci la portiera. Fece scendere prima me e poi lei mi fece strada verso quella che credevo fosse una reggia, davvero un fottuto castello.
Merda.
Il giardino era illuminato da varie luci da esterni posizionate accanto ad ogni cespuglio di.. rose, forse.
Ogni passo che facevo verso quella casa ne sembrava uno che mi portava dritto nell'occhio del ciclone. Ero stanco, ma non avrei mai rifiutato un po' di divertimento fra delle lenzuola di raso.. o seta.. o quello che era.
Arrivammo all'ingresso, lei mi guardò dritto negli occhi prima di girare la chiave nella serratura che con uno scatto si aprì. Girò anche il pomello spingendo leggermente la porta di legno bianco in avanti, dopo entrò e mi fece cenno di seguirla, me la chiusi alle spalle e seguii l'angelo fino al piano di sopra, in camera sua. Quella stanza era grande quanto la mia casa, forse anche di più, porca troia.
La prima cosa che notai fu il lampadario che padroneggiava al centro, fatto interamente di cristallo tranne il sostegno d'oro.. o rame.. non riuscivo a distinguere i colori. Il letto era fatto dello stesso legno della porta d'ingresso, una trapunta rosa con tanti fiorellini sopra mi fece rivoltare lo stomaco. Magari erano le birre che iniziavano a protestare, o il fumo. Non capivo più un cazzo.
Comunque c'erano più o meno venti cuscini in quella stanza, e cinque soltanto sul letto. Ai piedi di quest'ultimo c'era un tavolino con uno.. scrigno e accanto una boccia per i pesci, dall'altro lato un vaso di cristallo contenente un'orchidea.. bianca forse.
Le pareti erano rosa, il pavimento invece bianco. Non sapevo se fossero mattonelle o altre cazzate simili.
Quadri appesi ovunque che mostravano varie donne rigorosamente nude, magari di un'epoca lontana.
Nell'angolo c'era una scrivania sempre fatta di legno bianco con sopra vari album da disegno, un portapenne e il Mac acceso. Lo sfondo ritraeva lei ed un'altra ragazza. Bionda. Ridevano entrambe. La bionda era bellissima, ma Madison.. Madison era davvero la cosa più bella che avessi mai visto, che avessero mai creato. Nemmeno Dio poteva permettersi di disegnarla, tanto che era perfetta. Un fottuto angelo. L'avevo detto, io.
Lasciando perdere i sentimentalismi, lei si stava togliendo gli orecchini e le scarpe con un tacco esageratamente alto, proprio in quel momento parlò. -E' mia sorella.- allora la guardai, nemmeno mi ero reso conto di avere gli occhi fissi sul computer da almeno due minuti buoni.
Stavo davvero iniziando a sentirmi male. Tutto quello spazio.. l'alcol in circolo, l'erba.. merda.
-Effettivamente vi somigliate.- sussurrai sedendomi sul letto e prendendomi la testa fra le mani.
-Hey, tutto okay, tesoro?- sentii e dopo un paio di secondi l'angelo era accanto a me, mi accarezzava i capelli dolcemente come se stesse per cantarmi una ninna nanna. -Oh, uhm.. sì, certo.- posai gli occhi su di lei che mi stava già guardando. Verdi. Occhi verdissimi con venature gialle tutt'intorno alla pupilla. I capelli corvini le ricadevano sulle spalle in morbidissime onde in cui avrei volentieri voluto annegare.
Volevo respirare il suo profumo. Dovevo averla. Stavo una merda, ma dovevo avere quel corpo.
-Sicuro?- annuii prima attirarla sulle mie gambe e affondare il viso nell'incavo fra il suo collo e la spalla, lei si strinse di più a me ed io lo presi come un modo per dirmi che potevo andare oltre. E non me lo feci ripetere due volte. Iniziai a baciarle una spalla gustando il suo sapore fin troppo buono per i miei gusti, lei -Nick.- sussurrò soltanto incendiandomi dentro e quel briciolo di autocontrollo che mi era rimasto andò a farsi fottere. -Madison.- fiatai salendo verso le labbra ma si tirò indietro. No, merda, il rifiuto no. Mi incazzavo come una bestia quando andavo in bianco. Era successo parecchie volte e per questo Vic mi prendeva continuamente per il culo. Cazzo.
-Che c'è?- mi lamentai frustrato e si mise a ridere, d'istinto la presi in braccio e la buttai di peso al centro del letto morbido, lei molleggiò per alcuni istanti, poi rimase ferma. -Nick, vieni qui.- mi tolsi le scarpe mettendomi sopra di lei e presi a baciarla ovunque quel vestito ingombrante di merda me lo permettesse. Mi ansimò in un orecchio quando le succhiai il lobo del suo. La reazione che volevo e che aspettavo. -E' da quando ti ho vista la prima volta che desideravo averti in questa posizione.- sussurrai spostando le labbra in basso, iniziai a baciarla lungo la gola e lo sterno, facendo scivolare la punta della lingua nel solco fra i seni. Inarcò la schiena e la presi come occasione per abbassarle la zip del vestito che si trovava sulla schiena. La feci scivolare giù ed un paio di secondi dopo Madison era in intimo. Sotto di me. Non avevo mai visto niente di più bello. Quel corpo era fatto per stare a contatto con il mio. Rimasi per un po' a contemplare la sua bellezza.
Era un angelo. Le labbra impregnate di rossetto rosso socchiuse, delle tette fantastiche, un piercing all'ombelico e un tatuaggio un po' più in basso e a destra, quasi sul fianco. Un sole. Per un attimo mi chiesi quale significato avesse per lei, ma quel pensiero sfumò nell'esatto momento in cui Madison mi attirò a sè e mi diede un bacio umido sulle labbra prima di sfilarmi la maglietta.
-Vediamo un po' cosa sai fare.- mi sfidò poi spingendomi via e mettendosi seduta, in un attimo vidi il reggiseno di pizzo rosso scivolare via, mostrandomi la sua terza abbondante.
Come minimo.
Sentii la parte inferiore del mio corpo rispondere a quel gesto, era attratta come un magnete a quel corpo fantastico.
Doveva essere mia. E lo sarebbe stata.
-Madison, senza offesa, sono stato reputato 'il Dio del sesso' da circa venticinque ragazze questa settimana. E anche l'altra, e l'altra ancora.- fiatai mentre lei gattonava verso di me e mi slacciava con una lentezza frustrante il bottone dei jeans, dopo fece scivolare giù la zip e si leccò le labbra prima di sfilarmeli.
Eravamo entrambi in biancheria intima, Madison però non distoglieva gli occhi dai miei. E quello sguardo fece scattare una scintilla in me che mi spinse ad abbassarmi su di lei ed intrappolarle un capezzolo fra le labbra. Lo succhiai, lo leccai, lo morsi e in cambio ottenni un gemito debole.
No, non mi bastava. Avevo bisogno di farla urlare. E l'avrei fatto. -Sei molto sensibile, a quanto pare.- la schernii spostandomi un attimo da lei che mi spinse di nuovo con la testa in basso. Mi misi a ridere ricominciando a giocare, stavolta, con entrambi i capezzoli. L'altro con due dita.
-Stai zitto o non potrai più scopare per una settimana.- sbottò e allora mi ritrassi di scatto, la guardai dritto negli occhi. Era seria e questo mi fece alzare le sopracciglia, confuso. -Pardon?- non rispose, mi sfilò i boxer con un solo gesto e questo mi fece sospirare.
-Uomo avvisato mezzo salvato, tesoro.- sussurrò lei abbassandosi su di me e succhiando la punta della mia erezione così forte che mi scappò un gemito dalle labbra socchiuse.
Qualcosa mi fece capire che questa non era una ragazza normale. Ed era anche la prima che guardavo negli occhi durante un pompino. Non riuscivo a distoglierli dai suoi, erano come delle fottute calamite. Mi persi in quel verde e ne rimasi sorpreso quando riuscii a leggerci dentro. Consapevolezza. Rabbia. Delusione. Tristezza. Paura.
E solo allora feci caso al modo in cui mi stava guardando. Notai che in qualche modo noi due eravamo legati. Nel senso che entrambi avevamo qualcosa che nascondevamo per il bene di altre persone, qualcosa da cui non potevamo scappare.
Sei mesi prima.
-Secondo me Miami è una cagata.- sbottò Aaron mentre appoggiava la sua valigia sul letto e tirava fuori tutti i vestiti che si era portato dietro, io sorrisi prima di passargli un braccio intorno alle spalle. -Amico, ci sono così tante ragazze qui che ti basterebbero per almeno cinquant'anni.- scoppiò a ridere scuotendo la testa, io lo lasciai andare e sistemai le mie cose nell'armadio e sulla scrivania. -Tu pensi sempre e solo al sesso, Anderson.- e allora risi io.
Nella casa che avevamo comprato c'era una vista sul mare così bella che avrei voluto morire davanti alla porta finestra. 
Se non fosse per le pareti di un forte color pesca o per la moquette marrone e dei grandi aloni di umidità negli angoli di tutte le stanze.
Mi chiedevo come fosse possibile vendere una casa in un posto come quello senza curarla nemmeno un po' prima. Merda, quanto si poteva essere incivili?
E poi a me che cazzo fregava? Avevo la spiaggia ad un paio di metri da me.
-Avanti, Ron, non dirmi che non ci pensi anche tu.- quello sbuffò appoggiando la valigia vuota accanto all'armadio, io lo imitai sorridendo mentre scuoteva la testa contrariato.
-Certo che ci penso, ma non ogni minuto della mia vita.-
Ci eravamo appena trasferiti e già non vedevo l'ora di sballarmi.
 
La musica era altissima, la gente si scatenava, limonava e perché no, scopava pure sui divani messi in entrambi i lati del locale.
-Questo posto non mi piace, Nick.- borbottò Aaron mentre io lo spingevo in pista. -Avanti, non fare sempre il guastafeste!-
Ma quando vidi una ragazza abbastanza scopabile passarmi davanti agli occhi capii che quella volta il guastafeste sarei stato io, avrei lasciato mio fratello lì pur di farmela quella sera.
E mio padre mi aveva anche raccomandato di non portarlo in posti in cui sarei andato io di solito, ma siccome lui lavorava di continuo e la mamma pure, dovevo per forza. Non potevo lasciarlo da solo. -Mettiti su uno di quei divani se non vuoi ballare, io torno fra un po' Ron, okay?- annuì sbuffando ed io seguii quella ragazza mentre lo vidi obbedire. Era.. come si diceva? Mulatta, sì. Capelli e occhi scuri. Vestito nero. Già stavamo ballando. La serata non poteva iniziare meglio.
Neanche il tempo di dire una parola che mi trascinò in bagno. Un bagno che faceva altamente schifo, ma avrei fatto di tutto per averla.
Chiusi gli occhi appena mi abbassò i pantaloni e i boxer, due secondi dopo le sue labbra avvolgevano la mia erezione con una certa esperienza. Da quello dedussi che non erano poche le volte che lo faceva o che l'aveva fatto. Teneva una mano ferma alla base, la mia era fra i suoi capelli che assecondava i suoi movimenti. Dopo un po' le venni in bocca e gemetti soddisfatto riaprendo gli occhi, si alzò ma non mi rivestì ed io capii che se non se n'era ancora andata voleva di più.
Ed io gliel'avrei dato. Sia il di più che altro. L'avrei fatta urlare. E non mi sarebbe dispiaciuto se fosse stato anche di dolore.
Annuii spingendola contro il muro, e alzandola da terra, subito legò le gambe intorno al mio bacino baciandomi.
Mi posizionò da sola verso il suo centro, io mi spostai un attimo per sfilarmi un preservativo dalla tasca, strappare la bustina e srotolarlo sulla mia lunghezza, poi con un unico rapido movimento la penetrai, lei si staccò per urlare.
Sì, più forte. Doveva urlare più forte.
Lei come se mi avesse letto nel pensiero obbedì ed io sorrisi iniziando a baciarle il collo mentre aumentavo la velocità delle spinte.
Era piuttosto larga e questo mi fece accigliare.
Ma quanto scopava? Quasi iniziavo a chiedermi se mi sentisse dentro.
Raggiunsi l'orgasmo prima di lei che quando venne mi tirò forte i capelli, innervosito da quel gesto uscii da lei, gettai il preservativo usato nel cestino accanto al lavandino e poi la misi giù. Mi rivestii in fretta e uscii senza dire niente.
Nessuno poteva toccarmi i capelli in quel modo, nemmeno una troia di quei livelli. Poteva essere figa, la donna più bella del mondo, ma se mi tirava i capelli le avrei fatto del male. E non me ne sarebbe fregato un cazzo.
Dov'era Aaron? Il divano su cui l'avevo visto sedersi prima era vuoto. Entrai nel panico più assoluto.
Proprio in quel momento la musica si arrestò, riuscii a capire soltanto un 'Chiamate il 911!' e corsi nel punto in cui si era formata una certa folla, avevano accerchiato qualcuno. Mi feci spazio fra la gente a spintoni e quando vidi Aaron steso a terra, in una pozza di sangue, il mio cuore cessò di battere.
Oggi.
-Per cosa sta quel tatuaggio?- fiatai gemendo poco dopo. La lingua di Madison guizzava ovunque, le sue labbra piene su di me erano l'esperienza più bella che avessi mai provato.
E non stavo scherzando.
Rispose soltanto quando poco dopo le venni in bocca con uno sbuffo, la vidi ingoiare e poi si lasciò andare in un sospiro mettendosi seduta.
Avevo ragione. Sapevo che c'era qualcosa che la tormentava, ma avrei voluto sapere anche cosa.
-Il sole?- annuii filando dietro di lei e le scostai i capelli dalla spalla prima di prendere a darle dei baci umidi dal collo in basso. Sospirò inclinando la testa di lato per lasciarmi più spazio, io sorrisi. Finalmente comandavo io.
-Mia sorella si chiamava Sunshine.- mormorò ed io d'istinto la strinsi forte a me, le mie braccia la avvolgevano.
Si chiamava. Perché aveva usato quel verbo? Beh, la risposta poteva essere una sola.
-Chiamava?- riuscii a fiatare accarezzandole il braccio destro con le nocche, lei rabbrividii annuendo contro la mia bocca. -E' morta due mesi fa. Tumore al cervello.- mi bloccai.
Almeno non l'aveva uccisa lei, non come avevo fatto io con Ron. Non avrei dovuto portarlo con me quella sera, avrei dovuto stare attento e lui avrebbe dovuto rimanere a casa. Ero stato un fottuto idiota, la mia ossessione per le ragazze aveva portato mio fratello a morire per colpa mia.
Non me lo sarei mai perdonato. Mai. -Mi dispiace, Mad.- sussurrai dandole un bacio sul lobo dell'orecchio, lei si girò completamente verso di me, seduta sulle ginocchia. Mi sorpresi quando notai che avevo soltanto voglia di guardarla negli occhi. Era mezza nuda davanti a me e anche se avevo comunque voglia di farmela, quella non era più così forte. In quel momento volevo solo che stesse bene. Perché sapevo cosa si provava nel perdere un fratello. Lo sapevo troppo bene.
-Mi piace.- corrugai la fronte e lei si mise a ridacchiare, cosa che mi fece sorridere.
-Il modo in cui mi hai chiamata, intendo.- mi allungai e la baciai ma lei si tirò indietro facendomi sbuffare frustrato. Di nuovo?
-Io ti ho parlato di mia sorella, voglio che mi dici qualcosa del tuo passato. Altrimenti non continuiamo.-
Beh, giustamente, aveva ragione. Sarei stato un insensibile egoista del cazzo se non l'avessi fatto.
Ma io lo ero, le cose non sarebbero cambiate. Mai.
-Sei mesi fa portai mio fratello in un locale di Miami, ovviamente io avevo i miei piani.- spiegai sospirando, Madison mi fissava attenta come se non volesse perdersi nessun dettaglio o particolare del mio racconto. Mi piaceva il modo in cui mi guardava mentre parlavo, mi piaceva quando mi accarezzava il braccio con le dita, facendo su e giù. -A lui non piaceva ballare, quindi gli chiesi di mettersi seduto da qualche parte. Lui fece come gli avevo detto. Dopo aver compiuto la mia missione, lui non era più lì. La musica si fermò di colpo, sentivo urla disperate e sussurri. Comunque mio fratello era steso a terra immerso nel suo stesso sangue. Non so com'è successo, ma è successo. Ed io non me lo perdonerò mai.- mi diede un bacio sulle labbra sussurrando un -Mi dispiace, Nick.- che mi fece sospirare nuovamente, sentii di nuovo la testa girare.
-Vieni qui, Madison.- fiatai e lei obbedì sedendosi in mezzo alle mie gambe.
La dovevo avere. Mi ero ripromesso di farmela, non mi sarebbe scappata. Neanche dopo questo momento di debolezza.
-Sdraiati, Madison, sdraiati davanti a me.- eseguì i miei ordini perfettamente e mi abbassai a darle un bacio sul tatuaggio, poi sotto l'ombelico. Sospirò quando le sfiorai l'orlo delle mutandine dello stesso materiale del reggiseno. -Nick.- fiatò accarezzandomi i capelli quando iniziai ad abbassarle, le feci scivolare via lentamente e alla fine le sfilai con uno scatto. La guardavo negli occhi, lei faceva lo stesso.
Iniziai a passarle delicatamente le dita nell'inguine e sul pube facendola ansimare.
-Voglio baciarti.- mormorai spostando la mano e abbassandomi a darle dei baci umidi dove prima la stavo accarezzando. -No, Nick. Prendimi e basta.- si lamentò spingendomi via, ma ritornai al mio posto, ripetè il gesto mentre continuavo a darle baci. -Nick.. per favore.- smise di opporre resistenza quando la mia lingua giunse a destinazione. Gemette debolmente, come se si fosse liberata di un peso enorme. Le sue mani erano fra i miei capelli, li accarezzavano, ci giocavano. Mi piaceva quel contatto, era come se mi stesse pregando di non fermarmi.
Però detestavo il fatto che non me lo chiedesse esplicitamente.
Sussultò quando le sfiorai un certo punto fra le due aperture, ma si rilassò completamente sotto di me quando presi a succhiarla dolcemente, muovevo la lingua lentamente come se le stessi facendo una carezza.
No, non volevo farle male. Volevo soltanto che mi accarezzasse la schiena, che mi baciasse, che sussurrasse il mio nome sfinita dopo aver raggiunto l'orgasmo.
Era troppo fragile per tutto quello che avevo in mente.
-Non mi avevano mai.. beh..- fiatò quando mi spostai leccandomi le labbra. -Non ti avevano mai baciata in questo modo, mh?- scosse la testa arrossendo imbarazzata. -Per questo non volevi?- stavolta annuì e allora sorrisi alla sua tenerezza. -Ma è una cosa bella, Madison.- tornai giù e quando ricominciai la dolce tortura che la faceva ansimare e gemere debolmente, mi salirono tanti brividi lungo la schiena. -Oh mio Dio.- la sentii sussurrare quando iniziai a muovere velocemente la punta della lingua contro di lei. -Nick..- sapevo che stava per venire e per questo mi spostai definitivamente da lei che alzò le ginocchia e allargò le gambe in segno di protesta. Sorrisi e -Non avevi provato nemmeno questo?- le misi un dito dentro, inarcò la schiena cacciando un gemito forte. Musica per le mie orecchie. -Oh mio..Nick!- esclamò e allora risi.
-Sono già tuo, principessa?- si dimenava sotto di me mentre io muovevo velocemente il dito dentro e fuori di lei. Quando esplose le prese uno spasmo, io sorrisi ritirando la mano e succhiandomi il dito. -Sei molto buona.- Madison in risposta si allungò e mi trascinò con sé, facendomi stendere su di lei, poi mi baciò. Mi staccai e -Preservativo, Mad. Nella tasca dei miei jeans.- subito lo prese, strappò la bustina coi denti e poi lo srotolò sulla mia lunghezza prima di attirarmi di nuovo sul suo corpo e baciarmi nuovamente.
Ricambiai posizionandomi verso il suo centro, le mani piccole come lei mi accarezzavano il petto. Io mi reggevo sui palmi delle mie per non pesarle.
Non c'era niente che non fosse perfetto in questa ragazza, era così bella e dolce che quasi d'istinto la penetrai lentamente.
Era così adorabilmente stretta.
Di solito mi lanciavo a furia dentro le ragazze che scopavo, ma con lei era diverso. Lei mi capiva, riusciva a capirmi anche se ci conoscevamo da sì e no due ore. Lei mi accarezzava i capelli, non li tirava forte. Mi baciava, non mi divorava. Mi accarezzava, non mi graffiava. Qualsiasi cosa fatta da lei sembrava un modo di adorarmi. Di amare il mio corpo, non venerarlo e distruggerlo dopo delle banali ore di sesso. Mi voleva e ormai l'avevo capito, io volevo lei. Mi trattava come se le appartenessi, come se non volesse farmi del male in nessun modo. -Nick.- ansimò staccandosi per riprendere fiato, io ormai mi muovevo lentamente dentro di lei. Avevo davvero paura di farle del male, cosa mai successa a Nicholas Anderson.
Io non ce l'avevo più un cuore, da quella sera in cui avevo ucciso mio fratello. Eppure lei mi faceva sentire come se ce l'avessi.
Mi capiva, cazzo. Mi capiva sul serio. Non come Vic che si sforzava di farlo senza risultati, Madison ci riusciva.
Come se fossi un libro aperto, mentre io di lei leggevo soltanto la copertina.
Raggiunse l'orgasmo prima di me con un urlo che mi costrinse a seguirla poco dopo, uscii dal suo corpo sfinito e mi sfilai il preservativo appoggiandolo da qualche parte che neanche mi sforzai di ricordare, dopo scostai la trapunta sporca di noi e la feci sdraiare sotto le lenzuola, mi misi accanto a lei e la strinsi forte a me in modo da far aderire la sua schiena al mio torace.
-Sei bellissima, lo sai?- fiatai nel suo orecchio e in risposta si girò al contrario affondando il viso nel mio petto. Mi misi a ridere.
Avrei dovuto seriamente smetterla di giudicare le persone senza conoscerle prima.
Ormai gli effetti dell'alcol, l'erba e l'orgasmo avuto poco prima si facevano sentire e quasi automaticamente i miei occhi si chiusero da soli.
-Te ne andrai domani mattina come fanno tutti gli altri, vero?- sussurrò stringendosi a me come per proteggersi da qualcosa, io le diedi un bacio fra i capelli. Nemmeno sapevo quello che stavo facendo e a dirla tutta non me ne fregava un cazzo.
-No, Madison. Io resto.-
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HI EVERYONE!
beh, sono tornata con una nuova one-shot dopo un lungo periodo di pausa.
Che ne pensate? Fatemi sapere!
Love you all,
ciaomars xx
  
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