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Autore: vampirella    03/08/2013    2 recensioni
La Earth Studios, una delle più grandi case di produzione cinematografica di Hollywood, ha deciso di realizzare come film di punta dell'anno una libera interpretazione del film 'All That Jazz'. L'azienda, ormai a rischio di commissariamento per gli eccessivi scialaqui nella produzione di film ridicoli, ha scelto il migliore team possibile che potesse permettersi per portare a termine il lavoro.
Toccherà a Lucy, giovane produttore esecutivo, realizzare il progetto cercando di far lavorare assieme attrici alcoliste, costumiste sull'orlo di una crisi di nervi e macchinisti con ridotta capacità di gestire la rabbia, il tutto in compagnia del suo peggior nemico.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Fasten your seatbelts. It's going to be a bumpy night - Eva contro Eva (1950)


Quella notte non dormii: avevo troppo lavoro da fare e poco tempo per farlo. Impostai una prima bozza di lavorazione da sottoporre ai tecnici e riflettei sul materiale occorrente per le luci e le riprese, confidando di azzeccare a priori le richieste di ogni reparto in modo tale da partire avvantaggiata nei tempi. Per l’audio ci avrei pensato il giorno dopo, tant’è che per prima cosa occorreva mettersi subito in ballo a costruire i set e fare delle prime prove per le riprese.

Ci lavorai per gran parte della notte e il risultato fu che alle nove di quel mercoledì mattina mi sentivo abbastanza uno straccio. Di buon ora mi diressi a passo spedito verso l’entrata degli studios esibendo il mio tesserino alla guardia, mentre sorseggiavo il mio caffè d’asporto e prendevo la strada verso il capannone 23.

Da lontano vidi Anna corrermi incontro con un paio di cartellette e l’auricolare del bluetooth all’orecchio.

- Che sta succedendo, Lucy? - disse senza fiato, cercando di riprendersi dallo scatto e sistemandosi le cartellette in braccio. - Oggi mi chiamano e senza darmi spiegazioni mi dicono che sono stata trasferita a un altro progetto. E il cartone animato? -

- E’ sospeso. -

- E da quando? -

- Da ieri. Hackman mi ha convocato. -

Anna mi mise una mano sul braccio, imponendomi di fermarmi. - Cosa? Perchè non mi hai chiamato subito? -

- Perchè mi ha dato un mucchio di roba da fare. Ho dormito solo tre ore stanotte. - sbadigliai per sottolineare la frase. - Comunque, mi ha promosso P.E e mi ha dato questo progetto… -

- Ti ha promossa? Ma è fantastico! - la ragazza urlò entusiasta.

- Non credo che tu lo troverai tanto fantastico quando saprai in che guaio ci hanno cacciato. -

Così cominciai a raccontare le vicende accadute il giorno prima al mio braccio destro. Anna era stata la seconda stagista che mi avevano assegnato ai tempi della promozione e non avevo intenzione di mollarla. Era con me da un anno e la sua internship stava per finire, purtroppo, anche se ero sicura che sarebbe stava assunta per fare il mio stesso lavoro, prima della crisi ovviamente. La ragazza era un po’ come me, con la differenza che era molto meno cinica della sottoscritta e se anche le cose andavano visibilmente a puttane non perdeva la calma. Per questo mi fidavo di lei e la richiedevo sempre come aiuto assistente, anche perchè, non da ultimo, faceva molto bene il suo lavoro.

Al termine della spiegazione ci trovammo fuori dal capannone 23. - Uau, che bel casino. - si limitò a accennare Anna. Io annuii e le passai alcuni appunti. - Ho bisogno che mi convochi una riunione con tutti i tecnic iper le 11. Inoltre vorrei che cercassi di scoprire quando arriveranno gli attori per poter organizzare un minimo di accoglienza. Cerchiamo di partire con il piede giusto, che dici? -

- Volo, capo. -

Appena mi lasciò Anna e cercai l’entrata per l’ufficio che mi avevano assegnato quando sentii uno sguardo puntato dritto sulla mia nuca.

Mi girai, curiosa. Un uomo sulla trentina, i capelli alla rinfusa e l’atteggiamento del cattivo ragazzo stava appoggiato al muro del capannone. Si stava fumando una sigaretta e mi osservava con un sorrisetto compiaciuto.

- Ti sono mancata, bionda? -

Scossi la testa, sconsolata, ma allo stesso tempo non riuscii a trattenere lo stesso sorriso ironico sul volto. - Tom, tu non mi manchi mai. -

Avevo lavorato l’ultima volta con il capomacchinista Tom Russell sei mesi prima e la cosa si era rivelata piuttosto interessante. Togliendo il fatto che era perennemente in lite con gli elettricisti, più per una questione di gerarchia che per dei motivi sensati - sembrava una gara per marcare il territorio, a volte - Tom aveva il classico comportamento arrogante e tendeva al dramma. Un po' come le rockstar,  con la differenza che guadagnava molto meno e non era famoso. Non per questo non reputava di non potersi comportare come queste, considerando il suo tenore di vita e le sue stravaganze.

- Lo so. - l’uomo si staccò e venne verso di me. Mi mise il braccio intorno alle spalle e mi spinse verso l’entrata principale del capannone. - Allora, cosa mi racconti di questo film? Non dirmi niente: so già tutto, in realtà. Mi sono lavorato qualche segretaria dei piani alti. -

- Tipico di te. -

- Non sai quanto sono contento che tu sia il mio capo. Vorrei proporti alcune idee per alleggerire il lavoro dei tecnici... avevo pensato che potremmo avere la settimana di quattro giorni, o di ridurre le ore di lavoro per giornata… -

- Ehi ehi! Solo perchè ci sono io a supervisionare questo film non significa che ti lascerò fare come ti pare, hai capito? -

L’uomo si mise di fronte a me e mi guardò in modo fintamente ferito. - In nome della nostra lunga amicizia… -

- Ci conosciamo da sei mesi. -

- So che c'è anche Lin. - mi interuppe, passando improvvisamente a un tono cospiratore. - Ho intenzione di fargliela pagare, Lucy. Ho in mente di farla ingelosire, qui, su questo set! -

- Tom, veramente, non mi interessa. Vieni alle undici, c’è la plenaria dei tecnici. Devo dirvi delle cose molto importanti. - terminai, sorpassandolo e dirigendomi verso il mio ufficio.
 

La riunione poteva andare peggio, convenne Anna a pranzo. Effettivamente aveva ragione: in fondo c’erano state le solite scenate e i medesimi drammi. Appena annunciati budget Tom si era alzato dicendo che la riduzione dei fondi era dovuta all’eccessivo potere contrattuale che erano riusciti a ottenere gli elettricisti. Questi gli risposero che il budget era contato separatamente dagli stipendi e dai bonus di produzione, ma Tom li ignorò, affermando che erano i soliti esosi e che le richieste facevano alla produzione erano fuori di testa. Gli risposi che nessuno aveva ancora avuto modo di stilare la strumentazione occorrente per il film e farne domanda, pertanto le sue accuse erano fondate sul nulla (come al solito, quando cercava rissa) ma lui non voleva sentire ragioni e cominciò a fomentare gli altri macchinisti. Lin intervenne acida evidenziando la poca intelligenza di Tom nel parlare così a sproposito e lui insinuò che tale commento fosse dovuto alla frustrazione che si era scatenata in lei, pentita di aver mollato un uomo fantastico come il sottoscritto. La donna si limitò ad alzare un sopracciglio mentre fra macchinisti ed elettricisti cominciarono a volare parole grosse.

La riunione finì all’ora di pranzo, più per il desiderio di andare in mensa che per quieto vivere.

- Se ci pensi bene potevano andare alle mani e avremmo dovuto far intervenire la sicurezza. - disse Anna con la bocca semipiena, introducendosi fra i miei pensieri.

- E’ vero. - buttai via il sacchetto del mio panino. - Quando arrivano gli attori? -

- Allora. - la ragazza mandò giù l’ultimo boccone e prese il suo palmare. - Louis Greene arriva alle 14:00, Adrienne Leferoux alle due e mezza, mentre Paul Devon alle 15:00. Hai tempo per parlare separatamente con ognuno di loro, e ho già chiesto di arredarmi una parte dello studio per permettere loro di aspettare e conversare. Il resto della crew arriva alle 15:30, in tempo per iniziare la riunione. Se tutto va bene chiudiamo alle 17:00. -

- Perfetto, sarà meglio che ci sbrighiamo. -
 

Louis Greene era un gentiluomo. Sulla sessantina, portava con eleganza i suoi anni e aveva più carisma di tanti altri giovani colleghi. Aveva recitato in film estremamente pregiati e importanti e aveva vinto un Oscar nel 1990 come miglior attore protagonista. I critici tessevano lodi su di lui a ogni nuova uscita e i giornalisti che lo intervistano si dichiaravano affascinati dai modi di questa persona.

- Sig. Greene, è un piacere. - mi avvicinai all’uomo e gli porsi la mano. Lui la strinse vigorosamente e fece lo stesso con Anna che era con me nell’ufficio. Lo invitai a sedersi mentre l’uomo mi rispose. - Il piacere è mio. Sono contento di partecipare a questo film, ho letto il copione e lo trovo senzazionale. -

Restai folgorata. - Mi scusi, ma quanto tempo fa le è arrivato? -

- Due settimane, più o meno. -

Hackman sei un figlio di

- Bene! - esclamai, cercando di riprendere le fila del discorso. - Showtime sarà un successo, ne sono sicura. Prima di introdurla al resto del cast vorrei discutere alcuni punti del suo contratto… -

- Mi dica. -

Scorsi velocemente il testo in questione.

L’uomo continuava a fissarmi.

- Mi scusi. - presi tempo. Come aveva potuto accettare delle clausole così stringenti nonostante il suo potere contrattuale. - Ecco, io… -

- C’è qualcosa che non va? -

- No, niente. Ma… - nonostante sapessi che quello che stavo per dire sarebbe stato contro la politica aziendale non riuscii a trattenermi. - …come fa ad accettare questo stipendio, queste condizioni? Lei è Louis Greene! Potrebbe avere molti più soldi. -

L’uomo sorrise per il mio commento, poi si girò verso Anna. - Lo sa, somigli molto a mia figlia. -

Anna mi guardò, spaesata. - Ha una figlia di colore? -

- No, in realtà, ma hai la sua età e la sua determinazione. Posso darti del tu? Anche a te Lucy, se non ti dispiace. -

Annuimmo.

- Sono molto amico di Simon Earth e so che è molto preoccupato per il destino della sua società. Non mi chiederebbe mai un favore, ma quando ho visto quale progetto questi studi volessero propormi ho capito che quell'uomo mi stava lanciando un silenzioso grido d’aiuto. Non potevo che accettare nonostante l'offerta sia molto più bassa rispetto ai miei standard, ma la verità è che devo molto a questa azienda e mi sembrava giusto salire su questa barca. -

- Capisco. In questo caso spero ci potrà fornire tutto il supporto possibile. -

- Contate pure su di me. -
 

Alle tre e un quarto gli altri due protagonisti non si erano ancora palesati e io già credevo che non saremmo mai riusciti a portare a casa questo film.

- Anna, li hai chiamati? - intercettai la ragazza appena uscita dal bagno.

- Devon è ai cancelli, attorniato dai fans. Ho chiesto alla sicurezza di darsi da fare, ma è veramente tanta gente. -

Pensai di andare direttamente da lui e strapparlo violentemente dalle grinfie di ragazzine urlanti. - E la Leferoux? -

- Niente. Il suo agente non sa dove sia. -

- Andiamo bene. - cominciai a dirigermi verso di camerini quando vidi in lontananza camminare verso di me un manipolo di guardie del corpo con in mezzo uno degli attori più in auge del periodo.

Paul Devon era bellissimo. Riccioli castani gli cadevano scompigliati sulla fronte e i penetranti occhi azzurri brillavano pure nel buio. Il fisico prestante permetteva di compensare la sua poca esperienza nella recitazione. Era un gran lavoratore e la fama appena acquisita non lo aveva ancora trasformato in uno stronzo arrogante.

Lanciai un’occhiata alla mia assistente che mi restituì lo stesso sguardo. Ci sono dei lati positivi in questo lavoro, per fortuna.

- Sig. Devon, stavo per venire a prenderla… -

- Sei Lucy? Piacere di conoscerti. Chiamami pure Paul. -

- Paul, il piacere è tutto mio. Ti posso presentare Anna Richards? E’ la mia assistente e lavorerà a stretto contatto con noi durante questi mesi. - vidi Anna trattenere il fiato mentre stringeva la mano a uno degli uomini più belli di Hollywood. - Se mi vuole seguire in ufficio… -

- Senza offesa - mi interruppe. - Ma ci sono ancora molti fans che richiedono la mia presenza. Ti dispiace se sto con loro fino alla riunione conclusiva? Potrò sembrare poco professionale ma trovo che dare loro un po’ di attenzione sia il minimo, considerando che gli devo la mia fortuna! -

- Ehm. Sì, certo, perchè no? - mi ficcai un sorriso di circostanza sulla faccia e lo guardai impotente mentre Devon tornava dalla sua folla. Anna mi osservava preoccupata.

- Lucy, tutto… -

- Tanto vale tornare dal resto del cast, non ti pare? E’ il primo giorno e uno dei nostri protagonisti preferisce stare con gli ammiratori piuttosto che cominciare a lavorare. Vedi, il fatto è che non sono loro a cui deve la sua fortuna ma a quei maledetti film che ci obblighiamo a girare! - la mia voce era salita di un’ottava verso la fine della frase. Il cellulare cominciò a squillare poco dopo la mia uscita plateale.
 

Moe’s era un piccolo pub situato nelle vicinanze degli studios. Normalmente il personale si ritrovava la sera per prendersi una birra e chiaccherare del lavoro. Qui elettricisti, truccatrici, tecnici di ogni tipo passavano il tempo libero dai ciack.

Corsi dentro senza tanti preamboli e mi diressi verso Moe.

- Dov’è? -

- Là in fondo. - l’uomo mi indicò un tavolino appartato. - Beve come una spugna. Sei sicura che sia un’attrice? -

- E’ la protagonista del mio prossimo film. - affermai, depressa. Mi diressi verso il tavolo e mi misi di lato, in atteggiamento di deferenza. - Signora Leferoux... -

La donna, china sul suo bourbon, fece finta di non avermi sentito.

- Signora Leferoux, è un piacere conoscerla… -

Ancora nessuna risposta.

- Devo essere sincera, è strano trovarla qui con in mano un bicchiere, considerando che avevo riunione con lei un’ora fa e il suo agente mi aveva assicurato che fosse astemi da un po' di tempo... -

La donna alzò gli occhi appannati e prese il mio braccio fra le sue grinfie.

- Siediti. - mi ordinò con voce strascicata. - Descrivimi. Chi sono io? -

- La grandissima… -

- Oh, piantala! - la donna indicò il bicchiere a Moe. - Portamene un altro! Io non sono grande in niente! -

- Non capisco… -

- La mia carriera, la mia schifosa carriera, tutto merito dei soldi di quell’idiota del mio ex marito. - cominciò a girare in mano il drink. - Lo ammetto: lo avevo sposato per questo. Ma ero convinta, estremamente convinta delle mie capacità da attrice. Pensai ‘non giocherò secondo le regole ma sono certa che Hollywood si accorgerà di me come di una vera stella!’. E invece eccomi qui, ad accettare l’ennesima parte fallimentare giusto per pagare il mio agente. -
- Come? -
- Andiamo, sappiamo entrambe che non avrebbero chiamato me per questa parte se il film non fosse veramente un capolavoro! -

Mi sentii punta nell’orgoglio. - Signora, ha tutto il diritto di reputare questo progetto fallimentare, ma se pensa di mettermi il bastone fra le ruote possa tirarla su di morale... -

- Eh ? -

- Se crede che verrò a prenderla ogni giorno qui e a obbrigarla a lavorare... -

La donna parve ricomporsi. - Crede anche lei che io sia un’alcolista. -

- Lei è stata in rehab, signora. E dopo pochi mesi si permette di bere! -

- Io non ero dipendente! - scattò. - E’ stata la stampa a reputarmi tale! Certo, negli ultimi tempi ci sono andata un po’ pesante, ma ero depressa, è normale sfogarsi con qualcosa, no? -

- Non credo. - Mi alzai dal tavolo. - Se è necessario rinegozierò il suo contratto o la butterò fuori, sicuramente non comincerò questo film tirandomi dietro una palla al piede. La condotta di oggi mi aiuterà di certo nel mio compito. Voglio che questo film sia speciale, anziane attrici in disgrazia o meno. -
 

Abbandonai la Leferoux al suo destino e lasciai un memo alla segretaria del suo agente per fissare un appuntamento l’indomani, poi chiamai i casting per metterli subito al lavoro nella ricerca della sostituta. Alle quattro mi trovai il cast degli attori (quasi) completo per la riunione.

Mentre le persone cominciavano a sedersi nel bel mezzo del capannone delle riprese, mentre gli elettricisti e gli uomin di fatica ci giravano intorno indaffarati a trasformare l’area in un vero e proprio set, mi avvicinai ad Anna - Sai qualcosa di McKenzie? -

Anna scosse la testa. - Non si è fatto vedere ma dovrebbe arrivare il suo secondo. Vuoi che te lo mandi al termine della riunione? -

- Preferire di no. Vedi di dirgli di contattare quel maledetto irlandese, che le riprese devono iniziare il più presto possibile. -

Salutai tutti i presenti e cominciai a illustrare il progetto. Introdussi Greene e lo pregai di fare un discorso di incoraggiamento, cosa che migliorò enormemente l’umore a tutti. Organizzai una prima lettura dei copioni il giorno dopo, chiedendo a una delle comparse di sostituire la Leferoux che feci intendere, era indisposta. Aggiornai tutti e mi diressi verso Max Willer, uno degli elettricisti.

- Riesci a farmi avere la lista della strumentazione per domani? Includi le luci e le attrezzature del sonoro. -

- Non c’è problema. Lucy - mi trattenne Max, mentre un suo collega stava saldando due fili poco lontano da noi. Non mi piaceva stare così vicina a un flessibile. - Dobbiamo parlare di Tom. La cosa sta diventando ridicola. -

- Domani. Adesso scusami, devo lavorare sugli ordini di produzione. - mi diressi verso l’ufficio. Se facevo in fretta sarei potuta tornare a casa a un orario accettabile.

Aprii la porta del mio ufficio e trovai Anna seduta al mio posto. Davanti a lei c’era Edward Bernst. Entrambi erano chini sul loro pc ma si rivolsero verso di me appena sentirono la mia presenza.

Mi bloccai. Mi ero completamente dimenticata di lui.

- Ciao Ed - dissi cercando di apparire il più a mio agio possibile. - Come va? -


Eccomi qua con il secondo capitolo di questa novella. Pubblicherò il terzo capitolo fra due settimane poichè mi concederò un breve periodo di ferie. Vi lasciò con i ritratti di Tom Russell e Anna Richards. A presto!

   
 
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