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Autore: Infinite Sky Driver    04/08/2013    2 recensioni
{Dal Capitolo 1}: "La luce era talmente poca che a stento distingueva i contorni delle cose, non che gli servisse molto, [...] Si passò una mano fra i capelli, impaziente.
Come poteva aspettare ancora? Quanto attendeva quell’incontro? [...]
“Non dovrai aspettare molto”
“Aspettare molto? Per cosa?”
“Vedrai. Ma sarai molto felice”
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Quasi tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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INFINITESKYDRIVER









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Taemin si pentì tardi della sua scelta.

Lo capì solamente quando apparve una donna sulla soglia della porta di fronte a lui. Giovane e bella, dai lunghi capelli castani, lisci e fluenti.

Si irrigidì immediatamente di fronte a quel volto.

Con non poca fatica, cercò di tornare il solito ragazzo sorridente. Fece un leggero inchino e fu tentato dal voltarsi e andarsene di corsa, ma la voglia di incontrarlo era forte.

“Hem, salve. Sono un amico di Kibum. E’ in casa, per caso?”

Il suo sorriso sembrò convincerla.

“Oh, si, te lo chiamo subito. Ma non stare lì, entra, dai”

Aprì la porta, facendogli cenno di entrare.

E così era quella, la sua casa. Lì che era venuto ad abitare.

Si guardò un po’ intorno, notando varie cornici appese, alcune appoggiate su degli scaffali.

“Vieni pure, Taemin”

La donna lo accompagnò in soggiorno sospingendolo con una mano tra le scapole.

Quel contatto fece intuire molte cose al ragazzo, che sorrise mestamente, comprendendo subito quale fosse la natura della donna e probabilmente del marito: il suo tocco era gentile, delicato; non apparivano segni di rabbia o incomprensione. Quella famiglia, di sicuro, era una di quelle dove i genitori spingono i figli a seguire i propri sogni e li sostengono in tutte le loro scelte. Una famiglia perfetta per Kibum.

Mentre la madre andava al primo piano per chiamare suo figlio, Taemin si permise di sbirciare un po’ qua e là. Dovevano essere dei tipi nostalgici, le foto erano ovunque e ritraevano marito e moglie appena sposati, i due assieme a Kibum, qualche parente in pose divertenti e molte, moltissime foto di ogni genere di Kibum.

Taemin si fermò davanti ad una in particolare.

Doveva essere stata scattata durante una vacanza: l’ambientazione era marittima, Kibum era ritratto di profilo, seduto sul limitare della spiaggia, l’acqua gli lambiva le gambe poggiate a terra. Il cielo illuminato dai chiari raggi del sole all’alba, donava un’aria dolce al volto del ragazzo, che probabilmente aveva intuito di essere mira di un obiettivo e aveva girato il capo, sorridendo come un bambino, mostrando la perfetta dentatura.

I suoi capelli non erano biondi, ma castani e abbastanza corti e scompigliati, un ciuffo gli avrebbe coperto la fronte, se non fosse stato per il gel che lo teneva alto e disordinato.

“Taemin?”

La sua voce arrivò inaspettata alle orecchie del più piccolo, che indietreggiò imbarazzato per essere stato scoperto in un momento così impiccione.

“Oh, ciao, io.. stavo guardando le foto” Si tolse subito dall’imbarazzo.

“Ho notato” Rise Kibum.

Rimase poi in silenzio a guardarlo, in attesa di una spiegazione del perché fosse venuto a trovarlo all’improvviso.

“Ho guardato il tuo indirizzo su internet, non ti ho spiato, lo giuro” Taemin si permise di scherzare, visto che il biondo sembrava apprezzare ogni sua battuta. Infatti questo soffocò una risatina in gola.

“Perché questa visita?”

“Beh, volevo chiederti se questa sera ti va di venire al locale dove lavora mio fratello.”

Kibum si sorprese di quella richiesta. Usciva raramente, la sera, e sempre solo con persone che conosceva da moltissimo tempo. Quella proposta però era allettante, proprio perché lo stava chiedendo Taemin.

“Beh, dovrei.. chiedere ai miei genitori”

“Suvvia, hai diciotto anni Kibum, e poi sarai con me” Sorrise ammaliatore il piccolo.

“Mh..” Il biondo ci pensò su, poi si diresse in cucina sotto lo sguardo attento di Taemin.

“Mamma, questa sera volevo andare con Taemin al locale di suo fratello. Torno per le undici, d’accordo?”

La donna parlò a bassa voce, probabilmente indaffarata in alcune faccende domestiche, e dopo poco Kibum tornò in salotto con un’aria soddisfatta.

“Dimmi l’ora e il posto”

 

 

Jonghyun non capiva come facesse ad essere così difficile studiare il corpo umano. Finchè si trattava di sistemi, apparati, cellule e argomenti simili, ci stava. Ma addentrarsi addirittura nelle formule chimiche della riproduzione cellulare dei tessuti ossei, o i nomi di azioni delle leve, beh, era davvero troppo.

Minho era accanto a lui, tranquillamente disteso sul tappeto e già al capitolo venti.

Jonghyun guardò insoddisfatto la propria pagina: capitolo tre.

“Ma come diamine fai, tu? Riesci a farti entrare in testa queste cose?” Disse spazientito al più giovane, che ghignava divertito dell’espressione imbronciata dell’altro.

“Sei tu che non ti applichi, hyung”

“Applico? Io mi applico in cose ben più sensate di questa… questa… roba” Prese il malloppo di fogli pinzati assieme e lo lanciò lontano, infastidito.

“A proposito di cose sensate, questa sera in città c’è la Notte Rossa”

 “La notte che?” Jonghyun rise di gusto. Aveva sentito parlare di notte bianca, ma della notte rossa, era la prima volta.

“I locali rimangono aperti fino a tardi lasciando che cantanti o musicisti, famosi e non, prendano parte alla competizione. Questa sera ci sono le eliminatorie e questo fine settimana ci saranno le semi finali. Jong! Tu sei sia cantante e sia musicista, diamine, devi partecipare!”

Jonghyun aggrottò le sopracciglia, pensando a ciò che gli aveva appena detto l’amico.

“Non so nemmeno quali sono le regole e i generi” Borbottò andando a riprendersi i fogli caduti accanto alla parete.

“Bisogna iscriversi entro la mezz’ora dall’inizio della gara. I generi sono principalmente rock, e cose del genere” Minho vaneggiò con una mano, facendo capire che non s’intendeva delle definizioni dei generi musicali nello specifico. “Notte rossa, per un motivo, no?”

Giusto. Aveva senso.

Avrebbe anche potuto partecipare. Magari con una sua canzone. Ne aveva composte alcune per voce e chitarra elettrica, anche se senza batteria sarebbe stato svantaggiato.

Si grattò il mento, pensandoci un attimo.

“Non so..”

Minho lo guardò spazientito.

“Cavolo, Jonghyun, sei un genio con la chitarra e lo sai. Buttati!”

“Devo pensarci, Minho.”

“Si, dici sempre così, ma alla fine le cose non le fai mai. Devi smettere di pensare troppo alle cose e prendere le opportunità al volo, altrimenti ti sfuggiranno dalle dita e ti troverai con niente, alla fine.”

Jonghyun strinse le dita attorno alla carta stampata. Era vero.

Ricordò cos’aveva pensato qualche giorno prima, alla mensa, riguardo Kibum.

Forse quello sarebbe stato un inizio. Forse intendeva proprio quello, nel dirgli che doveva stare più attento.

Più attento alle occasioni che gli si presentavano.

“Bene allora. Portami l’amplificatore in garage. Voglio che la gente si faccia una bella idea di cos’è davvero il rock” Si alzò dal divano senza aspettare Minho, afferrò deciso la sua chitarra elettrica che se ne stava appoggiata accanto alla libreria del salotto e si diresse deciso fuori casa, per prepararsi a quella sera.

 

 

Le luci psichedeliche rendevano la visuale poco comprensibile.

Era tutto nuovo, per lui. Non aveva mai messo piede in un locale del genere, e la cosa lo metteva in difficoltà. Taemin capì i suoi pensieri e gli afferrò un lembo della maglia per poi avvicinarsi al suo orecchio per parlare.

“Andiamo verso il bancone, ti va? E’ li mio fratello!” Urlò per farsi sentire e Kibum annuì.

Appena si appoggiarono al marmo chiaro del bancone, Kibum si sentì in salvo. Aveva qualcosa a cui aggrapparsi, un’ancora di salvezza in mezzo ad alcool, luci scarlatte e canzoni che di armonico avevano ben poco.

“Hei, fratellino!” Jinki si pulì le mani con l’asciugamano che portava legato in vita e scompigliò i capelli di Taemin, che gli dedicò un ampio sorriso, guardando poi verso il palco mentre afferrava il bicchiere di vetro contenente il suo solito the al limone che Jinki preparava appositamente per lui.

“Kibum! Ci sei anche tu! Taemin è riuscito a convincerti eh?” Rise ad alta voce il ragazzo dietro al bancone, mentre preparava un drink per alcune ragazze a fianco del biondo.

“Eh…già..” Disse a bassa voce. Per un attimo si pentì di aver accettato. Quei luoghi non facevano proprio per lui. Troppe voci, troppo caldo, musica troppo alta.

“Non lasciarti ingannare. Questo posto di giorno è un normale locale tranquillo dove ci si può prendere un cappuccino e studiare ai tavolini” Taemin urlò di nuovo al suo orecchio, regalandogli poi un sorriso comprensivo.

Quello era un punto a suo favore.

 

Una voce si espanse nello spazio del locale.

Una voce roca e bassa, accompagnata da una chitarra acustica attaccata ad un amplificatore.

Le luci si spensero, lasciando solo un fascio chiaro al centro del palco, verso quel ragazzo.

Kibum girò il capo e lo vide.

Aveva gli occhi chiusi, suonava con forza le corde della chitarra che portava a tracolla.

Una melodia struggente e potente invase le orecchie di tutti i presenti, ammutoliti all’istante.

Il biondo schiuse le labbra, stupito da quella voce.

Quella voce.

Quella voce.

Quella voce…


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