Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Macross    12/02/2008    0 recensioni
Crossover GaoGaiGar/G.T.O./Transformers (il Film) Un'alleanza tra due forze aliene minaccia l'equilibrio della Terra, mentre alcuni studenti cercano di condurre la propria vita normalmente. Ma i loro equilibri saranno sconvolti. Seguito de "Lo Sconosciuto".
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Terra, New York, Palazzo di Vetro.

Pioveva.
La pioggia scendeva sui lati dell'enorme edificio, ancora danneggiato dal precedente attentato. I lavori di ricostruzione procedevano rapidi, presto il palazzo sarebbe tornato come prima.
La vita nella grande metropoli continuava frenetica, ignorando quello che succedeva nel mondo.
L'invasione aliena sembrava non riguardare per niente i cittadini Americani: le ultime due amministrazioni avevano lasciato un senso di menefreghismo nelle persone.
Alexei si accese un sigaro, importato di contrabbando da Cuba, fregandosene del regolamento interno che proibiva il fumo e fregandosene dell'embargo.
Quello era uno dei pochi momenti della giornata in cui poteva stare tranquillo, in pace,a fare quello che gli riusciva meglio: pensare e pianificare attentamente la prossima mossa.
Qualcuno l'aveva paragonato ad un giocatore di scacchi, ed effettivamente in gioventù giocava spesso col suo nonno. Ma non si trovava più nella sua dacia.
Qualcuno bussò alla porta.
- Avanti.
Entrò un uomo piuttosto alto, vestito in un completo gessato. Aveva una grossa cicatrice che partiva dalla tempia e andava a finire sopra lo zigomo sinistro. Gli occhi erano azzurri, color ghiaccio e i capelli erano di un nero intenso.
- Siediti, Yoseph.
L'uomo si sedette davanti al Segretario Generale, mantenendo una postura rigida.
- Un po' di Vodka? - Alexei, sono appena le quattro del pomeriggio.
Stucov non parve accorgersi dell'appunto e si versò un abbondante dose.
- Alexei, ti fa male bere. E fumare.
E- tra un po' mi farà male anche respirare, Yoseph. Ammesso che rimanga tempo per farlo.
Yoseph scosse la testa e porse un piccolo plico di fogli al suo superiore.
Il rapporto sull'operazione Challange, suppongo. - Sì, è andato tutto bene, l'Alpha adesso è in una zona sicura.
- Possiamo passare alla fase due del piano. L'attacco alla base aliena.
- Che ne facciamo del colonnello Franklin?
- Marginalizzalo.
- Chiedo scusa, cosa significa "marginalizzalo"?
- L'ho imparato da un ufficiale dei Navy Seals. Usano questo termine per descrivere la “rimozione” di un soggetto scomodo. Ma non dobbiamo arrivare a tanto. E' pur sempre un ufficiale americano. L'ultima cosa che voglio adesso è una guerra.
- Bene, darò disposizione alle forze speciali.
- Stucov emise un grugnito, e si appoggiò allo schienale sonoramente.
- La scelta di utilizzare quel gruppo di musi gialli per le nostre operazioni è stata un'ottima idea. - Qualcuno incomincerà a farsi domande sul loro equipaggiamento.
- Non ci sono stati morti, giusto?
- Beh, no, ma...
- Allora è tutto apposto.
- Potevano fallire.
- Ma non hanno fallito, anzi, - Alexei prese il plico e cominciò a leggerlo: - hanno dimostrato una competenza nell'uso dell'equipaggiamento superiore alla media. Lo sapevo che da quel gruppo di teppisti si poteva ottenere qualcosa di valido.
- Non capisco ancora come mai abbiamo optato per un gruppo di “amatori” invece che affidarci ad un gruppo di professionisti.
- Quanti soldati conosci in grado di guidare moto ed auto con una tale competenza, Yoseph? Quanti e quali gruppo di forze speciali avrebbero accettato una missione suicida di questo genere? Quante e quali domande sarebbero sorte se avessimo utilizzato i nostri reparti speciali? Come sai non possiamo prendere questo tipo di iniziative: siamo le Nazioni Unite.
- Capisco. Ma la loro lealtà...
- La loro lealtà è nei confronti dei loro amici. Questo li rende estremamente manipolabili.
- Con la Galaxy Gutsy Guard come dobbiamo comportarci?
- Ho fatto recapitare un pacco al presidente Taiga. Penso che stasera riceverò una chiamata in videoconferenza. Unendo le nostre forze possiamo sconfiggere la minaccia aliena che preoccupa la Federazione. Dopo tutto, rispondono a noi. - Il presidente Taiga. Quell'uomo è pericoloso...
- Quell'uomo, è appunto, un uomo. Importante, eroico, ma pur sempre un essere umano. Con un senso di lealtà molto elevato. Lotterà per questo “nobile scopo”. Ne sono certo.
Yoseph sorrise, ammirando per l'ennesima volta la grande abilità del Segretario Generale, anche se per lui rimaneva sempre il Capitano.
- Da quando sei diventato così filantropo, Alexei?
Stucov non rispose, ma si versò un altro po' di Vodka.
- Sei sicuro di non volere un goccetto?

Terra, Giappone, Tokyo.

Il cielo era nuvoloso e prometteva tempesta. L'umidità era soffocante, si sudava perfino a stare fermi. Nonostante la vicinanza del mare, che avrebbe dovuto temperare il clima, la prima goccia di pioggia cadde e si perse sul suolo bollente.
Presto fu seguita da miriadi di gemelle, provocando un vero e proprio diluvio. Nella stanza di camera sua, una ragazza guardava la pioggia torrenziale che scendeva e creava rigagnoli che si ingrossavano sempre di più fino a confluire in grosse fiumane.
Nella piccola camera era accesa la luce, e preso si attivarono anche i lampioni.
Il cielo era totalmente coperto e probabilmente il nubifragio sarebbe durato a lungo. La ragazza si girò a guardare la parete, le centinaia di pupazzetti ed action figure depositate sugli scaffali leggermente polverosi.
Era la prima volta che rimetteva piede nella sua stanza dopo il tour, ma non riusciva bene a definire il senso di inquietudine che avvertiva. Sembrava come se la camera fosse un luogo alieno, esterno, depositario di un qualcosa che aveva perso e non aveva più ritrovato.
A qualche isolato di distanza, due persone, un ragazzo ed una ragazza cercavano disperatamente un riparo per la pioggia scrosciante. Lo trovarono in una piccola tavola calda lì vicino.
Lui sembrava assorto nei suoi pensieri, probabilmente c'era qualche cosa che lo preoccupava. Lei lo guardava assorto, indecisa sul prossimo argomento di conversazione.
Certo, era stato gentile: un vero cavaliere. Aveva pagato lui, l'aveva accompagnata, era stato carinissimo ma la sua mente, il suo cuore sembravano distanti anni luce dalla realtà.
- Cos'hai?
Il ragazzo posò la ciotola di ramen.
- N-no...non ho niente.
- Non mi sembra. Sei preoccupato per qualcosa. Ci fu un sospiro, poi posò le bacchette accanto alla ciotola.
- Sei una persona perspicace. - Ho i miei momenti – sorrise la ragazza. In testa aveva un cappellino di foggia francese. In teoria doveva essere impermeabile, ma con il nubifragio in corso c'era poco da fare.
- Sì, sono preoccupato. Domani ho un...un lavoro importante. - Di cosa si tratta?
Beh...dunque...devo consegnare un pacco...
- Tutto qui?
- E' un pacco importante.
Lei notò che era un pessimo bugiardo, ma decise di non insistere ulteriormente. Fece finta di guardare l'orologio. - Beh, si è fatto tardi, ho delle commissioni da sbrigare. - Ti accompagno?
- No, ti ringrazio..
- Dove devi andare? Ti do uno strappo in auto.
- Devo andare a Shibuya...
- Ok non ci sono problemi.
I due pagarono e si incamminarolo. Lei lo prese a braccetto e lui parve imbarazzato, sulle prime, ma poi si abituò alla situazione leggermente imbarazzante. Era la prima volta che usciva con una ragazza, eccetto naturalmente il suo prima amore.
“Non so perché diavolo ho accettato. Forse mi interessa, forse no...sono confuso. Non mi piace essere confuso.” Avevano insistito così tanto affinché lui accettasse l'appuntamento!
Lo avevano pure preso in giro “ma come? Colui che ha salvato la Terra teme di uscire con una ragazza”.
“Non è per questo...è che...”. Suo zio gli aveva messo una mano sulla spalla. “Figliolo, lo sai anche tu che non puoi continuare a vivere nel rimpianto. Lei non l'avrebbe voluto, e nemmeno tuo padre.”.
“Sì, ma...”.
“Guy, dai retta ad uno che di donne si intende!”, gli aveva detto Hyuma., “Esci con lei, poi la porti sotto un portico e...”
Dopo la fatidica frase era scoppiata un'interessantissima pantomima, seguita da una feroce discussione con conseguente impiego di oggettistica lanciata, fino a che i partecipanti, contusi ed acciaccati, si erano placati.
Certamente la ragazza non gli risultava indifferente, ma era sempre troppo presto.
Il ricordo di Mikoto era sempre troppo vivido dentro di lui. “Come mai mi sento così strano?”.

Ruhrgebiet (Bacino della Ruhr), Germania, Terra. Stabilimento Industriale CorvusCorax GmbH.

- Dunque dov'è questo favoloso progetto di cui mi avete tanto parlato in quest'ultimo periodo di tempo?
- Per di qua, signor Presidente. Prego.
Il gruppetto piuttosto eterogeneo di alti ufficiali, politici e industriali di spicco dell'Unione Europea si avviò al seguito di un distinto signore vestito in un camice bianco lungo un corridoio molto spazioso ed ampiamente illuminato.
- Il Modello Uno è pronto per i test di valutazione sul campo di battaglia. I signori hanno già avuto modo di vedere, nei filmati che abbiamo proiettato precedentemente le sue caratteristiche salienti.
Professore, mi scusi, ancora non si è parlato di costo e di licenze.
- Per quello ci metteremo d'accordo in seguito.
- Io non sono ancora convinto della bontà del suo prototipo.
- Ma lo sarà presto, signor Generale. Prego, entrate.
La sala era provvista di numerose poltroncine di velluto rosso.
Sul lato di fronte c'era un vetro spesso alcuni centimetri ma totalmente trasparente, che lasciava intravedere un grosso hangar completamente al buio. - Luci.
L'hangar si illuminò a giorno. Nel centro si stagliava una figura piuttosto imponente, di dimensioni paragonabili a quelle di un grosso essere umano.
Ad una seconda occhiata, tuttavia, le analogie terminavano: di umano aveva solamente la forma antropomorfa, per il resto sembrava fatto completamente di metallo.
Era possibile anche notare i rivetti ed i bulloni. La testa presentava numerose protuberanze e sensori, mentre il visore era completamente nero.
- Vi presento il Modello Uno, frutto di numerosi anni di ricerca nel campo dell'Intelligenza Artificiale e della Robotica! L'altezza è 210cm, mentre il peso è di 125 kg.
- Non sembra niente di eccezionale, a prima vista.
- Oh, ma lo è. Le tecniche usate per l'assemblaggio dell'endoscheletro e della struttura corazzata esterna sono standard e facilmente riproducibili, a patto di avere un software speciale ed una serie di apparecchiature specifiche.
Nel giro di 48 ore una fabbrica siderurgica può essere riconvertita alla produzione del Modello Uno. Abbiamo scelto tecniche standard per rendere il prodotto più appetibile anche agli stati che non hanno un grosso budget.
- Durata operativa?
- Ha un'autonomia di circa tre giorni a riposo, che diventano uno in caso di forte attività. Dopo ciò le batterie vanno ricaricate.
Anche in questo, abbiamo provveduto a renderlo compatibile con i vari formati di tensione degli stati Europei, basta collegarlo ad una presa di corrente industriale.
- Per quanto riguarda le decantate capacità cognitive, cosa ci dice, professore?
- Il nucleo principale del sistema è L'Unità Cognitiva Wolf Brain.
- In cosa consiste questa unità?
- Un sistema artificiale multiprocessore strutturato come una rete neurale di un Canis Lupus.
- Un lupo, dunque? Perchè questa scelta?
- Tra i mammiferi il lupo è un eccellente cacciatore in branco, le loro tattiche e la loro intelligenza acuta sono ideali.per un reparto armato di Modelli Uno.
- Come mai non il delfino?
- Mancava dell'aggressività necessaria. Ma lasciate che siano i fatti a parlare. Accensione!
“Aggressività? Ho un deja-vu assai poco piacevole...”
Il visore si illuminò di un colore rossastro, assieme ai numerosi sensori presenti sulla testa. L'automa cominciò a muoversi, dapprima lentamente, effettuando una serie di test di ruotine, poi più velocemente, iniziando a correre ad alta velocità lungo il perimetro dell'hangar ed effettuando alcuni salti e capriole.
- Beh, ma noi non vogliamo un ginnasta.
- Fate entrare i droni!
Una piccola porta si aprì sulla destra, permettendo ad alcuni droni piramidali di colore arancio l'ingresso. Senza avvertimento, cominciarono a sparare alcuni proiettili di vernice all'indirizzo dell'automa, che li evitò senza problemi.
L'azione si fece caotica: i droni si muovevano seguendo rotte irregolari, continuando a sparare i loro proiettili, senza però riuscire nel loro intento.
- Modalità Aggressiva!
Il visore brillò di una forte luce rossa, mentre il Modello Uno saltava a cavalcioni di un drone, tempestandolo di pugni e riducendolo rapidamente all'impotenza.
- Interessante.
Non avete ancora visto niente, signori. Attivare armamento esterno.
L'automa scese dal drone, ormai ridotto ad un rottame, e si mise in piedi a pochi metri da questo con un salto mortale.
Dalla parete a sinistra si aprì un piccolo sportello. Nel vano era presente una grossa arma che somigliava molto alla Minigun usata sugli elicotteri dell'Esercito Americano. Il Modello Uno prese l'arma e senza alcuno sforzo la puntò sui due bersagli rimanenti, bersagliandoli con raffiche precise. La vernice azzurra macchiava totalmente i carapaci dei piccoli mezzi, mentre le pareti erano costellate dalle macchie rosse dei proiettili in dotazione ai droni.
Il Modello Uno non ne aveva traccia indosso.
Valutando la situazione come “fuori pericolo”, l'automa abbassò l'arma e si mise ad osservare l'ambiente circostante, effettuando dei lenti giri a 360° della testa.
La nutrita folla si alzò in piedi ad applaudire lo show, sembrava di trovarsi ad uno spettacolo di gladiatori. - Avete avuto modo di vedere all'opera l'ultimo ritrovato della tecnica! Nel pacchetto è compreso anche il kit di ricarica, quello di manutenzione e il software relativo! Ovviamente abbiamo deciso di partire da uno stock di 10 unità per pacchetto.
- Parliamo di costi...quanto?
- Il costo di un normale carro armato di ultima generazione.
- Ah, sembra molto conveniente, ne parlerò con i miei superiori.
Il professore sorrise soddisfatto: il SUO progetto aveva avuto successo: adesso doveva soltanto incassare il denaro e poi ritirarsi in un'isola tropicale per il resto dei suoi giorni.

Terra, Australia, Deserto Victoria.

Una piccola sfera di luce fioca vagava silenziosa per i corridoi deserti della base. Il debole chiarore che emetteva non rischiarava nemmeno un decimo del corridoio.
Sembrava stesse cercando qualcosa all'interno della struttura. Certo, il viaggio era stato lungo, ma si era accorto che le condizioni ambientali non causavano più danni. In effetti, era poco più di un aggregato di fotini tenuti insieme da una volontà aliena. La sua.
Varcò un grosso portale, che probabilmente dava accesso alla sala comando. Per essere più precisi, ci passò in mezzo, non facendo scattare nessun allarme: li aveva disattivati prima.
Anche se non poteva interagire fisicamente con nessun tipo di materiale, aveva un discreto controllo sull'energia elettrica di ogni tipo. Probabilmente questo era dovuto alla sua forma intangibile.
Era stato in molti posti, alcuni non di questa realtà. Aveva visto cose, durante quello che si poteva chiamare “blocco di stasi”. Aveva visto universi morire e stelle nascere, ma si era accorto che non aveva perduto la sua anima nel nulla, come si aspettava succedesse dopo al sua morte.
Nel suo lungo peregrinare alla ricerca dei suoi ex-compagni, aveva appreso numerose cose sulla situazione attuale.
“Essere un fantasma ha i suoi vantaggi”.
Si era chiesto più volte come avrebbe fatto a comunicare con gli altri, ma la sua domanda trovò presto una risposta quando intravide il mainframe di controllo. Si immerse nel grosso monitor come un sasso nello stagno, e tutto tacque di nuovo.

Terra, Giappone, 3G Island

- Collegamento stabilito. Comunicazione con la J-Ark sulla linea protetta.
- Molto bene. Ci siamo tutti?
Ci fu un coro di “sì” a voce molto alta, più un ruggito che una risposta.
- Molto bene. Siamo qui riuniti stasera per decidere una strategia di battaglia per il giorno di domani. Siete tutti a conoscenza della situazione attuale, quindi eviterò di tediarvi ulteriormente. Passo dunque ad enunciarvi il piano.
Sullo schermo principale comparse una cartina dettagliata dell'Australia.
- Li attaccheremo dall'alto. J! Tu farai fuoco di copertura con i cannoni. L'obbiettivo è creare un canale libero, una...”testa di ponte” sulla verticale del “formicaio”.
Quando il canale sarà sgombro, il GaoFighGar attaccherà con il Dividing Driver,a circa 1200m sul livello del mare.
Questo creerà una zona libera dalla zona a spirale. - Riteniamo che questo indebolisca notevolmente i mostri.
A quel punto attaccheremo in massa. Non abbiamo idea di cosa si celi all'interno della struttura, ma contiamo di infliggere notevoli danni per fermare del tutto l'invasione.
Taiga fece una piccola pausa, per assicurarsi che tutti avessero compreso la situazione. Poi riprese: - Tutto quello che vedete che vi sembra un bersaglio importante, che so, reattori di fusione, centri dati,e altre cose del genere, DISTRUGGETELO. Al termine dei 30 min ci ritireremo, lanciando una nutrita quantità di bombe N2.
- Eh, ma noi...non abbiamo bombe N2 nel nostro arsenale - Non ti preoccupare Entouji, ci penserà l'ONU. Logicamente, questa è un'operazione protetta dal segreto militare, quindi i mezzi coinvolti non avranno identificatori.
- Possiamo fidarci?
- Mi hanno assicurato l'appoggio...personalità eminenti. - Capisco...
- Domande?
Le facce dei presenti parlavano chiaramente: nessuna domanda. Nessun dubbio. Solo la volontà di sventare per sempre questa minaccia che rischiava di trasformare l'amata Terra in una macelleria ad uso e consumo delle aberrazioni giunte dallo spazio.
L'indomani avrebbero avuto la risposta definitiva al loro sogno di libertà.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Macross