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Autore: Cornfield    05/08/2013    1 recensioni
Le reazioni dei cinque Pink Floyd alla vista di… una mucca.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non posso crederci. Non posso credere di aver pubblicato questa storia. Non posso credere di aver partorito questa storia che come al solito sembrava ottima nella mia testa ma poi il risultato è abbastanza disastroso. Comunque sia, la ff doveva avere un lato prettamente comico (scusami M. Nobs, sembra quasi che io ti abbia rubato l’idea di scrivere qualcosa di demenziale anche se in realtà questa cosa ce l’avevo da un bel po’ di tempo lol) ed in parte lo è forse (per quanto possa far ridere) ma non del tutto. Ho scritto “cinque” e non “quattro” perché Syd è rimasto fisicamente nel gruppo. La storia può essere collocata durante il 77’-78’ o giù di lì. Ovviamente ciò che ho scritto non è realmente successo, è tratto tutto dalla mia malata fantasia. Non so perché è uscita, non so come è uscita, fatto sta che l’ho pubblicata. E mi dispiace per voi che dovrete leggerla.




I piedi doloranti e privi di vitalità faticavano ormai a trascinarsi verso l’ignoto, o il viaggio spirituale come lo chiamava Waters. Da un po’ di tempo il gruppo era rimasto completamente asciutto, senza arrangiamenti o quantomeno testi che non contenessero le solite frasi trite e ritrite. E quella “passeggiatina” in campagna, secondo il bassista, era l’ideale per buttare giù qualche canzone, ma l’unica cosa che i restanti quattro volevano buttare, era Roger in quella bellissima sporgenza che si affacciava nel vuoto per ripagarlo dalla brillante idea partorita.
“Passeggiatina un corno.” Bofonchiò Rick visibilmente infastidito dalle zanzare che gli ronzavano intorno e dalle gambe doloranti. Di tanto in tanto dava un’occhiata a Waters nella speranza di un suo minimo cenno di stanchezza, ma egli sembrava in forma, o almeno mascherava i suoi malanni maledettamente bene.
Ad un certo punto Nick si accasciò per terra e, con fare teatrale, dichiarò: “Dite a mia madre che l’ho sempre voluta bene, ma io non ce la faccio più. Voglio morire qui.” Per quanto l’erba su cui era seduto il batterista non fosse invitante (c’erano probabilmente migliaia di insetti e funghi cosparsi in un solo centimetro di spazio) anche Syd, Dave e Rick si arresero e si sedettero sul prato fangoso, con un sospiro trionfante da contorno. Roger invece rimase in piedi, ostinatamente e testardamente, come d’altronde la sua vita è stata sempre vissuta.
“Siete dei cazzo di scansafatiche.” Grugnì a denti stretti.
Per tutta risposta i quattro si misero a contemplare il paesaggio dipinto probabilmente da una mano vellutata e docile.
Il bassista fece un lungo sospiro di disapprovazione e roteò le pupille in preda ad attacchi omicidi.
Era stanco. Troppo stanco. Non stanco a causa della passeggiata. Stanco di dover prendere sempre lui le redini del gruppo, di sollecitarlo e di guidarlo verso il successo. Era lui la mente, ed era anche il braccio. Era il loro babysitter. Faceva tutto, come una casalinga indaffarata. Per un attimo l’immagine di lui con una gonnellina che lasciava intravedere tutto e il rossetto che marcava le sue labbra gli si stagliò in mente. Scosse la testa per far uscire quello stupido pensiero dalla sua mente, ma non fece a meno di credere che anche con un vestitino attillato da donna sarebbe stato tremendamente sexy.
Capendo che ormai i suoi compagni non si sarebbero mai più alzati da lì, si mise anche lui a cercare qualcosa, qualsiasi cosa con lo sguardo tra quegli alberi e quel tramonto il quale sembrava aver reso l’atmosfera del tutto surreale e pacifica. Ma non per Roger ovviamente, ancora frustrato.
Stava per lamentarsi nuovamente della loro pigrizia, quando i suoi occhi catturarono una figura distinta tra le ombre. Dopo un paio di secondi riuscì a constatare che il misterioso animale solitario era una mucca.
La mucca se ne stava in disparte mentre pascolava con noncuranza e di tanto in tanto brulicava l’erba lontano dal suo pascolo, completamente da sola ed indipendente. Gli occhi di Roger cominciarono a scintillare. Quella mucca era la copia di se stesso. Aveva scelto il posto adatto per mangiare e lo faceva con tanta spavalderia, lontano da tutto e da tutti. Le altre stavano scegliendo il primo prato che gli capitavano di pestare, senza badare alla quantità e tantomeno alla qualità, accontentandosi subito. Ma quella mucca che aveva adocchiato non era affatto così. Probabilmente avrà provato a far ragionare i suoi simili, a cercare erba ben più fresca e genuina, ma con scarsi risultati. Si era decisa così di abbandonarle e di vivere la propria sana brulicata in pace, senza dover badare a nessuno, facendo di testa sua. Ed è ciò che lui avrebbe fatto un giorno, lasciare quei quattro idioti per la loro strada mentre lui avrebbe cercato prati e prati sterminati a  volontà, da solo. I Pink Floyd erano uno spreco di tempo e di fame, ecco.
Ma Roger non era l’unico a fantasticare sulla fantomatica situazione della mucca, anche Dave ci stava facendo un pensiero. Un pensiero ben poco più profondo però, semmai la sua pancia era profonda e capiente. Non poteva farne a meno il caro vecchio panzotto. Aveva fame. Aveva tremendamente fame e quella mucca era succulenta. La malcapitata era già finita nella griglia immaginaria del chitarrista, mentre veniva condita con po’ di sale, pepe e svariate spezie con nomi che stava inventando in quel preciso istante. L’acquolina cominciò a penetrarli in bocca. Si leccò trionfalmente le labbra. Appena sarebbe tornato a casa, se sarebbe tornato a casa, avrebbe subito cucinato una succulenta mucca al sangue.
Anche Rick fissava curiosamente la mucca. Brulicava malinconicamente l’erba e passeggiava in tono pacato, modesto, ma spento. Sembrava avesse quasi perso la voglia di vivere, o forse qualcuno gliela aveva rubata, qualcuno presente ormai nel suo ex-pascolo, qualcuno che lo aveva giudicato come un nullafacente, qualcuno che si credeva Dio il signore sceso in Terra, qualcuno che aveva predominato sulle altre mucche e le aveva trattate come dei luridi schiavi senza volto. Quel qualcuno probabilmente si chiamava Roger e quella mucca solitaria casualmente Rick. Il tastierista sorrise amaramente. Aveva già capito tutto, tutto di quello che sarebbe successo. Non alle mucche, ma ai Pink Floyd.
Nick stava quasi per cadere tra le braccia del sonno, lasciandosi cullare dal sussurro del vento che gli scompigliava i capelli. Ma prima di ciò, perfino lui non fece a meno di adocchiare la nostra amica. Pensò che sarebbe stata perfetta con un paio di baffi e dopo questa affermazione ispiratrice, si addormentò definitivamente.
“Nick, che fai, dormi?” Lo risvegliò la voce calda di Dave. Il batterista scosse la testa vagamente.
“Alzatevi. Ritorniamo sui nostri passi, a casa.” Alla fine aveva ceduto. Roger aveva ceduto. Perché doveva essere sempre così, altrimenti quei bambini non avrebbero mai alzato il culo da lì.
Si alzarono all’unisono e si pulirono velocemente i pantaloni dal fango e dall’erba appiccicata.
Waters fece segno di seguirlo e così fecero Rick e Dave, ma non Syd che andava verso un’altra direzione.
“Dove stai andando Syd?” Il chitarrista non rispose e continuò imperterrito verso la sua strada. Roger lo richiamò un altro paio di volte ma invano.  Probabilmente era in preda ad uno dei suoi tanti attacchi schizofrenici e così ci rinunciò, anche perché era troppo stanco e arrabbiato per seguirlo.
Dopo un paio di buche prese in pieno Syd riuscì ad arrivare alla sua meta. Alla mucca. La accarezzò dolcemente.
“Che cosa ti turba amica mia?” Sussurrò alle sue orecchie.
Nessuno gli aveva chiesto in quale stato emotivo si trovava, nessuno gli aveva chiesto se aveva fame o meno, nessuno gli aveva chiesto se amava i baffi. Ma Syd si.
Continuò ad accarezzarla per un bel po’ di tempo, finché non sentì il respiro dell’animale sempre più tranquillo.
“Che ne dici se rimaniamo qui, solo io e te? Sarebbe divertente. Io posso raccontarti i miei problemi e tu i tuoi. Sai, io non credo di avere problemi, gli altri credono che io abbia problemi ma io non ho problemi.  Gli altri pensano troppo. Non bisogna pensare. Bisogna semplicemente imparare a volare. Loro non sanno volare, hanno paura di volare. Hanno le ali rotte. Hanno paura di spiccare il volo. Io avrei paura di rimanere sempre nel mio stesso nido e non incontrare i miei amici. Ma loro si vergognano, perché volare è da pazzi. Strano no? I pazzi che dicono ai pazzi di essere pazzi.”
Una folata di vento scompigliò i riccioli del chitarrista.
“E a te cosa è successo? Vuoi raccontare la tua storia e diventare amici?”
La mucca sembrò non rispondere, ma Syd sapeva che tra quel cumulo di erba, ossa e carne stava sorridendo, sorrideva perché finalmente qualcuno le aveva rivolto la parola, perché non era più sola ed aveva trovato un amico.


E questa cosa fece stampare un sorriso sornione e sincero anche sulla sua faccia.




  
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