R-esistere.
Deglutisco bulbi immatricolati,
depositi di cronometri anatomici,
pendoli con i suoi rifugi tetanici,
in un interstizio di organi asimmetrici.
Intolleranza alimentare, dicono;
ed espettoro cosmi negli armadi,
triangoli appesi sulle griglie
dei supermercati atomici
nei vicoli delle comunicazioni
interrotte.
Sono un soggetto sperimentale
per l'afonia concettuale,
una disfonia di rantoli
in un corridoio claustrofobico
di ghirigori sulle chirurgie pomeridiane.
Encefali di plastica ad arroventare
le mie ferrovie clandestine,
attrazioni chimiche
di amnesie in bicchiere
nei bar delle dispersioni di piscio:
vendite all'asta di ritmi restaurati,
gastroscopie esautorate
e tachicardie deglutite
con sintesi cifrate
per comparse di titani anestetici
sulle cosce di un violino spermatico,
catalettico.
Mi dileguo e mi annetto
agli spasimi degli enigmi in periferia,
ai tombini deformi di un proiettile
in fuga,
al funerale di corde
di una zona di quarantena
sulle colline masticate
da un atomo in erezione.
Interazioni di crani,
anabolizzanti in tangenziale,
cadaveri in gravidanza;
e mi estinguo quando esigo
di r-esistere all'Inferno.