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Autore: Sherly Liddell    13/02/2008    1 recensioni
Questo racconto è dedicato ad un mio caro amico, Mirza. Purtroppo la categoria più appropriata doveva essere un'altra, ma non c'era. Cmq per il 30% posso definirla berkersiana, per il resto mi sono ispirata al gioco di Gothic II. Nonostante questo ho scelto questa categoria, perchè il nuovo personaggio della mia storia parla di Gatsu (protagonista del fumetto in questione)!! Fan di Berserk, non vogliatemi male =.=
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Guts
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Gatsu era seduto sotto un grande faggio.
Il sole che stava a mano a mano scomparendo dalla volta celeste, riscaldava ancora quella parte di viso che gli era stata meno sfregiata. Il tempo gli era trascorso pesantemente addosso, su ogni parte dannata del suo corpo, ma questo non sembrava creargli alcun disagio... Diventava sempre più forte. Dopo ogni percorso, nemico, notte... lui era sempre più appagato e segnato da quell'insieme di crudeltà che il destino gli aveva destinato.
E per quanto sapevo che tipo d'uomo fosse, nonostante il tempo trascorso accanto a lui, come un sostegno, non sapevo ancora definirlo nella mia mente... e nel mio cuore... Ma forse mi sbagliavo... in quel piccolo muscolo rosso che pulsava ogni volta che venivo rapita dal suo sguardo penetrante sapevo chi era, cosa voleva e per cosa lottava, contro cosa andava sguainando la sua enorme Ammazzadraghi... sapevo che nella sua vita, se così si poteva definire, in piccola parte il mio ruolo era importante...
I consigli, le battute, le brevi carezze, ma soprattutto gli immensi silenzi che si creavano ogni volta che cercavo di abbandonarmi nel sonno, sapendo che lui era lì, fissandomi, aspettando, vegliandomi, proteggendomi quasi, erano gli unici momenti di pace che placavano la sua sete.
Ogni volta che riprendevamo il cammino era la mia persona che gli faceva accennare un sorriso, ma che stava attento a non far notare, mentre tentavo di raggiungerlo?
La sua falcata era davvero faticosa da mantenere. Non riuscivo mai a stargli davanti, sia perché lui non lo gradiva, sia perché era più sicuro così, purché sapevo che non gli ero di intralcio nelle sue mete...

E così passo quasi ogni serata, limpida come questa, per scrivere nel mio diario e per narrare di lui...
Si... “è un eroe”... e per me, qualcosa di più...


- ... Cosa stai facendo Clay? -

Sentii le guance andare in fiamme... Mi succedeva praticamente ogni volta che mi rivolgesse parola, ma in fin dei conti non così tante volte... dato che fa sempre fatica ad iniziare un dialogo con qualcuno...

- Io... - risposi. - Sto scrivendo dei pensieri sulla giornata... su te... -

Riabbassò la testa, come se non mi avesse mai rivolto la parola.
Alcuni criticherebbero subito quell'atteggiamento freddo che aveva con altri esseri umani, con me, ma non mi scoraggiava. Non era altezzoso, solo chiuso. Un lucchetto arrugginito che nonostante dimenticato nel tentativo di aprirlo con una chiave sanguinerebbe all'istante.
Guts era una ferita sempre aperta, irrimarginabile... tutto questo suo dolore che accorreva da ogni direzione e lo ricopriva da capo a piedi lo rendeva, a mio parere, una persona sensibile nel profondo, bisognosa di affetto...
Per me era qualcosa di misterioso e tremendamente affascinante. Non avevo mai avuto l'occasione di entrare così nell'animo di una persona... Nessuno poteva minimamente immaginare chi era veramente e quali emozioni nascondeva a se stesso.
Lo so... forse esageravo, ma il mondo che ormai ci circondava da molte settimane mi stava appassionando sempre di più...
Lo sentivo... era talmente carismatico che non potevo quasi allontanarmi dalla sua sagoma scura. Qualcosa di lui mi attirava... e più che cercavo di capire cos'è e più la sua immagine nella mia mente si sfuocava...
Forse lui lo sapeva, lo sentiva... riusciva a percepire quello che forse nemmeno i più dotati dei saggi potevano comprendere.
Era forte e dolce... Crudele e puro... Indomabile e... -


- Non stai ancora dormendo? -

Il suono della sua voce mi fece sobbalzare, anche se aveva sussurrato...

- Io... si, scusa... sto finendo... Ti prometto che metto via tutto non appena- -
- No. Dormi o domani non avrai la lucidità per affrontare quello che ci aspetta... -
- Hai ragione... -
Abbozzai un sorriso, anche se sapevo che non ne avrei ricevuto un secondo come risposta.

A mano a mano che passavano i minuti il cielo perdeva quella colorazione rosa-d'orata che diventava più intensa nel tramonto fino a venir sostituita dalle più calme tonalità di turchese ai blu profondi.

Quella sera non c'era nemmeno un filo di vento, le fiammelle vivaci del fuoco acceso venivano scosse dai miei sospiri. Stavo pensando e ripensando a lui. Non riuscivo a prendere sonno... I miei occhi non volevano abbandonare la sua immagine, così cupa e misteriosa, poco distante da me.
Era immobile come una foglia caduta d'autunno...
Sapevo che ora dovevo dormire. Ogni notte mi sembrava di ripetere le stesse azioni...
Le mattine erano più pesanti dei pomeriggi, dovevamo sempre stare attenti ad ogni eventuale pericolo o trappola. Ormai era da molto tempo che non fissavo più le stesse sdraiata su un soffice manto d'erba fresca.
Mi mancavano un pò quelle giornate serene prima che lui venisse a prendermi... Immagini, urla, buio... ecco che mi ritornano alla mente quei momenti di tempo fa...



"... << Clayyy! Maledetta figlia degenerata!!! SE TI TROVO NON SAI COSA TI FACCIO! -

Vivevo con mio padre Lehmar il temibile usuraio di Khorinis. Tutti lo conoscevano come un diavolo senza scrupoli, altezzoso e terribilmente persuasivo, dall'innato senso di puntualità: un perfetto strozzino, il quale trovava sempre il modo di farsi pagare e nel caso qualcuno non si presentava al suo uscio il giorno stabilito il suo nome veniva annotato nel registro del "becchino" più vicino, in questo particolare caso davvero vicino: Meldor se ne stava sempre fuori da casa nostra, fumando e pronto a "sporcarsi le mani".
Nonostante avesse ricevuto il prezioso dono di diventare padre, la sua personalità non migliorò neanche di una virgola, anzi... Con me, la sua unica figlia, diventò sempre più possessivo e invadente, tanto che al porto circolavano spiacevoli voci sul mio conto, ovviamente non sul suo.
Mi trattava anche peggio dei suoi clienti, così più volte avevo pianificato una fuga che mi permettesse di porre fine a quello strazio, ma la fortuna sembrava non girare mai dalla mia parte, finché un giorno non accadde l'incredibile.
Era l'inizio della stagione più fredda e una sera riuscì a scappare di casa...


-... Insolente! Dove ti sei nascosta? GUARDIE!!! Riportatemela subito qui!!! -

Scavalcai le mura senza farmi vedere da nessuno e cominciai a correre verso il bosco a sud della città. Il mio cuore usciva dal petto ad ogni passo, sia per la paura di aver compiuto un atto come quello di sfuggire dalle mani di mio padre sia per la felicità di essere libera. Gli scalpitii dei soldati, le urla si allontanavano secondo dopo secondo... non mi importava più nulla di Khorinis e dei suoi abitanti.
Dopo la scomparsa di mia madre, anni prima, a causa di un naufragio, ero cresciuta da sola e priva di attenzioni. Ma avevo coltivato in me forza e coraggio. Probabilmente era l'euforia di quell'atto a darmi la forza di continuare a correre senza voltarmi fino a imbattermi, inconsapevolmente, in quella che divenne la mia nuova vita...
Un enorme bestia dell'Ombra si era svegliata e cominciò a puntarmi.
Avevo sentito parlare di quanto fossero pericolose ma solo dopo essermene trovata una davanti capì quando stessi rischiando... E poi...
Un suono acuto e veloce di metallo squarciò a metà la tensione percepibile nell'aria. Molti schizzi di sangue caddero con il corpo senza vita dell'animale.
Fu tutto così immediato che non riuscì a rendermi conto di quello che era successo. Un istante dopo qualcosa di alto e scuro si avvicinò a me afferrandomi saldamente per il braccio. Capì che era un uomo ma non vidi subito com'era fatto: i suoi lineamenti erano oscurati dal cappuccio del vasto mantello.
Mi riportò sul sentiero che portava alle porte di Khorinis e si fermò...


- ... Cosa ci facevi di notte in un inferno come quello, donna? -

Mi rivolse la parola senza curarsi minimamente del fatto che avesse davanti a se una giovane ragazza impaurita e soprattutto sconosciuta. Benché neppure io lo conoscessi e quello che potevo intravedere non mi rassicurava affatto, era di fatto il mio salvatore e quindi si meritava delle risposte, che di certo avrebbero dovuto essere soddisfacenti...

- Ecco io... sono scappata... Ma voi chi siete? -
- Non credo ti interessi... - rispose con tono freddo. - ... l'importante è che ti abbia trovata... Forza, torniamo a Khorinis... -
- Oh bé mi avete salvata e non- aspettate un attimo: io non voglio tornare a casa! Sono scappata vi dico! -
- Sono a conoscenza delle tue birbonate ma di certo le conseguenze ai tuoi errori non mi riguardano... Voglio solo avere la mia ricompensa. -

Impallidì al suono di quella parola... Poteva solo significare una cosa: i suoi vestiti rovinati, gli scudi e la spropositata spada che teneva - non so bene ancora come - sulla spalla destra mi fecero venire in mente solo un tipo di categoria sociale. Mercenari.
La peggiore, così la definivano Cavalieri, nonché i cittadini. Sapevo bene che razza di tipi fossero... In confronto mio padre era un'innocua pecora da pascolo.
Decisi di non fargli domande approfondite: la cosa più importante adesso era quella di riuscire a sciogliere quel nodo.


- Per favore! ... - lo implorai, fermandomi davanti a lui. - ... Non fatelo, non vi sarete fidato di mio padre!? Quello è un usuraio e per me non sarebbe disposto a pagare nemmeno un soldo, lo dico per voi! -
Sospirò. Mi prese per la vita e mi mise agilmente sulla sua spalla, trattenendomi senza troppa difficoltà.

- E' lui che non conosce me... Ho firmato un altro dei suoi sporchi contratti, se non mi da quello che ha promesso forse la mia ricompensa sarà ancora più interessante... -
Cercai di convincerlo ancora a parole, ma lui non reagiva, come se fosse solo. Provai a dimenarmi, ma il suo braccio era più resistente di una catena di ferro e solo dopo aver raggiunto la porta mi calò.
Il mercenario si abbassò il cappuccio e nel preciso istante in cui bussò alla porta, un fulmine rimbombò per i vicoli del quartiere basso.


- Sei tornato... Devo proprio ammettere che alcuni di voi sanno mantenere la parola data... - fece una smorfia verso di me.

Mi fulminò con lo sguardo in segno di profondo rancore. Un brivido mi percorse la schiena; nonostante la paura ero ancora fermamente pronta a lottare per la mia decisione, così rimasi dietro il bel corpo del mercenario, che non esitò a parlare.

- Hai tua figlia, ora dammi quello che mi spetta. - mi afferrò per la gonna e mi spinse in avanti. - Che stai aspettando? -
- Pensavi davvero che sarei disposto a darti quello che mi hai chiesto... Non so che farmene di una squilibrata come lei... Prenditela! -

Non volevo credere a quelle parole. La figura misteriosa invece mi diede un'occhiata, mi voltò anche il viso, per osservare con più attenzione i lineamenti.

- Infondo non hai faticato molto scommetto... Se ti sembra equo la sua vita è tua, fanne quello che vuoi... -

Detto questo, assicurandosi che l'uomo non avesse niente da ridire, chiuse il portone, girando ben tre volte a chiave.
Era fatta... o almeno, ero riuscita a liberarmi di mio padre... ma a quale prezzo?
Il Mercenario mi strinse come un tappetto arrotolato e mi ripose sulla sua spalla.
Sembrava che non capisse la mia lingua, più che mi dimenavo e più che lui aumentava il passo. Dove mi avrebbe portata? Cosa mi avrebbe fatto? Se riuscivo a convincerlo mi avrebbe liberata una volta uscita dalla città?
Non andò proprio come speravo. Uscì dalla parte est di Khorinis, passando per il mercato ogni uomo o donna si giravano curiosi, ma Lui sembrava non sentirsi nessuno sguardo addosso.
Ero stanca. Mi abbandonai su di lui, anche se la cosa mi infastidiva all'inizio, durante il percorso ripido per la nuova strada del mio nuovo mondo.
Passammo sotto la fattoria di Akil e dopo ancora sotto un ponte, non ero mai andata oltre a quel limite.
Sentivo l'aria diventare più gelida, ormai la mezzanotte era varcata e non mi fu difficile capire che il mio "salvatore" era di poche parole.
Arrivammo a quella che si poteva definire una Locanda, l'insegna "Arpia Morta "- davvero poco rassicurante - sbatteva contro l'enorme trave di legno.
Non avevo mai assistito a tanta confusione: gente di tutti i tipi e statura, ubriachi, cantavano e si picchiavano, accompagnati da rumore di vetri rotti e non so cos'altro.
L'oste, e proprietario dell'Arpia, non fece caso al nostro passaggio, facendomi ipotizzare che il mercenario gli era già familiare.
Mi calò ancora una volta, tenendomi una mano sulla schiena, guidandomi su per le scale. Al piano di sopra c'erano solo tre stanze, mi fece entrare nell'ultima di queste, e chiuse bene la porta.
Si volse verso di me, studiandomi dal basso all'alto, come per capire a cosa sarei potuta servigli... Siccome l'aria si appesantiva minuto dopo minuto, decisi di parlare per prima.


- Allora... chi siete? Perché avete deciso di tenermi con voi? -
- Ora che sei mia, sono io che faccio le domande... capito? -

Mi penetrò con gli occhi, avvicinandosi pericolosamente.

- Io sono solo un ombra, un cavaliere che uccide per soddisfare la sua voglia di dolore... Il mio nome è Gatsu, ma puoi chiamarmi Guts se lo ritieni più opportuno, ti basta donna? -

...Sorrise sarcastico, prendendomi per le braccia e non lasciandomi nemmeno il tempo di rispondere, soffocò la mia voce con la sua bocca. Prese a baciarmi. Muoveva freneticamente la lingua, le mie labbra erano completamente serrate con le sue, non mi dava tregua... Per la prima volta, un uomo mi stava baciando. Non era affatto come me l'ero sempre immaginato... A dire il vero, non mi sarei mai immaginata una situazione incredibile come quella che mi era capitata di lì a poche ore...
Ero immobile in un vortice di emozioni senza fine... La sua presa si faceva sempre più stretta ad ogni passaggio di lingua, i miei sospiri non tardarono a trasformarsi in gemiti.
...Se ne accorse subito... i suoi baci senza respiro stavano provocando ad entrambi un effetto strano e incontrollabile... Me ne accorsi non appena mi imprigionò al muro di pietra e le sue mani serrarono i miei polsi: la sua erezione stava spingendo contro il mio ventre e questa reazione improvvisa bastò a spaventarmi. Si staccò dalle mie labbra umide con un'espressione di piena soddisfazione. Rimasi immobile e scoraggiata: anche se si era allontanato il mio rossore non smise di divampare sul mio viso.


- Eh eh... Allora? Non sei contenta di essere mia? -
- Smettila! -
Con mio grande stupore riuscì per la prima volta a rivolgermi in modo inappropriato.
-Non sono tua, mai lo sarò! - urlai. -Come ti sei permesso di toccarmi? -
- E' semplice... perché sei mia ormai... Decido io quando toccarti e tu non dovrai oppormi resistenza altrimenti dovrai vedertela con le mie punizioni, inteso? -

Mi sembrava di essere caduta nel peggio. Credevo di aver finalmente trovato il modo di vivere come avevo sempre desiderato e di colpo mi accorsi che la mia situazione non era delle migliori, almeno per una ragazza della mia età. Avevo a che fare con un mercenario evidentemente senza alcun buon senso.
Eppure più che mi soffermavo a pensare e più che qualcosa dentro di me si appesantiva, come un'ancora che trattiene un'enorme vascello... forse non sarebbe stato così male restare con lui. Era incredibilmente forte, sicuramente mi avrebbe protetta. Di certo se non fosse stato per lui in quel momento sarei potuta finire tra le grinfie di qualche brigante o forse peggio, tra gli artigli di qualche squartatore...
Alzai lo sguardo verso di lui e anche se l'unica fonte di luce di quella piccola stanza era una candela, vidi per la prima volta bene il suo viso: degli strani ciuffi scuri gli coprivano la fronte, teneva l'occhio destro chiuso - immaginavo fosse stato a causa di una ferita -, le sue labbra erano sottili e perennemente immobili, in contrasto con le sue sopracciglia che teneva imbronciate dando al suo sguardo una punta di aggressività che presentava sia un senso di timore che uno di strana eroticità. Scossi la testa prima che altre sensazioni imbarazzanti presero a farmi staccare i piedi dal suolo, così lo guardai fisso.


- Guts... Se io resterò con te, mi prometti che non mi farai capitare niente di brutto? E che sarai pronto a difendermi? -
- Per chi mi hai preso, per una balia? >> alzò il tono di voce, e cominciò a togliersi la strana armatura. - Vedo che non hai ancora capito chi hai difronte, ma non preoccuparti... Te lo mostrerò subito. Ora spogliati... -

-Temendo di aver capito una cosa per un'altra, deglutì e tornai con le spalle al muro.

- Co... Come scusa? -

- Ti ho detto di spogliarti! - si sfilò i pesanti stivali e rimase a petto nudo con dei pantaloni fin sotto le ginocchia.
- Io... non... - cominciai a tremare... Si riavvicinò...
- Obbedisci DONNA!!! - urlò e mi prese violentemente per il vestito, strappandone la parte superiore.

Il mio cuore batteva forte, i miei seni uscirono dalla veste e le mie guance presero fuoco.
La luce della piccola fiammella dava alla mia pelle un colore caldo, evidenziando ancora di più la rotondità dei seni sodi.
Guts appoggiò la sua mano destra sul mio viso. Mi penetrò ancora con il suo sguardo magnetico: ero così emozionata da riuscire a chiudere gli occhi. Volevo provare ad abbandonarmi a lui... sentivo che potevo fidarmi... come non so spiegarmelo.
Abbassò il capo, accarezzando il mio collo con le sue morbide labbra, fino a farmi dischiudere la bocca permettendo così di far uscire i miei respiri irregolari.
Cominciò a baciarmi avidamente il collo, me lo morse, mentre la sua mano si fermò sulle mie femminilità scoperte...
Il suo palmo era caldo, e i suoi movimenti lenti e terribilmente piacevoli...
Non potevo trattenermi... Sentivo la necessità di rivelarmi, come non avevo ancora mai fatto con nessuno... Mi strinse forte a se... ma nel suo gesto non c'era malvagità, anzi: percepivo passione. Un'energica passione che mi invase il corpo...
Sentivo il suo calore avvolgermi, la sua pelle a contatto con la mia mi fece crescere un senso di piacere che si stabiliva appena sotto il mio stomaco... Era qualcosa che non avevo mai provato... e tutto quello che mi stava accadendo, tutte quelle sensazioni nuove, stranamente, non mi spaventarono.
Avevo bisogno di qualcosa... Sentivo la necessità delle sue attenzioni, la voglia delle sue mani, della sua bocca, dei suoi occhi su di me...
Volevo capire, sentire, vedere com'era fatto... e anche lui. Percepivo il suo irresistibile desiderio di coinvolgermi, di possedermi...
Mi adagiò sul letto di legno, il suo bellissimo corpo copriva la luce della candela, ormai destinata a finire quella notte stessa...
Quello che provai di lì a poco è quasi impossibile da spiegare... Se solo tentassi di rientrare nei ricordi vedrei solo qualcosa di disomogeneo, colori mescolati, vapori, riflessi che degenerano insieme in una miriade di parole impronunciabili... "


EeeTCchiiiuuuu!!!
Gatsu si girò verso di me...


- Pensavo dormissi! Perché fai sempre di testa tua! - si accucciò accanto a me. - Oh grazie... Credo di aver preso freddo... Non è che potresti...? - lo guardai con occhi languidi, prendendogli la mano e lasciando che il suo calore mi percorresse.

Senza pregarlo troppo si era disteso affianco a me, coprendomi con una grossa coperta.
Ammetto che in tutto questo tempo passato insieme qualcosa in Guts era cambiato. In meglio sicuramente. Era sempre stato solo, come un lupo cacciato dal proprio branco, ero certa che la mia presenza gli avesse procurato solo del bene.
Mi piaceva il fatto che più tempo passava e più lui si sentisse a suo agio vicino ad un'altra persona, in particolare ad una donna.
Anche se non si confidava ancora pienamente, sentivo che si fidava di me e che ormai ero una persona importante.
Aveva sempre preso le mie difese, mi ha protetta. Si era sempre fatto curare, anche se all'inizi era sempre molto scorbutico.
Ricordo quella volta quando una lama gli provocò una ferita abbastanza profonda sul braccio destro...



“... - Oh andiamo! Non fare tante storie... Che razza di mercenario sei? -

In poco più di qualche ora mi ero già abituata al fatto che Guts venisse ferito. Il sangue non mi aveva mai dato fastidio, ma quella ferita sul suo arto mi aveva lasciato un segno di nausea.

- Nessuno ti ha chiesto niente! Non ho bisogno del tuo aiuto! Credi che non mi sappia bendare da solo? -
- Oh si certo... E come faresti a bendarti con una mano sola? - ...”


Stare con lui mi faceva sentire più sicura e sicuramente, anche se lui per primo non lo dava a vedere, ero amata davvero. Sapevo che anche lui pensava la stessa cosa...
Ora che ci stavamo conoscendo di più, la nostra confidenza aveva raggiunto un alto livello e a volte mi permettevo anche di riuscire a “difendermi da lui”...
Mi fa sorridere, nonostante questi tempi bui. Il mio cuore ha finalmente trovato pace, anche se combattiamo, se quel che ci circonda è solo la fredda morte, non mi spavento.
Per me lui è speranza, è calore e fiducia... quella costanza che mi manca, quel coraggio sono parte di lui e standogli accanto mi è possibile raggiungerli.
La notte ci aveva avvolto nella sua oscurità più profonda.
Gatsu era disteso accanto a me, dormiva e io lo guardavo. Respirava e io mi immergevo nel suo respiro, come la meravigliosa luce dell'alba, che di lì a poco ci avrebbe svegliato.

  
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