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Autore: californjja    05/08/2013    1 recensioni
...Infine,vorrei che venisse espresso quest'ultimo mio desiderio.Vorrei lasciare il mio patrimonio in denaro pari a un milione di dollari alla signorina Diana Collins nata il 27 giugno dell'anno 1996 che risiede a New York alla strada 57th nonché futura Mrs Bieber,moglie di mio nipote Justin Bieber.
E a te caro Justin,sappi che il carillon da cui ascoltavi la tua ninnananna preferita da piccolo non è solo un semplice pezzo di latta che racchiude la tua quanto la mia infanzia e adolescenza.
Sempre vostra,Jocyelin.
 
Ecco il motivo per cui non vi ho mandato direttamente la lettera con le carte da firmare,ho controllato e per il momento la signorina Diana non è sposata,soprattutto con il signorino Justin. Finchè i due non si saranno ufficilialmente sposati i soldi non potranno essere ritirati.” concluse l'avvocato lasciando tutti senza parole.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jaden Smith, Justin Bieber, Pattie Malette, Ryan Butler, Scooter Braun
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Wrong Marriage.
1. Capitolo primo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Simon,per l'amor del cielo rallenta” 
urlai in prenda ad un attacco isterico mantenendomi al sediolino di quell'auto mezza rottamata.
 
“Diana giuro che se non smetti di urlare di lascio qui,col cavolo che ti accompagno a Los Angeles”
mi informò lui iniziando a rallentare un po',grazie a Dio.
 
“Non è mica colpa mia se i tuoi ti fanno portare solo questo rottame visto che hai rotto più di quattro auto nell'arco di un anno e mezzo” ribadì in tono acido iniziando a calmarmi un po',dover essere accompagnata in auto da lui era sempre un incubo a causa della sua passione per la velocità.
Per questo,infatti,in meno di due anni distrusse più di cinque auto che il padre aveva da tempo 'conservato',come diceva lui,solo per il suo amato figlio maschio che però venne punito per tutti i disastri girando,così,per la città con quella macchina da distruzione sfuggita alla rottamazione e,naturalmente,pagato a pochissimo.Due piccioni con una fava,in poche parole. Anzi,tre.
 
“Perché diventi acida nei momenti meno opportuni?” mi sembrò molto più dispiaciuto che incazzato.
Questo era vero,solo nei momenti di crisi iniziavo a far uscire il mio lato peggiore quando in realtà ho sempre avuto(ed ho tutt'ora) un carattere molto timido e calmo.
Ci conosciamo da quando avevamo pochi mesi e siamo sempre andati d'accordo ma in quell'ultimo periodo non sapevo proprio cosa mi stava succedendo.
 
“Scusa.. non volevo.. è che in questo periodo sono molto strana..” mi scusai,borbottando un po' intimidita.
Ci furono qualche minuto di imbarazzante silenzio perché Simon mi facesse quella fatidica domanda.
 
“Din... è per questo fatto della lettera dell'avvocato,vero?” 
Mi aveva chiamata con il mio odioso soprannome,sapeva che così non sarei riuscita a tacere.
Mi strinsi al petto la costosa borsa di Clavin Klein che mia mamma mi aveva ceduto per l'incontro sperando che potesse proteggermi da quella domanda.
Qualche mese prima avevo ricevuto una lettera da un avvocato di Los Angeles che mi aveva gentilmente chiesto di andare da lui il 27 di giugno per leggere con me il testamento di una certa Jocyelin Bieber. Una volta letta,più e più volte per rendermi conto se avessi letto davvero bene,decisi di scrivere all'avvocato che però io,nei miei sedici anni e mezzo di vita,non avevo mai conosciuto nessuno con quel nome. Nonostante tutto,mi rispose che sul testamento c'ero proprio io,Diana Collins nata il 27 giugno del 1996 residente da più di sedici anni a New York,per essere precisi alla 57th terzo palazzo sulla destra.
Per questo non potei fare altro che,il giorno del mio compleanno,svegliarmi all'alba e partire dallo squallido caffè in cui avevamo dormito e incamminarci verso Los Angeles.
 
“Sì.” confermai con una voce tremolante.
 
“Sono sicuro che ci sarà stato uno sbaglio” iniziò lui sorridendo in modo nervoso.
“Ma dai,quante Diana Collins ci sono a New York? Per non parlare del cognome,è molto usato. Non c'è da preoccuparsi sicuramente quella lì era solo una pazza o gente così,forse non ti ha lasciato proprio nulla e tu ti sei fatta solo un bel viaggetto in un rottame...”
 
“Sim,non c'è stato nessuno sbaglio. Come poteva mai sapere quella Jocyelin che io abito alla 57th e che ci abito da quando sono nata? O che sono nata in quell'anno,in quel giorno?” dissi,questa volta molto più sicura tanto da poter vedere il mio accompagnatore tentennare un po'.
Simon prese un bel respiro prima di ricominciare a parlare.
 
“Cosa ha detto tua madre?Conosceva questa donna?” domandò,serio.
 
“Mia madre è stata molto concisa a riguardo,mi ha detto che non conosceva nessuno con quel nome o con quel congnome e che probabilmente andare fino in California era una stupidaggine” dissi allontanndo un po' di quella tensione mettendomi seduta allo schienale dell'auto,mettendo una mano fuori dal finestrino sentendo il calore dei 39° che c'erano fuori.
Appoggiai la testa alla portiera,stanca. Non volevo affatto andarci a Los Angeles,con quel caldo e per lo più il giorno del mio compleanno.
 
“Beh.. guarda il lato positivo” disse dopo un po',con un sorrisetto perfido sulle labbra.
Lo guardai stranita,aggrottando le sopracciglia. Come ci poteva mai esserci un lato positivo?
 
“Per la prima volta in vita mia,dopo il tuo saggio nel 2003,ti vedo vestita con una gonna”
Una volta terminata la frase scoppiò a ridere,contagiando anche me con quella sua stupida risata.
 
Era tutto vero,non ero molto portata per le gonne infatti vestivo per lo più in jeans o pantaloni stretti e quello poteva essere consierato davvero un'occasione da segnare sul calendario.
Per l'incontro con l'avvocato e con la restante famiglia Bieber avevo deciso di vestirmi con degli abiti più... eleganti. Naturalmente presi tutto dall'armadio di mia mamma.
Una camicetta color crema,una gonna un po' più scura della mia camicetta che scendeva stretta fino alle ginocchia e si fermava sui fianchi,delle scarpe con qualche centimetro di tacco sempre color crema e al collo una collana di perle. Per completare il tutto presi in prestito una delle tante borse di mamma.
Avevo preferito lasciare i miei lunghi capelli castani sciolti,giusto raccolti ai lati da un piccolo mollettone. Fu una pessima idea. Con quel caldo stavo morendo con i capelli sciolti.
Continuammo a ridere finchè non parcheggiammo davanti a un piccolo bar.
 
“Stop stop stop... se rido ancora potrei rimanere rosso fuoco per l'intera giornata” disse divertito cercando di calmare il respiro affannoso a causa delle risate.
 
“Facciamo una cosa,visto che l'incontro sta fra tre quarti d'ora che ne dici se io mi prendo una bella tazza di caffè e tu vai a.. non so.. come si dice.. incipriarti il naso?”
Sembrava davvero convinto di quello che stava dicendo,non potei non riscoppiare a ridere.
 
“Oh,ma dai! Incipriare il naso? Non hai mai capito che in realtà significa andare al bagno? Comunque per me va benissimo” dissi asciugandomi le lacrime tante le risate.
 
“Ma non le capisco queste cose.. che ci posso fare?” domandò scherzosamente avviandosi con me nel vecchio bar.
Era il tipico bar che si vedevano nei film coi cowboy,tutto era fatto interamente di legno partendo dalle sedie,i tavoli,anche il bancone dove dietro si poteva vedere un signore anziano che puliva scocciato un boccale.
 
“Mi scusi,mi può fare un caffè?” domandò Simon appoggiando il braccio sul bancone.
 
“Certo figliolo.. e a questa bella signorina?” chiese,invece,l'uomo girandosi verso di me per ispezionarmi per bene.
 
“Nulla,le serve solo il bagno” rispose duro Simon,sentendo che mi stringeva a se.
Ecco un'altra cosa che detesto di Simon,è fin troppo geloso.
Essendo cresciuti insieme lui mi considerava come una sorellina,anche se avevamo molto poco di differenza,e questo mi ha portato all'avere solo due fidanzati nella mia vita.
A scuola era un tormento,ogni volta che un ragazzo si avvicinava a  me per scambiare quattro chiacchiaere lui si intrometteva allontanandomi per potermi fare un interrogatorio di quarto grado.
“Oh,è l'ultima porta a sinistra”
 
Senza altri indugi mi liberai dalla presa di Simon e mi avviai verso il bagno,chiudendo la porta a chiave. Finalmente da sola.
Per prima cosa mi sistemai per bene la camicetta e la gonna ma solo una volta alzato il volto mi resi conto che quella mattina tanta la fretta non mi ero nemmeno truccata.
 
“Cazzo,dove ho messo la borsetta con il trucco?” sbottai nervosa iniziando a scavare alla ricerca della mia borsetta del trucco.
Una volta trovata presi velocemente il correttore e me lo passi sulle borse sotto gli occhi che si erano formate a causa delle notti di viaggio passate in caffè scomodi.
Poi passi il mascara e la matita sugli occhi castani,risaltandoli. Erano l'unica parte del mio corpo che amavo,cambiavano colore a secondo del mio umore. Dal castano scuro ad un castano color miele,proprio come ce li avevo in quel momento.
Riposi tutto al proprio posto e rimasi qualche minuti a specchiarmi,cercando di sistemarmi per bene.
 
“Din dobbiamo andare,abbiamo ancora una mezz'oretta ma lo studio dell'avvocato è a qualche quartiere più in là” sentii dire da Simon che probabilmente si era appoggiato alla porta del bagno.
 
“Sto uscendo” confermai riponendo tutto nella mia borsa.
Senza esitare uscii dal bagno facendo quasi cadere il mio amico che,come avevo previsto,si era appoggiato alla porta. 
Ridacchiai sotto voce prima che Simon mi prendesse e mi portasse fuori.
 
“Buona giornata” dicemmo insieme uscendo per le strade californiane.
Amavo quell'aria,nonostante fosse così afosa. Era l'aria californiana,l'aria della libertà.
 
“Comunque,scherzi a parte,in tutta questa storia ci potrebbe essere davvero un lato positivo” se ne uscì qualche minuto dopo il ragazzo al mio fianco guardando attentamente i cartelloni per vedere se stavamo andando nella direzione giusta.
 
“Davvero? E qual'è?” domandai davvero stupida,anzi,curiosa.
 
“Diana,credo che entrambi sappiamo qual'è il motivo.” disse con un'aria preoccupata,guardandomi negli occhi.
 
Il sorrisetto che avevo sparii nell'arco di pochi secondi. Aveva ancora una volta ragione,sapevo di cosa stava parlando.
In quell'ultimo periodo la mia famiglia era a corto di liquidi,e facevamo fatica ad andare avanti soprattutto a causa del vizio di mio padre,il gioco. In poco aveva dato tutto... dalla casa al mare,al conto in banca e alla sua dignità. Ci era rimasta semplicemente la casa a New York intestata a mia madre e di cui mio padre non ha mai potuto metterci le mani sopra.
Se quella Mrs. Bieber mi avesse dato anche un minimo probabilmente ci avrebbe salvati dalla bancarotta. Se mi avesse dato molto di più avrei potuto mandare una bella somma a mia madre e tenere qualcosa per me e rimanere lì in California,forse con Simon,e trovarci anche un lavoretto magari. Ma,purtroppo,quelli erano solo i sogni di una quasi diciassettenne.
 
“Hai ragione,so qual'è il motivo. Spero solo che questa Jocyelin mi dia qualcosa di consistente.” dissi malinconica guardando la strada davanti a me dovevo si trovava l'appartamento dell'avvocato e che in quel momento era stra pieno di persone. Anzi,per lo più ragazze urlanti.
 
“Simon,sicuro che non hai scambiato strada e ci ritorviamo a.. non so.. una parata?” domandai sconcertata guardando Simon che aveva la mia stessa espressione.
C'erano troppe persone.
 
“Ehm non credo,è questa la strada..” non riuscì a terminare la frase che un suv nero con i finestrini oscurati ci passasse vicino avvicinandosi al palazzo dell'avvocato.
Era meglio se non passava. Le ragazze iniziarono ad urlare ancora di più,soprattutto quando dall'automobile uscirono una signora,un signore,due persone anziane con due bambini e infine un ragazzo che vennero diretti verso l'entrata del palazzo da tre persone in nero sotto le urla e i flash.
Doveva essere la famiglia Bieber,a quanto pareva.
 
“Muoviamoci prima che tutta questa folla ci mangi vivi” sentì dire da Simon che mi prese un braccio e si buttò letteralmente tra la folla,ma quando raggiungemmo finalmente la porta un signore in nero che prima fece entrare la famiglia Bieber ci fermò bruscamente.
“Non potete entrare” disse con una voce dura.
 
“Sono la signorina Collins,l'altra persona che deve essere presente alla lettura del testamento di Mrs. Bieber quindi le chiedo gentilmente di farmi entrare” risposi con la stessa voce guardandolo fisso.
Lui con grande risposta iniziò a ridere.
 
“Se vuole le faccio vedere la mia carta d'identità e la lettera firmata dall'avvocato” dissi poco dopo,le sue risate finalmente si placarono.
 
“Ah,e lui sta con me” aggiunsi dopo che il butta fuori guardò attentamente la lettera e la mia carta d'identità.
Con un cenno fece scansare gli altri due dalla porta e finalmente entrammo.
 
“Quelle ragazze sono possedute” se ne uscì Simon una volta entrati nella hall e iniziammo a salire le scale verso lo studio dell'avvocato.
 
Sarei scoppiata a ridere se non avessi visto affissa su una porta di quell'enorme corridio una targhetta d'oro con su scritto 'Avv. James William'.
Guardai Simon,era nervoso quanto me e si poteva vedere da come aveva i pugni stretti.
Appoggiai la mano sulla maniglia e gli feci segno con la testa il conto alla rovescia.
Tre.. due... uno.
Abbassai la maniglia ed entrai nella piccola stanzetta molto illuminata che ospitava giusto una grande libreria sulla destra,una scrivania di legno con delle sedie e sempre sulla destra un piccolo balconcino che affacciava sul mare. Si poteva sentire dall'odore. Adoravo il mare e il suo profumo,mi dava un senso di sicurezza e solo sentendolo riuscii a tranquillizzarmi e posare il mio sguardo sulle figure che avevano smesso di parlare e si erano girate verso di me.
 
“Scusate,è qui che si terrà la lettura del testamento di Mrs. Bieber?” domandai timidamente tenendo ancora la mano sulla maniglia.
 
“Sì,ti trovi nel posto giusto” disse una signora,quella meno anziana rivolgendomi un caloroso sorriso.
Aveva un viso molto tenero,mi ispirava simpatia. Risposi subito al suo sorriso per poi concentrare il mio sguardo sul balcone anche se qualcun'altro aveva preferito concentrare il suo sguardo su di me.
 
“L'avvocato non è ancora arrivato,giusto?” domandai guardando sempre il balcone.
 
“No,ma se vuoi siediti. Non ti preoccupare,non abbiamo ancora intenzione di mangiarti” sentì dire seguita da una risata tagliente. Allontanai lo sguardo dal balcone per concentrarlo sul ragazzo in nero che era uscito prima dall'auto scatenando le urla impazzite di quelle ragazze e che fino a quel momento mi aveva osservato.
Di tutto risposta aggrottai le sopracciglia,sorpresa. Perché mi rispondeva così? Non gli avevo fatto nulla.
 
“Justin.” disse dura la signora che mi aveva rivolto quel bel sorriso mettendogli una mano sulla spalla.
“Si?” domandò ancora lui girandosi verso di lei.
 
“Smet..” non riuscì a finire la frase che entrò dalla porta ancora aperta,a quanto pareva,l'avvocato.
 
“Scusate il ritardo..” disse subito chiudendo la porta e sedendosi dall'altra parte della scrivania.
Seguii il suo esempio.
 
“Non si preoccupi,l'importante che andiamo subito al punto.Abbiamo altre faccende da sbrigare” disse Justin tenendo sempre lo sguardo fermo su di me,mi stava ispezionando. 
Mi irrigidii sulla sedia.
 
“Certo,Justin.” lo ammonì deciso l'avvocato William,girandosi poi anche verso di me.
 
“C'è un motivo per cui ho convocato voi,famiglia Bieber, e lei signorina Collins qui da me oggi. 
Come sappiamo le proprietà della signora Jocyelin sono andate già prima della sua scomparsa alla famiglia Bieber solo che ho trovato un'altra strana richiesta,se posso dire così,della signora che includeva anche la signorina qui presente. Volevo esporvela ora.” disse guardando tutti noi.
Justin nel frattempo continuava a tenere il suo sguardo fermo su di me.
 
“Prego,siamo tutte orecchie.” rispose lui questa volta però molto più morbido.
 
“...Infine,vorrei che venisse espresso quest'ultimo mio desiderio.Vorrei lasciare il mio patrimonio in denaro pari a un milione di dollari alla signorina Diana Collins nata il 27 giugno dell'anno 1996 che risiede a New York alla strada 57th nonché futura Mrs Bieber,moglie di mio nipote Justin Bieber.
E a te caro Justin,sappi che il carillon da cui ascoltavi la tua ninnananna preferita da piccolo non è solo un semplice pezzo di latta che racchiude la tua quanto la mia infanzia e adolescenza.
Sempre vostra,Jocyelin.
 
Ecco il motivo per cui non vi ho mandato direttamente la lettera con le carte da firmare,ho controllato e per il momento la signorina Diana non è sposata,soprattutto non con il signorino Justin. Finchè i due non si saranno ufficilialmente sposati i soldi non potranno essere ritirati.” concluse l'avvocato lasciando tutti senza parole.
 
Per la prima volta Justin distolse lo sguardo dall'avvocato a me.
Io rimasi paralizzata mentre intorno a me sentivo i parenti del ragazzo sbottare e iniziare a lamentarsi. Ma tutto quello era come se non si trovasse nel mio stesso posto,sentivo le lamentele ovattate. Lontane da me.
Avevo una speranza,quando ho sentito la cifra stavo per iniziare a saltare di gioia ma per una stupida obiezione tutto si era distrutto in pochi secondi proprio come si era creato.
Mi sentivo sconvolta,non mi ero neanche accorta che Simon aveva messo una sua mano sulla mia spalla.
 
“A questo punto... buon compleanno,Diana” riuscì a dire solo questo da Justin,e un'altra sua tagliente risata. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SSalve.
Se siete arrivati fino a questo punto vi ringrazio di cuore,se vi è piaciuto il capitolo spero che voi mi lasciate una recensione o anche qualche consiglio per migliorare. :)
Aggiorno a cinque recensioni.
Ily. 
  
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