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Autore: C l o u d    05/08/2013    4 recensioni
Chiuse gli occhi. Ripensando alle parole che lui le scrisse, sentì una stretta allo stomaco. Avrebbe voluto urlare, ma dalle sue labbra uscì soltanto un lungo sospiro; stanco, amareggiato, deluso.
Se ne era andato. Ormai da un anno ogni sua traccia era scomparsa e Nozomi soffriva. Le aveva promesso di curare ogni sua paura, le aveva promesso amore eterno, le aveva promesso l’impossibile.
[NozomixKokoda]
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Coco/Kokoda Koji, Nozomi Yumehara/Cure Dream
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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未処理の恐怖
Mi shori no kyōfu

 

Paure non curate



«Kokoda?»
«Si, Nozomi?»
« Ho paura che un giorno tu mi possa lasciare sola»
«Mai e poi mai. E per dimostrartelo
– disse, accarezzandole i capelli color magenta -
curerò questa tua paura, standoti vicino»

 

Le gocce di pioggia cadevano veloci e irrequiete da grosse nubi grigie, così fitte che sembravano avvolgere l’intero pianeta. Il ticchettio che provocavano non era così fastidioso, poiché si sentiva un suono unico e scorrevole data la velocità in cui l’acqua precipitava dal cielo. Le raffiche forti, gelide, spoglie, quasi sovrannaturali si imbattevano sulla pelle della giovane Nozomi. Ciocche ribelli le ricadevano sul volto pallido, mentre tentava di riscaldare le mani, strofinandole l’una con l’altra; ogni tanto accelerava il passo per riscaldare l’intero corpo.
Era piuttosto fredda quella giornata di Ottobre, fin troppo per sembrare autunnale. Gli alberi erano in continuo movimento, parevano schiaffeggiati dalle folate di vento che non cessavano neanche un secondo. Le strade erano deserte, le finestre di ogni edificio erano chiuse e la ragazza si trovava da sola a percorrere la strada di ritorno verso casa. Il piccolo ombrello bianco sembrava volerle fuggire dalle rigide mani, ma ella lo teneva stretto a sé.
Quando ebbe la certezza di essere nel suo quartiere, corse velocemente verso l’abitazione in cui viveva, per poter assaporare il dolce tepore casalingo.
«Sono a casa!» Urlò, non appena rientrata e, dopo aver tolto la giacca bagnata fradicia e le scarpe piene di fango, corse al piano superiore a cambiarsi; una doccia calda per contrastare il freddo della sua pelle e per mandare via ogni pensiero negativo, poi dei capi puliti e profumati.
Mentre metteva un po’ in ordine la sua umile stanza, inciampò su un tenero peluche. Lo raccolse da terra e, con una mano, mandò via la polvere dal suo manto peloso. Poi, lo guardò attentamente e un malinconico sorriso si increspò fra le sue labbra, giocherellando con la minuscola coda del piccolo coniglietto di stoffa. Fra le dita incastrò la piccola targa, legata al collo di esso tramite un nastro azzurrino.
Azzurro come …
«I suoi occhi …» sussurrò, con lo sguardo cupo. Lesse ciò che c’era scritto nel biglietto ormai un po’ ingiallito:
A te, Nozomi.
A te che hai reso la mia vita bella da morire.
Per sempre tuo, Kokoda.
«Già, per sempre» disse, lanciando il piccolo coniglio su una sedia non poco lontana dal suo letto. Si gettò a peso morto fra le morbide lenzuola, nascondendo il viso sotto il cuscino. Sbuffò, sentendo la pioggia sbattere violenta sul vetro della finestra. Prese il cellulare posto sul comodino e digitò il numero della sua migliore amica: Rin.
«Questa è la segreteria di Rin Natsuki. Si prega di lasciare un messaggio dopo il segnale. Bip.»
Lasciò scorrere due o tre secondi, poi chiuse la chiamata e poggiò il telefonino a terra, rimettendo la testa sul cuscino ormai caldo. Nozomi non si era mai sentita così annoiata in vita sua.
Chiuse gli occhi. Ripensando alle parole che lui le scrisse, sentì una stretta allo stomaco. Avrebbe voluto urlare, ma dalle sue labbra uscì soltanto un lungo sospiro; stanco, amareggiato, deluso.
Se ne era andato. Ormai da un anno ogni sua traccia era scomparsa e Nozomi soffriva. Le aveva promesso di curare ogni sua paura, le aveva promesso amore eterno, le aveva promesso l’impossibile.
Un fulmine illuminò l’intera città, seguito da un tuono violento e minaccioso. Delle lacrime bagnarono svelte il morbido cuscino, dove la giovane aveva tenuto nascosto il viso da minuti. Un piccolo singhiozzo si confuse con il rumore della pioggia. La aveva abbandonata nel bel mezzo dell’inverno, nel bel mezzo di una tempesta.
Le sue paure aumentavano ogni giorno di più, quelle paure che Kokoda non era riuscito a cancellare.


Ciao amore, buona fortuna 
e non piangere, non servirà a nulla. 
Ciao amore, aspetta un altro treno 
perché sul mio non c'è più posto.


 

Ore 23:44
Okay, è tardi. Io stessa sono incosciente di ciò che ho scritto, quindi okay. Leggendo cose particolarmente lacrimose, mi è venuta voglia di scrverne qualcosa anche io. Siate gentili, recensite. Se ci sono errori, aggiustatemi (?) Sono incosciente e bububu.
Ayako

  
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