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Autore: LORIGETA    13/02/2008    17 recensioni
FIC dedicata ai miei adorati Bra&Goten ^^
“Wow…dunque vediamo, ho duecentoquaranta zeni e …” pensò mordendosi un labbro.
Con quella cifra, la possibilità di scelta calò vertiginosamente; rimasero solo tre creazioni molto semplici: un anello con incastonata un'acqua marina, una fascia d’oro con inciso un cuoricino bianco e un'altra intrecciata con un filo d’argento.
Chissà quale di quei monili sarebbe potuto piacere a Valese: lei sfoggiava spesso abiti sofisticati e accessori d’alta moda e Goten tentò di focalizzare nella mente la sua mano sottile con indosso gli anelli, ma deglutì amaramente, pensando che ne sarebbe rimasta molto delusa.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Goten, Valese
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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San Valentino …Gioie e dolori.

Parte prima.

 

Aveva attraversato con il suo corpo scultoreo dense nubi, avvertendo la sferzata del vento gelido bruciargli la pelle, affrontando gli ultimi chilometri aumentando l’aura e giungendo finalmente a destinazione. 
Goten discese rapidamente, posando le suole delle scarpe sulla superficie umida di un vicoletto, tossì un istante e, tutto sudato, pettinò la lunga chioma arruffata con due dita, risistemando anche la camicia, che durante la trasvolata gli era sgusciata fuori dai pantaloni scoprendogli parte della corpulenta schiena.
“Ah …questa giacca non ne può più. Dovrò decidermi a comprarne una nuova, solo che sono sempre a corto di zeni.”  sì lamentò a voce alta, mentre con la mano sforzava la zip incastrata e la tirava su fino al collo, sentendosi pervaso da un brivido di freddo.
Doveva fare in fretta se voleva trovare in giornata qualcosa di adatto da regalare alla sua ragazza e voleva impegnarsi per riuscire a meravigliarla.  
“San Valentino: che festa insulsa! Chissà a quale sciagurato è venuta la brillante idea di dedicare un'intera giornata agli innamorati.” pensò con uno sbuffo.
“Cosa le compro? Uffa, che strazio girare per i negozi! Abbiamo appuntamento alle 18.30 e non posso presentarmi a mani vuote, non oggi!” esclamò messo alle strette da quell’angoscioso dilemma.
Intrecciò nervosamente le dita, spremendo le meningi e facendo un attento riassunto dei loro dialoghi più recenti, ricordandone uno in particolare. Sul momento non aveva preso in considerazione quel rigiro di parole di lei, quella lunga conversazione che portava ad un unico epilogo: desiderava un anello, non v’era alcun dubbio.
Un anello! Era rimasto stupito nell’accorgersi che gli tremavano le gambe; conosceva il significato di quel cerchio d’oro: equivaleva quasi ad un giuramento, ad un impegno e, in cuor suo, temeva fosse troppo presto per assumerlo, non si sentiva ancora pronto al grande passo, nonostante volesse bene a Valese.   
Stava giusto riflettendo sul da farsi, quando gli giunse all’orecchio un rumore secco che lo fece voltare e mettere sulla difensiva. 
Goten si avvicinò quatto al cono d’ombra: da lì proveniva un inquietante cigolio metallico, che lo indusse a fermarsi e a stringere gli occhi.
“Per Diana! Non sei un pericoloso, ahaha…ma guarda che briccone!” sorrise, scrollando la testa d’ebano nell’appurare chi fosse il responsabile.
Un gatto randagio aveva fatto capolino da un bidone dell’immondizia, riuscendo poi a rimanere in bilico sul bordo di metallo e lo fissava con le sue iridi oblunghe e dorate, assumendo un'aria minacciosa.   
“Ciao bello. Micio, micio, vieni qui …” il saiyan si avvicinò con cautela, muovendo prima un piede e poi l’altro, ma si fermò non appena vide il felino incurvare la schiena in una gobba e rizzare il pelo sporco e ispido.
“Amico, non ti faccio niente. Dura la vita in città, vero? Ti consiglio un lungo soggiorno in montagna, magari nelle vicinanze di casa mia: ci sono un sacco di pesci squisiti nel ruscello e prati verdissimi dove potresti rotolarti a non finire …” disse con entusiasmo, come se il randagio potesse comprende il significato del suo monologo. 
L’animale, per un momento parve starlo a sentire, al che aprì le fauci sbadigliando e mosse lievemente un orecchio, prima di balzare giù per dileguarsi nell’oscurità di una strettoia.
“Beh fai come vuoi, io appena posso me ne torno nel mio eden! Vorrei già che fosse domani.” a giudicare dall’espressione, il giovane sembrava infastidito; difatti non gli piaceva respirare quell’aria carica di smog e neppure amalgamarsi a quel fiume di gente che scorreva incessante per le vie del centro.
Lui amava la montagna, quel profumo di terra umida e di fiori, quel cielo così terso che pareva infinito e avvolgeva come un amorevole abbraccio l’imponente catena dei Paoz.
L’improvviso pensiero gli provocò un turbamento: erano molto diversi lui e la sua ragazza, era assurdo sperare che un giorno anche lei avrebbe apprezzato quella vita fatta di cose semplici, giacché le piaceva troppo la frenetica routine cittadina.
Il saiyan sospirò rassegnato e affondò le mani nelle tasche dei pantaloni, avviandosi verso l’uscita della viuzza che scorgeva poco distante e dalla quale filtrava un rassicurante raggio di luce.
Il cuore della metropoli distava solo pochi isolati e lo avrebbe raggiungo in un baleno: avrebbe dovuto acquistare qualcosa di carino, tenendo conto delle proprie disponibilità, visto che erano piuttosto esigue. 
Goten attraversò la strada, fermandosi di scatto al sopraggiungere di una moto e scattò poi verso l’altro lato del marciapiede. Camminò a passo svelto sempre nella stessa direzione, finché ad un incrocio svoltò sulla destra e incurvò le labbra in una smorfia alla visuale che gli apparve davanti.
Dinanzi ai suoi occhi v’era il centralissimo “salotto” della capitale, con le sue due file di negozi e i famosi ristoranti, mete abituali dei facoltosi industriali e dei rampolli delle famiglie benestanti.
Non era pane per i suoi denti, ma non gli importava, anzi.
Nessuno a suo parere, eccelleva nell’arte culinaria come sua madre e per nulla al mondo avrebbe rinunciato a quel piacere: neppure per tutti gli zeni di quegli elegantoni. 
Fissò confuso le centinaia di passanti che sembravano automi impazziti, mentre le Air Car gli sfrecciavano affianco, facendogli svolazzare la capigliatura.
Il Son si sentiva un pesce fuor d’acqua ad osservare tutte quelle vetrine alla moda, cosicché decise di recarsi subito in una gioielleria, che ricordava fosse ubicata all’angolo di una piazza, nota per la sua monumentale fontana.
Rise all’arguzia della sua idea; difatti, poco dopo, si ritrovò lì davanti. Le strade parallele gli erano tornate utili: aveva speso solo una decina di minuti per raggiungere la meta, senza incrociare quasi nessuno. 
Ora non gli restava altro che guardare l’esposizione nelle teche di vetro e notò compiaciuto che v’era l’imbarazzo delle scelta: gioielli di ogni fattura, alcuni cesellati finemente e altri meno preziosi, erano stati allineati con cura su un drappo di raso rosso e scintillavano alla luce dei faretti, specchiandosi nelle sue iridi d’onice.
“Wow…dunque vediamo, ho duecentoquaranta zeni e …” pensò mordendosi un labbro.
Con quella cifra, la possibilità di scelta calò vertiginosamente; rimasero solo tre creazioni molto semplici: un anello con incastonata un'acqua marina, una fascia d’oro con inciso un cuoricino bianco e un'altra intrecciata con un filo d’argento.
Chissà quale di quei monili sarebbe potuto piacere a Valese: lei sfoggiava spesso abiti sofisticati e accessori d’alta moda e Goten tentò di focalizzare nella mente la sua mano sottile con indosso gli anelli, ma deglutì amaramente, pensando che ne sarebbe rimasta molto delusa.
“Per la miseria, gli altri costano troppo. Non voglio chiedere soldi in prestito!” si sforzò di non cedere all’impulso di estrarre il cellulare dalla tasca e di chiedere aiuto all’amico d’infanzia: Trunks Brief, presidente della Capsule Corporation, sarebbe stato disponibile a prestargli qualsiasi somma, essendo uno degli uomini più ricchi del pianeta.
“No! Non è corretto; se Valese mi ama accetterà anche questa cosuccia e poi, quando finirò l’università, sarà tutto diverso: potrò comprarle un vero gioiello non appena troverò un lavoro. Manca solo un anno ormai…”
Il saiyan inciampò nel primo dei cinque scalini che conducevano all’entrata della oreficeria, imprecando contro San Valentino e odiando con tutto se stesso quell'insensata festività, che lo stava oltremodo stressando.
Stava per pigiare il campanello, mentre scrutava dal vetro il lussuoso interno, sennonché dietro alle sue spalle sentì una voce familiare, che lo fece voltare di scatto.
Poco distante, la piccola di casa Brief sembrava fosse sul punto di mettere in atto una memorabile scenata, incurante dei numerosi passanti pronti a svolgere il ruolo di spettatori.
Il Son decise di rimandare l’acquisto e di godersi quella rappresentazione di pura isteria; scese gli scalini e si appoggiò con la schiena al muro del palazzo, con le braccia conserte.
“Sei solo un egoista! Non voglio più saperne di te, lasciami in pace, stronzo!” gridò la ragazza sporgendosi in avanti e assumendo un'aria minacciosa.
L’interessato ribatté subito alle accuse, portandosi ad un palmo da lei.
“Sei una bambina insicura e non meriti le mie attenzioni! Chi ti credi di essere, con quell’aria da finta santarellina?!” nonostante cercasse di tenerle testa, ben presto si trovò in difficoltà: era impossibile avere la meglio e si limitò a muoversi avanti e indietro sul selciato, mentre lei strillava.
“E’ finita Erik, non voglio più vederti! Trovati una puttanella: è quello che ti meriti.”
All’ennesimo insultò, il giovane dai lunghi capelli biondi non riuscì a frenare la rabbia e la colpì alla guancia con un leggero schiaffo, rimanendo poi immobile con la mano sollevata e tremante nell’osservare le lacrime sgorgare dalle sue iridi cristalline.
“Scusami Bra, io non volevo, ti prego perdonami!” la verità era solo una: il loro rapporto si era ormai sgretolato e non aveva più nessuna speranza di essere ricostruito.
Goten aveva assistito senza fiatare, meravigliato nell'accorgersi di quanto lei gli apparisse diversa: non aveva mai notato quanto fosse cresciuta, se non proprio in quel preciso momento.
Indossava una mini gonna rossa e le lunghe gambe affusolate erano fasciate in sottili calze nere, interrotte sotto le ginocchia dagli stivaletti di pelle in tinta.
Ora, adirata, si stringeva nella giacca di panno color antracite, con il viso arrossano e i capelli spettinati dal vento, che le ricadevano sulle spalle in tante piccole onde. 
Era uno schianto e il figlio di Goku faticò a toglierle gli occhi di dosso, stupito da quell’inaspettato spettacolo, ma anche molto affascinato. 
La spiegazione più credibile poteva essere una sola: non aveva mai preso in considerazione che lei fosse diventata donna, l’aveva sempre considerata un'insopportabile mocciosa e per di più altezzosa e arrogante.
Si incantò a guardarla : era così bella, triste, indifesa e decise di intervenire; non sopportava che quel ragazzino dall’aria snob l’avesse fatta piangere e poi come si era permesso di alzare le mani?
“Ehi tu! Dico a te, moscerino!” esclamò brusco facendoli voltare entrambi verso di lui, fiondandosi poi davanti al ragazzo, che lo squadrò da capo a piedi diverse volte.
“E tu chi saresti? Un super eroe? O forse sei solo uno che non sa farsi i cazzi suoi? Sparisci!” gli rispose Erik con insolenza, ma sbarrò gli occhi non appena si sentì sollevare per il lembo della giacca, come fosse un piuma.
“Sono uno che, se si arrabbia, può farti tanto male; quindi ti conviene sloggiare, pivellino.” quella minaccia sortì l’effetto sperato, giacché il giovane si mise a tremare come una foglia e si scusò, implorandolo a mani giunte di lasciargli posare i piedi a terra. 
Bra, immobile, incrociò le braccia, disgustata dalla codardia del suo ex fidanzato e seccata per l’intervento non richiesto dell’amico di suo fratello.
Alzò un sopraciglio, pronta a sfoderare tutta la grinta ereditata da entrambi i genitori.
“Goten! Come ti sei permesso? Potevo benissimo cavarmela da sola, pensi mi serva il tuo aiuto? E poi cosa ci facevi qui? Te lo ha chiesto Trunks di pedinarmi?” protestò a gran voce mentre lui, divertito, osservava l’altro svignarsela a gambe.
Era furibonda ed ebbe voglia di insultarlo, ma rimase zitta aspettando che le desse delle spiegazioni. 
“Coraggioso il tuo boyfriend! Complimenti. Non credevo bastasse un'innocua minaccia per farlo sparire! E’ stato un puro caso che mi trovassi nei paraggi: devo comprare un regalo nella gioielleria e sono giorni che non sento tuo fratello.” con gentilezza le porse un fazzolettino, notando che le sue ciglia fossero ancora inumidite dalle lacrime.
La giovane mise il broncio e ne sfilò uno dal pacchetto stropicciato, spostando lo sguardo verso un albero di magnolia che abbelliva la piazza.
“Grazie, oggi sono raffreddata…”  mormorò tirando su con il naso e, nello stesso instante, si rese conto che lui stava trattenendo una risata. 
“Raffreddata, eh? Mah, veramente mi sembrava che stessi piangendo.” concluse il Son tranquillamente, curvando le labbra in un irritante sorriso, mentre lei sentì la testa pulsare.  
Dannazione a lui! Perché si era intromesso? Come si permetteva di deriderla?
Il sangue le affluì rapido al cervello, facendola diventare color porpora, gli occhi sembravano emanare lampi di rabbia.
“Non piangevo! Non piango di certo per un ragazzo! Non piango mai, io! E tantomeno per uno così egoista, uno che voleva solo portarmi a letto. Sai cosa ti dico? Che nemmeno con te voglio parlare, anche tu fai parte della categoria: grandi scopatori.Vai al diavolo!” gridò voltandogli con stizza le spalle e fulminando con un'occhiata il gruppetto di gente che si era fermata attorno a loro per ascoltare. 
Chi era mai Goten per dovergli dare delle spiegazioni? Si disse mentre accelerava il passo.
Solo un imbecille! Con il sorriso perennemente stampato in faccia. Un esponente maschile della peggior specie , visto con quante ragazze lo aveva visto uscire negli ultimi anni.
Il mezzosangue aveva ingoiato amaramente: non voleva lasciarla andare via in quelle condizioni, perciò le corse dietro zigzagando tra le tante persone che si trovava davanti, afferrandola per una mano quando la raggiunse. 
“Aspetta un momento, Bra. Non volevo offenderti, scusami…” ebbe un attimo di titubanza, prima di mollare la presa, sentendola irrigidirsi.
“Non ho bisogno del tuo conforto, voglio solo svagarmi: magari faccio un po’ di shopping, così mi passa il nervosimo.”  si sforzò di essere distaccata, ma in realtà era palese che stesse soffrendo, gli occhi le brillavano di lacrime.
“Senti, perché non andiamo a bere qualcosa? Così mi parliamo un po’: sei troppo prevenuta nei confronti dell’altro sesso e non mi sembra giusto. Non siamo tutti uguali, noi uomini, e non vogliamo solo quello…”
Sembrava sincero.
La cosa che la sorprese fu che non riuscì a negarsi a quell’invito ed annuì. Soddisfatto della risposta, lui ammicco prendendola sottobraccio con affetto.
Affetto? Goten sentì una crescente ed impiegabile palpitazione; man mano che camminavano gli sembrò di cadere a terra, vittima di un infarto.
Il suo profumo lo stordiva: sapeva di fiori, di miele, di ogni delizia che gli venisse in mente.
“Guarda, quello mi sembra un bar…” disse scostandosi da lei con le guance in fiamme. 
Erano in pieno centro, c’era molto traffico in quel punto e, tra un negozio e l’altro, spiccava un originale locale: un caffè dall’insegna rossa che, a caratteri cubitali, riportava una scritta che fece strabuzzare gli occhi del saiyan: Valentino Caffè.
Che ribrezzo, quel nome! Quasi mi stavo dimenticando del regalo, pensò grattandosi il capo.
Bra, però, scrollo la testa.
“Non ho voglia di parlare con te e neppure di sedermi ad un tavolino.” lui però non intendeva desistere e si sporse in avanti, in modo che i loro visi fossero vicini.
“Dai. Facciamo quattro chiacchiere davanti ad una cioccolata fumante: con questo freddo come fai a dire di no? Ti farà bene sfogarti, ci fermiamo solo dieci minuti.” con quegli occhi grandi e neri come la pece riuscì ad incantarla, le sorrise con dolcezza, impedendole di ribattere.  
Quando entrarono rimasero a bocca aperta; v’erano disegni di cuori ovunque: stampati sulle tovagliette, smaltati sulla ceramica delle tazzine, persino dipinti sui muri. Cuori di ogni forma e colore: dal soffitto ne pendevano a decine in legno dipinto a mano. 
Il barista li salutò strizzando l’occhio: aveva tatuato sull’avambraccio un gigantesco cuore trafitto da una freccia e i capelli erano dritti, di un rosso acceso, e parevano fare pandan con l’arredamento. 
“Che posto particolare, pensa che non c’ero mai stato.” ammise il giovane prima di sedersi. Si sentiva un po’ a disagio: sopra al tavolo, una candela aspettava di essere accesa per illuminare i loro volti.
Quell’ambiente così eccentrico aveva colpito Bra, che si guardava attorno incuriosita. 
“Strano, non c’è nessuno a parte noi due. Eppure a quest’ora è difficile trovare un bar che non sia affollato.” sedette di fonte al ragazzo, che teneva già la lista stretta tra le mani e sembrava impallidito. 
“Mmh, io voglio…ecco…”  leggendo i prezzi si sentì mancare e fece una smorfia di dolore, non poteva sperperare troppi soldi: pensò all’anello e riuscì a trattenersi.
“Un caffè, grazie.” ordinò sentendo lo stomaco brontolare, il cameriere scrisse su un taccuino e poi si rivolse verso la ragazza.
“Lei, miss? Cosa desidera?” chiese sorridendole fin troppo gentilmente, con voce profonda. 
La principessa si concentrò sul menù, leggendo con attenzione ogni parola, poi con decisione sollevò lo sguardo e ricambiò il sorriso, parlando d’un fiato.
“Una cioccolata con panna e dei pasticcini, ah…anche un bicchiere d’acqua. Grazie.”
“Bene miss, subito.”  l’uomo fece un accenno di inchino e con un accendino diede vita alla fiamma della candela.
La disperazione si abbatté su Goten, poiché mentalmente fece la somma del conto. Sudando, arrotolò le maniche della camicia sentendo nel corpo un insopportabile calore.
Come poteva arrivare dalla fidanzata a mani vuote? Quanto gli sarebbe rimasto il tasca, dopo quello snack imprevisto?
“Dieci zeni un caffè: è assurdo! Costa quanto una pizza, che ladri! Lo credo che il locale è vuoto!”  pensò dilaniato da quel tormento.  
Cercò di deglutire e, sentendo il cervello andargli in corto circuito, sfoderò un sorriso da imbecille, sbattendo un po’ di volte le palpebre.
La giovane esplose in una risata, rallegrata da quella strana, ma così buffa espressione.
“Che faccia che hai! Sembra che ti sia caduto un macigno sulla testa. Fortuna che dovevi consolarmi!” rise ed aprì la borsetta per frugarci dentro. Nella mano teneva stretta una piccola busta bianca, che posò sul tavolo e la spinse verso Goten.
“Leggi. Leggi che pretese, quel porco!” esclamò risentita, mentre l’ansia di lui cedeva il passo alla curiosità.
Il Son alzò un sopraciglio e scosse la testa dopo aver appurato il contenuto di quelle poche righe, scritte con una calligrafia frettolosa.
“Così voleva proprio che gli facessi un bel regalo, oggi! Aveva già organizzato tutto: mister ti trombo il giorno di San Valentino.” accennò un sorriso vedendola arrossire, mentre il cameriere tornava con un vassoio in mano per servire con garbo le loro ordinazioni, rivolgendo a lei un’altra occhiata ammirata.
“Buon San Valentino.” disse malizioso prima di allontanarsi, facendo imbarazzare entrambi.
“Ehm…ci ha preso per fidanzati.” Goten non riusciva a distogliere lo sguardo da lei: si era sfilata la giacca e la maglietta rossa che indossava tracciava la linea morbida dei suoi seni.
Il suo istinto da seduttore tornò a manifestarsi all’improvviso: una vocina stridula gli rimbombava nella testa e gli diceva di provarci.
Grazie al cielo riacquistò subito il controllo, sentendosi un verme: lei era la sorella di Trunks e la figlia di Vegeta e poi lui era fidanzato. Già, fidanzato. Deglutì.
La ragazza affondò il cucchiaino nella panna e lo portò alle labbra, rivolgendo lo sguardo sull’espressione sconsolata di lui che stava mescolando lo zucchero nel caffè, appoggiando un gomito sul tavolo.
“Capisci?” disse ritornando al discorso fatto pocanzi.
“Sono solo tre mesi che usciamo assieme e questo di oggi è stato una specie di ultimatum: o me la dai o ti mollo!” continuò, ingoiando quella soffice bontà.
“Beh, è certamente un tipo da lasciar perdere, se ti avesse voluto bene non ti avrebbe costretta: è egoista fino al midollo.” il giovane sollevò la tazzina e la portò alle bocca, finendo in un solo sorso la bevanda.
“E tu? Anche tu sei egoista con la tua ragazza? Avete mai fatto sesso? Sei innamorato di lei?” domandò a raffica la Brief, accesa da un impeto improvviso, sistemandosi i lunghi capelli azzurri dietro le spalle.
Goten spalancò gli occhi: non si aspettava delle domande simili; a dire il vero non sapeva cosa risponderle, nessuno glielo aveva mai chiesto.
Ma era davvero innamorato di Valese?
“Ehm…io ..beh …” tartagliò stringendo forte un tovagliolo nella mano e, inavvertitamente, spinse la tazzina verso il bordo del tavolo, facendola cadere e frantumare sul pavimento. 
“Oh no! E adesso quanto mi costerà?” si domandò portandosi una mano sulla fronte, mentre Bra scoppiava a ridere di gusto.

 

Continua …

 

Ciao raga …questa fic con la mia adorata coppia Bra & Goten la dedico a tutti quelli che domani festeggeranno San Valentino...

Io? Io penserò a Trunks, l’unico maschio ( anche se di cartone!) che desidero e che non mi darà mai delusioni …

A parte queste follie…cose ne pensate della storia, vi piace? Volete leggere la seconda e ultima parte? Cosa mi dite ??

Fatemi sapere a gran voce, io sono qui al pc e sto scrivendo…^_^ anche per voi …

VVB

Ciao …a presto.

 

LORIGETA ^^

  
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