San Valentino …Gioie e dolori.
Parte prima.
Aveva
attraversato con il suo corpo scultoreo dense nubi, avvertendo la
sferzata del vento gelido bruciargli la pelle, affrontando gli ultimi
chilometri aumentando l’aura e giungendo finalmente a
destinazione.
Goten discese rapidamente, posando le suole delle scarpe sulla
superficie umida di un vicoletto, tossì un istante e, tutto
sudato, pettinò la lunga chioma arruffata con due dita,
risistemando anche la camicia, che durante la trasvolata gli era
sgusciata fuori dai pantaloni scoprendogli parte della corpulenta
schiena.
“Ah …questa giacca non ne può
più. Dovrò decidermi a comprarne una nuova, solo
che sono sempre a corto di zeni.” sì
lamentò a voce alta, mentre con la mano sforzava la zip
incastrata e la tirava su fino al collo, sentendosi pervaso da un
brivido di freddo.
Doveva fare in fretta se voleva trovare in giornata qualcosa di adatto
da regalare alla sua ragazza e voleva impegnarsi per riuscire a
meravigliarla.
“San Valentino: che festa insulsa! Chissà a quale
sciagurato è venuta la brillante idea di dedicare un'intera
giornata agli innamorati.” pensò con uno sbuffo.
“Cosa le compro? Uffa, che strazio girare per i negozi!
Abbiamo appuntamento alle 18.30 e non posso presentarmi a mani vuote,
non oggi!” esclamò messo alle
strette da quell’angoscioso dilemma.
Intrecciò nervosamente le dita, spremendo le meningi e
facendo un attento riassunto dei loro dialoghi più recenti,
ricordandone uno in particolare.
Un anello! Era rimasto stupito nell’accorgersi che gli
tremavano le gambe; conosceva il significato di quel cerchio
d’oro: equivaleva quasi ad un giuramento, ad un impegno e, in
cuor suo, temeva fosse troppo presto per assumerlo, non si sentiva
ancora pronto al grande passo, nonostante volesse bene a Valese.
Stava giusto riflettendo sul da farsi, quando gli giunse
all’orecchio un rumore secco che lo fece voltare e mettere
sulla difensiva.
Goten si avvicinò quatto al cono d’ombra: da
lì proveniva un inquietante cigolio metallico, che lo
indusse a fermarsi e a stringere gli occhi.
“Per Diana! Non sei un pericoloso, ahaha…ma guarda
che briccone!” sorrise, scrollando la testa d’ebano
nell’appurare chi fosse il responsabile.
Un gatto randagio aveva fatto capolino da un bidone
dell’immondizia, riuscendo poi a rimanere in bilico sul bordo
di metallo e lo fissava con le sue iridi oblunghe e dorate, assumendo
un'aria minacciosa.
“Ciao bello. Micio, micio, vieni qui …”
il saiyan si avvicinò con cautela, muovendo prima un piede e
poi l’altro, ma si fermò non appena vide il felino
incurvare la schiena in una gobba e rizzare il pelo sporco e ispido.
“Amico, non ti faccio niente. Dura la vita in
città, vero? Ti consiglio un lungo soggiorno in montagna,
magari nelle vicinanze di casa mia: ci sono un sacco di pesci squisiti
nel ruscello e prati verdissimi dove potresti rotolarti a non finire
…” disse con entusiasmo, come se il randagio
potesse comprende il significato del suo monologo.
L’animale, per un momento parve starlo a sentire, al che
aprì le fauci sbadigliando e mosse lievemente un orecchio,
prima di balzare giù per dileguarsi
nell’oscurità di una strettoia.
“Beh fai come vuoi, io appena posso me ne torno nel mio eden!
Vorrei già che fosse domani.” a giudicare
dall’espressione, il giovane sembrava infastidito; difatti
non gli piaceva respirare quell’aria carica di smog e neppure
amalgamarsi a quel fiume di gente che scorreva incessante per le vie
del centro.
Lui amava la montagna, quel profumo di terra umida e di fiori, quel
cielo così terso che pareva infinito e avvolgeva come un
amorevole abbraccio l’imponente catena dei Paoz.
L’improvviso pensiero gli provocò un turbamento:
erano molto diversi lui e la sua ragazza, era assurdo sperare che un
giorno anche lei avrebbe apprezzato quella vita fatta di cose semplici,
giacché le piaceva troppo la frenetica routine cittadina.
Il saiyan sospirò rassegnato e affondò le mani
nelle tasche dei pantaloni, avviandosi verso l’uscita della
viuzza che scorgeva poco distante e dalla quale filtrava un
rassicurante raggio di luce.
Il cuore della metropoli distava solo pochi isolati e lo avrebbe
raggiungo in un baleno: avrebbe dovuto acquistare qualcosa di carino,
tenendo conto delle proprie disponibilità, visto che erano
piuttosto esigue.
Goten attraversò la strada, fermandosi di scatto al
sopraggiungere di una moto e scattò poi verso
l’altro lato del marciapiede. Camminò a passo
svelto sempre nella stessa direzione, finché ad un incrocio
svoltò sulla destra e incurvò le labbra in una
smorfia alla visuale che gli apparve davanti.
Dinanzi ai suoi occhi v’era il centralissimo
“salotto” della capitale, con le sue due file di
negozi e i famosi ristoranti, mete abituali dei facoltosi industriali e
dei rampolli delle famiglie benestanti.
Non era pane per i suoi denti, ma non gli importava, anzi.
Nessuno a suo parere, eccelleva nell’arte culinaria come sua
madre e per nulla al mondo avrebbe rinunciato a quel piacere: neppure
per tutti gli zeni di quegli elegantoni.
Fissò confuso le centinaia di passanti che sembravano automi
impazziti, mentre le Air Car gli sfrecciavano affianco, facendogli
svolazzare la capigliatura.
Il Son si sentiva un pesce fuor d’acqua ad osservare tutte
quelle vetrine alla moda, cosicché decise di recarsi subito
in una gioielleria, che ricordava fosse ubicata all’angolo di
una piazza, nota per la sua monumentale fontana.
Rise all’arguzia della sua idea; difatti, poco dopo, si
ritrovò lì davanti. Le strade parallele gli erano
tornate utili: aveva speso solo una decina di minuti per raggiungere la
meta, senza incrociare quasi nessuno.
Ora non gli restava altro che guardare l’esposizione nelle
teche di vetro e notò compiaciuto che v’era
l’imbarazzo delle scelta: gioielli di ogni fattura, alcuni
cesellati finemente e altri meno preziosi, erano stati allineati con
cura su un drappo di raso rosso e scintillavano alla luce dei faretti,
specchiandosi nelle sue iridi d’onice.
“Wow…dunque vediamo, ho duecentoquaranta zeni e
…” pensò mordendosi un labbro.
Con quella cifra, la possibilità di scelta calò
vertiginosamente; rimasero solo tre creazioni molto semplici: un anello
con incastonata un'acqua marina, una fascia d’oro con inciso
un cuoricino bianco e un'altra intrecciata con un filo
d’argento.
Chissà quale di quei monili sarebbe potuto piacere a Valese:
lei sfoggiava spesso abiti sofisticati e accessori d’alta
moda e Goten tentò di focalizzare nella mente la sua mano
sottile con indosso gli anelli, ma deglutì amaramente,
pensando che ne sarebbe rimasta molto delusa.
“Per la miseria, gli altri costano troppo. Non voglio
chiedere soldi in prestito!” si sforzò di non
cedere all’impulso di estrarre il cellulare dalla tasca e di
chiedere aiuto all’amico d’infanzia: Trunks Brief,
presidente della Capsule Corporation, sarebbe stato disponibile a
prestargli qualsiasi somma, essendo uno degli uomini più
ricchi del pianeta.
“No! Non è corretto; se Valese mi ama
accetterà anche questa cosuccia e poi, quando
finirò l’università, sarà
tutto diverso: potrò comprarle un vero gioiello non appena
troverò un lavoro. Manca solo un anno
ormai…”
Il saiyan inciampò nel primo dei cinque scalini che
conducevano all’entrata della oreficeria, imprecando contro
San Valentino e odiando con tutto se stesso quell'insensata
festività, che lo stava oltremodo stressando.
Stava per pigiare il campanello, mentre scrutava dal vetro il lussuoso
interno, sennonché dietro alle sue spalle sentì
una voce familiare, che lo fece voltare di scatto.
Poco distante, la piccola di casa Brief sembrava fosse sul punto di
mettere in atto una memorabile scenata, incurante dei numerosi passanti
pronti a svolgere il ruolo di spettatori.
Il Son decise di rimandare l’acquisto e di godersi quella
rappresentazione di pura isteria; scese gli scalini e si
appoggiò con la schiena al muro del palazzo, con le braccia
conserte.
“Sei solo un egoista! Non voglio più saperne di
te, lasciami in pace, stronzo!” gridò la ragazza
sporgendosi in avanti e assumendo un'aria minacciosa.
L’interessato ribatté subito alle accuse,
portandosi ad un palmo da lei.
“Sei una bambina insicura e non meriti le mie attenzioni! Chi
ti credi di essere, con quell’aria da finta
santarellina?!” nonostante cercasse di tenerle testa, ben
presto si trovò in difficoltà: era impossibile
avere la meglio e si limitò a muoversi avanti e indietro sul
selciato, mentre lei strillava.
“E’ finita Erik, non voglio più vederti!
Trovati una puttanella: è quello che ti meriti.”
All’ennesimo insultò, il giovane dai lunghi
capelli biondi non riuscì a frenare la rabbia e la
colpì alla guancia con un leggero schiaffo, rimanendo poi
immobile con la mano sollevata e tremante nell’osservare le
lacrime sgorgare dalle sue iridi cristalline.
“Scusami Bra, io non volevo, ti prego perdonami!”
la verità era solo una: il loro rapporto si era ormai
sgretolato e non aveva più nessuna speranza di essere
ricostruito.
Goten aveva assistito senza fiatare, meravigliato nell'accorgersi di
quanto lei gli apparisse diversa: non aveva mai notato quanto fosse
cresciuta, se non proprio in quel preciso momento.
Indossava una mini gonna rossa e le lunghe gambe affusolate erano
fasciate in sottili calze nere, interrotte sotto le ginocchia dagli
stivaletti di pelle in tinta.
Ora, adirata, si stringeva nella giacca di panno color antracite, con
il viso arrossano e i capelli spettinati dal vento, che le ricadevano
sulle spalle in tante piccole onde.
Era uno schianto e il figlio di Goku faticò a toglierle gli
occhi di dosso, stupito da quell’inaspettato spettacolo, ma
anche molto affascinato.
La spiegazione più credibile poteva essere una sola: non
aveva mai preso in considerazione che lei fosse diventata donna,
l’aveva sempre considerata un'insopportabile mocciosa e per
di più altezzosa e arrogante.
Si incantò a guardarla : era così bella, triste,
indifesa e decise di intervenire; non sopportava che quel ragazzino
dall’aria snob l’avesse fatta piangere e poi come
si era permesso di alzare le mani?
“Ehi tu! Dico a te, moscerino!” esclamò
brusco facendoli voltare entrambi verso di lui, fiondandosi poi davanti
al ragazzo, che lo squadrò da capo a piedi diverse volte.
“E tu chi saresti? Un super eroe? O forse sei solo uno che
non sa farsi i cazzi suoi? Sparisci!” gli
rispose Erik con insolenza, ma sbarrò gli occhi non appena
si sentì sollevare per il lembo della giacca, come fosse un
piuma.
“Sono uno che, se si arrabbia, può farti tanto
male; quindi ti conviene sloggiare, pivellino.” quella
minaccia sortì l’effetto sperato,
giacché il giovane si mise a tremare come una foglia e si
scusò, implorandolo a mani giunte di lasciargli posare i
piedi a terra.
Bra, immobile, incrociò le braccia, disgustata dalla
codardia del suo ex fidanzato e seccata per l’intervento non
richiesto dell’amico di suo fratello.
Alzò un sopraciglio, pronta a sfoderare tutta la grinta
ereditata da entrambi i genitori.
“Goten! Come ti sei permesso? Potevo benissimo cavarmela da
sola, pensi mi serva il tuo aiuto? E poi cosa ci facevi qui? Te lo ha
chiesto Trunks di pedinarmi?” protestò a gran voce
mentre lui, divertito, osservava l’altro svignarsela a gambe.
Era furibonda ed ebbe voglia di insultarlo, ma rimase zitta aspettando
che le desse delle spiegazioni.
“Coraggioso il tuo boyfriend! Complimenti. Non credevo
bastasse un'innocua minaccia per farlo sparire! E’ stato un
puro caso che mi trovassi nei paraggi: devo comprare un regalo nella
gioielleria e sono giorni che non sento tuo fratello.” con
gentilezza le porse un fazzolettino, notando che le sue ciglia fossero
ancora inumidite dalle lacrime.
La giovane mise il broncio e ne sfilò uno dal pacchetto
stropicciato, spostando lo sguardo verso un albero di magnolia che
abbelliva la piazza.
“Grazie, oggi sono
raffreddata…” mormorò
tirando su con il naso e, nello stesso instante, si rese conto che lui
stava trattenendo una risata.
“Raffreddata, eh? Mah, veramente mi sembrava che stessi
piangendo.” concluse il Son tranquillamente, curvando le
labbra in un irritante sorriso, mentre lei sentì la testa
pulsare.
Dannazione a lui! Perché si era intromesso? Come si
permetteva di deriderla?
Il sangue le affluì rapido al cervello, facendola diventare
color porpora, gli occhi sembravano emanare lampi di rabbia.
“Non piangevo! Non piango di certo per un ragazzo! Non piango
mai, io! E tantomeno per uno così egoista, uno che voleva
solo portarmi a letto. Sai cosa ti dico? Che nemmeno con te voglio
parlare, anche tu fai parte della categoria: grandi scopatori.Vai al
diavolo!” gridò voltandogli con stizza le spalle e
fulminando con un'occhiata il gruppetto di gente che si era fermata
attorno a loro per ascoltare.
Chi era mai Goten per dovergli dare delle spiegazioni? Si disse mentre
accelerava il passo.
Solo un imbecille! Con il sorriso perennemente stampato in faccia. Un
esponente maschile della peggior specie , visto con quante ragazze lo
aveva visto uscire negli ultimi anni.
Il mezzosangue aveva ingoiato amaramente: non voleva lasciarla andare
via in quelle condizioni, perciò le corse dietro zigzagando
tra le tante persone che si trovava davanti, afferrandola per una mano
quando la raggiunse.
“Aspetta un momento, Bra. Non volevo offenderti,
scusami…” ebbe un attimo di titubanza, prima di
mollare la presa, sentendola irrigidirsi.
“Non ho bisogno del tuo conforto, voglio solo svagarmi:
magari faccio un po’ di shopping, così mi passa il
nervosimo.” si
sforzò di essere distaccata, ma in realtà era
palese che stesse soffrendo, gli occhi le brillavano di lacrime.
“Senti, perché non andiamo a bere qualcosa?
Così mi parliamo un po’: sei troppo prevenuta nei
confronti dell’altro sesso e non mi sembra giusto. Non siamo
tutti uguali, noi uomini, e non vogliamo solo
quello…”
Sembrava sincero.
La cosa che la sorprese fu che non riuscì a negarsi a
quell’invito ed annuì. Soddisfatto della risposta,
lui ammicco prendendola sottobraccio con affetto.
Affetto? Goten sentì una crescente ed impiegabile
palpitazione; man mano che camminavano gli sembrò di cadere
a terra, vittima di un infarto.
Il suo profumo lo stordiva: sapeva di fiori, di miele, di ogni delizia
che gli venisse in mente.
“Guarda, quello mi sembra un bar…” disse
scostandosi da lei con le guance in fiamme.
Erano in pieno centro, c’era molto traffico in quel punto e,
tra un negozio e l’altro, spiccava un originale locale: un
caffè dall’insegna rossa che, a caratteri
cubitali, riportava una scritta che fece strabuzzare gli occhi del
saiyan: Valentino Caffè.
Che ribrezzo, quel nome! Quasi mi stavo dimenticando del regalo,
pensò grattandosi il capo.
Bra, però, scrollo la testa.
“Non ho voglia di parlare con te e neppure di sedermi ad un
tavolino.” lui però non intendeva desistere e si
sporse in avanti, in modo che i loro visi fossero vicini.
“Dai. Facciamo quattro chiacchiere davanti ad una cioccolata
fumante: con questo freddo come fai a dire di no? Ti farà
bene sfogarti, ci fermiamo solo dieci minuti.” con quegli
occhi grandi e neri come la pece riuscì ad incantarla, le
sorrise con dolcezza, impedendole di ribattere.
Quando entrarono rimasero a bocca aperta; v’erano disegni di
cuori ovunque: stampati sulle tovagliette, smaltati sulla ceramica
delle tazzine, persino dipinti sui muri. Cuori di ogni forma e colore:
dal soffitto ne pendevano a decine in legno dipinto a mano.
Il barista li salutò strizzando l’occhio: aveva
tatuato sull’avambraccio un gigantesco cuore trafitto da una
freccia e i capelli erano dritti, di un rosso acceso, e parevano fare
pandan con l’arredamento.
“Che posto particolare, pensa che non c’ero mai
stato.” ammise il giovane prima di sedersi. Si sentiva un
po’ a disagio: sopra al tavolo, una candela aspettava di
essere accesa per illuminare i loro volti.
Quell’ambiente così eccentrico aveva colpito Bra,
che si guardava attorno incuriosita.
“Strano, non c’è nessuno a parte noi
due. Eppure a quest’ora è difficile trovare un bar
che non sia affollato.” sedette di fonte al ragazzo, che
teneva già la lista stretta tra le mani e sembrava
impallidito.
“Mmh, io voglio…ecco…”
leggendo i prezzi si sentì mancare e fece una
smorfia di dolore, non poteva sperperare troppi soldi: pensò
all’anello e riuscì a trattenersi.
“Un caffè,
grazie.” ordinò sentendo lo stomaco brontolare, il
cameriere scrisse su un taccuino e poi si rivolse verso la ragazza.
“Lei, miss? Cosa desidera?” chiese sorridendole fin
troppo gentilmente, con voce profonda.
La principessa si concentrò sul menù, leggendo
con attenzione ogni parola, poi con decisione sollevò lo
sguardo e ricambiò il sorriso, parlando d’un
fiato.
“Una cioccolata con panna e dei pasticcini,
ah…anche un bicchiere d’acqua. Grazie.”
“Bene miss, subito.” l’uomo
fece un accenno di inchino e con un accendino diede vita alla fiamma
della candela.
La disperazione si abbatté su Goten, poiché
mentalmente fece la somma del conto. Sudando, arrotolò le
maniche della camicia sentendo nel corpo un insopportabile calore.
Come poteva arrivare dalla fidanzata a mani vuote? Quanto gli sarebbe
rimasto il tasca, dopo quello snack imprevisto?
“Dieci zeni un caffè: è assurdo! Costa
quanto una pizza, che ladri! Lo credo che il locale è
vuoto!” pensò
dilaniato da quel tormento.
Cercò di deglutire e, sentendo il cervello andargli in corto
circuito, sfoderò un sorriso da imbecille, sbattendo un
po’ di volte le palpebre.
La giovane esplose in una risata, rallegrata da quella strana, ma
così buffa espressione.
“Che faccia che hai! Sembra che ti sia caduto un macigno
sulla testa. Fortuna che dovevi consolarmi!” rise ed
aprì la borsetta per frugarci dentro. Nella mano teneva
stretta una piccola busta bianca, che posò sul tavolo e la
spinse verso Goten.
“Leggi. Leggi che pretese, quel porco!”
esclamò risentita, mentre l’ansia di lui cedeva il
passo alla curiosità.
Il Son alzò un sopraciglio e scosse la testa dopo aver
appurato il contenuto di quelle poche righe, scritte con una
calligrafia frettolosa.
“Così voleva proprio che gli facessi un bel
regalo, oggi! Aveva già organizzato tutto: mister ti trombo
il giorno di San Valentino.” accennò un sorriso
vedendola arrossire, mentre il cameriere tornava con un vassoio in mano
per servire con garbo le loro ordinazioni, rivolgendo a lei
un’altra occhiata ammirata.
“Buon San Valentino.” disse malizioso prima di
allontanarsi, facendo imbarazzare entrambi.
“Ehm…ci ha preso per fidanzati.” Goten
non riusciva a distogliere lo sguardo da lei: si era sfilata la giacca
e la maglietta rossa che indossava tracciava la linea morbida dei suoi
seni.
Il suo istinto da seduttore tornò a manifestarsi
all’improvviso: una vocina stridula gli rimbombava nella
testa e gli diceva di provarci.
Grazie al cielo riacquistò subito il controllo, sentendosi
un verme: lei era la sorella di Trunks e la figlia di Vegeta e poi lui
era fidanzato. Già, fidanzato. Deglutì.
La ragazza affondò il cucchiaino nella panna e lo
portò alle labbra, rivolgendo lo sguardo
sull’espressione sconsolata di lui che stava mescolando lo
zucchero nel caffè, appoggiando un gomito sul tavolo.
“Capisci?” disse ritornando al discorso fatto
pocanzi.
“Sono solo tre mesi che usciamo assieme e questo di oggi
è stato una specie di ultimatum: o me la dai o ti
mollo!” continuò, ingoiando quella soffice
bontà.
“Beh, è certamente un tipo da lasciar perdere, se
ti avesse voluto bene non ti avrebbe costretta: è egoista
fino al midollo.” il giovane sollevò la tazzina e
la portò alle bocca, finendo in un solo sorso la bevanda.
“E tu? Anche tu sei egoista con la tua ragazza? Avete mai
fatto sesso? Sei innamorato di lei?” domandò a
raffica la Brief, accesa da un impeto improvviso, sistemandosi i lunghi
capelli azzurri dietro le spalle.
Goten spalancò gli occhi: non si aspettava delle domande
simili; a dire il vero non sapeva cosa risponderle, nessuno glielo
aveva mai chiesto.
Ma era davvero innamorato di Valese?
“Ehm…io ..beh …”
tartagliò stringendo forte un tovagliolo nella mano e,
inavvertitamente, spinse la tazzina verso il bordo del tavolo,
facendola cadere e frantumare sul pavimento.
“Oh no! E adesso quanto mi costerà?” si
domandò portandosi una mano sulla fronte, mentre Bra
scoppiava a ridere di gusto.
Continua
…
Ciao raga
…questa fic con la mia adorata coppia Bra & Goten la
dedico a tutti quelli che domani festeggeranno San Valentino...
Io? Io
penserò a Trunks, l’unico maschio ( anche se di
cartone!) che desidero e che non mi darà mai delusioni
…
A parte queste
follie…cose ne pensate della storia, vi piace? Volete
leggere la seconda e ultima parte? Cosa mi dite ??
Fatemi sapere a
gran voce, io sono qui al pc e sto scrivendo…^_^ anche per
voi …
VVB
Ciao
…a presto.
LORIGETA ^^