C'era una volta (o forse anche due) un cavaliere senza macchia e senza paura, Re di una landa che nessuno conosce, in cui si parlava una lingua che non è mai esistita.
Viveva in un sontuoso castello, circondato di servitori premurosi che gli preparavano squisiti banchetti. Egli amava pranzare al fianco della bellissima moglie, attorniato da amici fedeli che si complimentavano per la bontà delle pietanze e per la qualità del vino.
Era felice, molto felice.
C'era però un problema: egli non aveva alcun amico. La sua tavola imbandita era perennemente silenziosa.
Ad essere sinceri, non vi erano nemmeno servitori nel suo castello: e nessuno poteva lucidare le armature, pulire le scalinate e tanto meno cucinare le succulente portate che costituivano i banchetti. Ma non avrebbero comunque potuto farlo, dato che nel regno non vi era alcun abitante e di conseguenza nessuno poteva coltivare o cacciare la selvaggina.
E c'è qualcuno così stupido da pensare che possa esserci un re senza sudditi? Ovviamente no. Egli non era un re, ma solo un cavaliere: e quindi non aveva un castello, ma vagava per terre sconosciute, cavalcando con la moglie in cerca di avventure.
Purtroppo non si era mai sposato.
Era solo, nel suo peregrinare continuo e senza meta.
Almeno aveva il suo cavallo.
 
C'è un solo problema: i cavalli non esistono.










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Scrissi questa storiella sul retro del quaderno di latino, dedicandola ad un'amica.
Alla mia Maria Chiara.
♥


- Nina