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Autore: Haley James Scott    14/02/2008    10 recensioni
Ran lancia un ultimatum a Shinichi, se non si presenta gli dirà addio per sempre...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E io aspetterò con gioia quel momento...




Era una bella giornata di sole e nel parco di Tokyo, proprio sotto il grande grattacielo, una ragazza dai lunghi capelli marroni e gli occhi azzurri aspettava. Aspettava perché il suo cuore non avrebbe retto per molto ancora senza sapere. Aveva chiamato Shinichi e gli aveva dato un ultimatum, se teneva a lei, se non voleva perderla, doveva andare al parco di Tokyo per incontrarla. Senza nemmeno aspettare una sua risposta o una scusa aveva riattaccato e spento il cellulare. Ran Mouri aspettava perché non le rimaneva altro da fare. Se i suoi sospetti erano esatti il ragazzo non sarebbe venuto.


*****


Shinichi, o meglio, Conan aveva tentato di chiamare Ran per tutto i giorni seguenti il suo ultimatum, trovando sempre il cellulare spento. Aveva fatto lavorare Aì e il professor Agasa in continuazione per trovare una soluzione, un antidoto. Aveva persino pensato di cercare il ladro Kid per chiedergli di impersonare sé stesso con Ran, ma la risposta si era fatta strada nella sua mente e nel suo cuore senza il minimo ritegno: niente giochetti stavolta, nessun inganno. Le parole di Ran gli tornarono alla mente con prepotenza “Shinichi ho bisogno di sapere che se ho bisogno ci sarai, anche se per ora sei lontano! Voglio una dimostrazione! Stavolta non c'è caso che tenga...se non vuoi perdermi definitivamente vieni al parco di Tokyo alle quattro di Sabato pomeriggio...ti aspetto ai piedi del grande grattacielo! Se non verrai...non avremo più niente che ci lega...non mi deludere...” e con amarezza Shinichi sapeva che anche stavolta l'avrebbe delusa. Ma stavolta c'era una paura folle...la paura di perderla per sempre.

Era nascosto dietro alcuni alberi e osservava la ragazza che, immobile davanti all'entrata del grattacielo, batteva nervosamente un piede per terra e guardava ripetutamente l'orologio. Conan guardò il suo con orrore e vide che mancavano soltanto cinque minuti all'orario dell'appuntamento. Sospirò e si passò una mano fra i capelli, lasciandosi cadere seduto ai piedi della vecchia quercia, mentre da lontano osservava soffrire la ragazza che più amava al mondo. Tornò con la mente al loro appuntamento al Tropical Land e a come lei gli avesse chiesto di non andare, preoccupatissima. Se avesse seguito il suo consiglio non l'avrebbe persa. Posò lo sguardo al suo fianco, dove un mazzo di rose rosse era posato irrispettosamente sull'erba. Non poteva andare da lei nelle sembianze di Conan, non poteva dirle che lui e Shinichi erano la stessa persona, non poteva per non metterla in pericolo. Perché per salvarla doveva perderla? Possibile che non ci fosse modo di tornare ad essere il ragazzo che era? Maledisse l'incontro con gli uomini in nero, maledisse la sua mania di fare il detective e maledisse molte altre cose...finché non arrivò a maledire se stesso per essere così dannatamente stupido! Non aveva senso maledire nessuno perché solo lui era la causa del suo male. Non voleva perderla, era la sua più grande ragione di vita. Una lacrima gli scese dagli occhi, seguita subito da altre lacrime prepotenti.

Se fosse stato Shinichi si sarebbe vergognato di piangere, perdi più in un luogo pubblico, un diciassettenne è un uomo, e gli uomini non piangono. Ma lui non era Shinichi, lui era soltanto Conan, e non era un diciassettenne, ma un bambino di sei anni e ai bambini, per fortuna, è permesso di piangere come e quando vogliono, senza doversi vergognare. E Conan piangeva per Shinichi, perché Shinichi stava perdendo la sua ragione di vita, la donna che amava più di se stesso!


*****

Seduti sui sedili anteriore di un maggiolone giallo il Dottor Agasa e Aì guardavano la scena in silenzio, incapaci di parlare. L'uomo fissò il figlio del suo migliore amico e, incapace di guardare ancora, chiuse gli occhi e sussurrò -Non è giusto...così non è giusto...- la bambina dagli occhi freddi fu scossa da un singhiozzo, subito represso e rispose -No...non lo è...ed è tutta colpa mia...professore...mi creda...avrei voluto farlo tornare ad essere adulto...ho provato a creare un antidoto adesso, ma non c'è stato verso...e adesso...sono le quattro professore...e anche Ran sta iniziando a piangere...- lui la fissò per un attimo e le regalò un sorriso, sussurrando -Mi spiace Aì...sò che sei innamorata di lui...ma temo che nel suo cuore ci sia posto solo per Ran...mi dispiace sul serio...e non sentirti responsabile...hai fatto il possibile...- la bambina annuì e rispose -Si...ma non è stato abbastanza...dovevo fare ancora di più...lui ama Ran e lei sopporta con coraggio il suo silenzio e la lontananza...e Shinichi lo vede ogni giorno...non potrebbe mai cancellarla dal suo cuore...-. Il silenzio cadde di nuovo fra loro, mentre i loro sguardi tornavano a osservare i due ragazzi che in silenzio, piangevano.



*****



Appena vide il suo orologio che segnava le quattro la ragazza non riuscì più a trattenere le lacrime. Sapeva che non si sarebbe mossa di lì e che avrebbe continuato ad aspettarlo fino al giorno successivo se fosse stato necessario. Ma il suo cuore gli sussurrava maligno che Shinichi non sarebbe mai arrivato. Ma lei insisteva, lo avrebbe aspettato...almeno per quel giorno...


*****


Conan la fissava mentre le ore passavano. Non si era mossa. Si era asciugata più volte li occhi, ma a parte questo movimento, non aveva fatto altro. Lei voleva sapere e avrebbe aspettato...e lui...lui l'avrebbe delusa ancora!


*****


La sera scese piano piano, le luci del grattacielo e dei lampioni si accesero, la notte calava sempre più, ma la ragazza ai piedi del grattacielo non muoveva un passo. Arrivò presto la mezzanotte e con essa lo sconforto. Ran sentì i dodici rintocchi dell'orologio e si andò a sedere su una panchina, il viso tra le mani. Non voleva andarsene, voleva vederlo, ma ormai era tardi, erano passate ore dall'appuntamento e lui non si era presentato. Prese in mano il cellulare e lo soppesò, ancora indecisa se accenderlo o meno. Voleva sapere se lui l'aveva chiamata, se le aveva mandato un messaggio, ma allo stesso tempo non voleva, si era ripromessa di chiudere definitivamente con lui se non si fosse presentato. Continuò a fissare il cellulare...indecisa...


*****


Quando Ran prese dalla borsetta il cellulare il cuore di Shinichi fece un leggero balzo. Dal suo nascondiglio vedeva la ragazza che cercava di decidersi se accenderlo o meno e il suo animo era in fermento. Un'ultima speranza o un addio definitivo? Stava a Ran deciderlo. Se gli avesse dato un'ultima speranza aveva un'idea. Si alzò silenziosamente e prese il mazzo di rose. Di fronte alla panchina c'era un gazebo circondato da siepi e al suo centro c'era un tavolo. Posò le rose sul tavolo e si nascose nei cespugli, osservando la ragazza e sperando che decidesse di accendere il cellulare.


*****


La ragazza doveva dirgli addio, ma non così. Voleva una spiegazione, aveva bisogno di una spiegazione, Shinichi glielo doveva. Si fece coraggio ed accese il cellulare.

Nel momento stesso in cui il cellulare mostrò il display acceso partì la suoneria e Ran lesse chiaramente il nome di Shinichi. Lo lasciò suonare ancora per un po', poi, facendo un respiro profondo, rispose.

La voce di Shinichi la fece sussultare -Ran finalmente....ho cercato di chiamarti...io...- l'altra lo interruppe parlando piano -Non sei venuto...- lui rimase in silenzio e rispose -Non potevo...ma credimi...avrei voluto...- lei scosse la testa e rispose -Non lo volevi abbastanza...- lui aspettò qualche secondo e domandò -E se ti dicessi che sono venuto...ma che non mi sono potuto far vedere da te?- si immaginava degli urli ma ricevette soltanto una parola -Perchè?- lui rimase in silenzio e lei continuò -Mi stai osservando vero? Sei da qualche parte nascosto...e scommetto che sei nascosto da prima della quattro di oggi pomeriggio...mi credi stupida Shinichi?- lui non rispose alle sue domande ma si limitò a sussurrarle -Non posso Ran...non posso...ma...sul tavolo del gazebo di fronte a dove sei seduta tu c'è un regalo per te!-.

Lei non rispose e non interruppe la conversazione. Si limitò ad asciugarsi gli occhi e stancamente si diresse al tavolino. Le rose non le strapparono nemmeno un sorriso. Si sedette su una delle sedie, contemplandole, poi mormorò -Rose rosse Shinichi...hanno un significato particolare...perchè mi fai questo?- lui, sconcertato dal suo comportamento rispose -Non...non ti piacciono Ran?- la ragazza rise, una risata triste, vuota, ironica. Rimase per un secondo in silenzio, poi parlò -Sono bellissime...e mi piacciono molto...ma io non volevo rose...volevo vederti...da dove mi osservi detective?- lui non rispose e lei quasi urlò -Mi sono rotta le scatole di essere presa in giro da te Shinichi! Mi credi stupida? Guarda che sapevo benissimo che non saresti venuto...- lui rimase in silenzio e poi chiese -Come?- la risposta lo fece gelare -Perchè per pranzo Conan era presente...e quindi non avresti fatto in tempo a tornare Shinichi...dove sei Conan, o meglio, Shinichi?- lui rimase immobile e lei si voltò di scatto, incrociando il suo sguardo oltre il cespuglio, il cellulare in mano e il farfallino davanti alla bocca.

Il bambino lasciò cadere il cellulare e staccò la chiamata, poi le corse incontro e sorridendo colpevole e le disse con una vocina allegra -Scusa Ran-ne-chan...sò che mi avevi detto di stare a casa ma Shinichi mi ha chiesto di essere i suoi occhi e di portarti quelle...- ed indicò le rose.

Fu un attimo, Ran si alzò in piedi e si inginocchiò di fronte al bambino. Un attimo e cinque dita erano stampate sulla guancia di Conan. Come Ran prevedeva, al bambino non scese una lacrima, ma si dipinse sul suo viso un immagine di sofferenza che non poteva appartenere a un bambino di sei anni. Era la prova che cercava. Shinichi se ne rese conto troppo tardi, cercò di piangere, ma lo sguardo gelido di Ran lo fece desistere e la sua voce fredda gli frantumò il cuore in mille pezzi -Sei un bastardo Shinichi...mi racconti bugie anche di fronte all'evidenza...- lui la interruppe -Ran ti prego...- ma lei proseguì -Sapevo che eri tu...lo sapeva Shinichi...ma per me non cambiava niente...volevo che tu stavolta mi confessassi tutto...ma hai mentito...mi hai mentito guardandomi negli occhi...di fronte all'evidenza...- e si alzò per andarsene. La sua voce si udì debole mentre se ne andava -Vattene da casa mia Shinichi...non voglio più rivederti...nè come Conan...nè come Shinichi...- e se ne andò.

La voce del bambino la fece fermare, era un urlo di disperazione -Ran ti prego perdonami!- la ragazza lo fissò e attese in silenzio mentre le sue parole scorrevano veloci, ferendola e curandola allo stesso tempo, perchè era difficile ascoltarle, ma era la verità ed era quello che voleva -Io non volevo mentirti...ma quegli uomini in nero del Tropical Land mi hanno dato una sostanza che mi ha fatto rimpicciolire! Sono assassini e quando decidono di far fuori qualcuno...fanno piazza pulita...fanno fuori anche quelli che potrebbero sapere...è per questo, per non metterti in pericolo che non ti ho detto niente! E' stato difficile anche per me starti accanto senza dire nulla!- lei non parlò, ma gli si avvicinò e gli si inginocchiò davanti. Lui prese il farfallino e parlò nel microfono -Ran...piuttosto che metterti in pericolo di vita avrei rinunciato a te...ma credimi...rinunciare a te per me è il sacrificio più grande...- lei chiuse gli occhi e sussurrò -Dimmelo Shinichi...- lui le spostò una ciocca di capelli dietro un orecchio e sussurrò -Ran...non c'è niente al mondo che per me valga di più del tuo sorriso e della tua felicità...perchè...io...io ti amo Ran...ma sono...sono...- lei lo interruppe dolcemente -Sei un diciassettenne troppo timido...ti amo anche io...- e tenendo chiusi gli occhi posò le sue labbra su quelle del bambino, con dolcezza e amore. Poi si staccò e sussurrò aprendo gli occhi -Se prometti di non mentirmi mai più Shinichi...io ti aspetterò...aspetterò il momento in cui la tua mano sarà più grande della mia e le tue braccia riusciranno ad avvolgermi protettive...aspetterò anche tutta la vita se sarai sincero...- lui la fissò senza occhiali e le disse -Ma io ho un corpo da bambino...come puoi...come puoi...- lei guardò le stelle e sorrise, poi sussurrò -Io ho baciato Shinichi...non Conan...o sbaglio?- l'altro arrossì e annuì.

Rimasero ancora un po' in silenzio, poi lui le prese la mano e guardandola negli occhi le disse piano -Ce la farò Ran...magari non subito...ma riuscirò a tornare adulto...- e lei sorridendo a sua volta gli rispose -Ne sono certa...e io aspetterò con gioia quel momento...-.

Poi si alzò e andò a prendere le rose, sorridendo. Mentre tornava indietro porse la mano al bambino e sorridendogli felice disse -Andiamo Conan...si è fatto tardi e papà sarà preoccupato...e magari ha qualche caso per le mani che ci aiuterà ad arrivare alla soluzione di questo tremendo caso...- lui le afferrò la mano, non come un bambino, ma come Shinichi, e insieme si allontanarono verso casa, decisi a cercare il modo di farlo tornare adulto.



Ciao a tutti...ehm...è una storia un po' così...mi è venuta fuori in un momento di pazzia...e mi sa che a molti non potrebbe piacere...ma comunque spero mi lascerete una recensione, positiva o negativa che sia! Vi prego RECENSITE!!!















  
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