Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.
Sedevano su una panchina, l’aria era fredda e
tersa e il sole spandeva un tepore tiepido e piacevole. Erano in due.
Uno giovane, di una bellezza efebica, grandi occhi grigi e una cascata
di riccioli biondi, indossava un ampio cappotto bianco e teneva le
lunghe gambe accavallate l’una sull’altra,
rilassato. L’altro era più piccolo, ma massiccio,
con folti riccioli neri e una barbetta a punta che gli sottolineava il
mento. I suoi occhi erano verdi e mobilissimi, ardevano quasi febbrili.
Indossava pantaloni neri e un dolcevita rosso e non sembrava avere
freddo. Gesticolava infervorato.
“Ti dico che ormai non ci
crede più nessuno! E’ una festa
fasulla!”disse. Il ragazzo gli scoccò
un’occhiata.
“Sei sicuro? Io vedo solo cuori e
gente che si tiene per mano” rispose tranquillamente.
“Lo sapevo, negate sempre l’evidenza! Eh,
ma
stavolta devi ammettere che ho ragione io!” L’altro
non rispose.
“A parte che vi siete rubati questa celebrazione dai
romani e che San Valentino nemmeno esiste!”
“Questa
è la voce che hai messo in giro tu”
L’uomo bofonchiò qualcosa facendo un gesto di
negazione con la mano.
“Non è questo il punto!
Stavolta devi ammettere che ormai è diventata una pura
questione di marketing e io lo dimostrerò: mostrami almeno
una persona sola che ancora ci crede!”
“Una
scommessa?” propose allora il giovane con l’alone
di un sorriso sul volto. L’uomo restò per un
momento incerto, ma il ragazzo sapeva che non poteva resistere alle
scommesse.
“E va bene. Si, in effetti è proprio
quello che stavo per proporre io”
“Quale la
posta?”
“La solita”
“Non puoi
proprio fare a meno della Sua approvazione”
esclamò ironico il ragazzo.
“Ma quale
approvazione, non ne ho mai avuto bisogno! E’ che voglio
batterlo al Suo stesso gioco. E stavolta ci
riuscirò!” rispose con enfasi l’uomo col
pizzetto.
“Amen” concluse il ragazzo sorridendo
apertamente. L’altro sembrò non averlo sentito,
stava sfogliando un giornale, quando trovò la pagina che
cercava la piazzò sotto gli occhi del ragazzo.
“Ecco qua! Questa è opera vostra senza
dubbio: far
nascere dieci giorni prima di San Valentino un maialino con una macchia a
forma di cuore. Se non è marketing questo!”
concluse con tono di disapprovazione. Il biondo gettò
un’occhiata alla foto.
“Non è opera
nostra. E poi questo è il tipo di operazione che faresti tu!
Noi non ne abbiamo bisogno”
L’uomo si era alzato, si piantò davanti al compagno.
L’uomo si era alzato, si piantò davanti al compagno.
“Una bella ricerca
sul campo è quello che ci vuole! Vieni con me”
Il biondo fece spallucce e si mise in piedi, sovrastando di quasi tutta la testa l’uomo che era con lui.
Il biondo fece spallucce e si mise in piedi, sovrastando di quasi tutta la testa l’uomo che era con lui.
Passeggiavano l’uno
di fianco all’altro, l’uomo, infervorato, indicava
le vetrine piene di cuori di ogni foggia e colore, l’altro
teneva tranquillamente le mani in tasca col bianco cappotto che
fluttuava ad ogni lunga falcata e gettava occhiate distratte a
ciò che gli mostrava il compagno.
“Non vedo ancora
nulla che potrebbe farmi cambiare idea” disse.
“Questa è malafede, mio caro. Ma
guarda: tutta
questa roba è solo per vendere!” rispose
l’altro scuotendo la testa.
“A prima vista, forse.
Io non mi sono ancora convinto”
L’uomo gli lanciò un’occhiataccia che avrebbe fatto rabbrividire chiunque tranne il ricciolone a cui l’aveva rivolta. Si fermarono davanti ad un banchetto di fiori, anche lì era un tripudio di rose rosse e cuori. Il fioraio aveva appena finito di servire un tizio. Questi fu fermato dall’uomo col pizzetto.
L’uomo gli lanciò un’occhiataccia che avrebbe fatto rabbrividire chiunque tranne il ricciolone a cui l’aveva rivolta. Si fermarono davanti ad un banchetto di fiori, anche lì era un tripudio di rose rosse e cuori. Il fioraio aveva appena finito di servire un tizio. Questi fu fermato dall’uomo col pizzetto.
“Vedo che ha appena
comprato delle rose” esclamò con voce melliflua.
“Eh si, oggi è San Valentino”
rispose
quello con tono rassegnato.
“Ci tiene molto vero?”
“Mah, a me non importa nulla ma sennò quella chi
la sente!” il tizio alzò gli occhi al cielo.
L’uomo col pizzetto scoccò un’occhiata
d’intesa al biondo. Poi si rivolse al fioraio:
“Bè, per lei dev’essere una
bella
giornata”
“Oh si, si vende di più, come
la festa delle donne e la festa delle mamme!”
“Sembra quasi una festa che vi siete inventati
voi!”
“O i cioccolatieri!” rispose
ridendo il fioraio. Il biondo non aveva aperto bocca, ma non per questo
era meno tranquillo di prima. La sua aria sorniona sembrava infastidire
in modo particolare l’uomo del pizzetto.
Il sole si
arrampicava sempre più in alto nella fredda volta del cielo
e aveva preso a soffiare una leggera brezza gelida che
spazzò via le cartacce da terra. Qualche foglia volteggiava
pigramente. Lo spilungone si strinse un po’ nel cappotto, il
suo compagno, invece, si tirò su le maniche del maglione
scoprendo gli avambracci pelosi. Per lui non era mai troppo freddo. Una
ragazza fissava vogliosamente le vetrine di una gioielleria, gli occhi puntati verso un girocollo con un ciondolo a forma di
cuore.
“Bella roba eh?” l’uomo le si
era
avvicinato. Con voce sognante la ragazza rispose:
“Già. Spero tanto che il mio fidanzato
me ne
regali uno”
“Credi molto in San Valentino,
vedo”
“Si, cioè…no,
è solo una festa. Non è realmente importante.
Basta che mi regali qualcosa”
Ancora una volta
l‘uomo dal pizzetto ghignò. Ogni momento che
passava andava a confermare la sua tesi e presto avrebbe vinto la
scommessa. Ma di nuovo il ricciolone non volle dargli soddisfazione. E
così via, di negozio in negozio, di strada in strada a domandare,
investigare, esaminare. L’uomo col pizzetto era mellifluo,
suadente, comprensivo, puntava gli occhi di verde brace negli occhi di
chi gli stava davanti e la verità veniva fuori con facile
prontezza. Il biondo, sebbene più alto e più
bello del compagno, scompariva di fronte al suo carisma e ai suoi modi
convincenti. Quasi lo invidiava per questo, quasi. E man mano che
passava la giornata sembrava che davvero San Valentino fosse una festa
inventata da cartolai, fiorai, ristoratori e venditori di cioccolatini.
Si erano perfino intrufolati in una scuola elementare.
“Ecco,
voi che usate sempre i bambini per fregarmi…”
aveva esclamato l’uomo col pizzetto entrando. Il biondo
alzò un poco le sopracciglia. Anche lì la storia
sembrava non cambiare: i bambini non avevano chiaro il significato di
quella giornata, scimmiottavano gli adulti oppure erano disinteressati.
Il ricciolone non perdeva ancora la sua impassibilità, ma
almeno si era tolto quel sorrisino dal viso con enorme soddisfazione
dell’uomo col pizzetto. Da parte sua, questi si sentiva sempre
più compiaciuto, il suo trionfo stava per consumarsi e
finalmente sarebbe tornato a casa.
Il cielo stava illividendo con
sprazzi dorati aggrappati alle nuvole che sostavano pigre sopra la
città. Un gruppo di ragazzi vociava allegramente assiepato
tra una panchina e un paio di motorini.
“Chiediamo a
loro” propose l’uomo.
“E’ solo
un' invenzione per fare soldi” cominciò un
ragazzetto brufoloso. Una ragazza bionda lo spintonò
scherzosa.
“Sei invidioso che non hai nessuna!”
“Perché, hai qualcuno tu!” la
provocò un’amica. La bionda fece spallucce.
“Comunque sia – riprese l’altra
– io ce l’ho il ragazzo. Ma dai, tutta questa enfasi
che gli danno! Sembra che sia l’unica occasione per
dirsi ti voglio bene”
Un coro di approvazione venne dal
gruppetto. Le ragazze sembravano le più agguerrite.
“Io alla mia ragazza le ho regalato una rosa
rossa”
esclamò con orgoglio un altro ragazzino, ma le ragazze
sbeffeggiarono anche lui accusandolo di essere noioso e prevedibile.
Quello si strinse nelle spalle mormorando che, comunque, la sua ragazza aveva
gradito. Una piccoletta scosse i ricci neri facendo tintinnare gli
orecchini:
“E poi veramente, ma t’immagini se il
mio ragazzo mi trattasse a pesci in faccia tutto l’anno e poi
me se ne viene a San Valentino co' 'sto pupazzetto…glielo
faccio ingoiare!” Il gruppetto scoppiò a ridere.
Un po’ discostati dagli altri due ragazzi si stavano baciando
appassionatamente. “Ecco qualcuno che finalmente ci
crede!” esclamò indicandoli l’uomo col
pizzetto. I due si staccarono malvolentieri. Si guardarono complici e
lei rispose:
“Macché, per noi è un
giorno come un altro, mica ci amiamo solo oggi. Per noi tutto
l’anno è San Valentino! Vero
amò?” Il ragazzo annuì e riprese a
baciarla. In volto all’uomo si era dipinto un ghigno
satanico.
“Hai visto? Nemmeno gli innamorati credono
più a San Valentino! Ho vinto! E ora fatemi spazio
lassù che sto arrivando!”
Ma il biondo lo
fermò posandogli una mano sul petto.
“Aspetta.
Adesso ho io da farti vedere qualcosa”
“Che non sia
uno dei vostri soliti giochetti: barate sempre” rispose
l’uomo, rabbuiandosi in volto. Il ricciolone come tutta
risposta gli sorrise.
C’era un uomo anziano che camminava
davanti a loro. Portava una giacca vecchiotta e un basco altrettanto
liso. In mano aveva una rosa rossa. L’uomo col pizzetto lo
guardò interrogativo, il biondo si avvicinò al
vecchietto e gentilmente gli chiese per chi fosse la rosa.
L’uomo sorrise, un piccolo sorriso tenero venato di
malinconia.
“Per la mia Dora”
L’uomo col
pizzetto alzò gli occhi al cielo incrociando le braccia.
“E’ pura abitudine”
esclamò.
Ma il biondo gli lanciò un’occhiata
d’avvertimento.
“Possiamo accompagnarla?”
L’uomo anziano rispose positivamente. Intanto che si
avviavano prese a raccontare piccoli episodi di una vita passata
insieme.
“Quanto ci teneva al San Valentino. Lei ci
credeva,
sapete? Io tornai dalla guerra proprio il 14 febbraio e lei lo prese
come un segno”
L’uomo col pizzetto
sbuffò. Non riusciva a capire dove lo spilungone volesse
andare a parare. Finalmente arrivarono a destinazione. L’uomo
s’inginocchiò e posò la rosa davanti
alla foto della moglie, poi la baciò con devozione.
“Sapete? Dopo dieci anni dalla sua morte io
l’amo
ancora. E ogni 14 febbraio le porto una rosa, perché io a
San Valentino ci credo”
Gli occhi azzurri
dell’anziano guizzarono e sul suo volto venato di rughe si
aprì un sorriso sincero e allegro.
L’uomo col
pizzetto urlò disperato. La coda frustò
l’aria, un paio di corna ritorte sbucarono dai riccioli
scuri.
“Maledizione! Ma non finisce qui!”
urlò di nuovo puntando un artiglio verso il giovane e
scomparve in una palla di fuoco, nuovamente sconfitto. Gabriele scosse
la testa mentre la luce cominciava a sfolgorare intorno a lui.
“Lucifero, Lucifero. Non smetterà mai
di
provarci” mormorò ironico, ma con una punta di
tristezza nella voce.
Sorrise al vecchio, lo toccò con due
dita delicatamente sulla fronte e poi scomparve anche lui in un alone
di luce.
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