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Autore: cassiana    14/02/2008    9 recensioni
E la posta è alta, molto alta. Due strani tizi se ne vanno in giro a fare domande. La mia storia per San Valentino!
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.



Sedevano su una panchina, l’aria era fredda e tersa e il sole spandeva un tepore tiepido e piacevole. Erano in due. Uno giovane, di una bellezza efebica, grandi occhi grigi e una cascata di riccioli biondi, indossava un ampio cappotto bianco e teneva le lunghe gambe accavallate l’una sull’altra, rilassato. L’altro era più piccolo, ma massiccio, con folti riccioli neri e una barbetta a punta che gli sottolineava il mento. I suoi occhi erano verdi e mobilissimi, ardevano quasi febbrili. Indossava pantaloni neri e un dolcevita rosso e non sembrava avere freddo. Gesticolava infervorato.
“Ti dico che ormai non ci crede più nessuno! E’ una festa fasulla!”disse. Il ragazzo gli scoccò un’occhiata.
“Sei sicuro? Io vedo solo cuori e gente che si tiene per mano” rispose tranquillamente.
“Lo sapevo, negate sempre l’evidenza! Eh, ma stavolta devi ammettere che ho ragione io!” L’altro non rispose.
“A parte che vi siete rubati questa celebrazione dai romani e che San Valentino nemmeno esiste!”
“Questa è la voce che hai messo in giro tu” L’uomo bofonchiò qualcosa facendo un gesto di negazione con la mano.
“Non è questo il punto! Stavolta devi ammettere che ormai è diventata una pura questione di marketing e io lo dimostrerò: mostrami almeno una persona sola che ancora ci crede!”
“Una scommessa?” propose allora il giovane con l’alone di un sorriso sul volto. L’uomo restò per un momento incerto, ma il ragazzo sapeva che non poteva resistere alle scommesse.
“E va bene. Si, in effetti è proprio quello che stavo per proporre io”
“Quale la posta?”
“La solita”
“Non puoi proprio fare a meno della Sua approvazione” esclamò ironico il ragazzo.
“Ma quale approvazione, non ne ho mai avuto bisogno! E’ che voglio batterlo al Suo stesso gioco. E stavolta ci riuscirò!” rispose con enfasi l’uomo col pizzetto.
“Amen” concluse il ragazzo sorridendo apertamente. L’altro sembrò non averlo sentito, stava sfogliando un giornale, quando trovò la pagina che cercava la piazzò sotto gli occhi del ragazzo.
“Ecco qua! Questa è opera vostra senza dubbio: far nascere dieci giorni prima di San Valentino un maialino con una macchia a forma di cuore. Se non è marketing questo!” concluse con tono di disapprovazione. Il biondo gettò un’occhiata alla foto.
“Non è opera nostra. E poi questo è il tipo di operazione che faresti tu! Noi non ne abbiamo bisogno”
L’uomo si era alzato, si piantò davanti al compagno.
“Una bella ricerca sul campo è quello che ci vuole! Vieni con me”
Il biondo fece spallucce e si mise in piedi, sovrastando di quasi tutta la testa l’uomo che era con lui.
Passeggiavano l’uno di fianco all’altro, l’uomo, infervorato, indicava le vetrine piene di cuori di ogni foggia e colore, l’altro teneva tranquillamente le mani in tasca col bianco cappotto che fluttuava ad ogni lunga falcata e gettava occhiate distratte a ciò che gli mostrava il compagno.
“Non vedo ancora nulla che potrebbe farmi cambiare idea” disse.
“Questa è malafede, mio caro. Ma guarda: tutta questa roba è solo per vendere!” rispose l’altro scuotendo la testa.
“A prima vista, forse. Io non mi sono ancora convinto”
L’uomo gli lanciò un’occhiataccia che avrebbe fatto rabbrividire chiunque tranne il ricciolone a cui l’aveva rivolta. Si fermarono davanti ad un banchetto di fiori, anche lì era un tripudio di rose rosse e cuori. Il fioraio aveva appena finito di servire un tizio. Questi fu fermato dall’uomo col pizzetto.
“Vedo che ha appena comprato delle rose” esclamò con voce melliflua.
“Eh si, oggi è San Valentino” rispose quello con tono rassegnato.
“Ci tiene molto vero?”
“Mah, a me non importa nulla ma sennò quella chi la sente!” il tizio alzò gli occhi al cielo. L’uomo col pizzetto scoccò un’occhiata d’intesa al biondo. Poi si rivolse al fioraio:
“Bè, per lei dev’essere una bella giornata”
“Oh si, si vende di più, come la festa delle donne e la festa delle mamme!” “Sembra quasi una festa che vi siete inventati voi!”
“O i cioccolatieri!” rispose ridendo il fioraio. Il biondo non aveva aperto bocca, ma non per questo era meno tranquillo di prima. La sua aria sorniona sembrava infastidire in modo particolare l’uomo del pizzetto.
Il sole si arrampicava sempre più in alto nella fredda volta del cielo e aveva preso a soffiare una leggera brezza gelida che spazzò via le cartacce da terra. Qualche foglia volteggiava pigramente. Lo spilungone si strinse un po’ nel cappotto, il suo compagno, invece, si tirò su le maniche del maglione scoprendo gli avambracci pelosi. Per lui non era mai troppo freddo. Una ragazza fissava vogliosamente le vetrine di una gioielleria, gli occhi puntati verso un girocollo con un ciondolo a forma di cuore.
“Bella roba eh?” l’uomo le si era avvicinato. Con voce sognante la ragazza rispose:
“Già. Spero tanto che il mio fidanzato me ne regali uno”
“Credi molto in San Valentino, vedo”
“Si, cioè…no, è solo una festa. Non è realmente importante. Basta che mi regali qualcosa”
Ancora una volta l‘uomo dal pizzetto ghignò. Ogni momento che passava andava a confermare la sua tesi e presto avrebbe vinto la scommessa. Ma di nuovo il ricciolone non volle dargli soddisfazione. E così via, di negozio in negozio, di strada in strada a domandare, investigare, esaminare. L’uomo col pizzetto era mellifluo, suadente, comprensivo, puntava gli occhi di verde brace negli occhi di chi gli stava davanti e la verità veniva fuori con facile prontezza. Il biondo, sebbene più alto e più bello del compagno, scompariva di fronte al suo carisma e ai suoi modi convincenti. Quasi lo invidiava per questo, quasi. E man mano che passava la giornata sembrava che davvero San Valentino fosse una festa inventata da cartolai, fiorai, ristoratori e venditori di cioccolatini. Si erano perfino intrufolati in una scuola elementare.
“Ecco, voi che usate sempre i bambini per fregarmi…” aveva esclamato l’uomo col pizzetto entrando. Il biondo alzò un poco le sopracciglia. Anche lì la storia sembrava non cambiare: i bambini non avevano chiaro il significato di quella giornata, scimmiottavano gli adulti oppure erano disinteressati. Il ricciolone non perdeva ancora la sua impassibilità, ma almeno si era tolto quel sorrisino dal viso con enorme soddisfazione dell’uomo col pizzetto. Da parte sua, questi si sentiva sempre più compiaciuto, il suo trionfo stava per consumarsi e finalmente sarebbe tornato a casa.
Il cielo stava illividendo con sprazzi dorati aggrappati alle nuvole che sostavano pigre sopra la città. Un gruppo di ragazzi vociava allegramente assiepato tra una panchina e un paio di motorini.
“Chiediamo a loro” propose l’uomo.
“E’ solo un' invenzione per fare soldi” cominciò un ragazzetto brufoloso. Una ragazza bionda lo spintonò scherzosa.
“Sei invidioso che non hai nessuna!”
“Perché, hai qualcuno tu!” la provocò un’amica. La bionda fece spallucce. “Comunque sia – riprese l’altra – io ce l’ho il ragazzo. Ma dai, tutta questa enfasi che gli danno! Sembra che sia l’unica occasione per dirsi ti voglio bene
Un coro di approvazione venne dal gruppetto. Le ragazze sembravano le più agguerrite.
“Io alla mia ragazza le ho regalato una rosa rossa” esclamò con orgoglio un altro ragazzino, ma le ragazze sbeffeggiarono anche lui accusandolo di essere noioso e prevedibile. Quello si strinse nelle spalle mormorando che, comunque, la sua ragazza aveva gradito. Una piccoletta scosse i ricci neri facendo tintinnare gli orecchini:
“E poi veramente, ma t’immagini se il mio ragazzo mi trattasse a pesci in faccia tutto l’anno e poi me se ne viene a San Valentino co' 'sto pupazzetto…glielo faccio ingoiare!” Il gruppetto scoppiò a ridere. Un po’ discostati dagli altri due ragazzi si stavano baciando appassionatamente. “Ecco qualcuno che finalmente ci crede!” esclamò indicandoli l’uomo col pizzetto. I due si staccarono malvolentieri. Si guardarono complici e lei rispose:
“Macché, per noi è un giorno come un altro, mica ci amiamo solo oggi. Per noi tutto l’anno è San Valentino! Vero amò?” Il ragazzo annuì e riprese a baciarla. In volto all’uomo si era dipinto un ghigno satanico.
“Hai visto? Nemmeno gli innamorati credono più a San Valentino! Ho vinto! E ora fatemi spazio lassù che sto arrivando!”
Ma il biondo lo fermò posandogli una mano sul petto.
“Aspetta. Adesso ho io da farti vedere qualcosa”
“Che non sia uno dei vostri soliti giochetti: barate sempre” rispose l’uomo, rabbuiandosi in volto. Il ricciolone come tutta risposta gli sorrise.
C’era un uomo anziano che camminava davanti a loro. Portava una giacca vecchiotta e un basco altrettanto liso. In mano aveva una rosa rossa. L’uomo col pizzetto lo guardò interrogativo, il biondo si avvicinò al vecchietto e gentilmente gli chiese per chi fosse la rosa. L’uomo sorrise, un piccolo sorriso tenero venato di malinconia.
“Per la mia Dora”
L’uomo col pizzetto alzò gli occhi al cielo incrociando le braccia.
“E’ pura abitudine” esclamò. Ma il biondo gli lanciò un’occhiata d’avvertimento.
“Possiamo accompagnarla?” L’uomo anziano rispose positivamente. Intanto che si avviavano prese a raccontare piccoli episodi di una vita passata insieme.
“Quanto ci teneva al San Valentino. Lei ci credeva, sapete? Io tornai dalla guerra proprio il 14 febbraio e lei lo prese come un segno”
L’uomo col pizzetto sbuffò. Non riusciva a capire dove lo spilungone volesse andare a parare. Finalmente arrivarono a destinazione. L’uomo s’inginocchiò e posò la rosa davanti alla foto della moglie, poi la baciò con devozione.
“Sapete? Dopo dieci anni dalla sua morte io l’amo ancora. E ogni 14 febbraio le porto una rosa, perché io a San Valentino ci credo”
Gli occhi azzurri dell’anziano guizzarono e sul suo volto venato di rughe si aprì un sorriso sincero e allegro.
L’uomo col pizzetto urlò disperato. La coda frustò l’aria, un paio di corna ritorte sbucarono dai riccioli scuri.
“Maledizione! Ma non finisce qui!” urlò di nuovo puntando un artiglio verso il giovane e scomparve in una palla di fuoco, nuovamente sconfitto. Gabriele scosse la testa mentre la luce cominciava a sfolgorare intorno a lui.
“Lucifero, Lucifero. Non smetterà mai di provarci” mormorò ironico, ma con una punta di tristezza nella voce.
Sorrise al vecchio, lo toccò con due dita delicatamente sulla fronte e poi scomparve anche lui in un alone di luce.
   
 
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