- Viaggio apoplettico.
Partenza.
Palpo la nausea avvizzita,
l'epigramma di un ghigno stordito
in un glaucoma ruminato,
la molestia degli audiolesi
che tastano falangi in sintesi
per l'aborto della percezione.
Biascico nei sintomi dell'invisibile;
l'archivio dell'edonismo
è assuefatto agli innesti stimolatori,
ai pallori di un odio distillato:
un indirizzo telefonico
per l'atomizzazione precoce.
Un fanale sulla fronte
a vivisezionare il mio silenzio,
l'architettura anatomica
delle mie sinapsi soppresse,
globuli convogliati in un punto
di non ritorno
a catalizzare il mio processo
di defecazione
in un cenacolo deforme.
L'eco è nel ripostiglio:
una caterva di slip che pulsano,
relitti che copulano
sul ciglio dell'orgasmo
e frenesie di capezzoli sul muro
a lustrare l'epoca delle piramidi
sugli encefali quadrati
vergini,
ai margini di un teleschermo
isotermo.
L'opuscolo è sul divano:
oggi si irrigano i glutei
con la crema spastica da applicare,
domani è ingestione di listini
e anfetamina sulle parole
non dialogate;
il prezzo delle mie budella
è affisso sullo zerbino
ma grazie,
rifiuto l'acquisto
e mi apposto indigesta,
in ascolto:
una cerimonia di mandibole ubriache
che avanza
in una palpebra senza iride.