Dunque dunque, eccomi qui con una ff veloce veloce,
nata per il dì di San Valentino^^
Forse vi sorprenderà un po' questa
visione romantica di Genzo e Kojiro e sì, lo so, questa storia gronda miele
ma... sarà l'occasione, sarà che questi due insieme mi piacciono sempre di più
però non riuscivo a scriverla diversa da così^^
Spero vi piaccia, buona
lettura!
Vetrine
addobbate di rosso ammiccano dai lati della strada, tentando di richiamare la
mia attenzione. Passo oltre, calo la visiera del cappellino a nascondere lo
sguardo e le ignoro (fingo di ignorarle...)
Una di esse, sfavillante nel suo
strabordare di rose dal profumo denso e sensuale, di cuoricini di carta
svolazzanti alla leggera brezza di questo caldo Febbraio, nastri e oggettini
luccicanti, vince la mia determinazione conquistando un'occhiata fugace, poi una
seconda, ed infine ottiene che mi volti un poco ad osservare
meglio.
Splendide e perfette centinaia di rose dalle diverse sfumature, dal
carminio intenso, al vermiglio solare, al cremisi vellutato, affollano il
negozietto di un piccolo fiorista.
Il semaforo è diventato verde ma ormai non
importa, mi sono lasciato vincere dai pensieri dai quali sto cercando di fuggire
fin da stamattina. Assesto la borsa sulla spalla e infilo meditabondo le mani in
tasca. Spazio con lo sguardo su quel mare color del sangue e annuso a pieni
polmoni il profumo caldo che emana. Sorrido, trattenendo a stento una risata
quando, per l'ennesima volta oggi, penso a lui. Mi immagino la faccia che
farebbe se ricevesse un mazzo di questi splendidi fiori. Tiro le labbra,
scuotendo la testa e per poco davvero non scoppio a ridere: no, lui davvero non
è tipo da ricevere rose, così come io non sono certo tipo da
regalarle!
Espiro rumorosamente e con un sorrisetto ironico stampigliato in
faccia, riprendo la mia marcia. Lo so, lo so benissimo che certe smancerie non
faranno mai parte del nostro rapporto (e per fortuna!), ma oggi mi son sentito
particolarmente romantico. Sarà l'occasione, sarà l'influenza delle coppiette
che spuntano da ogni dove, del miele che quasi essuda dai muri da un paio di
giorni a questa parte... Sarà, ma evidentemente tutto questo romanticismo è
riuscito a scalfire un poco il mio caratteraccio burbero. E oggi Torino mi pare
quasi più lontana che il Giappone...
Se mi sentisse! Probabilmente mi
sfotterebbe per una settimana filata dandomi del damerino e chiedendomi dove
diavolo sia finito il grande SGGK,
l'uomo dal cuore di ghiaccio che non cede ai sentimentalismi e alle
smancerie.
E avrebbe sacrosantamente ragione...
Certo (lo ammetto) sono
conciato proprio bene!
Rido di me stesso mentre salgo le scale che portano al
mio appartamento e intanto frugo nelle tasche alla ricerca delle chiavi. Mi
fermo tra un piano e l'altro, litigando col portachiavi che ha deciso di
incastrarsi nella cerniera del giubbotto e, quando finalmente vinco la mia
piccola battaglia, arriccio le labbra in una smorfia sconsolata nel vedere
appese ad un anellino a parte, le due chiavi che aprono la sua porta di casa.
Ricomincio a salire piano, la mente vuota e il cuore pesante, troppo pesante.
Sono momenti come questi che mi aprono gli occhi sul guaio in cui mi sono, in
cui ci siamo cacciati.
Mi accosto
alla porta e giro la chiave nella toppa, accorgendomi che qualcosa non va. Un
giro solo... Strano, penso.
Quando apro cautamente l'uscio vengo investito
dalle note sferzanti degli Iron Maiden che mi aggrediscono l'udito e rimbombano
nello stomaco. Resto imbambolato come un ebete, lasciando che la porta si chiuda
piano da sola, e fisso la mano abbronzata che spunta dal bracciolo del divano
reggendo una lattina di cola.
"Kojiro?" chiedo a mezza voce mentre abbandono
la sacca nel mezzo dell'ingresso e mi avvicino come un automa al sofà di pelle
nera.
"No, sono la fata Turchina!"
Appunto...
Si alza, posando la
lattina in terra, e si porta di fronte a me a braccia conserte con uno sguardo
micidiale negli occhi, e ringhia: "Perché, damerino, c'è forse qualcun altro che
ha le chiavi del tuo appartamento?"
Trattengo una risata che avrebbe
altrimenti conseguenze a dir poco devastanti e lo affronto col suo stesso tono,
fissandolo contrariato.
"No."
Silenzio.
"Hai fatto tardi. Stavo per
andarmene..." Mi spiazza, ma non cedo, non posso cedere. Il nostro rapporto è
fatto di questo: scaramucce e liti furiose seguite da lunghi silenzi e violente
riappacificazioni. No, non sarà mai un rapporto normale...
"Mi sono preso il mio tempo. E comunque
non sapevo di avere ospiti... A proposito: a cosa devo questo onore?" sollevo un
sopracciglio atteggiandomi in quel modo un po' ironico e un po' superiore che
tanto detesta.
Serra i pugni e una leggera scarica di adrenalina mi mette in
guardia. Poi, improvviso, scioglie le braccia e mi prende il viso tra le mani,
spiazzandomi con un bacio profondo e urgente.
Rispondo col cuore che batte
all'impazzata, rombando tanto forte nelle orecchie da annullare la musica che
martella intorno a noi. Faccio scorrere le mani sotto la felpa e carezzo la
pelle che sotto il mio tocco si fa sempre più bollente. Bacio, mordo, mi ubriaco
del suo sapore e lui fa lo stesso con me. Quando ci scostiamo, ansanti,
sfiorandoci ancora le labbra con baci accennati, mi appoggio piano con la fronte
alla sua e domando ancora, con tono dolce stavolta: "Allora? Non mi hai
risposto! Cosa ci fai qui?"
Ridacchia e mi bacia di nuovo a fior di labbra,
prolungando quel contatto per qualche secondo così da rendere il gesto dolce in
maniera sublime.
Mi guarda da vicino e un sorriso piega le labbra sottili,
leggermente arrossate.
"Diciamo che non
son tipo da mazzi di rose..."