Nota pre-lettura:
Il testo è stato praticamente ispirato dalla canzone “Monster you
made” dei Pop Evil. Ascoltarla durante la lettura
potrebbe essere utile ^^
The monster you made.
“A villain is just a
victim whose story hasn’t been told.”
Chris Colfer – The Land of Stories
«NON È FINITA!».
Il silenzio della notte, nel palazzo di Asgard, fu improvvisamente spezzato da una voce lugubre e
familiare come poche. Si dibatteva alla stregua di un animale in gabbia, la rabbia
e il dolore che ne riempivano il tono, così diverso da quello che era sempre
stato.
«Sapete bene che non è finita! Che questo
non chiude la faccenda! Non sono un pupazzo vecchio, rilegato in soffitta e
dimenticato; non vi permetterò di lasciarmi qui e far finta che mostro se ne sia andato, che la favola
abbia avuto il suo lieto fine. Io sono
qui! Mi sentite? Sono qui!».
I pugni battevano contro la gabbia di vetro
isolante, nel buio la fiera si animava con disperata furia. Sbagliavano se
credevano che un semplice colpo di spugna avrebbe portato tutto a com’era stato
prima della sua follia.
«Non riuscite a vedere? Guardate bene: c’è
davvero qualcosa che è rimasto come prima? Niente è più lo stesso e la colpa è
solo vostra».
Gli occhi verdi, inquietanti, brillavano nel
buio della prigione con riverberi di attraente, mostruosa bellezza. Pochi sarebbero
davvero stati in grado di resistere ad un simile sguardo – ragione per cui a
chiunque era vietato di fare visita al traditore.
«Tu lo sai bene, fratello mio! Lo sai bene il perché di tutto questo! Potrò aver
fatto del male, potrò aver tolto a vita a tanti di quegli esseri inutili per
cui ti ostini a provare un insensato affetto, ma sai perfettamente di chi è la
colpa, alla fine. THOR! Eri mio fratello! E tutto ciò che sei stato in grado di
fare è stato biasimare le mie azioni come se fossero state quelle di uno
sconosciuto abominio senza cuore! Ero io! IO! Lo stesso con cui hai giocato da
bambino, lo stesso con cui hai studiato da ragazzo! Non è stata una follia improvvisa
o senza senso, non è stato un cambiamento inaspettato: sono sempre stato io!
Dove sei, ora che ho bisogno di te? Ora che potresti capire davvero il perché, fuggi come il più codardo dei
soldati di fronte alla battaglia! È stata colpa tua! Ciò che mi hai fatto mi ha costretto ad agire come ho agito, a
prendere la Terra – la tua prediletta. Il mostro che biasimi tanto e neanche
riesci a guardare negli occhi l’ha creato tu! E non sei in grado di andare al
di là di esso, a vedere il fratello dietro l’assassino, il ferito dietro il
traditore».
Il folle concesse al silenzio solo pochi
istanti di pace, di calma apparente prima di una nuova condanna.
«E tu, padre mio; tu, sommo Odino! Saggezza
e Giustizia non ti sembrano sterili parole contornate di meri concetti ora che
tutto ciò che hai fatto ti si è rivoltato contro?! La tua preziosa reliquia di pace sarà arma di guerra e
distruzione – lo è già stata! Hai cresciuto un piccolo mostro, cullandolo nell’ignoranza
e nell’inganno: come può esserci ora tanta sorpresa nel constatare la qualità
del raccolto? Sono il dio degli inganni perché ci sono cresciuto dentro, tra
fronzoli di finta libertà e possibilità, di forzato amore che nascondeva da
sempre uno scopo ben preciso, un ruolo subordinato non nel tuo regno ma nel tuo
cuore. Il tronfio dio del tuono è
sempre stato il migliore, giusto? Ma in cosa, padre? IN COSA? Imperfetto,
capriccioso, viziato bambino, ha ancora così tanta strada da fare eppure è
sempre un passo avanti a me… Io sono nato dal tuo sangue, da quello che hai
sparso in guerre senza fine: come avrei potuto portare altro che sangue a mia
volta?».
Per qualche istante la notte tacque di
nuovo. Il folle si concesse nuovo fiato per riempire i polmoni infuocati dalle
accuse e dal dolore. Improvvisamente si sentiva così stanco da non riuscire
neanche più a parlare, la gola bruciava per le grida, le mani per i colpi
inferti alla prigione.
«Sono il mostro da cui si mettono in guardia
i bambini. Voi mi avete reso così: è
stato il vostro capolavoro», concluse, le lacrime che ormai scorrevano sulle
guance come sigillo alle parole, come irremovibile conclusione di tutto ciò che
era stato.
Il figlio prediletto di Odino, intanto,
aveva fatto in modo che neanche una di quelle parole andasse perduta, né il
disprezzo che le accompagnava, la verità che trattenevano. Le stesse lacrime
ora bagnavano anche il suo viso, mentre, sconfitto, si rannicchiava sotto la
finestra delle propria camera, lo sguardo chiaro che cercava quello basso del
padre o quello distrutto della madre.
«No, non è finita. Non finirà mai, fratello
mio…».
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Probabilmente il sole mi è definitivamente
andato in testa e l’insanità mentale ha fatto il
resto; in ogni caso… sì, eccovi una shot tutta
introspezione, ambientata subito dopo la condanna di Loki
ad Asgard. Ho immaginato che ci fossero troppe cose in
sospeso nel rapporto con la famiglia perché potesse risolversi tutto così e non
sapendo bene che cosa succederà a tal riguardo in “Thor 2”, ho deciso di dar
voce ai pensieri del dio dell’Inganno.
Complice è stata, come già detto, la canzone
“Monster you made” dei Pop Evil
e i ringraziamenti vanno tutti alla cara Luna che me l’ha
fatta conoscere e mi ha fatto notare tutte le analogie che ha col personaggio
di Loki.
Detto questo… mi dileguo ^^
A presto!
Alchimista ♥