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Autore: Vitani    16/02/2008    6 recensioni
Un brevissimo cammeo a Sanzo e a Goku, scritto per San Valentino. Goku si trova da solo, in mezzo a un prato, e trova un piccolo fiore di campo...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’autrice: più che una vera e propria fanfic, questa sciocchezza è da considerarsi un piccolo e delicato cammeo a quella che sarà sempre la mia coppia preferita

Nota dell’autrice: più che una vera e propria fanfic, questa sciocchezza è da considerarsi un piccolo e delicato cammeo a quella che sarà sempre la mia coppia preferita. Spero che vi piaccia.

 

 

IL FIORE DI CAMPO

 

 

 

Alzò una mano al cielo e ne ammirò l’immensità. Il fulgido indescrivibile azzurro lo sconvolse e lo accecò, più intenso della medesima luce del sole che mai come in quei giorni era stato abbagliante.

Tanto da farlo star male, tanto da costringerlo a distogliere uno sguardo che in comune con quell’astro aveva il colore dell’oro.

Guardò in basso e vide la grandezza di quel prato in cui s’erano fermati a riposare, senza riuscire ad intravederne una fine che si stendeva oltre l’orizzonte. La brezza scompigliò i suoi corti capelli castani, e lui la sentì fresca e riposante contro la sua pelle, e avrebbe tanto desiderato potersi stendere e dormire.

Non c’erano fiori su quel prato, soltanto la finezza di un’erba verdissima fin dove potevano vedere i suoi occhi.

Si chinò, toccandola con le dita, e la sentì morbida come il vello di un gattino.

Mosse ancora qualche passo, e guardandosi attorno s’accorse d’essere rimasto solo. Non se ne dispiacque poi molto, e annusò l’aria senza percepirne altro che la limpidezza.

Era un luogo splendido, come mai ne aveva visti altri.

E in quel momento, abbassando il capo, scorse un unico, dorato fiore di campo.

Cresciuto lì, selvatico e solo, in un luogo che non ammetteva altri come lui. E la pena per quel fiore si mescolò ad un’intima tenerezza, mentre lo sfiorava.

Sanzo non c’era ancora, con loro.

Non sapevano dove fosse, ma lui sapeva in cuor suo che non potevano essere lontani. Mai erano stati lontani, mai. Sanzo era sempre con lui, in ogni suo singolo pensiero e movimento.

In silenzio e sorridendo guardò ancora quel fiore di campo, e gli venne in mente che glielo avrebbe voluto regalare.

Fece ancora un passo sotto un cielo blu zaffiro, e quando infine il vento spirò lui si voltò e vide che era lì.

Vide che era lì, e che lo guardava come aveva sempre fatto.

Ne sentì l’odore, quell’odore particolare d’incenso e tabacco, ne vide la veste candida, vide le sue chiome scintillare come stelle nella luce.

Vide quegli occhi meravigliosi, che avevano il colore dell’ametista ancora in parte chiuso nella roccia, che erano sempre tanto freddi e di cui lui mai aveva avuto paura.

Non era a lui che quegli occhi avrebbero fatto del male.

Fu allora che sorrise, e il suo viso s’illuminò come incantato.

Colse il fiore di campo, senza fare alcun rumore, e gli parve di sentirlo tintinnare fra le dita come di gioia.

Era come un piccolo, delicato bocciolo di vetro dal colore vivo.

Gli si avvicinò, e mano a mano che correva aumentava il suo passo, finché l’affanno oltre alla gioia gli fece battere teneramente il cuore.

Gli guardò il volto affilato, bello com’era sempre apparso al suo sguardo, e in quel momento gli porse il fiore di campo.

Lo tese con una mano, lasciando l’altra sospesa e vuota nell’aria.

Vibrò, la sua anima, quando sentì quelle dita adorate posarsi sulle sue e prendere il fiore, senza usare alcuna parola. E quella mano vuota che indugiava nell’aria venne riempita dalla pelle candida di quel volto sottile ed amato, sfiorandogli le guance senza sforzo.

Lo stormire dell’erba non cessò, così come non cessò il brillio del sole.

Non venne meno il suo calore e neppure il vento fresco si fermò, e a lui, Son Goku, rimase solo quello.

Immobile nel tempo, senza alcun pensiero, il suo cuore si spostò e si mosse, alla ricerca della metà che gli era propria e che da troppo tempo era scomparsa, e finalmente poté baciare il sole con le labbra.

Il calore, la luce, fu inondato e tutto fuse, nel candore accecante dell’alba che non avrebbe mai perdonato.

 

Aprì gli occhi, scosso dal sonno, e vide il buio. Ma quando il vento fresco risuonò, lo sentì intatto: il lieve tintinnar del fiore di campo.

 

 

FINE

   
 
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