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Autore: Rage Ramone    08/08/2013    3 recensioni
Uno sclero trovato in una cartella, come sempre.
Narra del primo concerto in assoluto di quelli che oggi sono i Green Day, ma allora non erano nient'altro che dei ragazzini con un sogno più grande di loro tra le mani, conosciuti come Sweet Children.
Acceni alla Bike, ovviamente.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billie J. Armstrong, John Kiffmeyer (Al Sobrante), Mike Dirnt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Ho trovato recentemente una cartella dove c’erano un casino di fiction scritte tempo fa, ora ve ne posterò una che mi garba abbastanza. Bho, spero che non faccia schifo: ero e sono inesperta, capitemi.
Colgo l’occasione per ricordare che i personaggi non mi appartengono ancora e non scrivo a scopo di lucro. Buona lettura! Ci vediamo di sotto :)

FOREVER LIKE FOR THE FIRST TIME

 
Il Rod’s era pieno, quella sera. Il palco, montato sul fondo della sala, sorgeva tra i tavoli colmi di gente. I camerieri servivano velocemente ai tavoli, con gesti diventati ormai meccanici:

Prendi l’ordine, sorridi, ti congedi, informi dell’ordinazione in cucina, ricevi un ordine, lo consegni al cliente, sorridi di nuovo e poi ancora in cucina: in un circolo vizioso divenuto sempre più monotono, ergo, sempre più infernale. Tra questi dipendenti vi era Ollie, conosciuta per essere la “gallina vecchia che fa buon brodo” del quartiere. Infatti, nonostante la sua età, sembrava trattenere un fascino alquanto invidiabile: occhi profondi, viso non eccessivamente solcato dalle rughe ma stagionato. Fisico perfetto, capelli e trucco sempre in ordine. Proprio per questo nessuno si era meravigliato del fattoche fosse riuscita a sposarsi giovanissima. Infatti, Ollie, aveva appena diciannove anni quando si sposò per la prima volta. Già, per la prima volta. Perché, parecchi anni dopo, anchese madre di sei figli e rimasta prematuramente vedova, si era risposata soltanto un anno dopo la morte di Andy, il suo primo marito. Sembrava che più invecchiasse, più diventasse bella.

Si diceva anche che, tuttavia, non fosse particolarmente fedele al suo nuovo coniuge, che la sera restasse a fare turni troppo lunghi al Rod’s, per i loro gusti. Turni che nessuno gli aveva mai visto svolgere né tantomeno pagato. Ma erano solo voci, voci che, come succede in ogni quartiere, si mettono in circolo per districare la noia e la monotonia della tranquilla vita di una periferia come quella di Rodeo.

La donna uscì trafelata dalla cucina, servendo al tavolo prestabilito un paio di birre. Cercò di sorridere, dimostrandosi disponibile per i suoi clienti. Si fermò e guardò attorno. Le sfuggì un sorriso.

Il Rod’s non era particolarmente apprezzato come locale in se, ma quella sera la gente era stata attirata lì come le falene da un neon. Lei sapeva il motivo: il volantino all’ingresso che riportava le parole:

Sweet Children, Tonight

Esattamente. Gli Sweet Children si sarebbero esibiti per loro, proprio quella sera. Per la prima volta. Si, era il loro primo concerto, e Ollie era riuscita a permettere loro tutto questofacendo un mucchio di straordinari e turni di sostituzione. Ecco spiegate le ore di troppo al Rod’s. Infatti, su quel palco, si sarebbe esibito a breve suo figlio insieme ad un paio di amici. Si commosse al pensiero di averlo potuto, finalmente,  far felice: ultimamente le cose in famiglia non andavano molto bene, ma la promessa di potergli dare un’ “occasione” con la sua band, aveva migliorato il loro rapporto. Sospirò affranta al ricordo della ripugnanza che Billie provava nei confronti del suo patrigno. Era l’unico della famiglia che non riusciva ad accettarlo. Perché? Cosa aveva Robert che non andava? “Robert non è Andy”, questo gli aveva sputato il figlio quando lei cercò di venire a capo della situazione.

Scorse tra i tavoli le figure di Alan e Anna, quest’ultima seduta -quasi- in braccio al suo “fidanzatino”, come si ostinava a chiamarlo Ollie. Marci era rimasta a casa con Hollie, che aveva l’influenza e David stava aiutando la band dietro le quinte con gli strumenti.

Si guardò attorno, scrutando l’enorme quantità di gente che era accorsa.

Li conoscevano, i Sweet Children, ne avevano sentito parlare. Conoscevano la voce incantevole del vocalist, Billie Joe Armstrong, che quasi tutti, in quel quartiere, avevano potuto “godersi” nel suo singolo, Look for love, molti anni prima. Quante cose erano cambiate, da allora: ma non la curiosità che la gente nutriva in quel bambino, divenuto poi un adolescente ribelle, con la musica a flotti nel sanguefin dalla più tenera età, messa, appunto, in circolazione dal vecchio Andy, rispettato da tutta Rodeo da morto così come da vivo. Erano curiosi di vedere che fine avesse fatto quel ragazzino, e che strada avrebbe potuto intraprendere nel futuro.

Lo avrebbero scoperto solo quella notte, ed erano tutti emozionati. Ma mai quanto loro.    

***

 
-Bill?- I pensieri del ragazzo vennero spezzati da quella voce, lo chiamava.

Distolse lo sguardo dalla fessurache gli offriva una visuale oltre il back stage, per poi posarlo su quello del mittente.

-Si, Al?-

-Sei agitato?-

Fece una smorfia. -Nah!- mentiva: si stava per cagare in mano dall’ansia. -E tu?-

-Non sono mai stato più agitato in vita mia!- confessò lui, sedendosi su una poltroncina porpora e dimenando le bacchette su una batteria immaginaria, ripetendo la frequenza di Why do you want him?, che era solito sbagliare.

-Sei ridicolo… E se sbagli l’attacco di Dry Ice io ti ammazzo.- lo avvertì il moro, prima di poggiare le  labbra sul collo di una bottiglia. Schioccò la lingua, inacidita dalla birra appena ingerita, per poi chiedere al batterista:
-Ne vuoi un po’?- Al rifiutò scuotendo il capo.

In quel momento entrò Mike, trafelato, portando sulle spalle una custodia, seguito da David, impegnato nel trascinare un enorme amplificatore.

-Era ora!- sbraitò il cantante.

-Scusami per il ritardo, Bill. Ma… abbiamo avuto qualche problema con la batteria…- disse il bassista, fulminando Al Sobrante, ancora seduto sulla poltroncina del back stage.

Deglutì.

-Perché mi guardate così? Ho avuto dei problemi a trasportarla, ok? Mio padre è via per lavoro, e non mi ha lasciato il furgone!- Mike alzò gli occhi al cielo, esasperato. “Si può essere più dementi?” pensò.

-La prossima volta diccelo a concerto finito: fortuna che abbiamo avuto la buona volontà di chiederci come mai la batteria fosse ancora in garage e non qui al Rod’s!- si lamentò David, scaraventando l’amplificatore in un angolo. Billie contorse le labbra infastidito.

-Ehi piano! Quella roba è delicata!-

-E non pensi alle mie ossa, rockstar?- Inarcò il fratello, stiracchiandosi prima la schiena poi le nocche delle mani, facendole scricchiolare rumorosamente.

-Pensa che stai sostituendo il vecchio Alan che stanotte fa lo sciopero del rimorchio e ha lasciato a te l’incarico: tanto non hai speranze di uscire con una donna neanche se fossi l’ultimo ragazzo sulla Terra!- lo prese in giro il vocalist, tracannando le ultime gocce di birra sul fondo della bottiglia.

-Cosa vorresti dire con questo?-

-Che sei sacrificabile- rise, cestinando la bottiglia di vetro.

-Beh, almeno io ho avuto già le mie esperienze, al contrario di qualcuno… Vero, Billie?- il moro arrossì, lanciando un’occhiata a Mike. Lo vide sorridere maliziosamente, con le mani poggiate sui fianchi.

Le sue gote si scaldarono maggiormente, raggiungendo la tonalità di una pizza margherita senza mozzarella.

Deglutì pesantemente.

-Sono ancora troppo giovane per fare certe cose!- cercò di giustificarsi, incrociando le braccia al petto. Mise il broncio, offeso.

-Tipo bere o fumare erba? Poi il sesso sarebbe scandaloso, no? E tutte le seghe che ti fai in bagno?- lo punzecchiò, facendo arrossire ancora di più il moro, intimidito dalla presenza dei due amici. Il teatrino che stava mettendo in piedi quella lite era scompisciante e Mike e Al si stavano divertendo un Mondo nel vedere il loro vocalist paonazzo.

-Quello della droga è un colpo basso!- replicò lui, arrabbiato.

-Certo, basso: proprio come te, nanetto!- rise David scompigliandogli i capelli con fare fraterno, mentre nei pensieri di Billie c’era di tutto,fuorché amore fraternonei suoi confronti.

-Basso, come quello che devo accordare.- la voce profonda di Mike s’intromise nella conversazione.

 -Quindi, per favore, smettetela di giocare alle prime donne e fateci lavorare.- ultimò, chinandosi per tirare fuori il suo strumento dalla custodia. Le manie di superiorità e di protagonismo dovevano avere a che fare con il nome  “Armstrong”… Probabilmente era un carattere ereditario.

-Hai ragione, Mike. Scusa.- mugugnò Billie -Per questa volta te la dò vinta, Dave.- concluse fulminando il fratello con fare vendicativo. Sapeva che David odiava essere chiamato in quel modo, ma dopo una smorfia il giovane decise di contraccambiare con un fastidiosissimo bacio sulla guancia, prendendo il viso del fratello con una mano, stringendogli le guance.

-Sei adorabile quando ti arrabbi.Guarda che faccino!- miagolò poi, pizzicandogli entrambe le guance. Il vocalist se le massaggiò dolorante.

-Ahia! Mi hai fatto male, stronzo!

-Scusami, tesoro.-

-Ricominciate?- li rimproverò Mike, che sembrò aver preso il ruolo del giudice di pace, dell’hippy depresso, il babysitter e giù di lì.

-Hey, ha iniziato lui!- piagnucolò il moro, indicando il fratello. David decise di stendere un velo pietoso sulla faccenda, e, rivolto ad Al, ordinò: -Aiutami a montare la batteria!-

-Cosa?-

-Hai sentito bene: alza il culo e vieni ad aiutarmi.-

-Uffa, non ne ho voglia…-

-JOHN!- urlarono gli altri tre contemporaneamente, fulminandolo con quel tipo di sguardo che avrebbe spaventato perfino un leone.

-Okok, calma! Arrivo…- si arrese lui, alzandosi dalla poltroncina e seguendo David a ruota libera, verso il retro.
Non appena si chiusero la porta alle spalle, BillieJoe si diresse verso il suo strumento, cercando d’ignorare lo sguardo divertito di Mike focosamente puntato addosso.

-Troppo giovane per fare certe cose?- lo rimbeccò dopo un po’, pizzicando le quattro corde  del suo basso, per verificarne la qualità del suono. Billie si voltò, incrociando lo sguardo malizioso del suo amico.

-Non è forse vero?- chiese Billie ritornando a maneggiare la sua chitarra. Mike rise amaramente, spaparanzandosi sulla poltroncina dove poco prima il loro batterista aveva affondato il fondoschiena, il basso poggiato sulle gambe.

-È curioso: tuo fratello sa delle seghe e della droga…- rise di nuovo, completando un giro di accordi. -…ma non di noi due.- 

Billieimbracciò la sua Fender e provò uno Smoke on The Water, un po’ per riscaldarsi, un po’ per ignorare l’amico. “Tutti in vena di provocazioni, stasera, eh?” pensò mentre le corde della sua amata Blue vibravano armoniosamente sotto le dita. Mike restò a fissarlo per qualche minuto: al suo migliore amico riusciva particolarmente bene, quel tipo di assolo.

-Wow, Billie: ti è venuto davvero bene- si complimentò il bassista.

-Grazie.- “Ruffiano”, lo apostrofò mentalmente il chitarrista. -Sembra accordata.-

Provò qualche accordo e la posò con delicatezza accanto all’amplificatore, per poi tornare alla fessura che dava sul palco: ogni secondo che passava, sembrava esserci più gente.

L’ansia cresceva, insieme al numero degli spettatori. Mike si alzò dalla poltrona, posandoci sopra il suo basso. Si avvicinò all’amico a gli cinse la vita da dietro, il respiro frizzantino sul collo lo fece rilassare.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma era stressato. E molto. Non aveva mai suonato davanti a così tanta gente, e aveva paura. Era un maniaco della precisione eaveva una fottuta paura che qualcosa potesse andare storto a causa sua.

“E se dimenticassi il testo di una canzone? E se sbagliassi un accordo? E se confondessi gli accordi di una canzone con quelli di un’altra? E se stono? E se…”

-Agitato?- sussurrò Mike all'orecchio del moro, spezzando il filo dei suoi pensieri.

-Un po’.- confessò lui. Sentì le labbra del suo bassista presse sul collo in un rassicurante bacio, mentre un brivido freddo (ma dannatamente eccitante) si arrampicò lungo la schiena.

-Andrà tutto bene: suoni da Dio, scommetto che chiederanno anche il bis.- Billie curvò l’angolo della bocca in un sorriso. Decise di voltarsi e incontrare gli occhi azzurri dell’amico.

-Sicuramente! Ma non ce la farò mai senza di te…-  gli passò le dita tra i capelli, spostandogli una ciocca bionda dietro l’orecchio. -…e quel coglione nullafacente di Al- Mike accennò ad un sorriso.

-Io ci sarò sempre: te lo prometto, Bill.- lo sguardo smeraldino di Billie ora era tranquillo, e Mike gli carezzò il viso. Prese il suo mento tra il pollice e l’indice,  lo avvicinò a se.

Si baciarono, dolcemente. Le labbra di Billie tremavano, probabilmente per l’ansia. Mike gliele morse delicatamente, facendo rilassare le spalle dell’amico, che si stava piano piano lasciando andare. Il vocalist gli afferrò i capelli, trattenendolo, come se volesse impedirgli di andare via. “Ci sarò sempre”, aveva detto. E menomale! “O morirei: io ho bisogno di te, Mike” pensò, gustandolo. Si sciolsero dal bacio, durato forse troppo poco, e i loro sguardi si scontrarono nuovamente tra di loro. Non riuscivano a smettere di sorridere.
Sorridere per l’intesa che c’era nei loro sguardi, che era la causa stessa del loro sorriso.

Erano agitati, confusi e felici. Ma a loro bastava sapere una cosa: che qualsiasi cosa avessero combinato su quel palco, l’avrebbero combinata insieme. Che fosse un guaio o un successo, non gli importava.

-Lo so- soffiò il moro gettando le braccia attorno al collo dell'amico -è per questo che ti amo, Mike-

***

Stavano per entrare in scena, dovevano solo aspettare il segnale del caposala, che stava inaugurando la loro esibizione, presentandoli sul palco.

-Vi assisterò da giù.- disse David alzando la voce e così facendo, spezzando la tensione e il silenzio che l’attesa stava lentamente tessendo. - In bocca al lupo!- aggiunse infine, prima di sparire.

-Crepi.- sussurrò suo fratello. I tre si trovarono soli, e sbuffarono all’unisono, la tensione era palpabile:
tutti e tre carichi, pieni di adrenalina, ma incredibilmente agitati. Si poteva sentire il rumore delle ginocchia tremolanti di Al, e del cuore di Mike, paragonabile ad una mitragliatrice in trincea.

Billie cercò la mano dell’amico, sudata, intrecciando le dita con le sue, lunghe e callose.

I due si scambiarono un’occhiata d’intesa: quello era solo il primo passo per quello che sarebbe diventato il loro futuro.
Insieme, per la prima volta, così come avrebbero fatto con la seconda, la terza, la quarta e così via.

-Signori e signore… I Sweet Children!- annunciò il caposala, gettando un cenno verso le quinte.

-Ci siamo- mormorò Al.

-Buona fortuna, ragazzi.- sussurrò il moro, lasciando la mano di Mike e imbracciando la sua chitarra.

Lo stesso fece il bassista col suo strumento e corsero verso il palco, Al seduto dietro la sua batteria.

Nessuno si ricordò con precisione, il loro primo concerto. Tutto quello che loro, i Sweet Children, si ricordarono a fine concerto, era il pubblico letteralmente impazzito. Tra tutta quella gente, Billie Joe intravide la madre in lacrime, e questo lo motivò a dare il meglio di se stesso. Quella sera, Mike, Al e Billie, donarono un assaggio del loro sogno a quelle persone, il loro vero primo passo verso la storia. La storia dei Sweet Children. Una strada tortuosa, in salita, verso chissà quale futuro, con chissà quale nome. Non sapevano dove li avrebbe portati, sapevano solo che ci sarebbero finiti grazie a ciò per cui sembravano essere nati: la musica. E cosa più importante, lo avrebbero fatto insieme.

Come per la prima volta, per sempre.
 
 

***

 
 
Ironia della sorte, poi, Al Sobrante abbandonerà il gruppo e gli Sweet Children cambieranno nome. Sono una persona coerente, io.

Se dovete vomitare non fatelo sul computer/cellulare/qualsiasi-diavoleria-tecnologica-stiate-usando-in-questo-momento, pls.

Il bagno è alla vostra destra/sinistra/dove volete.

Lasciate recensioni o ci saranno sgradevoli conseguenze per l’umanità. Mai stata più seria di così.

Grazie per essere arrivati fin qui e per non avermi ancora mandata fuori a calci da questo fandom. ^_^ Meritate taaaanti spinelli e, per i non fumatori, tanti biscotti. Giàgià.
A presto, ragazzuoli!

Rage Ramone

P.S: La fisiologia di Ollie è ispirata a quella del figlio, che più invecchia più diventa figo. Yay #mepersonamoltointelligenteecoerente
P.P.S: Ho il dubbio che si scriva “Olly”, invece di “Ollie”, ma boh, in quella famiglia odiano la “y”. BillIE, HollIE e così via. Quindi ho pensato che forse si scriveva con "IE" ^__^
#mepersonamoltointellicenteecoerente2lavendetta

   
 
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