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Autore: itsRori    09/08/2013    4 recensioni
-Cassy..piccola..calmati. Puoi aprirmi? Per favore..-chiese con dolcezza al di là della porta.
Mi aveva chiamata 'piccola'.
Amavo quando mi chiamava così,mi sentivo felice,sicura,protetta.
Amavo quando la sua voce pronunciava quella parola tanto romantica quanto dispregiativa.
Mi scappò un singhiozzo,acuto.
-Per sentirmi dire che tutto ciò che è successo fra noi è stato un'errore? No grazie,tengo volentieri la porta chiusa..-dissi con un filo di voce.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathan Sykes , Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nathan
Londra,Agosto
23:58 PM

Entrai nel locale,ancora,da solo.
Avevo appena lasciato Cassy,a casa sua,sola e nuda,con la freddezza di una lastra di marmo appena estratta dalla cava.
Mi aggiravo per il locale in cerca del gruppo che ho "abbandonato" per una sveltina a casa sua.
Devo dire che,adesso che ci penso,Cassy è stata la mia valvola di sfogo per due lunghi mesi.
Dicevo di amarla,ed era vero,ma il mio cuore ha sempre continuato a battere per Jade,la mia storica ex.
Siamo stati insieme cinque anni,ed in una sera di giugno,dove avevamo alzato troppo il gomito,eravamo finiti l'uno,fra le labbra del migliore amico dell'altro.
Cassy era la ex fidanzata di Tom,migliore amico mio e di Jade.
E Jay,l'ex fidanzato di Jade,era il mio migliore amico da quasi sei anni.
Quando ho baciato Cassy,ho avvertito quel brivido che provi quando una persona ti attrae.
Mi sono dichiarato,l'ho baciata e, quando la gelosia nei confronti del presunto amore fra Jade e Jay stava prendendo il sopravvento su di me,l'ho lasciata.
Non potevo sopportare di vedere Jade con un altro.
Lei apparteneva a me.
-Jade..possiamo parlare?-le chiesi con gli occhi lucidi non appena la raggiunsi.
Nessuna ragazza merita di essere trattata con la freddezza con cui io ho trattato Cassy.
Annuii. Prendendomi per mano,ci spostammo in un posto più tranquillo del locale,così avremmo potuto parlare con tranquillità.
-Io devo dirti una cosa..-le mani cominciarono a sudarmi,ed era la prima volta in tutta la mia vita,che ero nervoso.
-C-cosa?-le brillavano gli occhi.
Le mani continuavano a sudarmi e,mentalmente,pregavo ogni santo di mia conoscenza che riuscisse a farmi dire tutto ciò che avevo bisogno per togliermi questo matrone 
dallo stomaco.
La guardai negli occhi. -Io ti amo.-e non c'erano parole più vere di quelle che avevo appena pronunciato.
-Anche io.-non riuscii più a trattenermi e così la baciai.
Le sue labbra profumavano ancora di milkshake alla fragola e torta al cioccolato come due mesi fa.
Fu un bacio dolce,quasi disperato.
Avevo bisogno di baciarla,non avrei saputo resisterle ancora.
-...e Cassy?-sussurrò sulle mie labbro provocandomi un piccolo solletico.
-A casa..sua..-le risposi in un sussurro baciandola ancora.
-L'hai lasciata..così?
In quel momento,il mio cuore venne trafitto come da un paletto da
un pugnale. 
Non volevo scendere nei,dolorosi,dettagli,ma so che avrei dovuto.
-In modo non molto delicato..ma si.-
I suoi occhi perlustravano il mio volto per scovare la più picca traccia di tristezza,e la trovarono.
-Cosa le hai detto? sai che è..sensibile..quando si parla di queste cose.-i suoi occhi si incatenarono nei miei con un contatto tale da farmi rabbrividire
-Amo ancora lei,ci vediamo.-risposi sulle sue labbra mentre incrociavo il suo sguardo.
Si allontanò da me,distogliendo lo sguardo. Cosa le avevo fatto?
-Sono una persona orribile..è tutta colpa mia..-portò lo sguardo sul pavimento di marmo bianco sotto i nostri piedi.
-Non è colpa tua.-cercai di tranquillizzarla,con scarsi risultati.
-Si invece. Se non ti avessi lasciato non sarebbe successo.
La abbracciai.
Un abbraccio,tenero.
Un abbraccio di quelli in cui ti senti protetto,sicuro.
Un abbraccio di quelli in cui spesso Cassy veniva trasportata nel mondo dei sogni.
-È tutto apposto.-dissi cercando di persuadere lei e di auto convincere me stesso.
Niente stava andando bene,ma poco importava,in quel momento.
-No invece.-si allontanò dal mio abbraccio mentre una lacrima le tagliava il profilo di una guancia.

***

Charlotte,la migliore amica di Cassy,nonché fidanzata di Max,rientrò nel locale con la furia di un uragano.
Era rossa rabbia ed a grandi falcate mi raggiunse in poco tempo.
-Sei una testa di cazzo!-mi urlò.
Aveva ragione.
Sapevo dov'era andata ed a parlare con chi. Era andata da Cassy.
Lanciai uno sguardo a Jade.
Le scese una lacrima scappando in bagno. Non potevo inseguirla,ero come bloccato.
Jay le andò dietro. Perfetto.
Avrebbe potuto riprendersi la ragazza che amo.
-Adesso vai da lei e sii più delicato con le parole.-sputò acida mentre il mio sguardo si soffermava sulle mie scarpe,in quel momento erano interessantissimi i 
lacci bianchi ricoperti da una sottile patina di grigio fumè.
-Cosa devo dirle?-ero senza parole.
Sarei riuscito a parlare,senza combinare altri danni?
-Inventi le parole per strada,adesso vai.-non mi diede il tempo di replicare che mi spinse fuori dal locale.
Mentre girovagavo per Londra alla ricerca di casa sua pensai a ciò che potevo dirle una volta dopo averla vista.

Cassy
Londra
12:45 AM

Ero in lacrime.
Il mio ragazzo mi aveva appena lasciata dicendo solamente cinque parole,"amo ancora lei,ci sentiamo".
Quelle parole mi hanno trafitto il cuore come pugnali scagliati contro un bersaglio dal migliore dei lanciatori.
Avevo gli occhi gonfi,rossi e pieni di lacrime,nere,calde e salate,che non avrebbero cessato di scorrere sulle mie guance molto facilmente.
Il mio labbro inferiore,martoriato dai miei morsi con l'intenzione di far cessare quel tremolio che mi rendeva debole,vulnerabile,non aveva intenzione di 
smettere di agitarsi.
In quel momento anche una piuma avrebbe potuto frantumare il mio corpo in tante schegge di vetro.
Anche se era piena estate,la coperta di pile,tirata fin sopra la mia testa,non mi faceva né caldo,né freddo.
Il vuoto che avevo nello stomaco,non era abbastanza piccolo per riempirsi con un solo barattolo di nutella,soluzione migliore quando si ha bisogno di sfogare 
qualche lacrima.
La voragine aperta sulla sinistra del mio petto,mi causava fortissime fitte,nello stesso punto.
Ero sola,con un barattolo di nutella,vuoto,ed una coperta di pile.
Il campanello suonò.
"Chi potrebbe mai essere?" pensai mentre asciugavo le lacrime e cercavo di placare i singhiozzi.
Lasciai la coperta sul divano alzandomi,di malavoglia,per andare ad aprire.
Come se non lo avessi mai fatto.
Aprii la porta richiudendola subito.
Cosa voleva ancora? Perché era davanti casa mia?
Bloccò la porta con un piede.
-Aspetta..-disse posando anche le mani sulla superficie di legno intarsiato che avrei voluto chiudergli in faccia.
Non gli bastava avermi lasciato sola,nuda,su quel divano impregnato di nostri abbracci e baci.
-Cosa devo aspettare!?-gli chiesi,furiosa,asciugandomi ancora
delle lacrime.
Le sue all star bianche divennero il suo punto di osservazione preferito.
Continuava a fissarle mentre altre lacrime tentavano di liberarsi ancora una volta.
-È stato un errore stare insieme..ci abbiamo provato..e non ha funzionato..-altre lacrime.
Non potevo credere che avesse detto veramente quella parola.
"errore". Che brutta parola da dire.
Quando usi il nome "errore" vuol dire che quella cosa è stata veramente sbagliata,capitata per caso ed inconsapevolmente.
-Io ti odio!-ringhiai a denti stretti.
Era vero,lo odiavo.
Lo odiavo perché lo amavo da morire.
Lo odiavo perché i suoi occhi verde prato si incastravano perfettamente nei miei colore del ghiaccio.
Lo odiavo perché le sue labbra sembravano fatte su misura per incontrare le mie.
Lo odiavo perché in tutto ciò che faceva era perfetto ed io non avrei saputo quale essere sarebbe mai stato in grado di eguagliare la sua bellezza.
-Non dire così..so che non è vero.-disse alzando di poco lo sguardo.
Strinsi i pugni,piangendo.
Tristezza,rabbia e nervosismo erano concentrati lì nelle mie lacrime.
-Non puoi dire che è stato tutto un errore.-urlai quelle parole con tutto il fiato che avevo i miei polmoni mentre i singhiozzi,come un sottofondo, accompagnavano 
le mie parole sputate con così tanta rabbia e dolore che neanche la più drammatica delle tragedie avrebbe potuto rappresentarne le sensazioni.
-E si,-singhiozzai ancora cercando di mantenere più calma possibile-ti odio.-conclusi sbattendo la porta talmente forte,da far crollare un vaso di vetro per terra.
Stanca e avvilita,scivolai sulla porta sentendo gli occhi ardere come le fiamme dell'inferno.
-Cassy..piccola..calmati. Puoi aprirmi? Per favore..-chiese con dolcezza al di là della porta.
Mi aveva chiamata 'piccola'.
Amavo quando mi chiamava così,mi sentivo felice,sicura,protetta.
Amavo quando la sua voce pronunciava quella parola tanto romantica quanto dispregiativa.
Mi scappò un singhiozzo,acuto.
-Per sentirmi dire che tutto ciò che è successo fra noi è stato un'errore? No grazie,tengo volentieri la porta chiusa..-dissi con un filo di voce.
Sembrava che lo avessi detto più a me che a lui.
Un rumore mi fece sobbalzare.
La porta tremò,quasi come se gli avessero tirato un pugno.
Sentii un sospiro ed un altro colpo.
Mi preoccupai subito per lui.
Non volevo che si facesse del male.
Singhiozzai ancora.
-Sono uno scemo,lo so..ma non sono bravo con le parole. Non intendevo dire quello.-tentò di giustificarsi.
Rimasi in silenzio,i singhiozzi parlavano al posto mio.
Dire che avevo il cuore spezzato era un eufemismo.
-Lo sai che ora sta piangendo perché pensa sia colpa sua..? Il disastro qui sono io.. Sono io che dovrei stare chiuso in un bagno a piangere..-Jade stava soffrendo? 
In quel momento era il mio ultimo problema,ma non era colpa sua.
-Una cosa giusta l'hai detta. Il disastro sei tu. E adesso vattene..non voglio più vederti.-avevo finito le lacrime e non avevo la forza di crearne delle altre.
-Per favore..-cosa voleva ancora?
Aprii la porta,lentamente.
Quando finii di aprirla il mio cuore ebbe un sussulto.
La camicia bianca,evidenziava i muscoli tonici e ben definiti del suo corpo da ventenne.
I jeans stretti evidenziavano le sue gambe lunghe e magre.
Il ciuffo risistemato con le mani lo rendeva ancora più perfetto.
Mentre le labbra,brillanti,mi fecero abbassare lo sguardo.
L'aveva baciata. E quella fu veramente la cosa che mi fece sentire più tradita.
-Voglio rimediare.-il suo tono era fermo,deciso.
Cosa voleva fare? Stare sia con me che con Jade così saremmo stati felici tutti?
-Non si può..quel che è fatto,è fatto.-il mio tono era sicuro.
Non lo avrei perdonato.
-Ci deve essere un modo.-mentalmente,stava analizzando ogni probabilità di risolvere tutto ciò che aveva combinato.
-Torna da lei e non farti mai più vedere..puoi fare solo questo.-altre pugnalate. Non avrei retto la prossima,se ci sarebbe stata.
-Ma io non voglio..-mi guardò negli occhi,intensamente.
-Cosa?-ero spazientita.
Avevo gli occhi che bruciavano ancora,la vista offuscata dalle nuove lacrime e la voce che stava per essere incrinata dal pianto.
-Abbandonarti.-una pugnalata secca e decisa al centro del cuore.
Cominciarono a scendermi altre lacrime,non avrei più retto.
Abbassai lo sguardo,rimanendo in silenzio.
Sentii il suo sguardo abbandonare il mio corpo per concentrarsi,ancora, sulle sue scarpe.
-Va da Jade..per favore.-quasi lo implorai.
Ci guardammo negli occhi per secondi o forse minuti,ma in quel lasso di tempo indefinito ho visto solo caos e distruzione.
-Io...-riportò lo sguardo alle sue scarpe facendo qualche passo indietro.
Non lo stava facendo davvero, speravo fosse frutto di un incubo.
-Tu..?-gli chiesi,con labbro tremante.
Mi diede le spalle.
Sapevo che il momento sarebbe arrivato. -Vado..-disse in un sussurro.
"Non lasciarmi" gli chiesi nella mia mente sperando che fosse in grado di capire i miei caotici e confusionari pensieri.
Lo vidi fermarsi,dopo un passo per rigirarsi verso di me e abbracciarmi.
Aveva ascoltato davvero i miei pensieri?
Era riuscito a scovare le due parole che non sarei mai riuscita a dirgli?
Mi strinse nel suo abbraccio, bloccando il flusso dei miei pensieri.
Mi concentrai su di lui,sul suo profumo di lavanda e gelsomino,sul suo profumo di gel alla menta,sui nostri corpi compressi insieme.
Mi concentrai su di noi.
-No Nath..io ti odio..-lo odiavo,ma in quell'abbraccio mi sentivo sicura,protetta.
Mi sorrise teneramente lasciandomi un bacio suo capelli.
-Ti odio.-continuavo a ripetere,a vuoto.
Non voleva ascoltarmi,e sbagliava.
-Ti odio.-dissi ancora, allontanandomi,con tristezza,dal suo abbraccio.
Mi guardò,rivolgendomi ancora un grande sorriso.
-Lo sai..una canzone di P!nk,dice che se odi e ami una persona nello stesso momento è vero amore..-lo guardai,distogliendo lo sguardo poco dopo.
Cosa voleva dimostrare con questo discorso?
Doveva rendere conto a qualcuno di ciò che gli ho detto? Non credo.
-E se fosse? A te non importerebbe..-abbassai ancora lo sguardo scorgendo la punta delle mie infradito.
-Non è vero.-stava mentendo pure a sé stesso.
A lui non importava più di me o di ciò che provavo.
-Si invece.-ecco che cominciava la
gara a chi aveva ragione.
Continuammo così per qualche minuto,stavo "vincendo" finché non dissi la frase che mi fece vincere il jackpot finale :-tu ami lei.-dissi in tono freddo e 
distaccato non sentendo arrivare la risposto dal mio avversario.

Londra,Maggio
03:25 PM

Passavano i mesi e Nathan era sempre seduto fuori dalla mia porta.
Nel solito punto,probabilmente.
Sempre solare e riusciva sempre a
farmi ridere nonostante io gli ripetessi incondizionatamente quanto odio provassi per lui.
Pioggia,neve o grandine,lui era sempre dietro la mia porta,lo sentivo arrivare perché picchiettava le nocche sul legno
Erano passati nove lunghi e strazianti mesi,più o meno,dall'ultima volta in cui ho visto il suo viso perfetto,le sue labbra sottili e rosa,i suoi occhi verdi prato 
brillanti.
Erano nove mesi che non rivedevo l'amore della mia vita,Nathan James Sykes.
Ogni giorno,lo passavamo insieme.
Mi raccontava delle prove con i ragazzi,dei concerti,ed io gli raccontavo del mio nuovo lavoro da modella.
Si è congratulato più volte con me,ma durante le nostre chiacchierate non sfiorava mai l'argomento Jade.

Londra,Giugno
02:56 PM

Era il primo giorno di giugno,ed un insolita afa,aveva avvolto la città.
Nathan era strano,sembrava quasi nervoso dall'idea di questa corrente di aria calda.
Gli avevo parlato dei miei progetti vacanzieri,cioè,andare in piscina per bearmi un po' di relax e fare una bella tintarella sotto il tiepido e timido sole 
londinese,ma non sembrava molto felice di questo.
Presi un blocco da disegno,qualche matita ed indossai costume e vestito bianco a fiori e mi diressi verso la piscina in centro.
Camminavo per la strada quando due ragazzi dall'aria familiare attiravano la mia attenzione.
La ragazza sembrava quasi sul punto di partorire dato l'enorme pancione.
Li squadrai meglio e riconobbi Jade e ...Nathan.
Un altro tuffo al cuore.
Li guardai ancora,erano l'immagine della felicità.
Guardai Nathan e subito dopo,mi guardò anche lui guardandomi come se volesse chiedermi 'scusa'.
Ricacciando dentro gli occhi le lacrime,corsi in piscina,presi il blocco e cominciai a scrivere ciò che sentivo per Nathan,sperando che,un giorno,la trovasse.
Ci scrissi tutto,dalle sensazione di quella notte dell'otto agosto al trauma del pomeriggio di giugno.
"Pensami,quando ne avrai voglia.
Quando non ti sentirai amato,guarda il cielo,io sarò lì pronta a dimostrarti l'amore che,nel nostro noi,non sono riuscita a infonderti
I loved you, I love you,
I will always love you.
Il tuo errore,Cassy x"

Improvvisai una busta con un altro foglio scrivendovi sopra,a
caratteri cubitali 'per Nathan'
Li vidi entrare in piscina,sorridevano.
Non mi avevano visto.
Mi tuffai in piscina finché, lentamente,i miei polmoni non si riempirono di acqua e cloro.
Le voci ovattate al di fuori dell'acqua della gente che chiamava disperatamente aiuto,dalla voce del bagnino che chiedeva ai bagnanti di stare lontani 
dal bordo in attesa paramedici.
Non appena riuscirono a tirarmi fuori dall'acqua la voce,rotta dal pianto,di Nathan fu la prima,ed ultima,cosa che riuscii a sentire.
-Guarda nella mia borsa.-con l'ultimo filo di voce che mi rimaneva pronunciai quelle parole sperando che mi sentisse.
Da lì,battito cardiaco assente, respiro fermo ed occhi chiusi.
Ero diretta verso un mondo infinito e sconosciuto.

Nathan
Londra
01:37 AM
21 giugno.
Erano due settimane che Cassy era sepolta.
Adesso,ero in ospedale,seduto accanto a Jade,che dopo ore di parto,si era concessa uno stra meritato riposo.
Ero seduto accanto a lei,stringendo fra le mani la lettera di Cassy.
Piangevo,come un coglione.
Lacrime amare e solitarie mi scorrevano lungo le guance bruciando la mia pelle.
Guardai la finestra,era buio.
Guardai le stelle,una brillava più di tutte.
Era lei,Cassy.
La mia stella.
Perché,adesso che l'ho persa,mi rendo conto di aver perso una parte di cuore?
Perché,adesso che l'ho persa,voglio dimostrarle il mio amore?
Perché,adesso che l'ho persa,mi rendo conto di amarla?
Guardavo la piccola,ancora senza nome.
Come avremmo potuto chiamarla?
La guardai bene,mi assomigliava.
Sorrisi guardando quel piccolo fagottino rosa in quella piccola culla quadrata,di plastica.
-Ehi amore.-Jade si era svegliata e mi rivolse un sorriso seguito da un piccolo sbadiglio.
-Sei stata bravissima,piccola.-le sorrisi dandole un bacio sulla fronte.
Sorrisi ancora alla bambina che dormiva avvolta in una coperta color rosa pastello.
-Hai scelto il nome?-si sistemò sul lettino mettendosi seduta,pronta per far mangiare la piccola.
Mi avvicinai alla culla,prendendo in braccio la piccola per poi adagiarla sulle braccia di Jade.
-Cassy. Cassy Sykes.-proposi.
Mi sorrise per poi guardare la piccola.
La morte di Cassy aveva sconvolto tutti.
Charlotte ogni venerdì andava al cimitero davanti alla sua lapide e le portava una rosa rossa,il suo fiore preferito.
Le raccontava della sua giornata lavorativa,di quando usciva,le disse che le mancava.
Le chiedeva perché l'aveva lasciata sola in questo mondo dove solo lei riusciva a capirla con un solo sguardo,dove ridevano fino alle lacrime per qualcosa di 
immaginario inventato da loro,dove ogni scusa era buona per un abbraccio,dove ogni canzone era un pretesto per scatenarsi cantando e ballando,dove ogni drink 
era sinonimo di sbronza.
Max invece,ogni lunedì,passava da lei per portarle qualche regalo.
Le ha portato la sciarpa della sua squadra preferita,il Manchester City,il giorno in cui il suo corpo è stato sepolto.
Tifa quella squadra dalla tenera età di otto anni.
Tom,prima di venire alle prove passava dal cimitero,andava alla sua lapide canticchiando 'gold forever' la sua canzone preferita e piangeva,sapendo che non 
avrebbe più potuto cantarla insieme a lei.
Siva e Nareesha,passavano dal cimitero solo il sabato,quando tornavano dallo shopping.
Nareesha le ha comprato un peluche a forma di cuore,mentre Siva un orsacchiotto di peluche perché lei era tenera e coccolosa.
Jay,passava da lei dopo le prove per raccontare qualche barzelletta senza senso che la facevano tanto ridere.
Quella risata cristallina,delicata,la risata di una diciassettenne con tanta voglia di vivere e divertirsi.
Jade,non era ancora andata da Cassy,era stata ricoverata in ospedale perché,in ritardo con il parto,avevano paura di qualche complicazione con la piccola.
Io invece,andavo da lei ogni giorno.
Pioggia,neve e grandine,stavo lì seduto davanti alla sua lapide fissando la sua foto piangendo lacrime amare,come nove mesi fa.
-Ehi Cassy,sono io,Nath.-le parlavo per sentirla vicina,solo così sarei probabilmente riuscito a sopportare il fatto che lei adesso,era un essere inanimato 
sepolto sotto strati fra terra,legno e velluto.
-Per nove mesi,non ci siamo visti,abbiamo parlato attraverso il portone di casa tua,ti ricordi?-altre lacrime scendevano.
"Diventerai pazzo Nath" mi dicevano i ragazzi quando gli raccontavo di quando andavo da lei.
Non mi importava,pazzo o no,avevo bisogno di Cassy.

***
Londra
11:58 PM
28 giugno.
Ero in ospedale.
La piccola Cassy dormiva in braccio a me e Jade finiva di preparare la borsa,pronta per tornare a casa.
-Nath?-la lieve voce di Jade mi fece distogliere lo sguardo dalla piccola.
Le sorridi. -Dimmi piccola.
'piccola',Cassy amava quando la chiamavo così,me l'ha sempre detto.
Amavo chiamarla così perché lei era davvero la mia piccola.
-Perché hai scelto Cassy come nome?-il suo tono era dolce,come sempre.
Guardai la piccola e sorrisi.
Rivolsi uno sguardo a Jade,sorridendole ancora.
-Ho scelto perché Cassy è stato l'errore più bello della mia vita.-guardai ancora la piccola che dormiva beatamente fra le mie braccia e rivolsi uno sguardo 
al cielo stellato.
-Buonanotte,piccola.-sussurrai sorridendo verso il cielo sapendo che lei,da lassù,aveva,probabilmente, apprezzato ogni parola ed ogni gesto d'amore che,in 
ritardo,le sto dimostrando.
  
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