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Autore: gemini    05/10/2004    15 recensioni
Quello che state per leggere è il seguito di “On the road” che vi avevo promesso da tempo. L’ispirazione che avevo quando terminai la fanfic a suo tempo è un po’ svanita, ma una promessa è una promessa, e quindi ho deciso di scriverlo basandomi anche su idee totalmente nuove. Non so se riuscirà ad essere all’altezza dell’originale, ma cercherò di fare del mio meglio. Non mancate di farmi avere i vostri commenti, positivi o negativi che siano!^__^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti, cari lettori e lettrici

Ciao a tutti, cari lettori e lettrici!^___^

Quello che state per leggere è il seguito di “On the road” che vi avevo promesso da tempo. L’ispirazione che avevo quando terminai la fanfic a suo tempo è un po’ svanita, ma una promessa è una promessa, e quindi ho deciso di scriverlo basandomi anche su idee totalmente nuove. Non so se riuscirà ad essere all’altezza dell’originale, ma cercherò di fare del mio meglio.

Non mancate di farmi avere i vostri commenti, positivi o negativi che siano!^__^

Ringraziandovi, vi saluto e vi lascio alla lettura di…

 

CROSSROADS

 

PARTE PRIMA: ATTO UNO

 

Hikaru & Yoshiko

 

-Buongiorno, tesoro!-, esclamò Yoshiko sorridendo, stringendosi al suo ragazzo e baciandolo affettuosamente su una guancia.

Hikaru ricambiò il sorriso e le mise un braccio intorno alla spalla, mentre si incamminavano sotto la neve verso l’università. –Buongiorno! Sai che mi sembra un secolo che non ci vediamo?-, le disse in tono affettuoso, guardando la sua ragazza con occhi colmi di affetto.

-Ma se ieri siamo stati insieme tutto il pomeriggio!- replicò la giovane ridendo.

-Appunto! Siamo stati lontani per tutta la serata!-, scherzò Hikaru.

Yoshiko rimase in silenzio per un attimo, con le guance soffuse di un delicato rossore. Poi si fermò di colpo, e guardò il fidanzato dritto negli occhi con espressione improvvisamente seria. –Hai paura che ti scappi di nuovo?-, domandò in tono grave.

Hikaru sgranò gli occhi e la fissò facendosi immediatamente preoccupato. –Sì. Ho paura che tu possa scoprire di non essere felice accanto a me e decidere di andartene-, rispose.

Yoshiko gli sorrise dolcemente e lo strinse forte a sé. –Non preoccuparti, amore mio. Io sono felicissima accanto a te, e non ho intenzione di andarmene da nessuna parte. Qui c’è tutto quello che voglio-, disse in tono convinto, accarezzandogli piano una guancia.

Il giovane sorrise e accentuò la stretta intorno alla vita sottile della ragazza. –Lo spero proprio. Non hai idea di quanto abbia sofferto quella volta, e di quanto abbia avuto paura di perderti-, le sussurrò all’orecchio, affondando il viso nella massa soffice e setosa dei suoi capelli castani.

Yoshiko sospirò. –Non accadrà mai più-, affermò perentoriamente.

Hikaru sorrise sollevato, e rimanendo teneramente abbracciati i due giovani ripresero il loro cammino.

Yoshiko tornò col pensiero a quel che era successo due anni prima…erano passati solamente due anni, ma il viaggio che aveva fatto insieme alle sue amiche sembrava appartenere ad un passato ormai lontanissimo, quasi ad un’altra vita. Ripensò ai mesi di tormento che avevano preceduto la sua decisione di partire, mesi in cui le sembrava di andare alla deriva senza nessuna zattera alla quale aggrapparsi, in cui tutta la sua vita le sembrava avvolta in una nebbia impenetrabile e lei non capiva più in quale direzione dirigersi per essere nuovamente felice. Allora sentiva che quello che aveva non le bastava, perché non aveva concluso niente per se stessa. Quando aveva rischiato di morire a causa dell’incidente, si era accorta che, a differenza di Hikaru, che teneva ben stretti a sé i suoi sogni e si stava già impegnando per realizzarli, lei non aveva fatto alcun progetto per la sua vita futura, non aveva realizzato niente che fosse veramente ed esclusivamente suo. Aveva Hikaru, d’accordo, e sperava che il loro amore sarebbe durato per tutta la vita, ma non si poteva vivere di solo amore. Un sogno. Ecco quello che aveva cercato disperatamente Yoshiko durante quel breve, ma significativo, viaggio. Un sogno da realizzare e per il quale impegnarsi con tutte le proprie forze. Le cose non si erano risolte magicamente come lei aveva ingenuamente sperato, perché certo non basta allontanarsi da casa per qualche giorno per riprendere le redini della propria vita, ma aveva imparato una cosa importante durante quel periodo. Aveva imparato che è sbagliato scappare dai propri problemi, dalle proprie difficoltà: bisogna affondarli di petto, anche domandando aiuto alle persone che ci amano. Così, appena tornata a Sapporo, Yoshiko aveva trovato il coraggio di fare quel che non era riuscita a fare prima: confidarsi a cuore aperto con Hikaru, raccontargli tutte le cose che la turbavano e le impedivano di essere serena. Era stato bellissimo scoprire di poter contare sul suo aiuto, sulla sua presenza, sul suo sostegno affettuoso. La giovane aveva sentito il suo cuore riscaldarsi, e le difficoltà avevano cessato di sembrarle insormontabili. Forse, se fosse riuscita a farlo prima si sarebbero risparmiati tante inutili sofferenze…ma la ragazza non riteneva affatto sprecati i giorni trascorsi in viaggio, perché era stata un’esperienza che le era servita moltissimo e che l’aveva fatta crescere come mai si sarebbe aspettata prima di partire.

Anche se lui non lo diceva apertamente, sapeva che per Hikaru era lo stesso. Si era aspettata rabbia nei suoi confronti per essersene andata via in quel modo, lasciandogli solo qualche parola scritta su un foglio di carta come spiegazione, invece quando si erano ritrovati in quell’autogrill aveva letto solamente amore e sollievo nei suoi occhi, e aveva capito che non era solo lei a non poter fare a meno di Hikaru: anche lui la riteneva indispensabile. Qualcosa nelle pieghe del suo volto e nelle ombre dei suoi occhi aveva fatto comprendere a Yoshiko che per lui quei giorni di lontananza erano stati fonte di una profonda sofferenza, e, pur nel dispiacere per avergli involontariamente fatto del male, era stata davvero contenta di capire quanto fosse importante per il ragazzo che amava. Aveva pensato che lui avrebbe potuto essere felice anche senza di lei, perché aveva il calcio a riempirgli la vita, mentre per lei Hikaru era l’unica cosa veramente importante, ma rivederlo così segnato dalla sua breve assenza le aveva mostrato senza possibilità di errore che non era affatto così, che anche Hikaru avrebbe trovato vuota ed inutile un’esistenza trascorsa senza di lei.

Ora le cose andavano a gonfie vele. Yoshiko aveva trovato il suo sogno: aiutare le persone che soffrivano, che stavano male, che avevano dei problemi e non sapevano come affrontarli. Si era iscritta alla facoltà di psicologia e si era buttata nello studio con passione ed entusiasmo. Da qualche mese aveva anche cominciato a fare tirocinio presso un consultorio, frequentato prevalentemente da adolescenti che vivevano situazioni di disagio. All’inizio era rimasta profondamente colpita dalla tristezza di certe situazioni che si era trovata ad affrontare, si era sentita profondamente inadeguata e aveva anche affrontato alcuni momenti di grossa crisi, tanto da pensare di mollare tutto. In quei momenti era stato davvero fondamentale l’appoggio di Hikaru, che l’aveva rassicurata e che le aveva fatto notare che a volte basta semplicemente una parola gentile, un gesto di affetto, per aiutare una persona a sentirsi meglio. Ed era stato davvero così, perché Yoshiko aveva scoperto che molte volte ciò che veramente mancava alle ragazze che si recavano al consultorio era un po’ d’affetto, qualcuno che le amasse e le sostenesse…proprio quello che lei invece era stata così fortunata a trovare. In breve tempo era diventata una figura indispensabile al centro, e non avrebbe potuto essere più felice e soddisfatta dal proprio lavoro.

-Tesoro, dimenticavo di dirti che questo pomeriggio non potremo vederci. Tra una settimana comincia il torneo e il mister ha stabilito alcuni allenamenti supplementari-, disse Hikaru in tono vagamente scocciato, mentre in lontananza cominciava già ad intravedersi la grossa sagoma della sede universitaria.

Yoshiko sorrise comprensiva. Due anni prima, un evento del genere l’avrebbe abbattuta profondamente, anche perché le avrebbe prospettato un pomeriggio noioso e solitario, in compagnia solamente di se stessa e dei propri pensieri, che allora erano decisamente malinconici. Ma fortunatamente ora non era più così. –Non preoccuparti, Hikaru. Ho lezione fino alle 15 e poi devo correre al consultorio. Ieri Makiko mi ha telefonato, era molto agitata, così le ho dato appuntamento al centro per questo pomeriggio. Spero tanto che suo padre non l’abbia picchiata di nuovo-, replicò la ragazza, rabbuiandosi un momento in volto al pensiero dell’amica in difficoltà.

Il giovane sorrise alla fidanzata con espressione profondamente orgogliosa. –Quelle ragazze sono davvero fortunate ad avere te. E anch’io!-, esclamò, stampandole un sonoro bacio sulle labbra.

Yoshiko ricambiò il sorriso con dolcezza. –No, sono io la fortunata. Piuttosto Hikaru…vedi di impegnarti negli allenamenti, perché l’anno scorso non siete riusciti a vincere il torneo e non ne sono stata affatto contenta! Dopo tutte le volte che non ci siamo visti a causa degli allenamenti, il minimo che potevi fare per ricompensarmi era vincere, invece niente!-, lo rimproverò scherzosamente.

Hikaru si rabbuiò, ripensando con un po’ di rabbia alla finale che avevano perso ai rigori. Dopo il suo arrivo, la squadra universitaria di Sapporo si era decisamente rinforzata, purtroppo però non era stato sufficiente a vincere il torneo universitario di Hokkaido. Il giovane c’era rimasto un po’ male, perché teneva moltissimo alla vittoria dopo i tanti sacrifici fatti per allenarsi, ma purtroppo le cose erano andate male. Quell’anno però voleva a tutti i costi riuscire a riscattarsi, e dedicare la vittoria alla sua Yoshiko. –E’ perché non abbiamo una manager valida ed efficiente. Con te insieme a noi sarebbe stata tutta un’altra cosa!-, le disse, assumendo anche lui un’aria di rimprovero.

-Mi sarebbe piaciuto moltissimo, lo sai, ma non sarei mai riuscita a conciliare l’attività di manager con lo studio e il lavoro al consultorio-, rispose Yoshiko, che aveva abbandonato l’attività di manager appena entrata all’università per dedicarsi esclusivamente alla sua futura carriera di psicologa.

-Peccato! Avremmo avuto molte più occasioni di stare insieme-, sospirò lui con una nota di delusione nella voce, pensando ai tanti pomeriggi da trascorrere lontani che li attendevano quando sarebbe cominciata l’edizione invernale del torneo universitario.

-Ci creeremo altre occasioni-, disse fiduciosa la ragazza, sfiorando con un altro bacio le labbra rese pallide al freddo del suo fidanzato.

-Ma certo! Quest’anno comunque il mister ci ha annunciato che avremo una nuova manager. Anzi, sembra che la conosceremo proprio oggi-, disse Hikaru, fermandosi perché ormai erano arrivati di fronte al cancello dell’università.

-Davvero? Allora stasera mi racconterai com’è, sono proprio curiosa! Però mi raccomando…non fare il cascamorto, ok?-, lo ammonì Yoshiko, fingendosi gelosa ed arrabbiata. In realtà non aveva alcun timore, perché sapeva benissimo che Hikaru era pazzo di lei e non l’avrebbe mai tradita, nemmeno se la nuova manager fosse stata la ragazza più affascinante della Terra.

-Sai che non hai nulla da temere-, rispose serio il ragazzo, abbracciandola strettamente e appoggiando la fronte contro quella di lei.

-Devo proprio andare, tra dieci minuti comincia la lezione-, sospirò Yoshiko.

I due giovani si scambiarono un altro tenero bacio prima di separarsi.

-Buona giornata, tesoro!-, disse dolcemente lei, allontanandosi velocemente in direzione della facoltà di psicologia.

-Anche a te, cara! E buon lavoro al consultorio!-, rispose Hikaru di rimando, incamminandosi verso la facoltà di scienze motorie.

Si sentiva allegro e leggero come una farfalla. Da due anni a quella parte, tutto girava per il verso giusto…beh, tutto a parte la sconfitta nel torneo, ma non doveva farne un dramma. Aveva rinunciato ad alcune offerte del calcio professionistico per migliorarsi, non ritenendosi abbastanza in gamba per poter entrare in una squadra vera e propria, e aveva deciso di iscriversi all’università non tanto per studiare, perché sapeva con certezza che nel suo futuro c’era il calcio, ma per poter partecipare al campionato universitario e progredire ulteriormente sia dal punto di vista atletico sia da quello tecnico. Voleva partire all’avventura di un campionato straniero una volta pronto, proprio come avevano fatto i suoi amici Genzo e Taro. Il mister Mikami aveva approvato la sua scelta e aveva continuato a chiamarlo in nazionale, dove ormai era un titolare fisso, il “pilastro della difesa”, come lo chiamava Yoshiko con entusiasmo. E dopo il grande spavento di due anni prima, con la sua adorata le cose andavano finalmente alla grande.

Non avrebbe mai dimenticato cosa aveva provato quando Jun gli aveva telefonato per informarlo che le ragazze avevano deciso di partire da sole per un breve viaggio di riflessione, e soprattutto quando aveva letto la lettera che Yoshiko gli aveva lasciato. Un senso di vuoto lancinante, una solitudine che lo lacerava…e soprattutto la consapevolezza di aver sbagliato tutto, di essersi comportato come un perfetto egoista senza neanche accorgersi che la donna che amava aveva bisogno di lui, del suo sostegno. Con Yoshiko al suo fianco e il calcio a riempirgli completamente la vita, Hikaru si era sempre sentito la persona più realizzata e soddisfatta del mondo, e ingenuamente aveva pensato che la stessa cosa valesse per lei. Invece, Yoshiko si sentiva insoddisfatta perché avrebbe voluto coltivare dei sogni e dei desideri propri, non accontentarsi di vivere nella sua luce riflessa, e se n’era andata per sfuggire alla solitudine e al tormento che la distruggevano dentro.

Mentre la cercava come un pazzo per tutto il Giappone, a fianco dei suoi compagni altrettanto disperati e in preda ai sensi di colpa, Hikaru si era sentito morire al pensiero di perderla, esattamente come si era sentito quando lei era in coma su un letto di ospedale e lui le stringeva forte la mano, pregando il cielo perché si risvegliasse. Tutta la sua vita avrebbe perso significato senza di lei. Se Yoshiko lo avesse lasciato, nulla avrebbe potuto risollevarlo, nemmeno il calcio. Lui non lo sapeva fino ad allora, ma il calcio era collegato inestricabilmente a lei, alla sua presenza affettuosa, al suo sostegno discreto ma immancabile. Ogni suo ricordo legato al pallone gli riportava inesorabilmente alla mente il viso dolce e sorridente della sua Yoshiko che stava a guardarlo mentre si allenava sotto la neve. Lei era tutta la sua vita, i suoi sogni, il suo futuro. Senza di lei non sarebbe rimasto più nulla. Durante quei giorni interminabili era stato perseguitato dalla paura che lei non volesse più saperne di lui, che avesse smesso di amarlo ed avesse deciso di trovarsi un ragazzo meno egoista, un ragazzo che si preoccupasse di più dei suoi sogni e dei suoi desideri anziché pensare solo ed esclusivamente a se stesso. Era stato sul punto di impazzire.

Poi, era successo il miracolo…non aveva creduto ai suoi occhi quando se l’era ritrovata di fronte quel giorno all’autogrill, bella come lui la ricordava se non di più e splendente come un raggio di sole…Per un attimo aveva tremato come una foglia e aveva esitato ad avvicinarsi a lei, perché temeva che Yoshiko potesse respingerlo, mandarlo al diavolo. Ma poi aveva deciso di correre il rischio. Non poteva permettere alla paura di bloccarlo in quel modo, non poteva permettere che la loro storia finisse. Il loro amore era troppo bello e importante per lasciarlo morire.

Su quella scalinata così squallida si erano reciprocamente aperti i loro cuori come non erano mai riusciti a fare in tanto tempo che si conoscevano, e finalmente avevano capito cosa dovevano fare per salvare il loro rapporto. Si amavano e non potevano fare a meno l’uno dell’altra, questa era l’unica cosa che contava. Hikaru aveva sentito il suo cuore sciogliersi e poi esplodere dalla felicità, quando Yoshiko gli aveva confermato che i suoi sentimenti per lui non erano affatto cambiati, che lo amava ancora…

“No…non sono cambiati…io ti amo ancora…non ho smesso un solo istante”, aveva detto lei con le lacrime agli occhi, e in quel preciso istante il giovane aveva capito che nulla era perduto, che la felicità che avevano condiviso insieme non era svanita per sempre…e gli era sembrato quasi di rinascere, come se avesse finalmente intravisto la luce in fondo a un lungo tunnel di sofferenze, rimpianti e rancori.

“Questo non risolve tutti i problemi, Hikaru”, aveva proseguito lei, ma ormai nulla poteva più inquietarlo, perché aveva capito che niente e nessuno sarebbe mai riuscito a dividerli. L’amore da solo non bastava a risolvere tutti i problemi, questo era innegabile, ma era sempre un ottimo punto di partenza…e loro due avevano saputo farne buon uso. Avevano imparato che dovevano condividere i momenti belli e quelli brutti, i sogni e gli incubi, perché solo così avrebbero trovato la strada per essere felici…e così era stato.

Hikaru aveva continuato a dedicarsi a quella che era e sarebbe stata sempre la sua grande passione: il calcio. Aveva esposto per filo e per segno a Yoshiko i suoi progetti per il futuro, e ricevuto dalla fidanzata sostegno ed entusiasmo. C’era stata qualche piccola delusione, come quando lei lo aveva informato che non sarebbe stata la manager della squadra universitaria, ma nessuna di queste piccolezze avrebbe mai potuto intaccare la loro meravigliosa unione. Finalmente poi si era aperto ad ascoltare Yoshiko, a parlare con lei dei suoi progetti, dei suoi desideri, dei quali per troppo tempo aveva ignorato, sbagliando clamorosamente, perfino l’esistenza. Aveva riconosciuto senza riserva che Yoshiko non era una sua appendice, ma una donna con le sue aspirazioni e le sue passioni, e l’aveva sostenuta con affetto e dolcezza sia quando aveva scelto la carriera universitaria da intraprendere, sia quando aveva cominciato il suo tirocinio al consultorio e aveva affrontato i suoi primi momenti di difficoltà e di crisi, dovuti all’impatto con una realtà ben più difficile di quel che si sarebbe aspettata. L’aveva fatta ragionare quando lei era stata sul punto di mollare tutto, facendole comprendere che cosa doveva fare, come doveva reagire. Lasciandosi guidare dall’istinto e dall’amore che provava per lei, era riuscito a trovare le parole giuste per convincerla a non lasciarsi andare, a non rinunciare a quella che era evidentemente la sua vocazione, e con orgoglio si era reso conto di esserci riuscito. La sua Yoshiko era ormai uscita dal bozzolo e aveva cominciato a volare con le sue ali, e lui era dannatamente fiero di lei. La loro vita era a dir poco meravigliosa e lo sarebbe stata per sempre, anzi…poteva solo migliorare.

Con questo stato d’animo così lieto, ed il pensiero che entro poche ore avrebbe potuto rivedere i suoi due grandi amori, il calcio prima e Yoshiko poi, Hikaru non sentì affatto il peso della mattinata di lezioni, e le ore per lui volarono. Appena terminata l’ultima ora di lezione, il giovane andò nello spogliatoio a cambiarsi e poi si diresse verso il campo da calcio, dove lo attendevano gli altri ragazzi della squadra di calcio universitaria. Alcuni di loro li conosceva già dal tempo delle scuole elementari, altri li aveva conosciuti l’anno prima. Tra loro era nata una bella e salda amicizia basata sul comune amore per lo sport e sulla comune voglia di vincere, e il loro legame era diventato ancora più forte dopo la bruciante sconfitta del campionato precedente.

-Capitano!-, esclamarono alcuni dei suoi compagni non appena lo videro, e immediatamente si affrettarono a raggiungerlo. Tutti provavano una profonda stima ed ammirazione per lui, al punto che avevano deciso quasi all’unanimità di nominarlo capitano della squadra, incarico che naturalmente Matsuyama aveva accettato con grande orgoglio.

Tutti, tranne uno. Mentre salutava gli amici, Hikaru scorse come al solito lo sguardo torvo e corrucciato di Satomi Nakaido fisso su di lui. Agitò una mano verso il ragazzo in cenno di saluto, ma Nakaido fece finta di non averlo visto e continuò a palleggiare in silenzio.

Nakaido aveva un anno più di Hikaru, ed era stato il capitano e la stella della squadra finché non era arrivato lui. Ovviamente non aveva preso bene il fatto di essere stato messo in secondo piano sia dall’allenatore che dai compagni a causa dell’arrivo del brillante centrocampista della nazionale giovanile. Non aveva battuto ciglio quando gli altri calciatori avevano proposto di nominare Hikaru capitano, ma era chiaro che non aveva affatto digerito quell’umiliazione, infatti non perdeva occasione di far notare al rivale quanto lo detestava. Con il resto della squadra era sempre affabile, gentile e disponibile, mentre con Hikaru era sempre freddo e scostante, e gli rivolgeva la parola solo se era strettamente necessario. L’allenatore aveva cercato di migliorare i rapporti tra i due giovani, ma si era sempre scontrato con la rigida intransigenza dell’ex capitano e alla fine aveva rinunciato. Anche Hikaru era dispiaciuto per la situazione di tensione che si era creata con il senpai, ma non sapeva da che parte cominciare per far sì che Nakaido cessasse le ostilità nei suoi confronti.

Il giovane non lo sapeva, ma c’era un altro motivo per cui Nakaido lo detestava. L’ex capitano infatti era iscritto alla facoltà di psicologia e aveva subito notato Yoshiko quando la ragazza se n’era iscritta, innamorandosene a prima vista. Aveva immediatamente cercato di attirare l’attenzione della giovane e di convincerla ad uscire con lui, ma lei aveva troncato bruscamente sul nascere le sue speranza rivelandogli di essere già fidanzata con un altro. Nakaido era un giovane molto orgoglioso e detestava le sconfitte dal profondo del cuore, inoltre non aveva mai provato prima di allora un sentimento così forte ed intenso per una donna. Era stato sempre inseguito dalle ragazze, soprattutto perché era la stella della squadra di calcio, e ne aveva frequentate parecchie, ma nessuna di loro era mai riuscita a prenderlo fino in fondo, a coinvolgerlo anima e corpo, e la maggior parte delle sue relazioni si era esaurita nel giro di poche settimane, qualche mese al massimo. Non aveva mai sentito il suo cuore riscaldarsi e palpitare come quando aveva scorto Yoshiko per la prima volta nei corridoi dell’università, non aveva mai provato un’attrazione così magnetica ed irresistibile per una ragazza. Le gambe gli tremavano al solo sentire il nome della giovane, sentiva il cuore battere talmente forte da minacciare di esplodergli nel petto quando la vedeva anche solo di sfuggita o udiva il suono della sua voce, ed erano tutte cose che non avrebbe mai pensato di poter provare, tutte debolezze che egli non credeva di possedere, e che ora invece lo tormentavano senza dargli un attimo di tregua. Pensava a Yoshiko giorno e notte, ed avrebbe fatto qualunque cosa pur di averla. Aveva smosso quasi tutta l’università nel tentativo di scoprire chi fosse il suo fidanzato, e la verità non aveva tardato di molto a venire a galla, perché Nakaido l’aveva vista proprio con i suoi stessi occhi, in un gelido pomeriggio di novembre. Yoshiko era venuta a prendere Hikaru al termine di un allenamento, e Satomi li aveva visti salutarsi con un tenero bacio e allontanarsi teneramente abbracciati. Aveva sentito un fremito d’ira percorrergli violentemente il corpo e il brutale istinto di rincorrerli e prendere Matsuyama a calci. Da quel pomeriggio il suo odio per il rivale era cresciuto a dismisura…non solo gli aveva tolto il ruolo di capitano e di simbolo della squadra, non solo lo aveva privato della stima dell’allenatore e dei compagni, ma era anche il fidanzato della ragazza che voleva, dell’unica donna di cui fosse mai stato realmente innamorato.

Ogni volta che lo vedeva sentiva il suo stomaco contrarsi violentemente per la rabbia, e doveva ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non prenderlo a pugni e sfogare in quel modo tutto il rancore che aveva accumulato nei suoi confronti.

-Salve a tutti, ragazzi!-, esclamò in quel momento l’allenatore Mishima, un uomo sulla cinquantina dall’aspetto pacifico e bonario.

-Buongiorno, mister!-, risposero al saluto i giovani calciatori, disponendosi in cerchio attorno a lui.

-Dov’è la nuova manager, mister?-, domandò subito uno degli attaccanti, guardandosi ansiosamente intorno. Tutti i ragazzi infatti non stavano nella pelle dalla curiosità di conoscere finalmente l’attesissima manager, sperando che si trattasse di una bella ragazza.

L’allenatore sorrise con espressione furba. –Eheh immaginavo che me lo avreste chiesto! Eccola qua, siete contenti?-, disse, indicando con il dito una ragazza che stava uscendo proprio in quel momento dallo spogliatoio femminile, tradizionalmente riservato alle manager. –Matsuyama, in qualità di capitano ti invito a dare il benvenuto in squadra al nostro nuovo angelo custode…la signorina Suzuki Tajima-, proseguì infine.

All’udire quel nome, Hikaru ebbe un attimo di smarrimento e istintivamente aguzzò la vista per vedere meglio la ragazza, che nel frattempo li aveva raggiunti e si era messa a fianco del mister, con un espressione sorridente dipinta sul viso giovane e fresco dai lineamenti regolari, illuminato dai grandi occhi scuri e reso ancora più sbarazzino dai capelli neri tagliati a caschetto.

Il giovane provò una sorta di vertigine…non poteva essere lei…eppure era lei. Provò a darsi un pizzicotto senza farsi scorgere dai compagni, sperando irrazionalmente che si trattasse di un sogno ad occhi aperti, di uno scherzo della sua immaginazione, invece era la pura e semplice realtà.

Suzuki. Una persona che non si sarebbe mai aspettato di rivedere, e sinceramente l’ultima che desiderasse incontrare. Aveva cercato in tutti i modi di dimenticare quella ragazza, e soprattutto quello che stava per succedere tra di loro…ed ecco che in un attimo il passato tornava a comparirgli davanti guardandolo beffardo attraverso gli occhi maliziosi della giovane donna davanti a lui.

L’aveva conosciuta alle terme due anni prima, proprio durante la ricerca disperata di Yoshiko e delle altre ragazze. Hikaru e i suoi due amici erano ad Atami nella speranza di trovare finalmente le loro amate, che cercavano dappertutto ormai da giorni, mentre Suzuki si trovava lì in compagnia di due sue amiche. Erano tre ragazze simpatiche e allegre, che si erano subito dimostrate entusiaste di fare la conoscenza dei tre famosi calciatori della nazionale giovanile, fin troppo entusiaste. Quella sera erano usciti insieme e Hikaru aveva bevuto un po’ troppo…come i suoi amici del resto…fatto sta che si era ritrovato da solo nel bagno termale insieme a Suzuki, ambedue senza nulla addosso…si erano baciati, ed erano stati sul punto di fare l’amore lì, senza pensare a niente e a nessuno…poi lui fortunatamente era rinsavito e si era reso conto che non poteva tradire Yoshiko in un modo così squallido, e soprattutto con una ragazza che non lo desiderava per ciò che era realmente, ma solo perché era un calciatore abbastanza famoso.

Così l’aveva respinta bruscamente, e la mattina dopo se n’era andato. Da allora aveva cercato di non pensare più a lei, di cancellare il ricordo di quel bacio che si erano scambiati nella vasca termale dalla sua memoria, per non dover sopportare il peso del senso di colpa. Non aveva mai tradito Yoshiko neanche con il pensiero fino a quel momento, invece c’era mancato pochissimo che cadesse in tentazione per colpa di quella ragazzina…La sua ragazza non avrebbe mai dovuto sapere nulla, perché sarebbe rimasta troppo ferita dall’accaduto, e del resto Hikaru era convinto che lui e Suzuki non si sarebbero mai più rivisti. Invece ecco che il destino beffardo la rimetteva nuovamente sulla sua strada…e non se ne sarebbe liberato facilmente, visto che la giovane era diventata la manager della sua squadra.

Guardò Suzuki di sottecchi per scorgere eventuali segni di disagio o sorpresa nel suo sguardo, ma non ne vide. La ragazza sorrideva allegramente, come se avesse già saputo che se lo sarebbe ritrovato di fronte. Aveva la stessa espressione di trionfo che Hikaru aveva visto nei suoi occhi durante il loro bacio, in quella lontana notte di due anni prima, e il giovane avvertì istintivamente che Suzuki sapeva già che lui giocava in quella squadra quando aveva deciso di diventarne la manager. Si chiese che cosa avesse in mente quella ragazza, e avvertì mentalmente se stesso di stare in guardia il più possibile. Non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno a lei, di intralciare il suo rapporto con Yoshiko.

Decise di celare il suo turbamento, per non destare sospetti nei suoi compagni di squadra, e sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi fece un passo avanti e tese la mano alla ragazza. –A nome di tutta la squadra ti do il benvenuto tra noi, Suzuki. Lieto di conoscerti-, recitò, ricorrendo a tutto il suo coraggio per alzare lo sguardo e fissare la giovane dritto negli occhi.

Ora che la osservava attentamente, Hikaru poteva notare che non era molto cambiata. Era la stessa ragazza dallo sguardo vivace e allegro…forse era diventata ancora più bella. Possedeva la sensualità allo stesso tempo ingenua e maliziosa di una gattina selvatica, aveva uno sguardo vispo decisamente accattivante ed un sorriso contagioso. Il giovane avvertì un certo rimescolio all’interno della stomaco, che si sforzò decisamente di ignorare.

Suzuki sostenne il suo sguardo senza mostrare il benché minimo turbamento, e gli rivolse un sorriso sfavillante e irresistibile, che fece diventare le gambe del malcapitato capitano molli come gelatina.

-Ciao Hikaru. Sono davvero contenta di rivederti-, lasciò cadere con assoluta tranquillità.

Hikaru si irrigidì immediatamente, mentre lo sguardo di tutti i suoi compagni di squadra si appuntava incuriosito su di lui.

-Allora vi conoscevate già?-, domandarono alcuni meravigliati, chiedendosi come avesse fatto il capitano a conoscere quello schianto di ragazza…soprattutto considerando che era fidanzato da tempo ormai immemorabile con Yoshiko e che trascorreva con lei ogni momento libero.

-Ah…ehm…ecco…-, balbettò sconnessamente Hikaru, lambiccandosi nervosamente il cervello alla ricerca di una spiegazione plausibile da dare.

-Ci siamo incontrati casualmente qualche tempo fa, ma non ci vediamo da anni-, intervenne Suzuki tirandolo fuori dagli impicci. Dopodiché, con la grazia di una regina, cominciò a stringere le mani degli altri ragazzi che si erano accalcati come mosche intorno a lei.

Hikaru non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, mentre la giovane salutava tutti con disinvoltura, mostrando una tranquillità invidiabile. Possibile che solo lui si sentisse tutto sottosopra per averla rivista? Forse, si disse il giovane, dipendeva dal fatto che, a differenza di lui, Suzuki non aveva affatto la coscienza sporca. Per lei il loro incontro di due anni prima, e anche quello che era successo, non era un segreto da nascondere ad ogni costo al resto del mondo, per lui invece sì, perché non poteva permettere che Yoshiko venisse a sapere che era stato sul punto di tradirla. Ecco perché Suzuki appariva completamente tranquilla e rilassata, mentre lui era in preda ad un profondo e completo turbamento.

Mentre salutava gli altri componenti della squadra, Suzuki non riusciva a fare a meno di guardare di sottecchi Hikaru. Era ancora più bello di come lo ricordava…quando se l’era ritrovato di fronte e aveva nuovamente sentito il suono della sua voce, per la prima volta dopo due anni, aveva quasi temuto di svenire per l’emozione, e aveva dovuto fare l’impossibile per mascherare quel che provava davanti agli altri. Non poteva permettere che scoprissero subito i suoi sentimenti per il capitano. Nessuno, soprattutto Hikaru, doveva scoprire che non era affatto un caso il suo arrivo a Sapporo…non era un caso, perché era ormai da due anni, dal giorno del loro primo incontro ad Atami, che la giovane cercava disperatamente di rintracciarlo. Quando lui l’aveva respinta, dopo il loro bacio nella vasca termale, Suzuki aveva provato, per la prima volta in vita sua, una sorta di dolore sordo al petto, una fitta di delusione che non poteva spiegarsi con il semplice orgoglio ferito. Anche vederlo andare via la mattina dopo l’aveva amareggiata moltissimo, aveva sentito quasi il suo cuore spezzarsi, ed era stato in quel momento che aveva realizzato che il sentimento che provava per il giovane andava ben oltre l’attrazione fisica e la semplice ammirazione per un calciatore famoso. Hikaru Matsuyama l’aveva colpita come uomo, e lei se n’era perdutamente ed irrimediabilmente innamorata. Si era sentita così abbattuta quando l’aveva capito…amava un uomo che non l’avrebbe mai ricambiata, perché c’era già un’altra ragazza nel suo cuore, e come se non bastasse non lo avrebbe neanche mai più rivisto. Così si era sforzata di dimenticarlo in ogni modo, anche uscendo con altri ragazzi, ma niente e nessuno era riuscito a colmare il vuoto che la giovane sentiva dentro il suo cuore, e che si allargava sempre più ogni giorno che passava.

Aveva cercato attraverso amici appassionati di calcio ed Internet notizie su Hikaru Matsuyama, ma non era riuscita a trovare nulla che le permettesse di rintracciarlo. Si era quasi rassegnata, quando pochi mesi prima aveva avuto un inaspettato colpo di fortuna. Su di una rivista calcistica, comperata quasi per caso, aveva letto la notizia della sconfitta della squadra del Sapporo ai rigori nella finale del campionato nazionale universitario…l’articolo era corredato da una foto del capitano della squadra sconfitta…Hikaru Matsuyama, iscritto a quella stessa università.

Suzuki aveva sentito il cuore esploderle nel petto per la felicità, ed era stata sul punto di scoppiare in lacrime per la gioia. Poteva ritrovarlo…anzi, l’aveva ritrovato…ora sapeva dove si trovava, e nessuno al mondo avrebbe potuto impedirle di rivederlo.

Convincere i suoi genitori a darle il permesso non era stato facile, ma con determinazione la ragazza aveva insistito fino a spuntarla, e alla fine si era trasferita all’università di Sapporo. Era riuscita immediatamente a diventare la manager della squadra di calcio, ed ora avrebbe potuto vedere il ragazzo che amava tutti i giorni. Sapeva che lui era felicemente fidanzato con Yoshiko, ma aveva deciso che la speranza era l’ultima a morire, e che lei non si sarebbe mai arresa, mai. Voleva Hikaru e avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderlo suo.

Un’altra persona osservava la scena con attenzione, profondamente immersa nei suoi pensieri. Satomi Nakaido aveva percepito fin dal primo istante una sorta di strana elettricità tra l’odiato Matsuyama e la nuova manager…Non era rimasto affatto sorpreso di scoprire che si conoscevano già, uno sguardo attento avrebbe potuto già capirlo dal modo in cui Hikaru cercava di evitare lo sguardo della ragazza, mentre lei invece lo fissava quasi con ostentazione e gli rivolgeva sempre dei grandi sorrisi. Il suo intuito gli suggeriva che tra i due doveva esserci stato ben altro che una semplice conoscenza casuale, perché era lampante che il capitano si sentiva decisamente turbato dalla presenza della nuova arrivata. Le occhiate che le rivolgeva di sfuggita, la sua espressione impacciata e un po’ timorosa, lo sgomento che aveva visto chiaramente nel suo sguardo quando il mister aveva pronunciato il nome “Suzuki” erano decisamente eloquenti. Allo stesso modo, Nakaido era certo di non fraintendere le occhiate languide e cariche di desiderio che la giovane rivolgeva a Matsuyama…non sapeva perché, ma qualcosa gli diceva che Suzuki era innamorata di lui, e che si trovava lì proprio per conquistarlo. Qualcosa gli diceva anche che Yoshiko era completamente all’oscuro dell’esistenza di quella ragazza.

“Bene, bene. Davvero un inaspettato colpo di fortuna”, pensò tra sé e sé Satomi con soddisfazione, sicuro che in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a sfruttare questa situazione a suo favore, e a raggiungere l’obiettivo che si era proposto da tempo: distruggere la vita tranquilla di Hikaru Matsuyama e separarlo per sempre da Yoshiko…

 

Fine atto uno

 

Come avrete notato, ogni atto sarà dedicato ad una delle nostre tre coppie di protagonisti. L’appuntamento con le vicende di Hikaru, Yoshiko e della terribile Suzuki è quindi al capitolo quarto, mentre nel prossimo scopriremo come se la passano Yayoi e Jun!

Spero che vi sia piaciuto! Un bacione e a presto!

 

  
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