Come
un
fiore di loto.
Nana
era nata dal dischiudersi del bocciolo di un fiore di
loto e, cosė come quella pianta che aveva tatuato sul
braccio, era sinonimo di
purezza ed eleganza, grembo etereo che galleggiava nelle acque
pių limpide. Per
Ren, Nana serbava lo stesso fascino di quei petali peltati, la stessa
lucentezza di quelle foglie rivestite di un malto ceroso e la stessa
grazia di
quei boccioli ovali che, schiudendosi nel periodo estivo, rivelavano
mille
petali profumati dai colori viola-rosa confetto. La sua forza e la sua
determinazione potevano solo essere paragonate a quel fiore, che
emergendo
dalle sofferenze e dalle illusioni, sradicando le sue radici dal fango
degli
acquitrini, sboccia pių bello e fiero che mai, distendendosi
sulla superficie
delle acque stagnanti. Ren non avrebbe voluto far altro che baciare
quelle sue
labbra vellutate, imprimere il loro sapore dolce sulle proprie, proprio
come
quel fiore di loto.
Bellissima e perfetta nella sua imperfezione, forte e veemente fuori,
ma delicata
e fragile dentro, pura, ma allo stesso tempo passionale.
Sė, Nana era un fiore di loto. O meglio, un
fiore di Ren. E,
ora, era il suo
personale fiore di Ren.