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Autore: Ness    10/08/2013    2 recensioni
"In quella città non era possibile creare un ricordo che non fosse legato a lui. Quel luogo glielo impediva. Quel luogo era soltanto per loro".
Ecco cosa ha prodotto uno dei miei sogni...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ρєя ѕємρяє...



Aveva deciso di andare in viaggio in quella città, solo perché la amava, solo perché ne aveva bisogno. Era lì che lo aveva conosciuto. Era lì che lo aveva perduto…

Lei sarebbe stata legata a quel luogo per l’eternità. Ogni vicolo, ogni strada, ogni albero le riportava alla mente ricordi felici e non. Ma questo non la spaventava. Sapeva, in cuor suo, che se le cose fossero andate diversamente adesso, loro, sarebbero ancora insieme. La vita li aveva separati. Non era stata colpa loro. Solo la vita che si era messa in mezzo.

Con gli amici era giunta in albergo. Da quando era finita, aveva perso parte della sua vitalità. Si limitava a sopravvivere in questo mondo. E loro lo sapevano.

Avevano organizzato per lei un fine settimana da sballo. Volevano si divertisse in un luogo a lei così caro. Volevano che avesse altri ricordi legati a quel posto…

La serata si sarebbe svolta in un locale situato dall’altra parte della città. Nella parte storica. Dove lei di certo non era stata. Odiava la storia, lo sapevano tutti. Ma il luogo era affascinante e a dispetto dell’aspetto antico che aveva, era molto in voga. Ci sarebbero stati cibo, alcol, musica e tutta la gioventù del posto. Tutto quello di cui lei aveva bisogno.
 
Aveva indossato un corto abitino senza spalline di color azzurro; portava in vita una cinta dello stesso colore. Una piccola pochette, abbinata a delle scarpe con il tacco troppo alto per lei, completava l’abbigliamento. I lunghi capelli erano raccolti da un lato e le lasciavano scoperta la spalla destra. Era elegante. E, da come le avevano detto, la serata lo richiedeva.

“Ma dobbiamo arrivarci a piedi?” chiese quando vide che nessuno aveva un’auto per arrivare.

La sua migliore amica si strinse nelle spalle.

“Dai, cosa vuoi che sia una passeggiata sotto il chiaro di luna!” disse il ragazzo alla sua destra.

Lei alzò gli occhi al cielo e pensò – Poveri i miei piedi – e s’incamminò con loro.

Il tragitto era però suggestivo. Era vero. Non era mai stata in quella parte della città e la sensazione che stava provando era piacevole e triste allo stesso tempo. Stava costruendo dei ricordi in quel posto, non legati a lui. E non voleva. Le sembrava di far un torto all’amato.

Arrivati, si trovarono davanti ad un antico portone. Varcata la soglia, vennero accolti all’interno di una vasta corte, al centro un pozzo circondato da un soffice e fresco prato. Panchine situate tutte attorno, fornivano la giusta privacy a chi voleva un momento in solitudine. Sullo sfondo, verso il lato destro, s’intravedeva l’ingresso del locale. Si avviarono ed entrarono.

All’interno i soffitti erano con le volte unite a formare una stella e, i mattoni che le formavano, erano a vista. Non era molto illuminato. Deboli luci soffuse si diffondevano verso l’alto e sui tavoli, sparsi in giro per il locale, delle candele inserite in piccoli candelabri. Sulla sinistra vi era il bar, sommerso dalla gente che chiedeva da bere, sulla destra tavoli e divanetti di pelle marrone e al centro del locale una pista da ballo con un piccolo palco dove c’era la band che suonava musica dal vivo. Il rumore assordante sovrastava le voci della sala. La sua amica le chiese cosa voleva bere, lei urlò qualcosa mentre la trascinavano al tavolo prenotato. Non era certa di quello che avrebbe bevuto. Ma non le importava. Era solo rapita dal luogo, dai rumori, dagli odori.

Il cantante della band ogni tanto passava tra i tavoli e intervistava gli ospiti. Fortuna che siamo nascosti – pensò quando prese coscienza che sarebbe potuta essere intervistata anche lei.

La serata scorreva piacevole. Si stava divertendo. Rideva con i suoi amici, e anche se la invitavano a ballare lei rifiutava, incolpando le scarpe troppo alte.

L’alcol iniziava a fare effetto e così decise di prendere una boccata d’aria. Uscì e si diresse al pozzo. Guardò dentro. La luna si rispecchiava in esso. Si tolse le scarpe, le prese in mano e passeggiò sul manto setoso. Sorrise. Anche in quel luogo così estraneo lui era lì con lei. Come sempre. Non l’aveva mai abbandonata. Ricordò, infatti, quella sera di tanto tempo prima, quando, nella villa di un suo amico, trascorsero insieme una delle più belle e romantiche delle serate. E anche li, lei, si era tolta le scarpe sotto lo sguardo curioso e divertito di lui.

Decise di rientrare. Camminò senza scarpe fino alla porta e intanto una strana sensazione prendeva piede nel suo cuore. Aveva iniziato a battere velocemente. Come eccitato da qualcosa. Prese un respiro e si appoggiò allo stipite per indossare le scarpe... fu quando stava per indossare la seconda scarpa che lo sentì.

“E ora tocca a te! Che ci fa un ragazzo così carino da solo in un posto simile?” chiese il cantante.

“Beh… mi svago dalla vita e dallo scherzo che mi ha fatto” rispose la voce.

“Wow! Uno scherzo? E quale sarebbe?”

“Mi ha fatto incontrare l’anima gemella e poi se l’è tenuta per se”.

No.  Non poteva essere vero. Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille. Era certa. Era lui. Lui era lì. A pochi passi da lei.

Iniziò a cercarlo tra la folla di gente che riempiva il locale. Non lo trovava. Eppure era li. Doveva essere lì. Il suo cuore lo aveva percepito. Riusciva a sentirne persino l’odore. Ma la pista da ballo era piena e non si vedeva il volto delle persone a causa della scarsa illuminazione.

Era al bordo della pista da ballo. Cercava di guardare oltre. Niente. Voleva essere più alta, più veloce…

Ecco. Due braccia le cinsero i fianchi e un respiro leggero si posò sul suo collo sussurrandole all’orecchio destro: “Balla con me… balla per sempre con me”.

Voltandosi non vide subito il volto del suo interlocutore. Non ne aveva bisogno. Lo aveva riconosciuto dal tocco. Lo aveva riconosciuto dall’odore e dal suono dolce della sua voce.

Lo fissò negli occhi e un attimo prima di baciarlo rispose solo: “Per sempre”.
 
In quella città non era possibile creare un ricordo che non fosse legato a lui. Quel luogo glielo impediva. Quel luogo era soltanto per loro.
 

  
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