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Autore: ShadowBoyX    17/02/2008    8 recensioni
Storia originale che racconta di un ragazzo che scopre di essersi innamorato di uno suo compagno di classe. Le vicissitudini quotidiane di un liceale si intrecciano in avvenimenti personali che lo accompagneranno nella scoperta di ciò che è e di cosa conta davvero nella vita. Si tratta di una commedia Scolastica/Sentimentale scritta dal punto di vista del protagonista. Rating: VERDE
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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School Life

Introduzione al Racconto

Questo racconto è un esperimento. Un esperimento in cui mi voglio cimentare per la prima volta. Si tratta di scrivere una storia originale con tematiche yaoi. Nessun personaggio esistente, nessun’ambientazione già scritta, nessun limite. Sto scrivendo questa introduzione prima di iniziare il primo capitolo (oggi è 17/2/2008 per la cronaca) e dopo pochi giorni dalla conclusione del mio secondo racconto Yaoi su Hunter x Hunter (Killua x Gon x York Shin). L’esperienza maturata con queste due storie mi ha portato a voler provare a scrivere una storia interamente mia e spero che sia stata una buona idea! Si tratta di una commedia scolastica alla 100% Fragola per intenderci… ambientata in un liceo. Come ulteriore esperimento ho deciso di alterare la narrazione passandola in prima persona, infatti è il protagonista che racconta. Buona lettura!

Capitolo 1

Ed eccomi lì, primo giorno di scuola del secondo anno di liceo. Non credevo che mi sarei ritrovato ad aspettare questo giorno. Tutto sommato non è che potevo dire di divertirmi a scuola, con i miei compagni non avevo un gran feeling… eppure a casa durante l’estate mi ero sentito solo anche perché il mio amico Simone era partito per tre mesi in villeggiatura. Beato lui… comunque ora inizia la prima lezione… Matematica. La mia materia preferita… preferita come un calcio nel culo direi.

“Buon giorno prof.” dissi controvoglia e mezzo addormentato nel coro. Il prof se ne accorse e mi guardò torvo: “Iniziamo bene l’anno, eh?” mi disse con una punta di sdegno nella voce.

Quanto lo odio, quell’idiota damerino. Chi si crede di essere? Come se la sua materia fosse importante. Che me ne frega di imparare equazioni, disequazioni e altre stronzate del genere. Sai che gran uso ne farò in futuro.

Accennai un sorriso di circostanza e tornai a sedermi, tirando fuori il libro di matematica e il quaderno dove avevo fatto… o meglio tentato di fare, i compiti delle vacanze.

“Ehi Fede… li hai fatti i compiti?” mi chiese il mio compagno e migliore amico Simone.

“Fatti sì… che siano giusti però ho i miei fondatissimi dubbi sai…” risposi con voce rassegnata. Mi fece un sorriso e guardando di tanto in tanto il prof. che si stava sistemando sulla cattedra mi si avvicinò all’orecchio.

“Mi passi il quaderno che li copio? Ti prego… non li ho fatti…!” mi disse con aria cospiratrice così evidente che sarebbe bastata un’occhiata distratta da parte di chiunque per capire che stava facendo qualcosa che non doveva fare.

Sospirai. Era stato 3 mesi in vacanza in villeggiatura e non aveva neppure fatto i compiti?

“Sei uno scemo… a me li chiedi? Saranno sicuramente tutti sbagliati…” risposi scuotendo la testa mentre gli passavo di nascosto il quaderno.

“Fai in fretta e copiane solo alcuni… e non scriverli nello stesso modo!” mi raccomandai, inutilmente. Mi ringraziò dandomi un buffetto sulla spalla come faceva sempre, e si mise al lavoro. Nel frattempo mi girai a guardare la classe… a parte il mio amico Simone non si può dire che conoscessi bene nessuno di loro… Li vedevo solo durante le lezioni e non avendo fatto nessuna gita di classe lo scorso anno, non li avevo mai frequentati fuori dall’edificio scolastico.

Un gruppo di ragazzi due file dietro di me stavano parlottando in maniera piuttosto concitata. Mi ritrovai, come ogni tanto accadeva, a desiderare di potervi prendere parte… È vero che mi vedevo spesso con Simone e che quindi non si poteva certo dire che non avevo amici. Ciò nonostante non potevo fare a meno di sentirmi un po’ isolato. Avrei preferito essere coinvolto il più possibile… Ma devo ammettere di non aver fatto niente di particolare perché ciò accadesse… anzi… il fatto è che sono molto timido e quindi non sono mai riuscito a trovare il coraggio di farmi un po’ notare.

“Ehi, Costa, ti sei divertito quest’estate eh?” riuscii a carpire dalla conversazione.
”Puoi giurarci! Che palle, ancora a scuola eh! Come al solito le vacanze finiscono sempre troppo presto.” Rispose Nicola Costa… era un ragazzo di statura media, discretamente allenato. Aveva gli occhi grigi e i capelli neri tagliati corti con l’onnipresente gel che li modellava in maniera soffice e decisamente carina. Nicola era praticamente l’opposto di me… riusciva particolarmente bene nello sport durante le ore di educazione fisica mentre io ero una frana completa; era un ragazzo spigliato, risultava simpatico a tutti ed era molto estroverso ed… era molto popolare soprattutto con le ragazze. Insomma la mia copia al negativo. Per qualche ragione inspiegabile però, aveva attirato la mia attenzione. Forse speravo che facendomelo amico mi avrebbe potuto trasmettere un po’ della sua sicurezza e magari che sarei riuscito a farmi qualche altro amico.

Scossi la testa violentemente per concentrarmi sulla lezione, di sicuro quel bastardo del prof. non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di tormentarmi.

Quel giorno, a parte l’ora di matematica, passò senza problemi perché quasi tutti i professori non avevano una gran voglia di iniziare il programma e si limitavano a chiedere come avevamo passato le vacanze. Così arrivò presto la quinta ora, decisamente quella meno preferita se non consideriamo matematica… l’ora di Educazione Fisica. Eh sì, non la preferita perché sono maledettamente maldestro e con il mio fisico… esile diciamo… non riesco a fare praticamente niente. Non che Simone se la cavi meglio, anzi… è bello grassottello e di fatica ne fa sicuramente più di me.

Sfortunatamente anche quel giorno, negli spogliatoi, non mancarono i commenti tutt’altro che lusinghieri nei suoi confronti.

“Ehi guardate che ciccia! Trasborda da tutte le parti!” gridò sguaiatamente un mio compagno prima di ridere in maniera idiota imitato da alcuni altri.

“Lasciatelo stare!” dissi io… Avrei voluto aggiungere “Guardatevi voi”, ma sarebbe stato fuori luogo… loro di certo erano messi molto meglio fisicamente… e l’avevo notato…

Uno di loro si avvicinò a Simone e gli diede una manata sul collo prima di uscire ridendo. Mi arrabbiai e feci per dargli un pugno, ma Simone mi fermò scuotendo la testa e alzando le spalle. Mi venne una rabbia… ma Simone aveva ragione, se gli avessi dato quel pugno non avrei fatto una bella fine. Alla fine era stato lui a proteggermi, quando ero io quello che voleva farlo.

Tutto questo casino e non mi sono neanche cambiato, pensai. Mi cambiai velocemente e andai in palestra.

Durante il breve tragitto mi ritrovai a pensare che, tutto sommato, erano messi davvero bene i miei compagni… specialmente Nicola. Non a caso era il più bravo in Educazione Fisica. Pensai di essere un idiota. Cosa potrebbe mai importarmi del suo fisico?

Dopo l’estenuante e massacrante ora di fisica, tornai quasi zoppicando nello spogliatoio. Ero piuttosto di fretta, non vedevo l’ora di…vedere…qualcosa…Non capii neppure io cosa volevo fare, ma non ne ebbi il tempo. Delle urla mi destarono dai miei confusi pensieri.

“Smettetela! Ridatemi i vestiti!” gridava Simone.

“Vieni a prenderteli! strillava un altro con cattiveria.

Capii all’istante cosa stava succedendo, dimenticai i dolori ai muscoli e corsi nello spogliatoio. Vidi Simone che tentava disperatamente di coprirsi e due stronzetti che gli tenevano fuori dalla sua portata i vestiti.
”Ridateglieli immediatamente brutti stronzi!” urlai io gettandomi verso quello che aveva in mano gli abiti. Quello mi schivò, passo i vestiti al suo amico e mi diede un pugno in faccia, facendomi rovinare a terra.
”Fede! Lascia stare, non fa niente!” disse Simone guardandomi a terra.
”Come non fa niente!” dissi io con rabbia “Lo ammazzo!” gridai e mi gettai su quello che mi aveva dato un pugno cercando di dargli una testata sul naso. Tattica forse poco leale, ma in quel momento ero decisamente incazzato. Sfortunatamente mi schivò ancora e mi diede un calcio, mentre l’altro mi fece lo sgambetto facendomi cadere un’altra volta.

“Adesso basta, Menni… ti daremo una lezione.” Disse l’altro buttando i vestiti sopra il tubo del riscaldamento, ben al di fuori della portata del mio povero amico. Si scrocchiò le mani e iniziarono a darmi una valanga di pugni. Il mio amico lasciò perdere i vestiti e cercò di venire in mio soccorso, ma anche lui venne pestato per bene.

Cercavo disperatamente di difendermi, piangendo di rabbia per la mia impotenza, quando accadde qualcosa che mi lasciò senza parole. I miei due avversari erano improvvisamente a terra. Alzai lo sguardo senza capire e vidi Nicola il quale l’istante dopo mi diede le spalle, salì sulla panchina e prese i vestiti di Simone dal tubo del riscaldamento.

“Sono tuoi questi, vero?” gli chiese.
Simone annuì e lui glieli porse.

“Grazie…” disse il mio amico affrettandosi a rivestirsi.

“Che diavolo credevate di fare voi due? Uscite immediatamente prima che mi incazzi davvero!” gridò Costa mentre i due sfrecciavano via alla velocità della luce.

“Costa… grazie…” gli dissi mentre cercavo di rialzarmi.

“Non c’è di che” mi rispose lui sorridendo. “Quegli stronzetti se la prendono con i più deboli, non posso sopportare questo comportamento.” Aggiunse.

Più deboli eh… non era molto lusinghiero, ma era indubitabilmente vero.

Mi accorsi che ero rimasto a fissarlo per un po’ e subito dopo scossi la testa violentemente per distrarmi e questo mi provocò una fitta di dolore.

“Ahia…” mi lamentai chinando la testa e mettendomi la mano sinistra sulla fronte coprendomi gli occhi.

“Come stai Fede… scusami è tutta colpa mia…” iniziò Simone.

“Non direi sciocchezze Simo… è colpa di quei due stronzi. Va tutto bene, mi fa solo un po’ male la testa… andiamocene dai.” Gli dissi.

Mi girai ancora verso Nicola per ringraziarlo di nuovo, ma se n’era già andato. Restai un po’ deluso della cosa e mentre mi cambiavo mi ritrovai a pensare a lui… Certo che era stato un grande poco fa… Che figo… Ancora una volta cercai di scacciare questi pensieri, ma anche più tardi in autobus non potei fare a meno di pensare a lui. Cosa mi stava succedendo? Va bene cercare altri amici, ma perché diavolo continuo a pensare a lui? Mi accorsi che il mio cuore stava battendo piuttosto velocemente e mi misi una mano sul petto. Deglutii e inarcai un sopracciglio.

“Che diavolo?” dissi sottovoce facendo girare un paio di persone che mi stavano accanto. Tornato a casa mi limitai a mangiare in fretta guardando distrattamente la televisione e me ne andai in camera mia lieto che i miei erano al lavoro. Volevo evitare sterili discussioni su cos’era successo a scuola, come mai avevo un occhio nero, eccetera. Mi buttai sul letto, letteralmente a pezzi e mi ritrovai ancora a pensare a Nicola.

Iniziai a sudare freddo. Possibile che… fossi… attratto da lui?

“Non è possibile dai… è un ragazzo per dio…” dissi a voce alta, guardando il soffitto. Eppure non riuscivo a togliermelo dalla mente. Cercai quindi di convincermi che era solamente ammirazione perché mi aveva salvato da quella brutta situazione e mi alzai per fare i compiti.
Quella sera stessa, però, andando a dormire non potei far nulla per evitare di aspettare con impazienza il giorno dopo in cui lo avrei rivisto.

Come accenno nell'introduzione, ho appena scritto questo primo capitolo e non ho ancora idea di come andranno le cose. Ho messo rating rosso e genere lemon per stare sul sicuro, ma quello che sarà il futuro di questa storia non lo so ancora. In caso, una volta completata correggerò il rating ^^ Mi raccomando commentate, fatemi sapere cosa ne pensate :)

  
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