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Autore: radioactive    10/08/2013    4 recensioni
«Will you still love me when I’m no longer young and beautiful? | Will you still love me when I got nothing but my aching soul? | I know you will, I know you will, | I know that you will. | Will you still love me when I’m no longer beautiful?»
...Addirittura ce n’era una con Alec su una sdraio che dormiva a pancia in giù sotto l’ombrellone, dove le ombre giocavano sinuose sul suo corpo.
«Questa mi è sempre piaciuta» mormorò lo stregone, indicando il diciannovenne di una volta beatamente addormentato.
«L’avevi come sfondo del cellulare, mi pare».
«Adesso ne ho una simile» ribatté, tirando fuori il telefono e mostrando un Alec più vecchio, sempre su una sdraio, sempre dormiente nella stessa posizione. A cambiare era solo la spiaggia e il colore della pelle del Cacciatore perché, negli anni, aveva imparato a prendere il sole senza scottarsi e quindi era un color caramello appena accennato.
«Cambialo» disse serio, arrossendo appena. Certe abitudini erano dure a morire.

| post-TMI ● Magnus/old!Alec ● 1.212 parole ● Lana del Rey: Young & Beautiful
→ trad. titolo: è il mio sole, mi fa spendere come diamanti. |
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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He’s my sun, he makes me shine like diamonds.

| E’ il mio sole, mi fa splendere come diamanti |

 

 

 

|| CAPITOLO UNICO  will you still love me when I’m no longer young and beautiful?

 

 

Ricordava tutti i compleanni passati in compagnia di Magnus, le feste sfarzose della sera prima e la tenerezza con cui lo stregone lo svegliava la mattina in cui lui era il festeggiato, il sorriso con cui si scusava per aver nascosto la batteria del telefono del Nephilim e si aver staccato la spina di quello fisso perché nessuno poteva disturbarli, quel giorno. Ricordava le torte, sempre diverse ogni anno, sempre buonissime.

Anche quel giorno era il suo compleanno, e come tutti quelli passati era stato un susseguirsi di dolcezze e risate, come se Alec dimenticasse tutte le volte in cui si arrabbiava con lo stregone per i casini che faceva e i torti che gli procurava – e faceva entrambe le cose con un ritmo quasi regolare da farle sembrare finché normalità.

Si erano buttati entrambi sul divano, Magnus indossava una maglia verde lime e i pantaloni di una tuta grigio scuro, era vestito in modo “noioso”, lo definiva Alec, ma anche una delle sue maglie marroni-una-volta-nere gli starebbero bene, ne era certo. Il Nephilim invece, appena uscito dalla doccia, vestiva solo con un paio di pantaloni neri, senza buchi né nulla del genere perché erano un regalo di Isabelle per il compleanno di quel giorno. Profumava di sandalo.

Lo stregone sedeva con le gambe flesse in modo da tenere i piedi sul sofà, un piccolo e vecchio Presidente Miao si era acciambellato sul cuscino di fianco a lui appena li aveva visti arrivare e Magnus si era preoccupato di accarezzargli il pelo con una cura che gli riservava da anni. Alec si limitò ad appoggiare i piedi sul tavolino davanti, i muscoli si erano sviluppati ulteriormente nel corso degli anni e piegare le gambe per sedersi come il compagno risultava essere solo un imbarazzante processo destinato a fallire.

Con uno schiocco di dita, Magnus fece apparire sulle gambe dell’altro due album di foto dai colori tenui come quelli pastello delle carte da riso, dei fiori di carta e alcune foglie decoravano agli angoli il riquadro centrale bianco su cui erano segnati, con una calligrafia dolce e sinuosa che non apparteneva a nessuno dei due, i loro nomi. Alexander sorrise impercettibilmente e sfiorò i loro nomi, scendendo poi verso gli anni segnati piccoli sull’angolo del riquadro bianco “2008/2009/2010”.

«E’ passato un sacco di tempo» mormorò con un tono di tristezza nella voce il Cacciatore.

«Mh-hm» commentò l’altro, appoggiando la tempia sulla sua spalla e aprendo l’album delle foto; c’erano tutte quelle che avevano deciso di mettere insieme, loro a Parigi, in Austria, in Germania, in Italia… Magnus aveva insistito perché visitassero anche Los Angeles, e c’era una foto di loro a Bel-Air con Alec che indossava un paio di occhiali da sole con la montatura zebrata, ovviamente appartenenti a Magnus, e quest’ultimo sorridente con il pollice alzato in segno di saluto.

C’erano poi le foto che Magnus aveva deciso di mettere nell’album da solo, durante il periodo in cui si erano lasciati, si potevano distinguere dalle altre perché si vedeva chiaramente un Magnus molto  più stravagante delle altre foto nel vestire, oppure un Alec fin troppo buffo perché il Nephilim desse il permesso che quelle finissero nell’album. Addirittura ce n’era una con Alec su una sdraio che dormiva a pancia in giù sotto l’ombrellone, dove le ombre giocavano sinuose sul suo corpo.

«Questa mi è sempre piaciuta» mormorò lo stregone, indicando il diciannovenne di una volta beatamente addormentato.

«L’avevi come sfondo del cellulare, mi pare».

«Adesso ne ho una simile» ribatté, tirando fuori il telefono e mostrando un Alec più vecchio, sempre su una sdraio, sempre dormiente nella stessa posizione. A cambiare era solo la spiaggia e il colore della pelle del Cacciatore perché, negli anni, aveva imparato a prendere il sole senza scottarsi e quindi era un color caramello appena accennato.

«Cambialo» disse serio, arrossendo appena. Certe abitudini erano dure a morire.

«Non stavamo guardando le foto, tesoro?» sorrise sornione rimettendo il cellulare in tasca e accoccolandosi meglio sulla sua spalla.

Alexander sbuffò impercettibilmente e ritornò a sfogliare le fotografie, passarono quelle dei compleanni di quelli che ormai erano amici di vecchia data, le foto dell’estate del 2009 dove Alec beveva fino ad ubriacarsi, impazzendo totalmente da sembrare un’altra persona che Magnus ovviamente non perdeva occasione di fotografare.

In una particolarmente bella con Alec sorridente, gli occhi luminosi e le guance rosse, vi era sotto una citazione: “Sai qual è il colmo per un vampiro? Avere i colpi di sole.”

Magnus mise l’indice e il medio sulla pagina per non fargliela voltare e sorride appena, «mi era piaciuta quella battuta, è incredibile quello che riesci a dire quando sei ubriaco».

«Niente è paragonabile a quando sei ubriaco tu, però».

Era vero, Magnus aveva dato il meglio di sé poche volte, quando alzava troppo il gomito: c’era la sbornia peggiore della sua vita, quella nel 1890 in compagnia di Catarina Loss e Ragnor Fell dove Magnus aveva vomitato trentasette volte per aver mangiato un porcellino d’India e qualcuna di minore importanza in compagnia di Alec che, a quando pare, per il Cacciatore sfioravano il limite della decenza.

 

C’erano le foto del loro matrimonio e del viaggio di nozze, nell’altro album – per questo non portava l’anno. Lo guardarono con la stessa pallida felicità del precedente. Soffermandosi su alcune foto e rievocando dolci memorie. La preferita di Magnus era quella di Alec tutto ben vestito con della torta nel naso perché lo stregone aveva ben deciso di sporcarlo.

«E’ stato un gesto deplorevole. Ho soffiato torta dal naso per giorni. Giorni!» scherzò Alec.

«Deplorevole? I mondani lo fanno sempre, ai loro matrimoni. E’ una cosa carina.» annuì lui.

Lo sfogliare quelle foto era stato un momento troppo veloce, sebbene loro le avessero accuratamente studiate – e fece capire ad entrambi come il tempo fuggiva via, in modo troppo veloce per accorgersene realmente.

Magnus sospirò, tirandosi su e stiracchiandosi le braccia, Alec, senza dire nulla, si stese con le gambe a penzoloni oltre il bracciolo e il capo sulle gambe dello stregone. Magnus conservava ancora l’aspetto di diciannovenne di anni prima eppure Alexander aveva l’impressione che stesse invecchiando con lui, seguendolo passo passo nel suo cammino – e poteva anche essere vero, constatava, solo che quando Alec se ne sarebbe andato, Magnus sarebbe rimasto da solo.

Era come rincorrere un treno con su una persona a te cara: ad un certo punto non si riesce più a seguirlo e si rimane per terra, stremati e senza forze.

Il Nephilim allungò una mano verso lo stregone e ne accarezzò la guancia, sorridendo. Lo amava, lo amava davvero tanto, e con lui si sentiva completo, in pace con se stesso, ed ammetteva di avere paura di andarsene, perché vivere un’altra esistenza senza Magnus lo spaventava, un po’ come i ragni. Magnus lo faceva brillare, lo rendeva una persona migliore. Rendeva le sue giornate migliori.

«Mi amerai ancora quando i miei capelli diventeranno grigi?»

Magnus non si aspettava una domanda del genere, o se se l’aspettava di certo non con questo tono di resa – aveva anche un retrogusto dolce, quella domanda. Qualcosa che sapeva di cannella. Annuì lentamente, scostandogli i ciuffi di capelli dalla fronte, «certo che sì, sayangku». E si chinò a baciarlo sulle labbra mentre le forti braccia di Alec gli circondavano il collo.

Sono certo che lo farai.”

 

 

Will you still love me when I’m no longer young and beautiful?

Will you still love me when I got nothing but my aching soul?

I know you will, I know you will,

I know that you will.

Will you still love me when I’m no longer beautiful?

 

 

 

 

Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»

 

Sarò breve e coincisa perché non credo davvero ci sia qualcosa di realmente importante da dire.

Non ho mai apprezzato Lana del Rey, ma quando tempo fa mi è capitata tra le mani questa canzone (girovagando tra Florence + the Machine e il Grande Gatsby…), già il titolo mi ha fatto pensare “malec”, leggendo poi la traduzione (ecco a voi~)… beh, fate due più due.

Ma era pur sempre Lana del Rey, e quindi ho lasciato perdere.

Poi oggi ho deciso di andare a cercare una cover, e mi sono innamorata di quella di Jona Selle e bom, è stato amore. Rileggendo poi il testo mi sono sentita sempre più motivata a scriverci una song-fic (o qualcosa di vagamente simile), soprattutto se in testa ti frulla l’ultima fanart di cassandrajp (una sorta di guru per tutti noi fans!) con Alec e Magnus e sotto la frase (citata nella fan fiction): “mi amerai ancora quando i miei capelli diventeranno grigi?”.

E allora l’ho fatto. E la cosa più bella di tutto questo è che io, che non apprezzo quasi niente di quello che scrivo, digitando la fatidica domanda mi sono messa a piangere, con due bei lacrimoni finiti sulla tastiera.

Infine, c’è un riferimento a “Le Cronache di Bane 1 – Cosa accadde in Perù” e alla sbornia di Magnus, scritta per intero dalla Cassie nel sopracitato racconto. “Sayangku” è malese, la lingua natia di Magnus, a mia intenzione era di scrivere “amore mio”, ma le possibilità che mi dava google translate (eh, non tutti conosciamo il malese!) erano “amo”, “amore” e poi “caro”, appunto sayangku.

 

Detto questo, spero che mi amerete ancora quando avrò i capelli grigi.

radioactive,

 



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