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Autore: TheMask    11/08/2013    0 recensioni
Questa storia è nata per un'amica, e solo in un secondo momento ho pensato di pubblicarla. Spero sarà di vostro gradimento.
Lupa Nera
Estratto dai prossimi capitoli:
Perché legarsi alle persone, quando sai che presto o tardi, o ti tradiranno o moriranno, o se ne andranno? In questo luogo l’amicizia non esiste, è impossibile. Convivenza, tolleranza, rassegnazione in stile “se non c’è niente di meglio mi accontento”, questo lo capirei. Ma … amicizia… è una parola che qui non si una neanche più… scomparsa dal vocabolario. Qui non ci sono amici.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beyond Birthday, Matt, Mello, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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“Vedrai L domani.”
Sobbalzai insieme con Mello.
“Non è stata una trattativa facile. Ma se tutto va bene, saremo tutti liberi e a posto, con una casa e senza nessuno che ci cerca. Ma non dobbiamo fare passi falsi domani… Beyond, mi posso fidare?”
Era da un sacco che non mi chiamavano così e, un po’ per quello un po’ per la veloce sequenza di informazioni sconcertanti fornitaci, mi sentivo un po’ spiazzato. Ma annuii lo stesso all’indirizzo della bionda.
“Bene. Mello, io e te lo accompagneremo al jet.”
“Un jet? Nostro o suo?”
“Suo. Dopodiché, B ci salirà e andrà da lui. Stai attento, non perderebbe mai l’occasione di catturare noi oltre che Kira. Comunque sia, se non fai casini sarai fuori di li per sera. Un altro jet, ti aspetterà e da li, lasceremo tutto questo alle nostre spalle, per sempre. A meno che quel gran pezzo di stronzo non rinvii e è probabile che succeda. Vorrà verificare le tue parole, no? In ogni caso, se non ci saranno complicazioni, presto saremo di nuovo liberi. ”
“Domani?”
“Su questo non sono riuscita a smuoverlo. Non vuole che ci organizziamo troppo, immagino. Ah, B, digli il meno possibile di noi.”
“Certo.”
“Cazzo, vedrai L domani! Porca paletta, non posso crederci! ” esclamò Mello squadrandomi.
Nessuno gli rispose. Angel si lasciò cadere sulla brandina e chiuse per un attimo gli occhi. poi si rimise seduta e mi sorrise. “Ce la farai.”
Non ero proprio convinto di ciò, ma annuii di nuovo.
IL GIORNO DOPO- THINK OF BEYOND BIRTHDAY
Non avevo dormito tutta la notte. Gli occhi sbarrati per ore. Nonostante fossi fuori, il senso di solitudine rimaneva, più forte di prima. Va bene, ero libero. Ma libero come quelli che vedevo dalla mia finestra.
Ero libero come un uccello in una gabbia più grande. Non ero libero.
Non sarei mai stato libero.
E nonostante fossi uscito di li, tutto andava in modo che non era definibile come positivo.
Non volevo più affrontare niente, volevo solo fermarmi e lasciarmi finire in modo anonimo, da solo, in una casa sperduta, da solo e vecchio, da solo e finalmente riconosciuto come inutile.


Tutto si svolse in fretta anche se si tentava di vivere a pieno ogni momento che ci separava dal rischio di ripiombare nelle camere singole piene di urla altrui che non potevano che rintronarci ancora in testa. Angel non poteva capire ne Mello ne me, quando prima di uscire le nostre facce assunsero espressioni funeree.
“Ragazzi andiamo a salvarci il culo, non a suicidarci! Andrà tutto bene, ok?”
Non ottenne risposta.
Salimmo sulla macchina del giorno prima e partimmo, senza alcun bagaglio.
Due ore dopo, alle nove della mattina, mi trovavo a salutare Angel e Mello.
Ci guardammo, in piedi nella polvere, senza avere bisogno di parole, o senza sapere che parole dire.
Mello mi fissò, serio per una volta. “Vedi di non farti ammazzare. Oltre che di non farci ammazzare intendo.”
“Tenterò”
“Poi dovrei fare a botte con quella mezza sega di Matt. Devi uscirne vivo, chiaro?”
Gli abbozzai un sorriso.
“Dovete andare ora, prima che arrivino, probabilmente fra non più di una mezz’ora saranno qua.”
“Hai ragione, dobbiamo andare. Dai Angel, ti aspetto in macchina.”
“Ciao Mello.”
“Non ti saluto neanche, tanto ti vedrò domani!” esclamò e mi fece un occhiolino poco convinto, allontanandosi.
“E’ sempre un po’ coglione quando non sa cosa dire.” Commentò Angel.
“Già… allora… a domani Angel.”
Lei mi abbracciò improvvisamente, prendendomi di sorpresa. Ricambiai l’abbraccio mentre Eloin mi ritornava in mente con prepotenza. Doveva andare tutto bene, o non l’avrei più rivista.
La baciai e la guardai negli occhi, vedendo i suoi, azzurri, lucidi per la prima volta da quando la conoscevo.
“Angel, andrà bene. Conosco quello stronzo, lo gestirò bene.”
“Lo so. Però è la tana del lupo, B, devi stare attento, ogni cosa che dirai sarà analizzata dal migliore psicologo del mondo, non puoi nascondergli tutto.”
“Tutto cosa?”
“Le tue debolezze B. Se le scopre… ”
“Angel, per oggi non avrò debolezze. Te lo prometto.”
“Allora non dovresti stare con me” sorrise lei dandomi un bacio.
“Un’eccezione più che accettabile direi”
“Ora è meglio che vada. Mi raccomando B.”
Vidi la macchina nera, impolverata all’inverosimile, allontanarsi. Si portava dietro due paia di occhi affilati e due capigliature bionde che rischiavo di non vedere più.
Scesi dal costosissimo jet e mi guardai intorno. Un uomo mi venne subito incontro.
Era un anziano signore, con i capelli e i baffi moderatamente grigi e un’aria molto elegante e ricercata.
“Buongiorno signorino B, vuole seguirmi?” chiese come se non fosse passato un attimo dall’ultima volta che l’avevo visto.
Repressi una sensazione di malessere. Conoscevo bene quell’uomo e non ero particolarmente felice di rivedere le sue parole sempre uguali. Dovevo proteggermi dai ricordi…
Non sarei uscito vivo di li se non avessi evitato di farmi riprendere da tutto quello che era accaduto in passato.
“Certo, Watari” risposi quindi, freddamente.
Lo seguii sulla pista d’atterraggio fino all’entrata di un enorme palazzo.
Watari mi condusse attraverso il labirinto di stanze, corridoi, ascensori e scale che mi portarono a un’altezza dalla quale una distesa infinita di case si poteva ammirare con un certo senso di vertigine.
Infine ci trovammo in un corridoio bianco con una porta nera in fondo. Il maggiordomo si fermò e mi indirizzò un mezzo sorriso eloquente, indicandomi la porta con un ampio gesto.
La guardai per un secondo, prima di camminarle incontro.
La presenza di L si sentiva in tutto il palazzo come quella di un occhio onnisciente, ma adesso che sapevo che era li, a pochi metri da me, era come se sapessi per la prima volta che l’avrei davvero rivisto.
Aprii la porta, abbassando lentamente la maniglia di metallo freddo.
Mi sentivo quasi sospeso.
Davanti a me si aprì una stanza bianca. C’erano cinque scrivanie bianche e una serie di tecnologici portatili su ognuno di essi. Dei telefoni fissi, bianchi. Una porta, bianca a sinistra. Un enorme vetrata davanti alle scrivanie. Sette sedie a rotelle grigie.
E lui.
L.
Seduto su una delle sedie a rotelle nella sua solita posizione, un pollice fra le labbra. I capelli sempre neri, come i miei. Sempre gli stessi vestiti. Gli stessi lineamenti. La stessa carnagione diafana.
E gli stessi occhi. quegli occhi così scuri, penetranti, indecifrabili. Vivi.
Mi fissava come se non me ne fossi mai andato, come se nulla di quanto era successo avesse avuto luogo.
Stava immobile come una statua, lo sguardo fisso nei miei occhi.
Con la mano richiusi la porta dietro di me e ricambiai lo sguardo.
Ero ufficialmente entrato nella tana del lupo.
“Ciao L” dissi infine, sempre sotto il suo sgaurdo.
“Ciao B” rispose lui e potei constatare che neanche la sua voce era cambiata. Quella nota di disinteresse totale, di indifferenza, di distacco era rimasta.
Come per tutto il resto: gli stessi capelli spettinati, gli stessi vestiti…
“E’ passato del tempo da quando ci siamo visti l’ultima volta” constatò come se lo scoprisse.
Girò la sedia e aprì una cartella su uno dei computer. Su tutti i monitor comparve una scheda. La scheda del caso BB, Los Angeles. Una mia foto in alto a sinistra e scritte che L finse di leggere per qualche secondo, portandosi lentamente alle labbra una tazza di zollette di zucchero e tè.
“Hai fatto un errore davvero sciocco B. O posso ricominciare a chiamarti Bakup?”
“Possiamo invece cominciare a parlare del perché mi trovo qui, L?”
“ Bene B, direi che siamo qui proprio a causa del tuo stupido errore. Anche un dilettante avrebbe evitato una cosa così grossolana, non ti ho insegnato proprio niente?” disse con un sospiro finale “Comunque, sorvolando sulle delusioni, il fatto che tu abbia commesso un errore di quel tipo ti ha consegnato nelle mani della prigione di alta sicurezza in cui sei rimasto fino a poco tempo fa. E un errore di quel tipo ti ha fatto conoscere Eloin Edud, Micheel Keehl e Mail Jeevas. Conseguentemente oggi sei qui per garantire la loro e la tua libertà, giusto?”
“Giusto” confermai  in tono piatto.
“E in cambio di quanto pattuito ieri da Akira, tu mi rivelerai l’identità di Kira, giusto?”
“Giusto.”
“Permettimi di capire: come puoi trovare Kira?” domandò lui, aggiungendo una zolletta di zucchero al tè, già compromesso dal dolcificante.
“Io non troverò Kira, io saprò semplicemente chi è. L, i miei occhi non sono diventati rossi  e basta. Essi mi permettono di vedere data di morte e nome reale delle persone che guardo  in volto. Ma se vedessi in volto il possessore del Death Note, non ne potrei leggere la data di morte. Inoltre so che hai la certezza che Kira sia nella tua squadra, conseguentemente mi basterà vedere i tuoi compagni per sapere chi di loro è Kira e consegnarlo a te. A meno che tu non abbia sbagliato.”
“Concorderai con me che devo essere sicuro di questa tua capacità, visto che ne va delle sorti della giustizia.”
“Non hai già pensato a come fare? Sei meno previdente di una volta, L.”
“Veramente un modo ci sarebbe. Supponiamo che tu mi dica il nome di chi pensi sia Kira. A quel punto il modo più semplice per sapere se è veramente lui sarebbe prenderlo senza dargli il tempo di parlare con nessuno e tenerlo isolato per un periodo di tempo. Se le uccisioni avessero fine, ti darei ragione, in caso contrario naturalmente, non ci sarà per te alcun compenso. ”
“Ma questo mi costringerebbe a rimanere qui per…”
“Due settimane B, cosa sono in confronto a tutti gli anni che hai passato in prigione?”
“Un jet verrà qui stasera a prendermi, come pensi di fare?”
“Sarai tu stesso a informare Angel. Ti metterò in contatto con lei.”
“Ci devo pensare per un attimo”
“Non hai scelta. O accetti o ti rimando subito in prigione e con te i tuoi amici, dal momento che le informazioni che mi potresti dare sarebbero del tutto infondate.”
Rimasi in silenzio per qualche minuto. Non avevo via di fuga. Aveva ragione lui.
“Va bene. Adesso vediamo di chiudere questa storia però.”
L si girò di nuovo, chiuse la mia scheda con un gesto annoiato e pigiò un bottone rosso.
“Avvicinati B. Davvero non posso più chiamarti Bakup? Sai, sarebbe estremamente più naturale per me.”
“Preferirei di no, L” risposi freddamente.
“Bene B, queste sono le foto della squadra e di tutti coloro che sono stati in qualche modo coinvolti nel caso Kira, ti chiedo di esaminarle con molta attenzione.”
Mi avvicinai e le studiai una per una. Scoprii subito l’identità di Kira. Si trattava di una ragazzo, bruno, vestito in maniera ricercata. Dava l’idea di uno molto composto. Si chiamava Light Yagami.
Ebbene era lui il famoso Kira. Mi venne quasi la tentazione di lasciare a L il dubbio, ma sapevo che mi avrebbe con molta semplicità rispedito alle cure di Roger.
“Kira è fra loro, L, ma prima di sapere chi è esattamente, devi fare quanto ti abbiamo richiesto.”
“Libererò i tuoi amici, ma essi avranno un microchip addosso fino a quando non mi accerterò della veridicità delle tue parole. Poi tu stesso potrai disattivarlo . Non sarete seguiti.”
“E Angel e Mello?”
“Mello ne ha già uno addosso. Sapevo dove eravate in effetti, ma ero curioso di conoscere il vostro piano. E direi che ho fatto bene. Comunque sia, ordinerò immediatamente il trasferimento di Eloin Edud e Mail Jeevas in questo palazzo. Avrete una camera.  Ma ora dimmi chi è Kira e potremmo procedere.”
Mi fermai per un attimo e lui mi concesse il tempo di cui avevo bisogno per valutare la situazione.
“Prima voglio vederli qui. E voglio sentire Angel e Mello.”
Senza degnarmi di uno sguardo  alzò una delle cornette telefoniche.
“Ordina lo spostamento di Eloin Edud e Mail Jeevas qui, subito. E mettiti in contatto con Angel.” Disse poi dopo qualche secondo.
“Ora ti farò portare in camera e li ti raggiungeranno domani mattina, i tuoi amici. Stasera potrai parlare con Angel. B, durante la tua permanenza qui immagino che potresti annoiarti a non fare nulla tutto il giorno. Nell’eventualità che tu voglia un passatempo, potrai aiutarmi con i miei casi.”
“Non mi interessano i tuoi casi, L.”
“Credi ancora… di essere superiore a me?” chiese con una sottilissima nota di ironia nella voce, voltandosi a guardarmi negli occhi.
“Un po’. Ora posso andare nella mia camera?”
“Watari ti ci accompagnerà” rispose alzando un’altra cornetta. “Watari, dovresti accompagnare B in camera sua.”
Mise giu e non mi guardò più fino a che l’anziano maggiordomo non bussò alla porta.
Mi avvicinai alla porta, ma venni fermato dalla sua voce.
“Forse tu mi avresti superato. Ma adesso sei tu che devi scappare e io che muovo la polizia mondiale. Riflettici. Ti sei distrutto da solo alla fine. ”
“No L. Sei tu che hai perso. Ho la tua memoria perde colpi?” risposi, mentre ricordi che cercavo di eliminare da troppi anni mi saettavano in mente, nitidi.
  
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