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Autore: yllel    11/08/2013    8 recensioni
"Sherlock Holmes non capiva. Da quasi due ore se ne stava seduto sul letto a contemplare lo scatolone appoggiato davanti a lui: a nulla gli era valso sezionare nella sua mente tutti i piccoli particolari connessi all’arrivo dell’oggetto in questione al 221 di Baker Street."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson , Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL CASO DELLO SCATOLONE RESTITUITO
 

Sherlock Holmes non capiva.
Da quasi due ore se ne stava seduto sul letto a contemplare lo scatolone appoggiato davanti a lui: a nulla gli era valso sezionare nella sua mente tutti i piccoli particolari connessi all’arrivo dell’oggetto in questione al 221 di Baker Street.
Era appena ritornato a casa dopo aver risolto un banalissimo caso che Lestrade aveva invece ventilato come “complicatissimo” (sul serio, non poteva essere stato che il vedovo!) ed era di umore pessimo e oltremodo annoiato. Dopo essersi tolto il cappotto e averlo appeso, si era avviato su per i gradini della scala, cominciando a ripassare mentalmente tutto il contenuto del suo frigorifero per indagare la possibilita’ di un nuovo esperimento. La voce della Signora Hudson l’aveva fermato.
“Ohhh, caro... bentornato! Qualche bel crimine interessante, oggi?”
Sherlock si era voltato e le aveva sorriso tristemente.
“No, purtroppo no. Sembra che la gente ci provi gusto, a comportarsi bene”
La signora Hudson aveva scosso la testa.
“Oh, che peccato. Vedrai che presto qualcuno commettera’ qualche atto illecito, ne sono sicura. Magari un bel omicidio, di quelli che piacciono a te!”
Sherlock aveva mormorato un grazie per la comprensione dimostrata dalla vecchia signora, poi si era riavviato su per le scale.
“Oh no, aspetta! Devo consegnarti questo!”
E Sherlock a quel punto si era voltato di nuovo, cogliendo il sorriso della Signora Hudson mentre gli porgeva uno scatolone.
(Non troppo grosso, per la verita’, sarebbe stato il primo pensiero di Sherlock quando poi avrebbe iniziato il suo processo deduttivo).
“Quella cara ragazza... neanche il tempo di bere una tazza di the’. E’ arrivata e lo ha lasciato qui perche’ te lo consegnassi”
Non c’era stato bisogno di altre spiegazioni, perche’ la sua padrona di casa poteva riferirsi solo a una persona: Molly era quindi passata e gli aveva lasciato qualcosa, presumibilmente (anzi sicuramente) qualcosa per i suoi esperimenti. Anche se naturalmente non poteva trattarsi di parti umane (non in uno scatolone, quello no), l’umore di Sherlock a quel punto era sensibilmente migliorato.
(Questo, prima che cominciasse a chiedersi perche’ Molly non avesse neanche chiesto di lui e avesse mollato lo scatolone senza neanche verificare se fosse in casa).
“Beh, spero per te signorino che non sia niente di esplosivo o maleodorante!” lo aveva avvisato la signora Hudson, dopo che lui aveva afferrato l’oggetto con il sorriso di un bambino felice.
“Solo il cielo sa perche’ Molly insista nel procurarti tutta quella roba, ma tu sai benissimo che questa e’ una casa rispettabile e i miei poveri nervi sono gia’ stati messi a dura prova, nell’ultimo periodo! Fingerti morto per tutto quel tempo... che modo di fare! E ritornare come se nulla fosse mentre faccio le faccende di casa... oh, smetti di sorridere! Lo sai che non riesco ad essere arrabbiata con te, quando fai cosi! Ora va e divertiti, qualsiasi cosa ci sia in quella scatola!”
Sherlock aveva annuito e si era diretto nel suo appartamento, aveva appoggiato il contenitore sul tavolo e lo aveva aperto.
Il sorriso era svanito presto dal suo volto.
Quindi si era spostato in camera con lo scatolone e tutto il suo contenuto e, dopo due ore, li stava ancora osservando.
No, Sherlock Holmes non capiva proprio.
Cosi, quando senti’ la porta dell’appartamento aprirsi, si decise a fare l’unica cosa logica.
“JOHN!”

***

Dopo oltre dieci ore di lavoro (e una seria e approfondita discussione con la sua fidanzata Mary sul colore dei centrotavola per il ricevimento del matrimonio), il Dottor John Watson era in quel punto della giornata in cui si desidera solo una doccia calda, un cambio di vestiti comodo e del relax in poltrona.
Il tono perentorio e urgente con cui Sherlock Holmes lo chiamo’ dalla sua camera gli fece capire che non aveva la minima speranza di ottenere alcuna di queste cose.
“JOHN!” ripete’ il consulente investigativo, uscendo a razzo dalla sua stanza.
“Che succede Sherlock? Ho avuto una giornataccia, vorrei proprio - ”
L’altro si fermo’ di colpo e lo osservo’ fisso per cinque secondi, poi fece un cenno con la mano.
“Sai benissimo che alla fine Mary scegliera’ il lilla, e’ inutile che tu ti dia tanta pena di sfogliare i cataloghi con lei... la mia questione e’ molto, molto piu’ urgente”
John si astenne dal commentare che, sebbene fosse stato scelto per essere il testimone e si professasse tanto intelligente, Sherlock Holmes non poteva capire le profonde implicazioni del dover organizzare un matrimonio e che era su questioni come quella dei centrotavola, che bisognava muoversi alla stregua di un percorso su di un terreno minato: era chiaro come Mary avesse gia’ deciso tutto, ma era altrettanto chiaro, che John dovesse partecipare comunque alla discussione, essere messo al corrente di tutte le opzioni e alla fine fare in modo di far sembrare che la scelta della sua fidanzata fosse stata raggiunta insieme. La triste verita’ era che non c’era un modo giusto di fare le cose: se nel tentativo di sembrare partecipe avesse provato a suggerire qualcosa di diverso, il risultato sarebbe stata per lo meno un’occhiata di traversoe se invece avesse provato a dirle che si fidava delle sue decisioni, sarebbe stato tacciato di menefreghismo.
Con un sospiro, torno’ a guardare il suo coinquilino e decise che, per lo meno, poteva permettersi di sedersi.
Sprofondo’ in poltrona e attese una spiegazione, che tuttavia non arrivo’.
Giusto. Gli toccava anche indovinare.
“Dimmi tutto. E’ per quel caso per cui ti ha chiamato Lestrade?”
Sherlock assunse un’espressione disgustata.
“Quel misero tentativo di far passare un ovvio uxoricidio per qualcosa di piu’ eccitante? Non essere stupido!’
John fece un altro sospiro.
“Sherlock, te l’ho gia’ detto tante volte. Nessun omicidio e’ eccitante e non puoi-“
“Si tratta di uno scatolone!” lo interruppe l’altro.
Il Dottor Watson spalanco’ gli occhi: doveva per forza aver capito male.
“Chiedo scusa?”
Sherlock comincio’ a passeggiare avanti e indietro per la stanza, in preda a un concentrato di ansia e nervosismo.
Doveva essere un caso particolarmente intricato, riflette’ John... ma uno scatolone?
“Uno scatolone. Di cartone. Chiuso con del normale nastro adesivo da pacco. Recapitato a mano, senza scritte o biglietto di accompagnamento... come se non fosse importante. Lasciato da consegnare al destinatario senza aspettare che lui rientrasse a casa, senza aspettare di vederlo. Non ha chiamato per avvertire che stava arrivando”
“Chi?”
“Nessun sms o chiamata, ho controllato. E nello scatolone c’e’ tutto, proprio tutto”
“Che cosa?”
“Insomma, le cose sono state posate con cura, non alla rinfusa ma comunque sempre in uno scatolone anonimo... c’e’ stata attenzione, quello si, ma anche una certa fretta”
“Sherlock?”
“Mi domando perche’ proprio adesso, sono passati mesi e non e’ stata fatta nessuna discussione in merito alla restituzione degli oggetti”
“SHERLOCK!”
Il consulente investigativo si blocco’ e si giro’ su se’ stesso, quasi stupito di trovare qualcun altro nella stanza insieme a lui.
John lo fisso’ irritato.
“Si puo’ sapere di che si tratta? Perche’ hai detto che avevi bisogno di una mano... e poi ti sei messo a blaterare e a camminare avanti e indietro, senza piu’ degnarmi di uno sguardo e ti giuro, che va benissimo. Ho voglia di farmi una doccia, se non ti servo vado subito a –”
Sherlock gli si avvicino’ velocemente e lo fisso’ dritto negli occhi.
“Una donna restituisce a un uomo degli oggetti personali che gli appartengono e lo fa con uno scatolone, nel momento in cui lui non e’ in casa quindi non puo’ chiederle il perche’ lei senta il bisogno di...” il termine giusto sembro’ faticare ad uscire.
“Disfarsi delle cose del tizio in questione?” suggeri’ John.
Sherlock si irrigidi’.
“Il termine disfarsi implica una connotazione negativa”
John si allungo’ leggermente sulla poltrona alla ricerca di un po’ di comodita’.
“Beh, non so che tipo di caso sia, ma mi sembra abbastanza semplice”
Sherlock sollevo’ un sopracciglio.
“Tu credi?”
“Quei due hanno vissuto insieme?”
Il consulente investigativo distolse lo sguardo.
“Per... un po’. Si e’ trattato di un caso di... estrema necessita’”
“Quindi gli oggetti restituiti sono di uso quotidiano?”
“Un pigiama. Una bottiglia di shampoo. Uno spazzolino. Due libri. Degli articoli di giornale e cinque CD di musica classica”
John fece una smorfia.
“Beh, non molto. Non deve essere stata una grande convivenza” osservo’ sorpreso il viso di Sherlock contrarsi, ma poi decise di continuare per arrivare dritto al punto. Aveva davvero bisogno di una doccia calda e rilassante. “E’ un caso tipico, sul serio. Lei non vuole piu’ le cose di lui nel suo appartamento e se ne disfa. Potrebbe buttarle, ma probabilmente sono rimasti in buoni rapporti e le spiace non fargliele avere, tuttavia non vuole neanche avere troppo a che fare con lui, per cui si assicura di recapitargliele in uno scatolone in un momento in cui lui non e’ in casa, cosi eviteranno spiacevoli e imbarazzanti conversazioni. Quel tizio e’ fortunato, una delle mie ex era cosi arrabbiata per come abbiamo rotto, che ha buttato tutti i miei CD nella spazzatura. Ed erano CD bellissimi, mi ricordo che - ”
“Perche’ ora?”
John si riscosse.
“Eh?”
“Perche’ scegliere di restituire gli oggetti ora? La... convivenza e’ finita da un po’”
“Beh, questo e’ l’aspetto piu’ semplice, naturalmente”
Sherlock strinse la mascella, incapace di nascondere la frustrazione.
“Illuminami, per favore” chiese a denti stretti.
“Lei e’ pronta ad andare oltre, a dimenticarsi del tizio”
“Fra di loro non c’e’ stato un coinvolgimento di tipo romantico!” sbotto’ Sherlock.
John si mostro’ un po’ confuso, poi alzo’ le spalle con noncuranza.
“Meglio ancora. Questo spiega anche lo scatolone, non erano oggetti che rappresentavano un rapporto troppo significativo per lei... forse li aveva semplicemente dimenticati in un angolo e ora che ha bisogno di averli fuori casa sceglie comunque di restituirli. Una persona ben educata, direi”
“E perche’ dovrebbe aver bisogno di averli fuori casa?”
John gli fece un segno eloquente.
“Sono oggetti di un uomo... insomma, nessuno sano di mente inizierebbe un nuovo rapporto tenendo in casa oggetti che appartengono ad esponenti dell’altro sesso, anche se sono solo amici. Probabilmente la donna in questione ha un nuovo fidanzato, forse e’ pronta addirittura per un’altra convivenza, una seria questa volta, e non vuole dare un’impressione sbagliata. Io mi sono gia’ premunito di eliminare foto e oggetti vari che Mary potrebbe trovare –”
John si interruppe.
La porta di casa aveva appena sbattuto con veemenza e Sherlock Holmes era uscito come un razzo dall’appartamento.

***

Molly Hooper spense il computer con un sospiro soddisfatto e si preparo’ a lasciare l’ospedale. Era stata una giornata fruttuosa e non vedeva l’ora di tornare a casa, dove la aspettavano un sacco di cose da fare: l’armadio era sicuramente da svuotare e ripulire e inoltre non era soddisfatta dello stato della libreria, forse poteva guadagnare altro spazio se
“Molly!”
Le porte dell’obitorio si aprirono con assordante fragore e Sherlock irruppe nella stanza.
Lei fece un sospiro e appoggio’ la borsa che era gia’ a tracolla sulla sua spalla di nuovo sul tavolo. Era abbastanza probabile che il suo ritorno a casa dovesse essere posticipato.
“Ciao Sherlock. Hai bisogno di qualcosa?” si rassegno’ a domandare, sperando che non fosse qualcosa di troppo lungo e impegnativo. Forse poteva fornirgli quello di cui aveva bisogno e poi convincerlo a continuare da solo.
Per tutta risposta, lui aggrotto’ la fronte.
“Perche’ stai gia’ andando a casa? Il tuo turno e’ iniziato solo quattro ore fa”
Lei gli sorrise e scosse il capo.
“No, oggi l’ho cambiato e ho iniziato prima, volevo essere a casa presto. Ho... delle cose da fare”
Inspiegabilmente, la sua breve e normalissima risposta sembro’ irritare oltremodo l’unico consulente investigativo al mondo, che strinse le labbra e incrocio’ le mani dietro la schiena.
“Delle... cose?” le domando’ lui, avvicinandosi un po’ di piu’ alla patologa.
Molly si impose di non lasciarsi intimidire dalla figura che la stava approcciando: era un po’ migliorata in questo, dopo averlo aiutato a morire e aver vissuto con lui tre settimane, quando aveva avuto bisogno di un posto sicuro dove stare prima di tornare alla sua vecchia vita, tuttavia non poteva negare che Sherlock riuscisse ancora a... destabilizzarla.
Un pochino.
Ok, forse un po’ di piu’ di pochino.
“Ehm... Sherlock... che succede?” lo sguardo dell’uomo si era posato sulle sue mani e lei, di riflesso, comincio’ a contorcele nervosamente.
Lui ne prese una fra le sue e la alzo’ per esaminarla meglio.
“Due minuscoli tagli e un piccolo callo dovuto all’uso inadeguato e incapace di un cacciavite... stai facendo dei lavori manuali, Molly?”
Lei spalanco’ gli occhi, ma poi sorrise.
“Oh si. Sto risistemando un po’ casa”
Di nuovo, quella che le sembrava essere una risposta molto semplice, sembro’ irritare Sherlock oltre misura e lei senti’ l’irrazionale bisogno di spiegarsi meglio.
“Ho smontato la libreria e le ho cambiato posto, l’ho spostata sull’altra parete cosi ho fatto spazio per il mobile della TV e –”
“Ho ricevuto il tuo scatolone” la interruppe brusco Sherlock.
Lei sorrise di nuovo.
“Oh, bene”
Questa volta, la sua risposta provoco’ uno sguardo stupito.
“Bene?”
Molly si morse un labbro.
“Mancava qualcosa? Perche’ a me e’ sembrato di aver messo tutto, ma se mi dici cosa non c’e’ posso provare a cercarlo. Oh, mi dispiace che tu non fossi in casa, avremmo potuto controllarlo insieme ma questa mattina era davvero l’unico momento in cui potevo passare, prima di partire”
“Partire?”
Molly comincio’ a preoccuparsi seriamente. Non era da Sherlock essere ripetitivo in una conversazione, ma era gia’ la seconda volta che faceva eco alle sue parole.
“Ehm... sei sicuro di stare bene?”
Lui sembro’ considerare per un attimo la sua domanda, poi comincio’ a passeggiare avanti e indietro per il laboratorio.
“C’era tutto, in quel maledetto scatolone. Non manca niente... e dove caspita stai andando? Perche’ devi partire?”
Molly rimase per un attimo spiazzata, poi senti’ agitarsi in lei una sottile irritazione.
“Il congresso, Sherlock! Ricordi? Ti ho detto che sarei stata a Cardiff per tutta la settimana prossima e mi spiace che il fatto che ti abbia restituito le tue preziose cose in un semplice scatolone abbia costituito un affronto per te, ma sto facendo un po’ di pulizie e rinnovando un po’ casa: domani verranno a cambiarmi il materasso e il divano, non volevo correre il rischio che nella confusione portassero via qualcosa di tuo!”
Sherlock si blocco’ di colpo.
“Stai rinnovando casa?”
Lei fece un gemito di frustrazione.
“Niente di eccezionale! Solo qualche cambiamento... ogni tanto sento il bisogno di modificare un po’ il mio spazio di vita. Il materasso era vecchissimo e il divano... beh, ti ricordo che ci hai condotto degli esperimenti sopra e non facevi che lamentarti del fatto che fosse piccolo!”
“Ne hai preso uno piu’ grande?” chiese lui con un sorriso, evidentemente convinto che la nuova scelta fosse stata influenzata da lui.
Assolutamente no!
Lei scosse la testa. Quell’uomo era impossibile.
“Si, e’ piu’ grande” concesse infine.
Lui piego’ la testa di lato, poi sul viso gli comparve una smorfia.
“Hai consegnato lo scatolone stamattina perche’ era l’unico momento che avevi a disposizione, volevi essere sicura di aver fatto tutto prima di quel tuo stupido e inutile congresso”
Molly si prese un attimo per stupirsi del tono felice che Sherlock aveva assunto, prima di mostrarsi di nuovo indignata.
“Non e’ uno stupido e inutile congresso! E se la mia compagnia telefonica sara’ abbastanza solerte da risolvere il mio problema entro breve, forse saro’ cosi gentile da mandarti degli sms per raccontarti dei temi che stiamo trattando!”
“Hai problemi con il telefono?”
Ma perche’ questa cosa sembrava compiacerlo cosi tanto???
“Da stamattina. Non posso chiamare o mandare messaggi. Dicono che risolveranno tutto tra poco, ma chi puo’ saperlo...”
Sherlock batte’ le mani soddisfatto.
“Quindi non mi hai contattato prima di venire a Baker Street perche’ non potevi!”
Molly incrocio’ le braccia al petto.
“Sai, non e’ educato essere cosi contento delle mie disgrazie. Ho pensato che tanto la Signora Hudson sarebbe stata in casa e che ti avrebbe consegnato lei lo scatolone. Pensavo saresti stato contento di riavere la tua roba...” si interruppe di colpo, ripensando a quanto le era dispiaciuto restituire i pochi oggetti che Sherlock aveva lasciato dietro di se’, una volta tornato a Baker Street con John.
Certo, la convivenza con lui non era stata affatto facile, tuttavia avevano avuto anche dei momenti buoni, insieme: c’erano state sere in cui erano rimasti ognuno a leggere un libro in silenzio, ascoltando i CD che lei aveva recuperato su sua richiesta... oppure i momenti in cui Sherlock aveva avuto assoluta necessita’ di condividere con qualcuno i suoi ragionamenti ad alta voce, sfogliando all’impazzata i giornali per cercare notizie e allusioni alla rete di Moriarty, e lei era rimasta ad ascoltarlo con pazienza e ammirazione. I ritagli dei quotidiani che gli aveva restituito, erano quelli che gli avevano permesso di trovare l’ultima e decisiva prova: lei sapeva che a lui piaceva conservare dei particolari relativi ai suoi casi per il suo archivio.
Il piu’ delle volte, Sherlock girava per l’appartamento con il pigiama e nonostante gliene avesse procurati almeno altri due, usava sempre e solo quello. Doveva approfittare delle sue uscite a caccia di criminali per poterglielo lavare.
“Ti sarei grato se io potessi riportare lo scatolone da te, non appena avrai finito di sistemare casa”
Le parole di Sherlock la riscossero dai suoi ricordi.
“Oh” fu tutto quello che riusci’ a replicare.
Lui annui’ con decisione.
“Ci potrebbero essere casi in cui potrei aver bisogno di stazionare di nuovo presso la tua abitazione”
Molly si limito’ a fissarlo confusa.
“Potrei dover di nuovo nascondermi o fingere di morire un’altra volta”
“Spero proprio di no!” replico’ lei con veemenza.
Lui le sorrise.
“Lo spero anche io. Ma si da’ il caso che Mary Morstan passi sempre piu’ sere a Baker Street. E notti” aggiunse con una smorfia “Questo costituisce gia’ un buon motivo per volersi allontanare. Prevedo molte liti a proposito di fiori e centrotavola, nelle prossime settimane. Il tuo divano piu’ grande sara’ utile”
Molly comincio’ a sorridere: forse, dopo tutto, ci sarebbero stati altri buoni momenti fra lei e Sherlock Holmes.
“Inoltre” continuo’ lui “ti ricordo che per trovare la marca di shampoo di cui ho bisogno l’ultima volta ci hai impiegato due giorni, girovagando per vari negozi. Non vorrai ripetere l’esperienza, credo”
“Assolutamente no!” il sorriso di Molly era ormai grandissimo.
Anche Sherlock stava sorridendo.
“Bene” concluse “riportero’ lo scatolone domani sera. E anche la cena. Pulirai tutto il giorno, deduco che sarai troppo stanca per cucinare.”
Si avvio’ verso la porta e la tenne spalancata, facendole segno di uscire con lui.
Molly scosse ancora la testa per la strana conversazione che si era appena svolta, poi afferro’ la borsa e si affretto’ a raggiungerlo.
Si disse che probabilmente aveva capito male, ma avrebbe potuto giurare di aver sentito Sherlock mormorare
Io lo sapevo che John Watson non aveva capito proprio nulla.”
 
FINE.
 
Ok, ok... lo so. E’ solo che mi mancava scrivere e spesso le mie storie nascono da qualcosa che mi succede, o leggo o faccio... e questa settimana ho ripulito casa. E mi e’ venuta l’idea di scrivere questa one shot.
Per chi mi legge di solito, sappiate che il seguito di “Insicurezze” sta pian piano prendendo forma...
Ciao a tutti!
 
 
 
 
 
 
  
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