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Autore: MFKM    11/08/2013    2 recensioni
Da un'idea che mi è venuta in mente rileggendo le parole che compongono il titolo. Irene le aveva scritte a Sherlock, cosa succederebbe se Sherlock le scrivesse a John?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"I'm not dead. Let's have dinner."

Sherlock fissava quelle poche parole sullo schermo del proprio cellulare. Avrebbe avuto il coraggio di premere invio? E come avrebbe reagito lui? Sorrise a quel pensiero. Gettando un'occhiata all'orologio indossò una sciarpa blu e uscì.

 

John stava tornando a casa dal lavoro, per fortuna c'era un'ospedale abbastanza vicino alla pensione militare e non gli dispiaceva fare due passi, anche se si doveva aiutare con il bastone. Tirò il cellulare fuori dalla tasca quando ricevette un messaggio, ma dovette fermarsi quando lesse il mittente. Sbatté una paio di volte le palpebre. No, non aveva letto male. Si appoggiò più saldamente al bastone ed aprì il messaggio.

Si sentì svenire quando lesse quelle due frasi sul display. Non era possibile. Lo aveva visto disteso a terra con i capelli impregnati di sangue. Ah, era uno scherzo di davvero pessimo gusto. Sentì la rabbia montare dentro di sé. L'autore di quello scherzo crudele non l'avrebbe passata liscia.

 

Sherlock era deluso. John, sul marciapiede di fronte, sembrava più triste che mai. E quel tic al sopracciglio faceva intuire che era arrabbiato. Molto arrabbiato. Il cellulare di Sherlock vibrò nella tasca del cappotto. John lo stava chiamando. Sherlock rispose.

 

«Questo è uno scherzo di pessimo gusto. Pensi che sia divertente? Dico sul serio.»

«Affatto. Perché, pensavi che dovesse esserlo?»

 

John sbiancò al suono di quella voce. Tutto attorno a lui divenne ovattato e indistinto. Riusciva a pensare soltanto ad una cosa. Sherlock non era morto.

 

Quando Sherlock vide John sbiancare aggrottò la fronte. Aveva appena saputo che lui non era morto. Non avrebbe dovuto essere felice? Confuso dalla complessità delle emozioni umane, attraversò la strada. Quando l'uomo lo vide, il consulente investigativo notò che le gambe stavano per cedergli. L'ex soldato si appoggiò al muro dietro di sé. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Iniziò a respirare pesantemente. Che stupido, sarebbe andato in iperventilazione in quel modo. Quando Sherlock notò che John si era lievemente ripreso dallo shock si azzardò a parlare.

«Allora... per quella cena?»

 

Quella domanda per John fu come uno schiaffo in piena faccia. Non solo Sherlock non era morto ma si comportava come se nulla di importante fosse successo. Come se non avesse inscenato la propria morte. Come se non lo avesse abbandonato. Come se non gli avesse fatto perdere ciò che per lui era diventato una famiglia. Se ne stava lì, sorridente, a sparare battute idiote. E non riuscì a trattenersi.

 

Sherlock e John erano seduti da Mario a gustare il miglior piatto di pasta della città. L'ex soldato alzò lo sguardo sul proprio coinquilino e sorrise. Il consulente investigativo controllò nel riflesso di uno specchio la pelle del proprio zigomo sinistro lacerata. E sorrise di rimando.

 



Un ringraziamento alle mie beta e sostenitrici dei miei scleri Marta e Azzu, fisicamente lontane ma sempre qua se ho bisogno.
Un saluto a Francy, la mia beta di sempre, che sta finendo di vedere "The Reichenbach Fall" questa sera. Scusa, ma questa storia non poteva aspettare.
Concepita meno di quarantotto ore fa, record per i miei tempi da lumaca, visto che se la storia non mi convince la abandono in un angolo per mesi, sento che deve essere pubblicata adesso. Spero vi sia piaciuta, vi invito a lasciare una recensione se così è stato. 

-MFKM
   
 
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