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Autore: Vic 394    12/08/2013    5 recensioni
“Io sono un vichingo!” ripeté più forte, rivolto più a se stesso che al drago di fronte a lui.
Titubante sollevò il coltello sopra la sua testa, preparandosi a colpire. Prese un respiro profondo, poi un altro e un altro ancora. Sentiva l’esitazione e il dubbio insinuarsi nella sua testa e nel suo cuore, mentre una vocina dentro di lui urlava “Sei sicuro che sia la cosa giusta da fare?”
Genere: Angst, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato, Stoick
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Io ti ucciderò, drago. Poi ti strapperò il cuore e lo porterò a mio padre. Io sono un vichingo” disse Hiccup impugnando il coltello, stringendolo così forte da far sbiancare le nocche.
“Io sono un vichingo!” ripeté più forte, rivolto più a se stesso che al drago di fronte a lui.
Titubante sollevò il coltello sopra la sua testa, preparandosi a colpire.

Prese un respiro profondo, poi un altro e un altro ancora. Sentiva l’esitazione e il dubbio insinuarsi nella sua testa e nel suo cuore, mentre una vocina dentro di lui urlava “Sei sicuro che sia la cosa giusta da fare?”
Hiccup sapeva che se le avesse dato ascolto anche solo per un secondo il suo coraggio sarebbe scemato.
Guardò l’animale negli occhi, aspettandosi di leggervi rabbia e desiderio di uccidere. Si sbagliava: tutto quello che vide fu solo paura.
Prese un respiro profondo, poi un altro e un altro ancora. Chiuse gli occhi e con uno scatto colpì.

La furia buia ululò mentre la lama del pugnale affondava nella sua carne. Lentamente l’urlo si spense, trasformandosi in un rantolo. Poi il silenzio. Un silenzio che portava morte.
Hiccup aprì gli occhi appena in tempo per vedere quelli del drago serrarsi per l’ultima volta, in un vortice di tristezza e terrore.
Guardò il sangue zampillare dal petto della bestia, coprendo l’erba e macchiando la sua tunica.
Un violento capogiro lo costrinse a sedersi a terra, davanti a quel terribile spettacolo che lui stesso aveva creato.

Aveva appena ucciso il drago più temuto dai vichinghi. Era stato proprio lui, il piccolo Hiccup, tra tanti altri possenti guerrieri, a lacerare per primo le carni di una furia buia. Ciò significava la fama, la gloria, il dimostrarsi un degno erede del capo villaggio, il suo riscatto.
Ma allora perché non riusciva a sentire quella gioia di cui suo padre gli parlava sempre, dov’era la sensazione di aver fatto qualcosa di giusto e necessario?

Fissò le sue mani, sporche di sangue. Quell’animale non gli aveva fatto niente, anzi, era anche più spaventato di lui.
“È un gioco perverso” mormorò rannicchiandosi contro la roccia dietro di sé. Rimase a lungo in quella posizione, gli occhi serrati, cercando di scrollarsi di dosso quella delusione verso se stesso. Cercando di cacciare via dai suoi ricordi quell’ululato disperato e agghiacciante.

Quando si rialzò recuperò il coltello, facendo schizzare dalla ferita altro sangue ancora bollente.
Una morsa allo stomaco lo costrinse a indietreggiare.
“Guarda come ti ho ridotto” sussurrò a quel corpo nero e senza vita.
Di scatto si voltò iniziando a correre più veloce che poteva. Doveva allontanarsi da quel luogo maledetto, come se scappando avesse potuto cancellare quello che aveva fatto. Corse per quelli che sembrarono chilometri, senza una meta precisa, finché i muscoli non chiesero pietà, brucianti per lo sforzo.

E fu allora che pianse.

Si accasciò nell’erba, strofinando le mani sul terreno umido nel tentativo di ripulirle dal rosso che le macchiava. E si abbandonò ai singhiozzi.
Forse si sarebbe sentito diverso se fosse accaduto in battaglia, avrebbe avuto un valido motivo per farlo. Ma così, quel povero animale ferito e legato, indifeso… non era necessario.
“Ho difeso il mio villaggio dalla minaccia del drago più pericoloso, l’ho fatto per una giusta causa. Io sono un vichingo” si ripeté e per un momento sembrò crederci davvero, quel ragazzo così fragile e sensibile.

Quando tornò a casa suo padre gli si precipitò accanto.
“Figlio, che ti è successo? Sei ferito?” domandò preoccupato.
“No papà, è solo sangue… sangue di drago. La furia buia” sospirò il ragazzo.
“Ancora con questa tua sciocchezza…” cominciò Stoick.
“Vieni, ti faccio vedere” lo sfidò Hiccup, mai stato così serio e deciso in vita sua. Stoick sorpreso da questo improvviso cambiamento seguì il figlio nel bosco.

“Che Odino mi fulmini” commentò non appena vide la grossa creatura stesa su un fianco, priva di vita, mentre Hiccup si teneva a debita distanza.
“Hai davvero abbattuto il drago. Sono molto orgoglioso di te, figlio!” esclamò Stoick allegro.
“Andiamo a dare la buona notizia al villaggio, vedrai come saranno contenti di sapere della morte di questo mostro, ti acclameranno come un eroe” proseguì avviandosi verso casa, continuando a blaterare su come la loro vita da lì in poi sarebbe cambiata.
Hiccup lo seguì, sentendosi tutto meno che un eroe. Si girò un’ultima volta verso il drago.

“Non ho abbattuto un mostro: sono diventato un mostro”





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Angolo Vic
So di esserci andata giù pesante, forse troppo. Ma non potevo evitarlo, non riuscivo a scacciare l'idea e mi è uscita di getto. Riguardando il film per la miliardesima volta mi sono soffermata sul momento in cui Hiccup si domanda come sarebbe andata se avesse ucciso Sdentato quando ne aveva la possibilità. E un ragazzo come Hiccup non sarebbe mai stato fiero di un gesto del genere. Spero abbiate capito perché è così cruda e abbiate comunque apprezzato, grazie a chi leggerà e commenterà nel bene e nel male.
A presto!
Vic
   
 
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