Le
tue labbra sono liscia seta.
Rimani
così, ti voglio guardare, io ti ho guardato tanto ma non eri
per me, adesso sei
per me, non avvicinarti ti prego, resta come sei, chiudi gli occhi.
Una
figura indistinta. Una sagoma sfocata. Due piccoli occhi color pece a
dar luce
ad un vorticare di mille pensieri.
Non devi aver paura sono vicino a te, mi
senti? sono qui, ti posso sfiorare, è seta questa, la senti?
Clove
poteva sentire la liscia seta delle sue labbra
impressa sulle proprie, sottili e senza vita.
“CATO!”, gridava, ma la voce le si bloccò in gola. Un
urlo disperato, un urlo mai
gridato, un urlo senza voce. Era confusa, la sua vista
era annebbiata e via via la
stava abbandonando, eppure riusciva ancora a sentire
l’inconfondibile voce del suo
Cato, morbida, velata dalle lacrime, e il suo respiro caldo sulle
palpebre, che
tentava, prepotente, di entrarle nella testa e assuefare
l’anima al suo calore. Gli
spasimi dei loro animi sollevarsi negli spasimi dei loro corpi.
Per sempre chiuderò gli occhi
staccando
le lacrime dalle mie ciglia, la mia voce dentro la tua, la tua violenza
a
tenermi stretto, non c’è più tempo per
fuggire e forza per resistere.
Clove era sempre stata una ragazza forte. Sperava fin
dall’inizio di poter
vincere, sapeva di potersela ben cavare con le armi e di essere quel
tanto
fredda e sadica da non lasciarsi trasportare da futili sentimenti.
Eppure anche lei era umana, forse era umana quanto e più
degli altri.
Quando aveva ricevuto l’annuncio che potevano esserci due
vincitori, il suo
cuore, per la prima volta, aveva esultato e la sua mente,
involontariamente, o
forse non più di tanto, le aveva fatto gettare le braccia al
collo di Cato,
permettendole di stringerlo con tutta la forza che serbava in corpo.
Amore, che parola sgraziata.
Lei non aveva mai provato alcun tipo di sentimento, non aveva mai
voluto instaurare
alcun tipo di legame, se non con i suoi coltelli. Ma la
verità, in fondo, era
che Clove non era così spietata e fredda come credeva. Un
piccolo fascio di
luce era riuscito a penetrare nel suo cuore, rivestendole e
avvilluppandole l’animo
di un colore rischiarante.
Amava qualcuno ora, questa era la verità.
Amava la sua esasperante bellezza fisica e d’animo, la sua
perfezione.
Un tempo per lei la vita non aveva senso, era una cosa inutile. E
pertanto lo
era anche la morte. Ma ora era diverso, ora non era più una
macchina per
uccidere, non godeva più della pelle sferzata e dei gemiti
strazianti, ora il
suo cuore corroso dall’odio e dalla cattiveria aveva dato
spazio ad un nuovo
sentimento, pur sempre letale, ma benevolo per lei.
Non ci vedremo più. Quel che era
per noi,
l’abbiamo fatto, e voi lo sapete. Credetemi:
l’abbiamo fatto per sempre.
E non esitare un attimo, se sarà utile per la tua
felicità, a dimenticare
questo uomo che ora ti dice, senza
rimpianto, addio.
Prima
che le gambe si facessero molli e che le sue labbra
spirassero l’ultimo anelo vitale, Clove gli rivolse un
sorriso. Un sorriso
sincero, questa volta, un sorriso che non è un ghignetto
malizioso. Ora doveva
lasciarlo andare, perché era convinta che lui potesse
cavarsela anche da solo.
Lui poteva vincere, poteva farlo per lei, per il loro amore silenzioso,
rubato
al rumore del mondo.
Quest’istante sarà, da
adesso in poi,
fino alla fine,
Ancora
una volta le sue labbra sulle proprie, a placarle
quel fuoco interiore improvviso, a suggellare un amore che
andrà avanti nei
secoli. Il sapore salato di lacrime amare, l’odore ferroso
del sangue di
innocenti vittime, la liscia seta delle sua labbra.
E’ seta questa, la senti?
Ora è completa.
Si lascia andare, e poi la fine.
Angolo
autrice:
Dopo aver scritto della morte di Cato non potevo, ovviamente,
tralasciare
quella di Clove. E così ecco questa piccola schifezza tanto
per deprimermi un
po’ C’: Poi loro due sono da shippare sempre,
comunque e in ogni misura e quando
il desiderio è troppo forte, nascono ‘ste cosucce.
Perdonatemi!
Ps: Le frasi scritte in corsivo sono tratte dal romanzo
“Seta” di Alessandro
Baricco, in caso non si fosse capito.