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Autore: gattapelosa    12/08/2013    6 recensioni
Perché anche loro sono stati bambini.
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Glimmer - che giocava con le bambole
Marvel - che vinceva tornei di calcetto e gare di spelling
Clove - che amava le freccette appuntite
Cato - che sognava di vincere gli Hunger games
Foxface - che rubava le brioches
Rue - che cantava con le ghiandaie
Thresh - che piangeva per suo padre
Peeta - che decorava le torte
Katniss - che tirava con l'arco
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHILDREN 



Glimmer - che giocava con le bambole
 
 
C’erano due cose che Glimmer amava davvero: prima di tutto, giocare con le bambole che sua madre insisteva a regalarle; poi quando i suoi fratelli tornavano dall’Accademia e raccontavano loro cosa avevano imparato.
— Se vuoi uccidere qualcuno con un coltello, meglio trafiggergli un’arteria. Se lo becchi alla gola è spacciato.
Ma se c’era qualcosa che Glimmer proprio non capiva, era perché sua madre si spaventasse sempre tanto ogni volta che, entrando in camera, trovava tutte le sue bambole impiccate, decapitate o mutilate.
— Stiamo giocando agli Hunger Games— cercava di spiegare, ma sua madre non la smetteva più di piangere.
 

Marvel - che vinceva tornei di cacletto e gare di spelling
 
 
— Sei una vera delusione— disse suo padre. — Sei inutile.  
Ma Marvel non si sentiva affatto inutile. Insomma, aveva vinto il torneo di calcetto, giusto? Aveva anche portato a casa un premio, quella volta, e l’anno prima era arrivato secondo al campionato di spelling.
E Marvel glielo fece notare, gli fece notare che non era inutile, ma non servì a niente: suo padre si arrabbiò, spaccando la coppa del torneo contro la credenza.
— Sei inutile quanto questo pezzo di plastica!— gli gridò contro. E Marvel voleva piangere, ma stette zitto. Perché in tutta quell’impotenza si sentiva inutile davvero.
 

Clove - che amava le freccette appuntite
 
 
Quando aveva solo quattro anni, suo padre le aveva voluto regalare uno di quei tiro a segno con le freccette appuntite. Clove amava giocare con le freccette appuntite, amava vederle volare contro il tabellone. Poi però il tabellone si fece noioso, troppo facile, non importa quanto distante si mettesse.
— Se ti annoia il tabellone, cambia avversario.— le dissero una volta. E Clove scoprì quanto divertente fosse mirare agli occhi degli scoiattoli.
 
 
Cato - che sognava di vincere gli Hunger Games
 
 
Nascosto dietro un pino e ansimante per la corsa, Cato teneva stretto a sé la pistola. Sentiva i passi lenti e pesanti del suo compagno, lo stava cercando, stava per ucciderlo. Ma Cato sapeva essere veloce, molto più di qualsiasi altro, e con un balzo deciso saltò fuori dal tronco, piombò addosso al suo avversario e lo fece crollare a terra. Messosi a carponi sulla pancia, gli puntò la pistola alla tempia.
— Bum!— disse.— Sei morto!
L’amico lo spinse giù a forza, rimettendosi in piedi, e tutti gli altri morti si alzarono con lui.
— Cato ha vinto gli Hunger Games!— gridò una bambina, abbracciandolo. E Cato rise di cuore, una risata fanciullesca, genuina.
— Perché sono il migliore!— e sperava davvero fosse così.
 
 
Foxface - che rubava le brioches
 
 
Faceva proprio freddo, d’inverno. Haylee avrebbe tanto voluto tornare a casa, distendersi sotto le coperte e aspettare l’arrivo della primavera. Invece se ne stava lì, appollaiata nella neve, dietro una bancarella che vendeva brioches, a morire di fame.
Quando fu sicura che il mercante non stesse prestando attenzione, s’intrufolò furtivamente sotto il tendone e ne prese una. Non l’aveva notata nessuno, ma poco importava: corse veloce verso casa, lasciandosi beare dal gustoso profumino e resistendo all’impulso di tirargli un morso.
Giunta in casa venne accolta dal saluto di un bimbo, solo sul divano a guardare la neve cadere. Haylee gli porse la brioche.
— Buon compleanno, Theo.
 
 
Rue - che cantava con le ghiandaie imitatrici
 
 
Dalla cima del suo albero, Rue fissava una ghiandaia imitatrice.
Non poteva credere che in un mondo così brutto, dove le persone venivano pubblicamente frustate in piazza e quelli del suo Distretto costretti a lavorare fino allo sfinimento, potesse esistere qualcosa di tanto bello. Poi in lontananza vide uno dei pacificatori issare la bandiera che segnava la fine dei lavori e Rue, quasi per gioco, intonò quattro dolci note. La ghiandaia subito l’imitò, e così via pure tutte le altre. Qualche tempo dopo sarebbe diventato normale cantare al termine del raccolto, ma in quel momento Rue fischiava solo per se stessa, perché era libera di farlo, perché era felice di vivere, perché c’era ancora qualcosa di bello, in un mondo tanto brutto.
 
 
Thresh - che piangeva per suo padre
 
 
Avrebbe voluto spaccargli la faccia, a quel Pacificatore. Avrebbe voluto picchiarlo e ucciderlo con le sue stesse mani. E invece piangeva soltanto, trattenuto dall’abbraccio di sua nonna, e tremava e pregava che tutto finisse presto.
— Ammetti le tue colpe, ribelle!— gridava l’uomo; suo padre, prostrato a terra, sofferente e sanguinante, s’ostinava al silenzio.  
Ti prego, dillo. Pregava Thresh, che già reggeva a fatica la morte di sua madre. Papà, dillo.  
Ma suo padre stette zitto, e l’ultimo colpo venne dal fucile del pacificatore. Thresh gridò, e distogliendo lo sguardo si lasciò cadere a terra. Avrebbe solamente voluto diventare aria e smettere di esistere.
 
 
Peeta - che decorava le torte
 
 
Fatti forza, si diceva. Va e chiedile se vuole comprare qualcosa.
Ma Peeta non ne avrebbe mai avuto il coraggio. La vedeva ammirare con Prim le vetrine dove venivano esposte le torte che aveva appena imparato a decorare. Lo faceva per lei, e anche se non era ancora tanto bravo sua madre gli permetteva di decorare tutte le torte più buone.
— Perché sei comunque più bravo di tuo padre.— diceva.
Ma Peeta non se ne faceva niente dei complimenti di sua madre: lui voleva solo veder Katniss sorridere e illudersi che, per una volta, quel sorriso fosse tutto per lui.
 
 
Katniss - che tirava con l'arco
 
 
— Aspetta, tieni la corda all’altezza del naso.— disse suo padre, sistemandole la posizione delle mani. Katniss reggeva a fatica il peso dell’arco, ma riuscì a tendere la corda e scoccare la prima freccia. Mancando clamorosamente il bersaglio.
— Perché ho sbagliato?— chiese Katniss.
— Perché era la tua prima volta.— rispose suo padre, aggiustandole il mirino. — Riprova, ci vuole molto tempo per imparare, ci metterai giorni prima di prendere il centro, e non devi scoraggiarti se…
E poi dovette fare silenzio, perché la seconda freccia s’impiantò proprio nel mezzo del bersaglio.
— Se?— chiese lei.
— Non infierire.
 
 

Bacheca dell'autrice

Si chiama "tenativo", perché non ho mai scritto drabble non riflessive. Queste sono più facili e divertenti da realizzare, anche se sicuramente meno d'effetto. 
Beh, spero che qualcuno le legga e che piacciano, chiedo solo perdono per quest'insensata mania di mettere la virgola prima della "e", cercherò di rimediare. Salutoni. 
  
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