Videogiochi > Zelda
Ricorda la storia  |      
Autore: Phantom13    12/08/2013    3 recensioni
Skyward Sword
Il giorno in cui Link si è trovato faccia a faccia per la prima volta con il suo solcanubi.
I pensieri del futuro Eroe Prescelto prima, durante e dopo, la cerimonia; i pensieri di un ragazzino fin troppo agitato, le emozioni più genuine nell'incontrare il suo pennuto compagno.
I momenti in cui la Leggenda nacque per davvero, in cui Tutto si mise in moto, in cui il destino cominciò a tessere le sue trame; momenti dopo i quali si potè dire "The Legend of Zelda"
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link, Princess Zelda, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Solcanubi rosso cremisi

 
 
Aveva trascorso tutta la notte a rigirarsi e ribaltarsi nel letto, tentando penosamente di prendere sonno. Ma la sua mente, paradossalmente, non era mai stata così attiva, prima d’ora! Ovviamente, alle lezioni di introduzione le energie neuronali venivano meno, ma quella notte …
Del resto, era scusato, no? Il giorno seguente avrebbe incontrato la sua metà, il solcanubi affidatogli dalla Dea. Aveva tutti i diritti di essere euforico!
Per tutta la notte, aveva immaginato come sarebbe stato, alla cerimonia, cosa avrebbe provato trovandosi davanti il compagno che avrebbe condiviso con lui l’intera vita, che l’avrebbe portato con sé, nell’aria, nella liberà più vera.
Proprio su quel compagno si erano focalizzate le fantasie del ragazzo, su che genere di solcanubi gli sarebbe stato affidato. Ce n’erano di moltissime varianti, tantissimi colori e lui le aveva analizzate tutte.
Quelli verdi erano senz’altro magnifici, sgargianti. Gentirosso, due anni prima di lui, ne aveva ricevuto uno di quel colore. Una magnifica e dolce creatura, di un verde scuro molto spiccato, ma con la tendenza ad essere un po’ troppo mansueto, per i suoi gusti. No, lui voleva un compagno di avventure, uno grintoso, valoroso, non un animaletto da compagnia. Lui voleva un guerriero!
Uno blu non sarebbe stato male. Si diceva che avessero un carattere vispo e allegro, a volte dispettoso. Un compagno così non gli sarebbe dispiaciuto. I solcanubi blu scuro, venivano spesso addestrati per la squadra di soccorso notturna o comunque dalle ronde di guardia. Un compito molto importante. Il Maestro Cornelio ne aveva uno turchese pallido, un solcanubi dalla resistenza impressionante nel volo.
Ecco, forse avrebbe preferito evitare un solcanubi bruno (troppo banale, per i suoi gusti), come invece era capitato a Ralla. Ma lei ne era stata più che felice. Non si può non amare il proprio solcanubi, nel preciso momento in cui ce lo si trova davanti, ci si lega. Punto. Un’unione spiritica, quasi, con la durata di una vita intera. Quindi, anche se gli fosse capitato un banalissimo solcanubi marrone, ci avrebbe fatto amicizia comunque, e l’avrebbe amato comunque.
Un solcanubi rosa proprio l’avrebbe detestato (sapendo già quanto Bado e gli altri gliel’avrebbero fatta pagare). La figlia dell’unico modello di Oltrenuvola aveva come compagna una solcanubi rosa confetto, zuccheroso. Ma, si sapeva, che la Dea assegnava i solcanubi osservando l’animo delle persone quindi a lui non ne avrebbe di certo dato uno rosa. Non aveva mai fatto qualcosa di male per meritarsi un solcanubi rosa!
Sparvio, il più brillante studente dell’Accademia, aveva un solcanubi viola prugna (in perfetta opposizione alla tunica da Cavagliere che avrebbe ricevuto diversi anni dopo). Un superbo animale, degno di ogni rispetto, un valoroso compagno da battaglia! Sua madre, ne aveva invece uno bianco, color polvere. Un po’ pigro, come solcanubi, ma comunque di grande effetto visivo.
Anche i giallo o l’arancione erano colori favoriti. Grundia ne possedeva uno arancione pallido, un solcanubi un po’ magrolino ma slanciato, ottimo velocista.
Il giallo, beh, il giallo era il colore supremo, quello del direttore dell’Accademia. Il giallo era il colore del sole, nobile come nessun’altro. Proprio per questo, uno giallo non l’avrebbero mai e poi mai dato a lui.
Insomma, dopo una notte passata a spremersi le meningi, il piccolo Link aveva concluso che non stava a lui decidere, che avrebbe accolto con gioia qualunque solcanubi gli venisse accostato.
Senza neanche rendersene pienamente conto, la fatidica notte era passata e il sole era sorto. Lui si trovava ora davanti alla statua della Dea in riga, insieme agli altri fanciulli, agghindato nell’abito da cerimonia, con i capelli tutti pettinati e la cinghia rituale destinata al solcanubi stretta in mano. Quest’ultima era fatta di semplice cuoio sul quale erano incise però delle rune antiche, quando un solcanubi l’avesse scelto, lui doveva infilargliela al collo e l’unione sarebbe stata suggellata. Tutti gli isolani erano ovviamente presenti.
Ora il direttore dell’Accademia stava facendo un pomposo discorso per onorare i doni che la Dea aveva concesso loro. Link non lo ascoltava, troppo nervoso anche solo per pensare. Di fianco a lui c’era Zelda, alla sua sinistra, tutta impettita. Poi c’erano anche Ras, Dacio, Bado. L’anno prima, era appunto stato il turno di Sparvio, Grundia, genti rosso, Ralla e la figlia del modello (che però non si era unita all’Accademia, avendo già un futuro assicurato come modella).
Il discorso finì e lui non ne aveva ascoltato neanche una parola. Il direttore ora intonò una breve esortazione alla Dea a condurre dai giovani qui presenti i solcanubi che Lei aveva deciso di affidare loro. Con un gesto della mano, il direttore invitò il primo della fila a farsi avanti. Bado con passo spavaldo avvicinò alla statua della Dea, tenendo le spalle rivolte alla folla. Poi si fermò, si piazzò ben fermo sulle gambe e disse con voce possente le parole rituali, un invito al solcanubi a venire da lui.
Sopra le loro teste, gli uccelli che già avevano un compagno umano vorticavano frenetici insieme ai nuovi venuti, volati fin lì da un isola rocciosa molto distante da Oltrenuvola, troppo in alto per poter sbirciare (cosa per altro proibita). Per arrivare fin lì, i solcanubi novellini dovevano compiere un volo di ben tre giorni per potersi unire alla loro controparte umana e talvolta aspettavano anni prima che l’umano a loro congenito nascesse. Quello che stava dicendo ora Bado era un ringraziamento a quel solcanubi che aveva compiuto una tale fatica per lui.
Un acutissimo grido dall’alto lo avvisò che il solcanubi prescelto aveva sentito e accolto la preghiera. Con un largo giro, l’uccello scendeva, ma Bado doveva, sopportando la curiosità, rimanere voltato verso il cielo, la parte dalla quale sarebbe atterrato. E così fece, difatti. Con una lenta planata il solcanubi, con un grido, atterrò proprio davanti al naso di Bado.
Nero, un solcanubi nero, con due occhi di fuoco e il becco appena aperto stava ora fissando Bado. Sbattè una volta le ali, prima di richiuderle e chinare gentilmente il capo, per permettere al ragazzino di legargli al collo le briglie. Bado disse ancora due paroline spicciole di rito, il direttore intonò un’altra preghiera, accompagnando Bado a formare una nuova fila, per coloro che avevano appena trovato il loro compagno piumato. Il ragazzino dai capelli rossi, davanti al suo solcanubi, aveva gli occhi che fremevano. Si voltò diverse volte verso di lui, accarezzandogli ora il petto, ora il muso. Il solcanubi si limitava a dargli un colpetto alla schiena di tanto in tanto e ad allungare il collo per facilitare le contorsioni del ragazzino. Tra gli spettatori, due genitori scoppiavano di emozione.
Toccò a Ras, le stesse preghiere vennero ripetute da ragazzo e direttore. Un solcanubi di un rosso cupo, tetro, cenerino atterrò davanti a lui. Era senz’altro bello, ma non fece un figurone come quello di bado, atterrato in tutta la sua nera magnificenza con tanto di pausa scenica. Il suo colore smunto non piacque tanto a Link.
Poi arrivò il turno di Dacio. Alto, scheletrico, dopo le parole di rito, si diresse al pontile. Non fece in tempo a fermarsi che prima di aver ancora detto le invocazioni, il suo solcanubi atterrò, gracchiando. Era di un verdino pallido, come erbetta fresca appena nata. Gli occhi del futuro entomologo si illuminarono. Svampito quanto il suo pennuto, si ricordò appena di dire le parole rituali. Andò poi a piazzarsi, insieme a Bado e Dacio.
Ora restavano solo lui e Zelda. Toccava lui. Sotto esortazione del direttore, si schiodò dalla sua posizione sotto gli occhi fieri dei suoi insegnanti. Quando raggiunse limitare del cerchio a mosaico ai piedi della statua, dove si fermò, si accorse di essersi scordato le preghiere. Tremando dalla testa ai piedi, spremette le meningi resuscitando quelle quattro strascicate parole. Le disse con voce tremante.
Nessun solcanubi arrivava. Nessun fischio, nessun grido.
Il cuore di Link mancò un colpo. Non era mai capitato, MAI, che a qualcuno non si presentasse un solcanubi. Aspettò.
Solo nuvole all’orizzonte.
Tra il pubblico si cominciò a mormorare. Tra gli insegnanti pure, tra gli allievi anche. Bado già rideva, mentre Link voleva morire. Girarsi indietro era vietato, incontrare gli occhi di Zelda per un po’ di conforto non gli era concesso. Provò ad avanzare ancora di qualche passo.
Ma ancora nessun solcanubi si faceva vivo.
Quando già le lacrime stavano per bagnargli le gote, il destino fece la sua trionfale entrata.
Dal nulla arrivò.
Senza un grido di avviso, senza un suono, senza alcun preavviso, lui atterrò ad un nulla da Link, frenando la picchiata perfettamente verticale con diversi poderosi battiti d’ala, tanto forti che quasi spazzarono via Link.
Il più grandioso solcanubi che Oltrenuvola avesse mai visto, dalle immense ali spalancate per tutta la loro notevole lunghezza di fuoco, aveva scelto il ragazzino più insignificante di sempre come cavaliere.
Il solcanubi carminio, gettata la testa indietro cacciò un grido frastornante, spalancò ancor di più le sue ali di fiamma che sotto alla luce stella infuocata esplosero in tutto il loro arroventato colore. Un vulcano di fuoco cremisi , un incendio di piume scarlatte. Link non riusciva neanche a respirare ipnotizzato alla vista della creatura che avrebbe condiviso con lui la vita intera. Neanche nei suoi sogni più lontani aveva mai immaginato una simile bellezza!
Avevano ben da mormorare, quelli là dietro. Bado poteva sprofondare dalla rabbia, Zelda poteva gonfiare le guance, segretamente invidiosa, il direttore poteva stupirsi che una razza presunta estinta fosse risorta, tutti loro potevano, ma era lui ad essere legato a quel solcanubi.
Come una scossa di fulmine i loro cuori cominciarono a battere all’unisono, il carminio piegò la testa di lato, abbassandosi all’altezza di Link e guardandolo negli occhi azzurri. Gracchiò piano, avvicinandogli del tutto la testa, strusciandosi contro il suo piccolo corpo, a mo’ di carezza. Come in un sogno, Link si vide infilargli al collo la cinghia.
Seguendo un istinto duplice in una doppiamente condivisa volontà, fece ciò che nessun novellino aveva mai fatto: balzò direttamente il groppa al solcanubi che, senza farselo ripetere, spalancò di nuovo le sue immense ali di fiamme e spiccò un balzo verso il cielo (nessun problema visto quanto fosse leggero il suo carico), gridando a tutto il mondo la sua gioia.
Link ringraziava con tutta l’anima la Dea e rideva, mentre conquistavano insieme il cielo. Presero le distanze da Oltrenuvola, avventurandosi sul nulla. Il vento impetuoso gli scompigliava i capelli allo stesso modo nel quale faceva agitare le piume del solcanubi più maestoso di sempre. Link, compiendo quella speranza che da moltissimo tempo aveva coltivato, si sporse in avanti. Il solcanubi afferrò subito la sua intenzione e richiuse quasi completamente la ali, lasciandosi cadere in picchiata. Entrambi gridarono di gioia, mentre il vuoto allo stomaco malmenava le interiora del ragazzino. Con una brusca virata, il solcanubi rosso sterzò ad un nulla dal mare di nuvole, sfrecciandovi sopra a velocità folle e sollevando scompiglio tra le volute vaporose. Un legame che aveva una forza che solitamente si guadagnava nel corso della vita, un’amicizia tanto possente da infrangere ogni rituale costrizione. Mente millecinquecento metri sopra di loro, Zelda salutava il suo compagno color zaffiro appena atterrato, Link compiva il suo destino sulle ali della liberà, una libertà rosso scarlatto.
Il solcanubi leggendario aveva scelto il suo leggendario padrone.
La storia era cominciata.
Da quell’istante la Leggenda venne scritta.
 

-------
Una piccola one-shot che mi è balzata in testa l'altro giorno. Spero vi piaccia.
^.^
un commentino è sempre gradito.
^.^
Un salutone a tutti!
Vostra
Phantom13
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Zelda / Vai alla pagina dell'autore: Phantom13