Il Balcone di Giulietta

1.  
Marco passeggiava, di notte. Saranno state le quattro e mezza del mattino o giù di lì. Andava per le vie del paese con una birra in mano e niente per la testa.
«Non posso andare avanti così. Sono ubriaco, cazzo.» disse prendendo a calci un sasso mentre tornava a casa.
 
Cantava per la strada.
«The only place where you can dream. Living here is not what it seems.
Ship of white light in the sky, nobody there to reason why.
Here I am, I'm not really there; smiling faces ever so rare a let's walk in deepest space. Living here just isn't the place.
Stalks of light come from the ground, when I cry there isn't a sound.
All my feelings cannot be held, I'm happy in my new strange world. 
Shades of green grasses twine girls drinking plasma wine.
A look at love, a dream unfolds; living here, you'll never grow old.
Don't you hear me call?»
 
Lo faceva tutte le sere. Usciva alle due, rientrava alle cinque. Solo il vento lo sentiva cantare nelle strade isolate di Verona.
Quella sera senza sapere come si ritrovò sotto il ʻBalcone di Giuliettaʼ.
 
«Ride delle cicatrici, chi non ha mai provato una ferita.» Disse Marco atteggiandosi come fosse Romeo.
Inaspettatamente, però, la sua Giulietta si affacciò.
 
Lui la guardò impietrito e incantato dalla sua bellezza. Era una ragazza con i capelli castani e la pelle bianca come la luce della luna a quell’ora; quegli occhi verdi, anche da lontano, toglievano il respiro, come l’oceano che ti assale appena cerchi di andare al largo.
 
«O Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?
Oh, mettiti un altro nome! Che cosa c'è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un'altra parola avrebbe lo stesso odore soave; così Romeo, se non si chiamasse più Romeo, conserverebbe quella preziosa perfezione, che egli possiede anche senza quel nome. Romeo, rinunzia al tuo nome, e per esso, che non è parte di te, prenditi tutta me stessa.»
 
«E il vero nome di Giulietta qual è? » chiese Marco a Giulietta.
«Oh, non è importante, Romeo.»
«Cosa ci fai lì?»
«Aspettavo che passassi e dicessi quella frase.»
«Come facevi a sapere che sarei passato di qui? E poi, aspetta, sai chi sono?»
«No, non so chi sei. Solo qualche mese fa ti ho sentito cantare dalla mia finestra. E ho notato che tutti i martedì passi per la strada che porta al Balcone di Giulietta e così mi sono intrufolata ad aspettarti. Volevo conoscerti, ma alla fine non so nemmeno il tuo nome.»
«Ah, e così sei una stalker? Peccato, per esser una donna così bella.» disse Marco ridendo.
«Mi fate arrossire così, Romeo.» disse Giulietta facendo un inchino «E poi, alla fine qual è il nome di Romeo? »
«Con un nome io non so come dirti chi sono. Il mio nome, cara santa, è odioso a me stesso, poiché è nemico a te: se io lo avessi qui scritto, lo straccerei.»
«Ti rivedrò domani, o mio Romeo?» chiese lei con occhi curiosi.
«Mi rivedrai, Giulietta.» rispose Marco sorridendo.
«Mi canterai una canzone, Romeo?»
«Forse, Giulietta.»
 
E così Marco riprese la sua strada. Ma non si sentiva più lo stesso. Aveva un sorriso. Quel sorriso ormai scomparso da tempo.
«Obsessed by you, your looks, well, anyway "I would any day die for you". I write on paper and erased away, still I sit in diner Citylite, drinking coffee and reading lies. 
Turn my head and I can see you, could that really be you?» cantò lei da lontano.
 
«I see, can't have you, can't leave you there because I must sometimes see you but I don't understand how you can keep me in chains. And every waken hour, I feel your taking power from me and I can't leave. Repeating the scener over again.» rispose lui girandosi per guardarla un ultima volta. 

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spazio autrice. 

Spero vi piaccia, ho cercato di essere originale e continuerò a due recensioni. 
Ditemi ciò che pensate davvero. 
Byeeeeeeeee.