Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Cosmopolita    12/08/2013    3 recensioni
Chi lo avrebbe mai detto che avrei provato paura per qualcuno di colore rosa?
Rosa, perché proprio rosa?
Rosa è il colore della dolcezza, della tranquillità.
E’ il colore dei fiori, della primavera, è il colore più inoffensivo di questo mondo.
Chi potrebbe temere il rosa? Il rosa è sempre stato il colore del bene.
Nero e Male, Rosa e Bene. E’ sempre stato così.
Ma allora perché, mamma, l’ultima cosa che vidi prima di morire fu quell’alieno color rosa?
E' la mia prima fic su Dragonball, spero sia di vostro gradimento :)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Majin Bu, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cara mamma,

 

Mi hai sempre raccontato favole popolate da perfidi antagonisti senza scrupoli, i quali compivano i loro misfatti sempre coperti da pesanti vestiti neri.

 

Sono cresciuto convinto che il nero fosse il colore del Negativo: il buio era un coacervo di mistero e di incertezza, ragion per cui l’istinto gridava dentro la mia testa di sfuggirne il prima possibile; il nero era il colore della morte, e infatti quando è morto il nonno hai tirato fuori quel brutto completo scuro per indossarlo. Lo chiamavi “segno di lutto”, anche se ancora oggi non sono ben sicuro di cosa voglia dire.

 

Ricordi, mamma?

 

Eppure, quando ho avuto davvero paura, il cielo era terso, il sole picchiava alto nel cielo. Non era buio, mamma, capisci? C’era luce, luce.

 

E lui non era vestito di nero. No.

 

Non è giusto. Magari, se avesse avuto qualcosa -un calzino, un capello, qualsiasi cosa- di nero addosso, sarei stato avvisato e mi sarei messo il cuore in pace: colpa mia che non me ne sono accorto in tempo.

 

Ma così…venire verso di noi in quel modo così ingenuo! Sarebbe stato deleterio per chiunque.

 

C’eri anche tu, mamma, ricordi?

 

Mi portavi spesso al parco. Nei miei pensieri ti vedo ancora mentre aiutavi a spingermi sull’altalena; avverto ancora, a distanza di così tanto tempo, il tocco delicato della tua mano che si poggiava sulla mia schiena, sento ancora la tua voce cristallina suonare nel mio cervello (Eeeh, vola vola!).

 

C’era tanta gente quel giorno, il parco sembrava più verde che mai. Probabilmente perché la luce del sole splendeva su di noi ancora più che negli altri giorni.

 

Cominci a ricordare? Stavamo distesi ai piedi di un albero perché tu eri stanca, faceva troppo caldo e non potevi continuare a starmi dietro ancora per molto.

 

Ricordo di aver pensato che una giornata così bella non mi era mai capitata nella vita: io, te, distesi all’ombra di un albero a goderci quel poco di fresco che riusciva a regalarci: mi chiedevo cosa ci fosse di meglio.

 

Poi però, lo vedemmo tutt’e due. Tutti se ne accorsero, in effetti.

 

Era impossibile non notarlo, vero, mamma?

 

Era enorme, tutto di lui era enorme; la sua pancia aveva una circonferenza enorme, la sua statura era enorme.

 

E poi, era strano l’uomo più strano che avessi mai visto.

 

Era rosa. Un rosa innaturale, la stessa tonalità che ha il tuo smalto preferito; un colore violento, vivace, che, prima di allora, mi era sempre sembrato innocente, al massimo un po' pacchiano.

 

Forse doveva essere questo il primo campanello d’allarme. Ho mai visto una persona rosa?

 

Ho mai visto una persona con dei vestiti così strani? Quale persona normale avrebbe voluto girare per la capitale con addosso un mantello viola e dei buffi pantaloni bianchi a palloncino?

 

Ho mai visto una persona con quella strana terminazione a ricciolo (Non capelli, no. Era parte del suo viso, quel ricciolo)? Ho mai visto una persona andare in giro con una “M” stampata sulla fronte?

 

Beh, ovviamente no.

 

Tu lo avevi capito, mamma. Ti eri alzata di scatto, avevi cominciato a squadrare con aria circospetta quello strambo individuo dalla testa ai piedi e alla fine decretasti “Certa gente per lavorare si fa mettere addosso di tutto”.

 

Ma perfino io avevo compreso che non eri molto convinta di ciò che avevi detto. Quello non poteva essere un travestimento.

 

Anche tutti gli altri cominciarono a fissare il tipo con cautela. Alcune mamme più intelligenti di noi avevano pensato bene di prendere i loro figli per mano e allontanarsi dal parco senza dare troppo nell’occhio.

 

E lui, mamma? Ricordi quello che ha fatto?

 

Io sì, me lo ricordo molto bene.

 

Tutti quanti si erano portati a debita distanza da lui, cosicché alla fine si ritrovò circondato da una massa di persone con gli occhi tutti puntati verso il suo viso.

 

Sorrideva. Ci guardava e sorrideva con semplicità.

 

Sembrava il sorriso di un bimbo.

 

 

 

A dire la verità, non lo trovai affatto pericoloso, in un primo momento. Un po’ bizzarro, lo ammetto, ma appariva ai miei occhi di bambino più un peluche riuscito male che una minaccia.

 

Eppure, chissà perché, il mio corpo era talmente terrorizzato da quella creatura da non riuscire minimamente a muoversi. Era rimasto fermo, paralizzato sotto lo stesso albero che pochi secondi prima avevo eletto come il posto più bello del mondo.

 

Le mie mani tremavano, i miei occhi, pur imponendoglielo, non riuscivano a staccarsi di dosso da quella figura color rosa.

 

E lui, intanto, continuava a guardarci, sempre con quel suo sorriso innocente impresso sulle labbra. Alzò la mano al cielo e, dopo aver dispiegato le dita verso di noi, esclamò –Ciao!-

 

Silenzio.

 

Il silenzio che c’era nell’aria e l’immobilità del momento furono probabilmente gli elementi che mi colpirono di più fin dal principio: perché nessuno fuggiva? Perché tu non fuggivi?

 

Perchè IO non fuggivo? Eppure era quello che volevo fare; prenderti per mano e correre via, via da quella creatura rosa, via da quel colore che mi stava opprimendo, via dalla luce.

 

Tuttavia, non ci riuscii.

 

Sentii la tua mano stringere ansiosamente la mia e anche io alla fine avvertii l’agitazione salire dal basso del mio corpo. Cominciò a girarmi la testa, troppo velocemente.

 

Lui continuava a girare intorno a noi curioso, come se non si accorgesse minimamente del nostro terrore inciso sui nostri visi. Ci guardava con noncuranza, quasi stesse cercando qualcuno in particolare.

 

Parve trovarlo, alla fine, perché i suoi occhi piccoli saettarono verso un bambino tremante. Se non ricordo male, mamma, era più piccolo di me. Probabilmente, anche a lui avevano raccontato la storia dell’Uomo Nero e non dell’Uomo Rosa.

 

Si stava sentendo raggirato anche lui, proprio come me.

 

L’alieno gli si avvicinò e il viso del mio povero compagno di giochi si trasformò in una maschera di panico: era diventato pallido come un cencio, la bocca si digrignò verso il basso fino a diventare una smorfia orribile e gli occhi si riempirono di lacrime.

 

Anche il mio volto doveva essere in quello stato. Anche il tuo, probabilmente.

 

-Vuoi giocare con me?- parlò ad un certo punto il mostro con la voce più tranquilla che io avessi mai sentito. Non pareva affatto il tono di una essere terrificante.

 

Poteva benissimo appartenere a me.

 

-Vuoi giocare con me?- ripeté impaziente, dopo un minuto di silenzio

 

L’altro non rispose né sì, né no. Scoppiò a piangere -Sei un mostro! Sei un mostro, devi morire, non puoi giocare con me.-

 

La madre, accanto a lui, cacciò un urlo stridulo e tentò di attirare il figlio verso di sé.

 

Vidi la delusione dipingersi sulla faccia della cosa  –Ah, peccato…- mormorò, prima di allontanarsi dal povero ragazzino.

 

Fu come il risveglio dopo un sonno onirico, come se qualcuno avesse schioccato le dita e detto “La magia è finita”.

 

Non fosti l’unica donna che prese per mano il proprio figlio e sussurrò con voce rauca –Corri. Devi correre più veloce che puoi!-

 

Solo in quel momento, da bambino sciocco qual ero, capii la reale gravità di quella situazione e mi assalì il panico, quello puro; quello che ti impedisce di ragionare come dovresti.

 

E rimasi fermo, lì come un povero idiota, con le gambe piantate a terra, mentre vidi intorno a me decine, centinaia di persone scappare verso l’uscita del parco

 

-Ma cosa fai?- mi urlavi intanto tu poco distante da me, la voce era colma di terrore –Corri, diamine! Corri!-

 

Probabilmente, nella follia dell’angoscia, mamma, avevo capito una cosa: che qualunque impresa avrei avviato per sfuggire all’alieno, non sarebbe servita a nulla. Anche tu l’avevi compreso, lo so.

 

Ma tu eri più ottimista e coraggiosa di me. Lo sei sempre stata.

 

Ebbi solo il tempo di voltarmi a fissare il mostro: dalla testa cominciarono ad uscirgli dei refoli di vapore. Non c’era più alcuna traccia del suo sorriso di bambino e la carnagione rosa della sua pelle sembrava diventata incandescente

 

-Nessuno vuole giocare con me?- urlò, infuriato –Mi considerate un mostro soltanto perché sono diverso da voi?- la sua bocca si digrignò in un ghigno minaccioso -Vi pentirete di come mi avete trattato.-

 

 

 

Chi lo avrebbe mai detto che avrei provato paura per qualcuno di colore rosa?

 

Rosa, perché proprio rosa?

 

Rosa è il colore della dolcezza, della tranquillità.

 

E’ il colore dei fiori, della primavera, è il colore più inoffensivo di questo mondo.

 

Chi potrebbe temere il rosa? Il rosa è sempre stato il colore del bene.

 

Nero e Male, Rosa e Bene. E’ sempre stato così.

 

Ma allora perché, mamma, l’ultima cosa che vidi prima di morire fu quell’alieno color rosa?

 

 

Mh, i malcapitati che sono giunti fin qui si chiederanno il perché di alcune mie scelte.

Majin Bu è il mio personaggio preferito di Dragonball. Non scherzo. Per certi versi la sua cattiveria ingenua mi affascina e mi terrorizza al contempo e, sebbene la saga dedicata a lui non mi piaccia moltissimo, trovo che sia un personaggio molto interessante.

Non ho scritto esplicitamente il suo nome perché volevo che la storia procedesse in maniera misteriosa e, inoltre, il dico-non dico è una tecnica che mi ha sempre affascinato, spero sia lo stesso anche per voi.

E’ la prima volta che scrivo qualcosa su questo fandom. Spero sia stata degna della vostra attenzione <3

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Cosmopolita