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Autore: musa07    13/08/2013    4 recensioni
" Fu solo perché era così preoccupato per le sorti di Rei che Nagisa, nel momento in cui era andato a svegliare Makoto in preda al panico a chieder soccorso, non registrò minimamente che dalla stanza del suo amico aveva fatto capolino anche Rin. Né tanto meno aveva posto attenzione al fatto che entrambi indossavano solo un paio di pantaloncini infilati alla bene e meglio."
Mentre attendiamo con ansia l’uscita della sesta puntata, ho modificato la parte finale del quinto episodio per creare questa mia delirante MakoRin^^
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Tachibana, Rin Matsuoka, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mentre attendiamo con ansia l’uscita della sesta puntata (dove sapremo, spero, quale trauma sia legato al passato dell’adorable-kawaii in merito all’Oceano), ho modificato la parte finale del quinto episodio per creare questa mia delirante MakoRin^^.
Nota tecnica seria (come sempre mi faccio ridere da sola): i ragazzi, a differenza dell’anime, non dormono spiaggiati tipo balene in riva al mare ma ognuno ha la sua stanza nella baracca di rifugio.
Nota seria #2 (sono sempre più comica^///^): calcoliamo, in questa fic, che Rin sia tornato dall’Australia già da un bel po’ di mesetti.
Approfitto per ringraziare qui tutti quelli che hanno letto anche l’altra mia fic sempre su Free! Grazie grazie, di cuore.
Bene, anche per stavolta è tutto.

 
 

“ Risposta facile, domanda difficile”

 

Fu solo perché era così preoccupato per le sorti di Rei che Nagisa, nel momento in cui era andato a svegliare Makoto in preda al panico a chieder soccorso, non registrò minimamente che dalla stanza del suo amico aveva fatto capolino anche Rin. Né tanto meno aveva posto attenzione al fatto che entrambi indossavano solo un paio di pantaloncini infilati alla bene e meglio.
Vedere il biondino senza la sua frizzante vitalità, sarebbe come stato vedere Makoto senza il suo rassicurante sorriso e Rin capì che doveva essere successo qualcosa di grave. Nella mitragliata di parole che il piccoletto fece uscire dalla sua bocca alla solita velocità sorprendente, Makoto capì che non si riusciva più a trovare Rei.
- Ma dove potrebbe essere andato? – chiese con il suo solito tono di voce rassicurante, cercando di infondere nell’altro la calma dato che Nagisa gli aveva attanagliato il polso cercandone conforto.
 - A nuotare … - biascicò, artigliandosi ancora di più.
- Ma, ma fuori diluvia. – mormorò in un soffio Makoto, sapendo già perfettamente in cuor suo che Rei avrebbe potuto far benissimo una cosa del genere vedendo smarrire miseramente ogni possibilità di sbagliarsi.
- Fino a mezz’ora fa il cielo era sgombro di nubi. – gli ricordò Rin, cosa che lo fece deglutire pesantemente e riportare gli occhi smeraldini verso il piccoletto.
- Quando ci siamo salutati prima di andare a dormire, mi aveva detto che se non fosse riuscito ad addormentarsi nel giro di dieci minuti sarebbe andato ad allenarsi un altro po’. Pensavo stesse scherzando. – spiegò abbassando mestamente il capo a terra, sentendosi – a torto –  in colpa per non averlo fermato.
– Nel momento in cui ho sentito che aveva iniziato a piovere, sono andato a controllare nella sua stanza … e, e non c’era. – finì di spiegare in un mormorio sommesso.
- Alla spiaggia presto! – sentenziò Makoto prendendo la fuga verso la piccola scaletta che li condusse in un attimo sul bagnasciuga.
Incurante del fatto che la pioggia battente aveva iniziato a sferzargli il viso, corse con tutta la forza che aveva in corpo. Fu solo nel momento in cui l’acqua gli arrivava già alle caviglie che si sentì trattenere con ruvida fermezza per un braccio.
- Mako: sei sicuro? – mormorò Rin mentre cercava di mantenere il tono di voce fermo, ma il luccichio di preoccupazione che gli passò come un lampo negli occhi lo tradì miseramente.
- Andrà tutto bene. – fu la replica.
Eccola la sua frase magica. Quelle tre parole che diceva sempre con il sorriso che gli incurvava gentilmente le labbra mentre socchiudeva gli occhi piegando leggermente la testa di lato e lui non poté che seguirlo, tuffandosi in quell’oscurità gelida che li avvolse in tutta la sua malignità.
Molto presto, senza neppure capire come, Makoto si trovò a fianco anche Haruka (avvisato a sua volta dal loro solerte biondino) che aveva iniziato a nuotare alla sua sinistra mentre a riva Nagisa – più spaventato e in ansia che mai – cercava di dar coraggio a Gou e alla prof.ssa Ama, promettendolo loro che sarebbe andato tutto bene.
Essendo Rin il più allenato tra tutti, fu il primo a raggiungere Rei ma dopo essersi assicurato che stesse bene, attese che fossero gli altri due a recuperarlo, a trarlo in salvo. Lui era troppo preso a controllare Makoto e il sorriso e il sospiro di sollievo che quest’ultimo fece, gli furono più che eloquenti.
Erano stremati, tutti e quattro con il fiatone - più per la paura che per lo sforzo fisico - non in grado di capire se la violenza della tempesta avesse placato la sua furia o se si stesse abbattendo con più cattiveria, ma il fatto di esser riusciti a portar a compimento la loro missione nel migliore dei modi fu in grado di riportarli a riva molto più velocemente. Non appena i loro piedi toccarono la sabbia, Haruka s’infilò velocemente sotto a un braccio di Rei a sorreggerlo mentre il loro capitano lo reggeva dall’altro lato. Solo Rin si mantenne nuovamente leggermente distaccato da quel terzetto. Così come non partecipò minimamente all’abbraccio stritolante che Nagisa, a veder l’amico sano e salvo, li costrinse.
E dire che … E dire che se avesse voluto, quello avrebbe potuto benissimo essere anche il suo posto. Gli altri quattro non gliel’avrebbero negato mai. Fissò quel quadretto con quella sua espressione ormai acquisita di fastidio malcelato, di saccente superiorità che in realtà serviva solo a mascherare ben altro.
Solo un’occhiata si permise. Solo una. E ovviamente i suoi occhi s’indirizzarono verso quel verde incredibile, a costatare andasse veramente tutto bene. Non era una cosa semplice da capire perché Makoto era così abituato a proteggere e rassicurare gli altri che raramente pensava a sé e mai voleva che gli altri si dessero pensiero per lui.
Sospirò Rin. Si lasciò sfuggire un piccolo sospiro sommesso notando come anche Haruka stesse studiando in silenzio il volto del loro amico, a sincerarsi delle sue reali condizioni.
Inutile dire che quell’occhiata silenziosa del suo eterno rivale gli diede fastidio. Non doveva permettersi. Non doveva assolutamente neanche provare a pensarsi di portargli via il suo tesoro prezioso. Riducendo gli occhi a due fessure, sentendo come la rabbia gli stava pericolosamente montando dentro, si voltò sui suoi passi e fece per andarsene quando una mano di Rei, posatasi sul suo braccio, lo trattenne.
Si voltò di scatto, sorpreso e inutile dire che la sorpresa lasciò spazio molto presto all’imbarazzo quando l’altro gli mormorò un sonoro: - Grazie! – con un sorriso sincero.
Non era abituato Rin a quel genere di cose, o meglio: fingeva di non averne bisogno, che lui non avesse bisogno di nessuno. Ma sarebbe stato più giusto dire che era una sola persona quella della quale ne sentiva la necessità. E quella persona ora gli stava dedicando uno dei suoi soliti sorrisi buoni a notare come, nonostante l’oscurità della notte, le guance gli si fossero colorate di rosso.
- Di niente … - balbettò in un mormorio mentre Makoto lo raggiungeva e lo obbligava, letteralmente!, ad unirsi a loro.
 
 
Poco dopo, di nuovo nella penombra della stanza di Makoto, Rin se ne stava disteso sul letto ascoltando l’infuriare della tempesta e continuando a fissare il profilo dritto e regolare dell’altro mentre sentiva come le dita di quest’ultimo si fossero intrufolate furtivamente tra i suoi capelli e avessero iniziato a giocherellare con una ciocca ribelle attorcigliandola, come faceva sempre. Come aveva sempre fatto fin dalla prima volta in cui avevano dormito insieme qualche mese prima. Come faceva sempre quando cercavano di calmare i loro respiri impazziti dopo aver fatto l’amore, quando lui gli appoggiava la testa sul petto.
“ Dì qualcosa cazzo!” pensò Rin sentendosi sempre più frustato. Sapeva perfettamente cosa volesse dire per Makoto, emotivamente parlando, l’Oceano in tempesta e non poteva credere che andasse veramente tutto bene.
- Come stai? – non si riuscì più a trattenersi dal chiedergli puntandogli gli occhi in faccia.
Makoto fermò la mano che ancora giocherellava con i suoi capelli, spostando lentamente gli occhi verdi sui suoi che lo attendevano, con ansia.
- Sto bene. – si limitò ad assicurargli.
- Non sei un bravo bugiardo però. – dovette costatare facendo un mezzo sorriso amaro, non perdendolo di vista un solo attimo e notando chiaramente come il sorriso dell’altro si fece via-via più indeciso, più dubbioso. Vide perfettamente come una lama squarciò l’animo di Makoto e l’espressione di sofferenza che gli contrasse il volto. Il respiro gli si mozzò in gola a vedere quell’espressione che mai, mai più in vita loro avrebbe permesso.
- Rin … - bisbigliò semplicemente Makoto permettendo al suo tormento di aver finalmente sfogo mentre gli affondava il volto sull’incavo del collo, ancorandosi a lui, come di solito accadeva il contrario, quando era Rin che si addormentava lasciandosi cullare dal suo battito calmo e regolare  e di nuovo sentì il fiato mozzarsi.
Era Makoto quello forte, non lui. Era Makoto quello bravo a consolare, a rassicurare, a rincuorare.
Era lui che affondava la testa sul petto di Makoto, ancorandosi al suo corpo quando finalmente si chiudeva tutto il mondo fuori e poteva gettare la maschera di “ stronzo impassibile tutto d'un pezzo” perché l’altro lo conosceva perfettamente, sapeva com’era, chi era. Conosceva ogni sua paura, ogni suo dubbio, ogni sua incertezza ma anche ogni suo sogno, ogni sua minima ambizione.
Makoto conosceva quella piccola increspatura verso l’alto delle labbra quando sorrideva, di come mugugnasse nel sonno quasi fosse stato un gattino. Ma soprattutto Makoto c’era sempre quando lui aveva bisogno. E ora era lui ad aver bisogno, ma non di una persona qualsiasi ma di lui e di lui soltanto e quasi a volergli dare conferma di questo suo pensiero, il ragazzo dagli occhi verdi mormorò nuovamente il suo nome, quasi fosse stata un’ancora in mezzo alla furia della tempesta.
- Sono qui … - gli sussurrò Rin con voce carezzevole mentre aveva iniziato ad accarezzargli la schiena con la punta delle dita con tocchi leggeri e rassicuranti. – Sono qui Mako … sono qui … Io non ti lascio. -
Era insolito trovarsi così, quando solitamente le posizioni erano invertite ma entrambi poterono costatare quanto fosse piacevole. Nonostante gli facesse strano trovarsi in quella versione, Rin lo cullò tra le sue braccia fino a quando non sentì che si era placidamente abbandonato al sonno. Lo scostò leggermente da sé e un impercettibile sorriso gli ornò le labbra a vedere come nel suo volto fosse ritornato il sereno. Tranquillizzato, stava quasi per cedere al sonno a sua volta quando un lieve bussare alla porta lo riportò sugli attenti.
- Mako? –
- Tzh. – imprecò voltando la testa di lato prima di alzarsi e dirigersi verso l’uscio e abbassare la maniglia.
-R-Rin? – esclamò Haruka facendo un impercettibile passo indietro più per la solita espressione di Rin che non invogliava di certo alla conversazione che per la sorpresa. A dirla tutta, Haruka non si meravigliò per niente di trovarlo là.
Il rosso gli fece un cenno col capo, a indicargli di spostarsi da lì per non svegliare il ragazzo che stava dormendo serenamente nella stanza.
Cacciando le mani nelle tasche dei pantaloncini, Rin lo precedette nell’unico sottoportico che quel rifugio – che lui considerava da sfigati - aveva. Non si guardarono in faccia, nemmeno per un istante. Ognuno dei due si trincerò dietro la propria ostinata cocciutaggine.
- Come sta? – si limitò semplicemente a chiedere Haruka fissando la pioggia davanti a sé.
- Sta bene. Sta dormendo. – fu la risposta lapidaria.
Non servivano chissà che argomentazioni in merito a quel discorso e il moretto si limitò ad annuire.
- Prenditi cura di lui. – gli disse poi prima di andarsene mentre già gli dava le spalle.
- Mpf. – sogghignò Rin calciando un piccolo sassolino e voltando lo sguardo di lato.  – Veramente è lui che si prende cura di me. – dovette ammettere con il sorriso nella voce.
- Non avevo dubbi. – replicò l’altro secco mentre gli faceva un cenno di saluto con una mano non voltandosi nemmeno per un attimo.
 
 
In quello stesso identico istante Nagisa, dopo essersi installato nella stanza di Rei per controllare che avesse un sonno tranquillo (ovviamente contro il parere di quest’ultimo, ma a nulla erano valse le sue proteste), da sotto le lenzuola ebbe un’illuminazione.
- Oh! – esclamò mettendosi seduto sul letto come folgorato.
- Che succede Nagisa-kun? – si allarmò l’altro che si preoccupava sempre non poco di fronte a quelle esclamazioni del piccoletto.
- Cosa ci faceva Rin-chan nella stanza di Mako-chan? – s’interrogò perplesso.
- Meglio non chiedertelo. A volte le risposte sono semplici ma sono le domande ad essere difficili. – sentenziò Rei appoggiando gli occhiali sul comodino e spegnendo la luce.
- Domani glielo chiedo. – si galvanizzò il biondino nella sua infinità ingenuità.
- Non lo farei se fossi in te. – cercò di placcare i suoi bollenti spiriti l’altro, tirandosi su le coperte e sentendolo bofonchiare congetture e teorie ancora per un bel po’.
 
 
 
Rin cercò di produrre meno rumore possibile nel momento in cui rientrò nella stanza. Si fermò sull’uscio della porta a guardarlo. Uno strano velo di malinconia gli adombrò il volto mentre appoggiava la testa allo stipite. Chi avrebbe mai scommesso su loro due? Chi mai li avrebbe dato più di quattro mesi, cinque toh: a essere generosi? E ovviamente lo scetticismo delle persone, sarebbe stato dettato proprio dalla sua persona, dal suo carattere. Abbassò gli occhi a terra desolato, sospirando mestamente per poi risollevarli e ora nel suo sguardo vi si poteva leggere la sua solita ferma determinazione. Makoto era il suo sole e non avrebbe permesso a nessuno di oscurarlo.
Da quando si era ritrovati qualche mese prima dopo il suo rientro dall’Australia, l’altro gli aveva insegnato che l’amore non era qualcosa di sopravalutato. Makoto aveva cambiato tutto. Gli aveva permesso di guardare le cose da una prospettiva diversa, più ampia. Rin ora, col senno di poi, poteva affermare tranquillamente di non conoscersi prima finché l’altro non era nuovamente entrato nella sua vita in maniera così dirompente e aveva riportato in superficie il suo vero essere. Se lo ricordava perfettamente, come se fosse stato quel momento, quando gli aveva sussurrato ad un orecchio: “ Questo è il Rin che conosco” e fu in quel preciso istante che aveva capito che essersi innamorato perdutamente di lui era stata la cosa più sensata, più logica, più bella che avesse mai fatto in vita sua. Proprio per questo non gli avrebbe mai permesso di andar via da lui.
Si sedette ai piedi del letto, ad osservarlo ancora. E ancora. Fino a quando non si trovò piantati addosso due fanali smeraldini che lo stavano fissando scanzonatamente ironici.
- Un penny per i tuoi pensieri. – parafrasò Makoto mettendosi supino mentre lo invitava con lo sguardo a raggiungerlo.
- Hn. – proferì lui sentendosi colto in flagrante mentre cercava di sostenere lo sguardo. – Lo sai che tra un po’ devo rientrare nella mia stanza. – gli ricordò ma non perché fosse preoccupato, figurarsi! No, molto più semplicemente il suo intento era quello di cercare di sviare l’attenzione da sé mentre se ne continuava a rimanere stoicamente seduto.
- Avanti, vieni qui. – fu la replica imperturbabile dell’altro mentre lo tirava per un braccio e lo costringeva a distendersi sopra di lui. – C’è ancora tempo. – gli mormorò ad un orecchio dato che le altre sere Rin non era mai sgattaiolato fuori dalla sua stanza prima dell’alba.
E quella notte non fece eccezione.
 
 
 
 
 
Appendice comica 
 

LA MATTINA DOPO
 
Mentre i quattro ragazzi si stavano godendo la loro meritata – e abbondante – colazione dopo aver nuotato per un paio d’ore, Nagisa -  che si trovava seduto di fronte a Makoto - addentando un croissant dall’aria decisamente appetitosa se ne uscì con un innocente:
- Mako-chan, cosa ci faceva Rin-chan nella tua stanza stanotte? –
Il ragazzo dagli occhi verdi quasi si strozzò con il latte che stava bevendo.
“ Non posso credere gliel’abbia chiesto veramente!” pensarono all’unisono Haruka e Rei continuando a guardar fisso davanti a loro cercando di non essere coinvolti in quella conversazione assurda.
- Ahehm … ecco … - iniziò a biascicare Makoto che, non essendo un bravo bugiardo come gli aveva fatto giustamente notare Rin, se ne uscì con un improbabile:
- Era venuto a chiedermi una pastiglia per il mal di testa … -
Sparata che fece voltare di scatto gli altri due a guardarlo con gli occhi fuori dalla testa come a volergli dire: “ Ma che cazzo stai dicendo?!”
- Ohh. Allora la prossima volta venite pure da me, sai che io giro sempre con una cassetta del primo soccorso molto ben fornita. – replicò soddisfatto il piccoletto, finendo il suo croissant tutto felice.
“ Se l’è bevuta?!?”
 
 
 
FINE
 
 
 
Clau: Ciaossu^^ Per vostra (s)fortuna gli emboli su questi ragazzuoli si sono prodotti nella mia testa a grande velocità, tipo poltergeist.
Nagisa: Oh!Oh! Posso dire due parole anch’io?
Clau: Ma claro que sì.
Nagisa: Bene, bene. Allora, mi son preso appunti in merito alle congetture fatte del perché Rin-chan si trovasse nella stanza di Mako-chan la scorsa notte.
Clau: Ehm, Nagisa: ma non avevi detto due parole?!
Nagisa: Sì, sì. Tu stai tranquilla: sarò breve, conciso ed efficace.
Rei: Non gli credere.
Nagisa: Clau, se vuoi ti regalo la nostra mascotte così ci giochi mentre mi ascolti.
Clau: Quindi sarà una cosa che andrà per le lunghe?
Rei: Io te l’avevo detto.
Clau: Aiutatemi …
Rei: Non dire che non ti avevo avvisato.
Clau: E non infierire!
Nagisa: Siete pronti^^?
Clau&Rei: No.
Nagisa: Bene^^. Comincio …
   
 
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